Viaggio nelle character skills
Abstract
Giorgio Chiosso e Onorato Grassi,
Oltre l’egemonia del cognitivo
In chiave filosofica e pedagogica, il
saggio offre un’analisi dei cambiamenti che stanno interessando il mondo della scuola e
propone alcune linee di discussione, nella prospettiva di un’educazione integrale della
persona. L’incremento del livello della cultura scolastica e del bagaglio di conoscenze
trasmesso alle giovani generazioni – problema resosi urgente a causa delle riduzioni del
nozionismo e del funzionalismo – è collocato nella visione dello sviluppo delle dimensioni
umane, affettive e morali dell’individuo, sia per l’apporto che le capacità non cognitive
possono dare alla conoscenza stessa e alla formazione di sintesi intellettuali personali,
sia per la completezza delle relazioni dell’individuo con la realtà, che implica elementi di
carattere non solo conoscitivo ma anche psicologico e comportamentale. L’attenzione
recentemente rivolta alle non cognitive skills è considerata in
riferimento al suo contesto teorico – al costruttivismo e al cognitivismo, che formano
l’alveo principale dello sviluppo di tali «capacità», sono preferiti il personalismo e
l’approccio fenomenologico – e in vista di un rinnovamento della concezione antropologica,
pedagogica e culturale dell’istruzione, anche per quando riguarda la valutazione dei
processi formativi e delle istituzioni scolastiche. Considerazioni di tipo terminologico e
contenutistico sull’uso delle skills non cognitive tracciano la strada
per superare il concetto di competenza e i limiti di modelli di
istruzione di tipo economicistico, organizzativo e funzionale, in favore di un «fare» e di
una «responsabilità» umana e civile connessi ai diritti personali, alla fruizione del bene
proprio e comune, al godimento di beni immateriali, alle risorse interiori e alla qualità
delle relazioni interpersonali.
In this essay the authors propose a
philosophical and pedagogical analysis of cultural and anthropological changes in the
perspective of an integral education of the person. The key requirements of growth and
development of knowledge are ¶{p. 298}examined in the context of modern
theories of learning and the restrictions of notionism and functionalism are critically
discussed. Non cognitive skills are considered with regard to intellectual capacities and in
relation to moral and affective dimensions of the human being. Recent studies on non
cognitive skills raised the problem of their theoretical context – i.e. constructivism – and
their practical implementation – ICT. According to the authors, personalism and
phenomenology represent a more comprehensive theoretical frameworks for a new approach in
education and a more adequate method for the assessment of outcomes. An education founded on
the concept of human and civil responsibility allows to overcome the mere concept of
competency and the limitations of function oriented and economistic models of learning.
Andrea M. Maccarini,
Le «character skills» nel processo di
socializzazione
Il punto chiave del presente capitolo
consiste nel fornire un’interpretazione dei condizionamenti strutturali e culturali
dell’apprendimento socioemotivo (SEL), di ciò che lo genera come bisogno educativo profondo,
di ciò che ne richiede, ne facilita o ne ostacola la realizzazione. Si tratta dunque di
comprendere il suo senso, i significati sociali che gli vengono attribuiti, le aspettative
che su di esso gravano e alcuni problemi che derivano da tutto questo. Osserviamo dunque il
SEL e le relative competenze come risposta a una sfida societaria, per capire come le
culture educative stiano reagendo al mutamento sociale. La tesi di fondo che viene
argomentata è che il SEL vada interpretato, e agito, nell’ambito complessivo dei processi di
socializzazione.
Il capitolo opera anzitutto alcune brevi
precisazioni riguardanti la ragione fondamentale dell’interesse per le SES, fornendone una
definizione generale. Il paragrafo 2 presenta le pressioni strutturali che generano il nuovo
discorso sul SEL e nel paragrafo 3 si esamina la sua necessaria dimensione culturale,
illustrando le problematicità che da tutto questo emergono. Il paragrafo 4, infine, spiega,
benché solo introduttivamente, in che senso il SEL possa essere integrato in un modello
della socializzazione e dell’organizzazione delle scuole.
Nel complesso, la visione di SES e SEL
che qui si offre intende contribuire a orientare non solo la ricerca, ma anche le
policy e le pratiche professionali d’insegnamento in questo
ambito.¶{p. 299}
The present chapter addresses the
structural and cultural conditionings of social and emotional learning (SEL), providing an
interpretation of what begets it as a deep educational need, what requires, facilitates or
hinders its development. Attention is focussed on the social meanings attributed to SEL, on
the expectations of various stakeholders, and on some related problems. In this perspective,
SEL and the related competencies are seen as a response to societal challenges, with the aim
of understanding how educational cultures are reacting to social change. The main thesis is
that SEL must be interpreted and enacted within the larger context of the socialization
processes.
The chapter begins with a few quick
reflections concerning a broad definition of social and emotional skills (SES), and the
fundamental reason for considering them extremely important. Section 2 illustrates the
structural pressures which lie at the ground of the new discourse about SEL, while in
section 3 its constitutive cultural dimension is examined, highlighting some relevant
issues. Finally, section 4 presents a tentative explanation of how SEL can be integrated in
a model of socialization and of school organization.
Overall, the comprehensive view of SES
and SEL presented in this chapter is meant to contribute to both research and policy, as
well as to teaching practices in this domain.
Francesco Pisanu, Franco Fraccaroli,
Maurizio Gentile e Francesca Recchia, Competenze non cognitive come risorse
psicosociali per il successo formativo
In base alla letteratura psicologica di
questi ultimi 30 anni (psicologia delle personalità, psicologia dell’educazione, psicologia
sociale, ecc.) è possibile sostenere che le competenze non cognitive sono di fatto una
dotazione di risorse psicosociali che abbiamo a disposizione lungo tutto l’arco della nostra
vita. Le caratteristiche più stabili e meno malleabili è molto probabile che abbiano una
matrice ereditaria (quello che un tempo si definiva «temperamento»), ma l’incontro tra tale
matrice e le esperienze sociali, culturali e educative dall’infanzia in poi di fatto creano
l’assetto non cognitivo che è in costante evoluzione. Tale evoluzione varia tra le
differenti risorse psicosociali, che possiamo considerare come elementi fondativi delle
competenze non cognitive:¶{p. 300}
1) i tratti di personalità (nella loro
versione performativa le character skills) maturano prima e si
stabilizzano, anche se non definitivamente, prima; il modello dei Big
Five è la sintesi, dicono alcuni, perfetta, della complessità «differenziale»
degli individui;
2) il cosiddetto «capitale psicologico»
(risorse legate all’ottimismo, alla resilienza, alla speranza, all’autoefficacia, ciò che in
altri contesti potremmo definire come capabilities), matura
successivamente e si stabilizza solo in parte nel corso dell’esperienza di vita; il modello
HERO (dall’acronimo delle versioni in inglese di Speranza/Hope, Autoefficacia/Efficacy,
Resilienza/Resilience, Ottimismo/Optimism) è uno dei più rappresentativi a riguardo;
3) l’autonomia motivazionale, o
l’orientamento verso l’apprendimento o verso la performance è la componente non cognitiva
che si stabilizza più tardi, e di fatto è costantemente malleabile.
Queste tre componenti possono essere
considerate come il core delle competenze non cognitive: i cinque
tratti di personalità coprono le abilità sociali (estroversione e gradevolezza), emotive
(nevroticismo) e il potenziamento individuale (coscienziosità e apertura mentale); le
quattro risorse psicologiche consentono di modulare l’esperienza di vita in un’ottica
positiva e di focalizzazione sul futuro; la motivazione autonoma consente di trovare e
organizzare energie per affrontare la quotidianità, a scuola e fuori dalla scuola.
Le tre componenti, sappiamo dalle
evidenze, hanno un livello di malleabilità: elevato per la motivazione, intermedio per il
capitale psicologico, più contenuto per la personalità. Tale malleabilità ci porta a pensare
a una competenza non cognitiva multidimensionale: i tre fattori generali sono tre
contenitori diversi, e si trovano su livelli diversi del funzionamento umano quotidiano.
Sono organizzati gerarchicamente, nel senso che un ottimale sviluppo e stabilizzazione dei
primi, influenza lo sviluppo e la stabilizzazione degli altri.
Nella logica di sviluppo delle
competenze non cognitive a scuola, dunque, è necessario considerare tale sequenzialità: è
inutile investire in percorsi di potenziamento della motivazione allo studio, se non ci sono
stati dei passaggi di sviluppo precedenti (e quindi di educazione) sulla personalità o sul
carattere psicologico. È impossibile pretendere, giusto per fare un esempio, motivazione
intrinseca da studenti che hanno bassi livelli di apertura mentale, e contemporaneamente
scarso ottimismo e autoefficacia.¶{p. 301}
La dinamica tra questi tre fattori
generali è descrivere, inoltre, nei termini quello che noi chiamiamo l’«effetto fionda»:
oggi sappiamo che i tratti di personalità correlano positivamente con il capitale
psicologico, ma correlano di meno con l’assetto motivazionale; dall’altra parte sappiamo che
il capitale psicologico correla positivamente con la dimensione motivazionale. L’effetto
fionda è quel processo non cognitivo che consente di sviluppare autonomia motivazionale in
uno studente coscienzioso e aperto mentalmente, attraverso una «spinta» data dal capitale
psicologico. Senza tale spinta, tratti individuali notoriamente prossimi al rendimento
scolastico efficace (come coscienziosità e apertura mentale) potrebbero risultare meno
efficaci senza un esito motivazionale necessario per la realizzazione delle attività di
apprendimento.
La competenza non cognitiva può essere
ulteriormente arricchita e resa più contemporanea con almeno altri due focus: le competenze
di sostenibilità e le competenze civiche e sociali, che andrebbero a delineare la quarta
componente della competenza non cognitiva (e in questo caso il modello diventerebbe
quadri-partito), e cioè il capitale sociale, che agirebbe da ulteriore moderatore nella
relazione tra le tre componenti. Ad oggi noi sappiamo che alti livelli di sostenibilità sono
associati a tratti di personalità come la coscienziosità, ma sappiamo anche che il capitale
sociale (e quindi il concetto di civismo e cittadinanza) può comportare degli effetti del
tutto legati ai contesti culturali di appartenenza (in cui ad esempio potremmo trovare alti
livelli di partecipazione sociale non legati a tratti vicini al successo formativo come la
coscienziosità e l’apertura mentale).
Based on the psychological literature
of the last 30 years (personality psychology, educational psychology, social psychology,
etc.) it is possible to show that cognitive skills are an endowment of psycho-social
resources that we have available, as human beings, throughout our life. The more stable and
less malleable characteristics are very likely to have a hereditary matrix (what was once
called «temperament»). However, the encounter between psychological, social, cultural and
educational experiences from childhood onwards actually create the non cognitive structure
which is continuously evolving. This evolution varies between the different psycho-social
resources, which we can consider as founding elements of non cognitive
skills:
¶{p. 302}