Character skills e didattica digitale
DOI: 10.1401/9788815374615/c2
Dall’altra parte, però, si riferisce
anche una polarizzazione tra studenti, in particolare tra coloro che già erano performanti e
autonomi nello studio e coloro che presentavano difficoltà e soltanto con la guida assidua del
docente riuscivano a raggiungere valutazioni sufficienti. La disuguaglianza
¶{p. 68}precedente è stata quindi acuita dalle misure di distanziamento e
dalla DAD.
Per la didattica invece abbiamo perso molto. I bravi continuano a fare bene, gli altri rischiano, anche perché in quarta ginnasio c’è stata la sanatoria tutti promossi e questo non è stato un bene (da focus docenti liceo classico, docente di italiano e latino).Questa modalità condiziona negativamente i soggetti fragili, sta diventando un apprendimento selettivo, scelgo di ascoltare quello che mi piace, che mi va, che mi interessa di più ma ovviamente così avremo anche una preparazione a macchia di leopardo (da focus docenti IT, docente di sostegno).I soliti che si impegnavano continuano a farlo anche ora. Penalizzati coloro che partivano già in svantaggio, perché si sono del tutto persi e non solo sul piano del curricolo, ma delle relazioni e delle competenze socio-emotive (da focus docenti IP, docente di italiano e storia).[...] l’impressione che ho avuto io è che quelli che partivano già da una buona tenuta nei rendimenti e psicologica sono andati bene e hanno aumentato. Chi già era in difficoltà ha accentuato le carenze (da focus docenti IP, docente di italiano).
I docenti inoltre evidenziano la
difficoltà a tenere agganciati alla scuola alcuni studenti, proprio quelli che più ne
avrebbero bisogno; sono studenti spesso non supportati dalle famiglie, con lacune pregresse,
fattori di fragilità psicologica e cognitiva, e ulteriormente messi in difficoltà dalla
promozione assicurata dell’anno scolastico precedente. Sotto questo profilo, dunque, l’esito
dell’indagine rispecchia un andamento atteso.
Il secondo aspetto indagato è stato
quello relativo alle competenze sociali ed emozionali: questo, invece, si è rivelato un tema
difficile per gli insegnanti, per varie ragioni, una delle quali è che in merito alle SES essi
percepiscono come marginale l’impatto del loro intervento. Per lo più, dunque, si limitano a
osservarle negli studenti, come se si potesse soltanto dire che alcuni di
essi ne sono naturalmente provvisti e altri altrettanto naturalmente privi. È stato
¶{p. 69}osservato, peraltro, che un più alto livello di competenze
socio-emotive è servito a contrastare gli effetti negativi degli eventi: maggiore
responsabilità e autonomia hanno consentito di continuare a studiare anche a distanza; più
perseveranza e resistenza allo stress sono risultate armi vincenti contro la disorganizzazione
iniziale della scuola e il venir meno di routine scolastiche; più curiosità ed energia hanno
alimentato nuovi interessi, nuove esperienze che hanno anche retroagito sul contesto
scolastico, mantenendo alta la motivazione ad apprendere. Viceversa, l’esiguità di SES ha
generato uno sfilacciamento dei rapporti con gli insegnanti, un preoccupante arretramento sui
programmi e sulle competenze cognitive e un ampliamento del divario tra compagni di classe,
che diviene non solo educativo ma relazionale, psicologico, emotivo. Gli insegnanti non
esprimono necessariamente queste idee menzionando le SES nella loro formulazione codificata
dai modelli teorici. È, tuttavia, piuttosto facile cogliere la corrispondenza tra le loro
dichiarazioni e i concetti in questione:
impari se sei già in una prospettiva di voler apprendere, se hai progettualità, senso di responsabilità, indipendenza, ma io queste cose le vedo poco (da focus docenti IP, docente di italiano).[...] secondo me la questione delle competenze socio-emotive è fermo, lavorano da soli, non mi sembra che si siano formati legami tra loro, fanno fatica a collaborare, a stabilire i turni delle interrogazioni per fare un esempio banale; sono veramente molto tornati indietro. Ma poi lavorare da soli non vuol dire che siano più responsabili o più autonomi o che abbiano sviluppato più competenze organizzative (da focus docenti IT, docente di italiano).[...] ci sono disuguaglianze nell’autonomia, nei livelli di maturità, quelli che avevano già un metodo di studio, riescono ad affrontare tutto, gli altri sono veramente in difficoltà e non abbiamo strumenti per aiutarli. Le differenze si sono acuite e c’è un incremento di problematiche di ansia perché improvvisamente quando si torna in classe ci sono difficoltà che non sanno più gestire, cioè anche il carico di lavoro e lo stress da verifiche, compiti, interrogazioni si perde (da focus docenti liceo classico, docente di matematica).¶{p. 70}
Laddove già prima della pandemia era
l’intera classe a essere difficile da seguire per i docenti, ora, in condizioni di rarefazione
dell’interazione in presenza, di regole meno stringenti e assidue, e nella sospensione della
normale routine scolastica la situazione si è sicuramente aggravata:
molti nella classe durante la DAD si sono disinteressati dei compiti e di quanto era necessario fare per tenere il passo. In questa classe se ne sono approfittati moltissimo; molti hanno dato dimostrazione di grande pigrizia e incapacità nell’autonomia e nella gestione del tempo e del lavoro (da focus docenti liceo scientifico, docente di inglese).
C’è infine un ultimo aspetto, ossia la
progettualità per il futuro: gli studenti coinvolti nella ricerca sono quindicenni, quindi
ancora lontani dalla transizione verso l’università o il mercato del lavoro; la loro
condizione anagrafica rende, a detta degli insegnanti, meno urgente preoccuparsi del futuro,
immaginarlo, avere prospettive. Ciò però non significa che non sia stata osservata una
variazione anche rispetto a questa dimensione: secondo gli insegnanti, la vita degli studenti
cristallizzata in un presente assoluto starebbe compromettendo in generale la loro capacità
proiettiva. Pochi sono i casi di coloro che stanno utilizzando l’eccezionalità del momento per
un percorso riflessivo e di maturazione personale. In questo senso, l’osservazione
impressionistica segnala l’interesse per uno dei temi centrali che abbiamo tentato di
esaminare con maggiore rigore nel nostro studio:
adesso si orientano su un futuro molto prossimo, molto breve, secondo me i ragazzi non riescono a guardare oltre, lontano da loro, guardano a piccoli passi a quello che verrà […] è difficile percepire e captare cosa vogliano fare dopo (da focus docenti IT, docente di scienze motorie).[…] zero prospettive. Il problema però è che erano già così prima comunque, hanno paura, non hanno obiettivi. La to do list proprio non ce l’hanno. E non capiscono che hanno il tempo dalla loro; niente da fare, sembra che non abbiano a cuore nulla (da focus docenti IP, docente di italiano).¶{p. 71}
Per concludere, possiamo aggiungere che
la riflessione più ampia dei docenti su questo modo di fare scuola, di essere docenti e
studenti, travalica i confini del proprio istituto e diventa un’occasione per discutere sulle
politiche. La mancanza di regia centrale, da parte ministeriale in
primis, avrebbe causato effetti devastanti sul sistema scuola. Il primo e più grave
effetto è stato quello legato alla promozione di massa:
Quando c’è stata l’indicazione del tutti promossi è stato un disastro, siamo rimasti soli. Ci siamo persi il 70% delle classi e quelli che venivano un po’ trascinati dalla classe e dal docente non hanno più avuto spinta e si sono completamente allontanati. Il fine della promozione era raggiunto comunque; ed è passato il messaggio che studiare non è poi così importante (da focus docenti liceo scientifico, docente di informatica).
L’opinione espressa in modo quasi
unanime dagli insegnanti è che il messaggio trasmesso da questa decisione sia che la scuola –
e il relativo impegno – non serva, costituisca un onere a cui si è costretti, ma che non ha
conseguenze significative sul prosieguo della propria vita. Ciò non solo consegna un messaggio
del tutto distorto agli studenti, ma demotiva e depotenzia l’operato degli insegnanti.
Il secondo elemento di grande impatto è
stato costituito dalla solitudine degli insegnanti di fronte alla DAD: alcuni si sono
eclissati e hanno di fatto sospeso ogni attività, specie durante il primo lockdown. La
conseguenza è che tutto è stato caricato sulle spalle degli altri docenti, coloro che hanno
continuato a svolgere il proprio compito responsabilmente. Altri, pur non avendo perso un
giorno di lezione, hanno sentito la profonda solitudine e incapacità di gestire una situazione
del tutto nuova, alla quale non si era minimamente preparati.
[…] di alcuni docenti si sono perse le tracce; i docenti sono stati lasciati a loro stessi; la condizione molto simile alla situazione dei soldati italiani, dopo l’8 settembre, ragazzi rompete le righe (da focus docenti IT, docente di italiano).¶{p. 72}La mia sensazione era di solitudine profonda e totale, mi mancava il confronto con gli altri e mi sono anche molto arrabbiata con la dirigenza. Cioè non c’è stato proprio supporto e nemmeno indicazioni chiare. In altre scuole le cose sono andate addirittura peggio, qui ogni tanto qualcosa succedeva, quindi ex post posso dire che non è stata la situazione peggiore. Io mi sentivo la responsabilità di non mollare i ragazzi; mi sono attaccata a YouTube e abbiamo scoperto le videoconferenze e ho iniziato a fare lezione. Ho fatto tantissime lezioni e ho imparato (da focus docenti IT, docente di biologia, scienze e tecnologia).
Se la responsabilità dell’essere
insegnanti e del fare gli insegnanti diviene una caratteristica esclusivamente individuale,
senza un mandato istituzionale, un’assunzione condivisa di oneri, una partecipazione e una
discussione su criticità e risorse ancora in qualche modo spendibili, le sorti della scuola
sono appese a un filo. L’istituzione abdica al suo mandato e si affida al singolo, sospende
ogni autorità, potere di indirizzo, delega (non già per fiducia ma per rinuncia) ad altri ciò
che dovrebbe essere gestito a livello centrale e collegiale.
Queste rappresentazioni di dirigenti e
insegnanti, che sottendono atteggiamenti e comportamenti corrispondenti, costituiscono al
tempo stesso una ricostruzione del contesto in cui tutti stanno operando, l’espressione di un
diffuso disagio e una componente cruciale del clima in relazione al quale gli alunni vivono
l’esperienza della scuola.