Note
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Nella prima parte di questo paragrafo limitiamo l’analisi al 2019 per descrivere il regime di povertà italiano in prospettiva comparata prima della pandemia. Nella seconda parte utilizzeremo i dati più recenti per valutare gli effetti che la pandemia ha avuto sulla povertà.
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L’indicatore «at risk of poverty or social exclusion» elaborato da Eurostat conteggia tutti gli individui in condizioni di povertà monetaria, o di grave deprivazione materiale e sociale o che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Per ulteriori dettagli vedi il glossario Eurostat https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Glossary:At_risk_of_poverty_or_social_exclusion_(AROPE). Nel resto del capitolo utilizzeremo i dati sulla povertà relativa di fonte Eurostat per descrivere comparativamente il regime di povertà italiano, e i dati sulla povertà assoluta di fonte Istat per analizzare l’impatto della pandemia.
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Nella definizione Eurostat è in condizione di povertà persistente chi è povero da almeno tre anni consecutivamente.
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Per un’analisi più dettagliata vedi Saraceno, Benassi e Morlicchio [2022].
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Nell’analisi dell’andamento della povertà nel corso della pandemia utilizzeremo i dati relativi alla povertà assoluta di fonte ISTAT. Non commenteremo invece l’andamento della povertà relativa in quanto, come noto, risente sensibilmente delle fluttuazioni congiunturali nella spesa per consumi. Tra il 2019 e il 2020, infatti, a causa del drastico calo della spesa per consumi sostenuta dalle famiglie determinato dai vari lockdown, che ha riguardato in maggior misura le famiglie con spesa più elevata, l’incidenza della povertà relativa è diminuita passando dall’11,4 al 10,1%.
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Vedi anche le considerazioni di Vesan, Gambardella e Morlicchio [2021].