La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c5
Capitolo quinto Condizioni abilitanti per lo sviluppo del sistema duale
di IeFP: l’esperienza della Regione Piemontedi Elena Chiorino e Arturo Faggio
Notizie Autori
Elena Chiorino è assessore di Istruzione, Formazione, Lavoro – Regione
Piemonte.
Notizie Autori
Arturo Faggio è direttore di Istruzione, Formazione, Lavoro – Regione
Piemonte.
Abstract
Il capitolo offre un approfondimento riguardante il percorso di affermazione
delle sperimentazioni dei sistemi di formazione duale in Piemonte, una delle regioni
italiane da sempre tra le più industrializzate e attente all’integrazione nel mondo
del lavoro, come è ben dimostrato dall’esistenza all’interno del sistema piemontese
di un apprendistato formativo anche per le scuole superiori. Si considerano qui le
principali caratteristiche, la regolamentazione a livello regionale, l’offerta
formativa, la promozione e le iniziative che riguardano il sistema formativo
regionale, gli attori istituzionali direttamente coinvolti e, infine, i limiti, le
criticità ma anche le potenzialità del sistema duale.
1. Premessa: il sistema formativo piemontese avanza sulle spalle di giganti
La storia della nostra regione è
costellata di uomini e donne che, a partire dal IV secolo con Sant’Eusebio vescovo di
Vercelli, hanno coniugato i valori della spiritualità con l’esigenza di «mischiarsi»
alla vita reale, diventando punto di riferimento per la parte più povera e debole della
popolazione, ma anche di imperatori, papi e re.
Immigrazione, disoccupazione,
violenza, nuove povertà, evoluzione tecnologica: questi temi così drammaticamente
attuali erano già problematiche quotidiane di una metropoli come la Torino del XIX e XX
secolo e rappresentavano le sfide che una decina di laici e religiosi illuminati di
quegli anni ha voluto indirizzare nell’allora capitale del Regno. Sono coloro che la
storia ha definito i «santi sociali» per il loro impegno a fianco dei più deboli:
Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Don Bosco, Allamano, Frassati, Valfrè, Faà di Bruno,
Marello, Giulia di Barolo e suo marito Tancredi. I loro nomi sono tutti ricordati dalle
opere che hanno fondato e che ancora oggi sono attive nell’educazione, nell’accoglienza,
nella formazione professionale, nell’assistenza ai malati e ai più deboli.
«A bisogni nuovi opere nuove», erano
le parole con cui raccoglieva le elemosine San Leonardo Murialdo. Elemosine che lui,
figlio di un agente di cambio, investiva nell’insegnamento di nuovi mestieri ai ragazzi
di strada che sarebbero poi diventati i suoi «artigianelli». Egli riteneva che – allora
come oggi – l’economia aveva un futuro solo se al centro ¶{p. 152}c’era
la persona umana e il suo saper fare in relazione con gli altri. Il bene comune era
l’obiettivo che doveva prevaricare il bene particolare di pochi, attraverso la speranza
cristiana nella provvidenza. Un primo modello di rischio d’impresa che Murialdo
giustificava spiegando che il primo a rischiare è stato Dio con l’uomo.
E proprio la formazione insieme al
lavoro e all’educazione alla socialità – insomma il metodo «duale» per la crescita
integrale della persona – hanno caratterizzato le opere di questi santi e innovato
profondamente i contesti in cui operavano, come attesta il primo contratto di
«apprendizzaggio» firmato il giorno 8 febbraio 1852 in carta bollata da centesimi 40 e
ideato da quel Don Giovanni Bosco che nel 1958 sarebbe stato proclamato dalla Chiesa
«santo patrono degli apprendisti».
Sulle spalle di questi e di altri
giganti in campo educativo e con l’aiuto dei loro epigoni, la nostra regione ha
costruito nel corso degli anni un sistema di formazione professionale e di
accompagnamento al lavoro dei giovani e degli adulti che ha svolto una funzione
irrinunciabile di sostegno alla crescita e alle trasformazioni sociali e industriali
della città e del territorio, con una capacità di intercettazione del bisogno, di
flessibilità e adattamento nella risposta che altre istituzioni socio-educative non
avrebbero potuto offrire.
Ancor di più in questo momento di
grande turbolenza nel mercato del lavoro e dei suoi assetti istituzionali appare
fondamentale costruire interventi specifici che possano ottimizzare le risorse
regionali, in un quadro coordinato con quanto sarà previsto dal PNRR e dalla
programmazione regionale dei Fondi strutturali, e mettere a punto modelli organizzativi
innovativi e idonei a sostenere le persone in transizione, al fine di sviluppare
competenze in linea con quanto sarà richiesto dalle attività economiche (infrastrutture
e trasporti, transizione verde e digitale).¶{p. 153}
2. Il modello duale nella IeFP piemontese
La sperimentazione duale in Piemonte
ha rivestito una duplice funzione di stimolo: innanzitutto sulle strutture regionali
responsabili della programmazione e gestione dell’offerta di IeFP; quindi, sul processo
di revisione e innovazione dei processi organizzativi e dei servizi erogati dalle
agenzie formative coinvolte.
Il settore attività formative
dell’Assessorato regionale «Istruzione Formazione Lavoro» ha inizialmente applicato un
modello di programmazione dell’offerta basato sulla presentazione, con cadenza
triennale, da parte delle agenzie formative, di percorsi progettati ex
ante, sottoposti a valutazione comparativa e finanziati in base al
punteggio ottenuto da ognuno fino a esaurimento delle risorse disponibili.
Successivamente è stato introdotto un modello «flessibile», che prevede dapprima la
presentazione, con cadenza triennale, di «piani formativi», consistenti in proposte
metodologiche e organizzative innovative e basate sulla specifica capacità erogativa
dell’ente (commisurata ai risultati pregressi e alla dotazione strutturale), cui
consegue l’assegnazione di un budget di risorse all’operatore
commisurato alla capacità erogativa; la progettazione – e il finanziamento effettivo –
dei singoli percorsi è rinviato al riscontro dell’effettiva domanda intercettata
in itinere. A ogni operatore è inoltre assegnata una quota di
risorse specificamente destinata alla realizzazione di attività a supporto dei percorsi
finalizzate all’integrazione degli allievi disabili, allo sviluppo e recupero degli
apprendimenti, all’accompagnamento all’apprendistato e al contrasto alla dispersione per
gli allievi iscritti alla scuola secondaria di primo grado. Il modello è ora sottoposto
a monitoraggio e sistematizzazione per valutarne la trasferibilità su altri segmenti
formativi.
Sul versante del sistema delle
agenzie formative, come già evidenziato nelle tabelle presenti nei capitoli precedenti,
i risultati della sperimentazione duale sono positivi in termini sia quantitativi sia
qualitativi.
La sperimentazione è stata un grande
stimolo per il consolidamento di modelli innovativi di intervento, già in
¶{p. 154}parte presenti ma solo come tentativi contingenti, e per la
riorganizzazione degli enti di formazione.
Il monitoraggio della
sperimentazione ha messo, infatti, in luce alcuni tratti comuni, connotativi di una
rafforzata relazione tra impresa/e e agenzia formativa e significativamente distintivi
rispetto ai precedenti modelli organizzativi e operativi. La compresenza di un’impresa
(o di un gruppo d’imprese) appartenente a un settore strategico e/o innovativo, che si
coinvolge nella formazione per l’inserimento lavorativo in nuove professioni o
nell’evoluzione di professioni preesistenti, e di un’agenzia formativa specializzata in
quel settore, hanno rappresentato condizioni fondative per l’innesco e lo sviluppo di
questi nuovi soggetti – che prendono spesso il nome di Academy – presenti in contesti e
settori produttivi diversi.
I fattori che legano i due soggetti
e ne hanno animato la collaborazione, in una progressiva ridefinizione di ruoli e
relazioni, sono così riassumibili:
– centralità della dimensione
educativa del lavoro e, al contempo, dell’inserimento lavorativo come risultato del
percorso formativo;
– precoce inserimento formativo dei
giovani in azienda (dal secondo anno dei percorsi di qualifica, in realtà auspicabile
anche dal primo se si superassero i vincoli sul lavoro minorile) e verifica degli
apprendimenti continua e condivisa tra impresa/e e agenzia formativa. Per questa ragione
i percorsi formativi «duali» sono adatti ad allievi fortemente motivati, in grado di
reggere nel tempo le dinamiche organizzative e produttive interne alle imprese, e
comunque richiedono un’attenzione particolare proprio alla personalizzazione e
all’accompagnamento individuale dell’allievo. Non sono pertanto sostitutivi ma
complementari ai percorsi tradizionali di IeFP;
– progettazione dei processi
formativi informata ai processi di lavoro, per attenuare la distinzione tra formazione
d’aula e formazione on the job e agevolare il superamento delle
difficoltà connesse al doppio status di studenti e lavoratori;
– cooperazione paritetica tra
imprese e agenzie formative ¶{p. 155}nella progettazione,
nell’erogazione della formazione, nella valutazione dei risultati di apprendimento degli
allievi;
– coinvolgimento delle imprese
concretamente misurabile in termini sia di risorse professionali dedicate alla
formazione, attrezzature e laboratori tecnologicamente avanzati resi disponibili,
materie prime fornite; sia di numero di allievi assunti;
– ruolo formativo dell’impresa
focalizzato sulle competenze tecnico-professionali e (su alcune) competenze trasversali;
– ruolo dell’agenzia formativa
focalizzato maggiormente sullo sviluppo delle competenze culturali e tecniche comuni,
nonché sulle soft skills necessarie per affrontare il lavoro;
– peso sempre maggiore, in capo
all’agenzia formativa, dei servizi di sostegno personalizzato agli allievi e alle
imprese, per agevolare il matching tra tempi/esigenze del lavoro e
caratteristiche/aspettative dei giovani.
La valutazione degli esiti della
sperimentazione ne attesta il successo sotto diversi profili:
– i risultati, sia di apprendimento
sia di inserimento lavorativo, sono più elevati rispetto ai corsi ordinari di IeFP;
– i nuovi modelli organizzativi, che
vanno dal semplice accordo tra le parti alla costituzione di nuovi soggetti giuridici,
registrano ampio consenso da parte di giovani e imprese;
– il coinvolgimento delle imprese
nei processi formativi è cresciuto quali-quantitativamente, con particolare riferimento
alle imprese con maggior capacità formativa e propensione all’innovazione e alla
pianificazione di medio-lungo periodo.
La nuova fisionomia assunta dalle
agenzie formative, che hanno fatto un passo indietro nei processi di erogazione
esclusiva della didattica – per riconoscere maggior spazio alle imprese e per dedicare
più risorse e più tempo ai processi di accompagnamento al lavoro – presuppone una
riforma delle attuali modalità gestionali e di regolamentazione dell’impianto formativo
regionale promosso e sostenuto con risorse pubbliche.
A tal fine è già stato avviato da
Regione Piemonte un ampio processo di confronto, interno ed esterno, finalizzato ad
adottare:
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