La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c2
Capitolo secondo
I nodi e il potenziale del sistema nazionale di
IeFPdi Paola Vacchina e Ludovico Albert
Notizie Autori
Paola Vacchina è presidente di Forma.
Notizie Autori
Ludovico Albert è presidente della Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo.
Abstract
A causa dell’assenza di specifiche politiche statali volte a regolare l’operato
degli enti di istruzione e formazione professionale, quest’ultimi risultano essere
primariamente gestiti in modo disomogeneo a livello regionale determinando, in tal
modo, un significativo divario tra nord e sud del Paese. Attraverso un confronto
diretto tra le varie regioni italiane prese in esame l’obbiettivo è qui quello di
considerare la specifica configurazione di tale disparità per ciò che riguarda il
numero e la tipologia di iscritti a tali corsi di formazione duale, le risorse e la
regolamentazione impiegate, i risultati conseguiti, la quantità e la qualità delle
filiere educative e le modalità con cui vengono a concretizzarsi gli inserimenti nel
mondo del lavoro.
I percorsi di Istruzione e Formazione
Professionale (d’ora in poi IeFP) gestiti dalle istituzioni formative sono un caso di
eccellenza nel panorama del nostro sistema di istruzione secondaria. Nelle regioni del Nord
la IeFP delle istituzioni formative, i cosiddetti CFP, è oggi un sistema forte, che accoglie
e rimotiva una parte consistente dei ragazzi più difficili, li porta a conseguire una
qualifica o un diploma riconosciuti, e in esito i report di Inapp attestano che la
maggioranza di questi ragazzi si inserisce positivamente nel lavoro, in larga parte coerente
con l’indirizzo frequentato, e una quota tutt’altro che residuale di loro sceglie di
riprendere gli studi
[1]
. Allo stesso tempo la IeFP delle istituzioni formative è senza dubbio il
segmento dell’istruzione secondaria maggiormente integrato con le imprese del territorio e
ha sviluppato negli ultimi vent’anni le innovazioni più significative per il nostro paese in
quello che a livello europeo viene definito Work Based Learning (WBL):
dalla didattica laboratoriale agli stage curricolari, dal duale all’impresa formativa, alle
Academy, fino all’apprendistato di primo livello.
Il sistema nella metà dei casi è una
«seconda scelta», accoglie ragazzi che hanno già subito una o più bocciature nelle scuole
superiori (oltre il 50% degli iscritti). Nel corso ¶{p. 92}degli anni si è
consolidato come un segmento di secondaria superiore in grado di farsi carico di molti dei
ragazzi più difficili (in Piemonte, per esempio, l’11% dei sedicenni)
[2]
, anche le percentuali degli allievi stranieri
[3]
e portatori di handicap nei CFP sono nettamente superiori a quelle dei coetanei
che frequentano le scuole statali. Pur accogliendo molti ragazzi considerati a rischio
dispersione, l’80% degli alunni si qualifica nei tempi giusti. Nelle regioni del Nord la
IeFP è quindi una presenza consolidata che spiega, almeno in parte, perché i tassi della
dispersione, «di quanti non conseguono un titolo di scuola superiore, almeno triennale»,
sono nettamente migliori, in linea con gli obiettivi posti dall’UE. È inoltre un’opportunità
che, nonostante la vulgata per cui l’offerta dei suoi indirizzi professionali derivi
principalmente dalle caratteristiche dei docenti e dalla disponibilità dei corsi in
catalogo, contribuisce alle politiche di sviluppo del territorio. La comparazione effettuata
in un recente studio
[4]
, in termini tendenziali, tra il numero dei fabbisogni professionali espressi
dalla domanda di lavoro con il numero e le caratteristiche dei qualificati/diplomati in
uscita dalle filiere formative della IeFP evidenzia infatti come essa contribuisca in modo
significativo anche a diminuire il mismatch tra domanda e offerta di
lavoro in relazione a fabbisogni non soddisfatti di professionalità nei settori in cui esso
è più acuto: ristorazione, benessere e meccanica. Un’ultima ma non meno importante
caratteristica da evidenziare è infine che i CFP si qualificano come la più importante
agenzia per il lavoro per i giovani, un ruolo molto rilevante soprattutto in considerazione
della tipologia «difficile» di ragazzi di cui si fanno carico: il 35% dei loro allievi
occupati trova infatti lavoro grazie al partenariato che ha organizzato il
corso.¶{p. 93}
In Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli
Venezia Giulia, Trentino e Lazio e in modalità un po’ diverse anche in Emilia-Romagna,
Liguria e Toscana è andato molto avanti il processo che vede le regioni regolamentare e
programmare con attenzione l’intero sistema di Istruzione e Formazione Professionale, in
tutte le sue articolazioni: in verticale dalla prima accoglienza, presa in carico e
rimotivazione alla qualifica, al diploma, agli IFTS, agli ITS, ma anche in orizzontale, le
passerelle e le collaborazioni tra le scuole e i CFP anche per i rientri nella filiera
scolastica e infine nella transizione verso il lavoro, con la valorizzazione
dell’apprendistato e del legame con le Agenzie per il lavoro (APL). In particolare, in
queste regioni si è posta molta attenzione alla funzione di «collocamento al lavoro» della
filiera, con una forte premialità per le scuole e i CFP che accompagnano i loro studenti
alla stipula di contratti di lavoro, di apprendistato soprattutto, e con ampio spazio nella
programmazione allo sviluppo di percorsi veri di alternanza scuola-lavoro (sistema duale),
svolti fin dalla formazione iniziale con i ragazzi assunti in apprendistato di primo
livello. Anche nel segmento della formazione iniziale si sono consolidati in queste regioni
interessanti esempi di Academy, in cui imprese e agenzie formative insieme si impegnano nel
percorso di crescita, personale, culturale, professionale e lavorativo dei giovani,
soprattutto di quelli che il sistema scolastico «normale» non riesce a tenere con successo.
Nelle regioni del Nord è cresciuta la
cura per una programmazione aperta alla possibilità entro standard definiti di specificare
in modo flessibile la composizione delle sequenze, dei tempi e dell’apporto nel percorso del
contributo dei diversi soggetti, docenti del CFP e dell’impresa, tutor, operatori delle APL,
attenta all’accompagnamento e alla valutazione del sistema, molto centrata sul risultato,
sia per la quantità di allievi che giungono al traguardo della qualifica e del diploma
professionale, ma anche per la qualità dei saperi e delle professionalità acquisite, sia
infine per la collocazione nel lavoro (contratti di apprendistato stipulati) degli allievi.
Con una programmazione pluriennale si è consentita una stabilità dell’offerta che nel tempo
ha permesso agli enti di ¶{p. 94}superare l’episodicità dei finanziamenti,
li ha resi capaci di coltivare e attrarre professionalità non residuali, di predisporre
investimenti in strutture di qualità, di consolidare un ruolo di agenti di sviluppo del
territorio. Si è promossa la specificazione locale dei profili professionali in accordo con
il sistema delle imprese, nonché una forte alleanza tra questo segmento formativo e le
agenzie per il lavoro. L’esercizio attento della competenza regionale della programmazione
del sistema educativo ha peraltro insegnato a dare spazio anche a una trasformazione
significativa delle filiere scolastiche dell’istruzione professionale e tecnica in direzione
di un rafforzamento delle loro relazioni con il mondo del lavoro, a partire dai buoni esempi
del sistema regionale e dalle pratiche condivise, anche nei molti percorsi di IFTS e ITS che
in queste regioni si realizzano, nonché alla loro capacità di attuare percorsi dotati di
maggiore capacità di intercettare le aspirazioni dei loro allievi. In definitiva una
programmazione che ha permesso di personalizzare i percorsi in relazione sia ai singoli
allievi che li frequentano, sia alle specificità del sistema produttivo del territorio.
In questi contesti, l’innesto del duale
ha sedimentato, sia nella programmazione regionale, sia nel funzionamento delle istituzioni
formative una cultura e una prassi che fino ad allora era patrimonio limitato ad alcuni enti
di formazione più di eccellenza. Una cultura che, grazie al centramento condiviso sugli
stessi obiettivi di chi nello stesso ente si occupa di formazione, di lavoro e di
orientamento, ha permesso la presa in carico dei singoli e la personalizzazione dei percorsi
di formazione fino al loro esito positivo nel lavoro. Non è stato sempre facile spezzare i
muri e le abitudini delle diverse filiere di professionisti, orientatori, docenti, tutor e
operatori delle APL. Un ruolo rilevante insieme alle scelte della programmazione regionale
lo hanno avuto le imprese che, con il duale, sono divenute soggetto formativo a tutti gli
effetti destrutturando i «programmi», i quadri orari consolidati, la gerarchia e
l’organizzazione delle «materie» e gli isolamenti tradizionali nel lavoro dei singoli
docenti per centrarli sulle competenze necessarie per il lavoro. Il singolo allievo nel
duale è stato preso in carico fin da subito nella ¶{p. 95}sua complessità,
con una gestione unitaria dell’accoglienza, dell’acquisizione e del consolidamento delle
competenze e dell’inserimento lavorativo, con un accompagnamento che in molti casi è
proseguito anche dopo l’assunzione per rafforzare le scelte e le competenze (anche
soft) richieste dalle imprese e che non sempre i giovani della
generazione Z sono fin da subito in grado di dimostrare. Una generazione con caratteristiche
di comportamento e culturali (oltre che professionali) peculiari, giovani poco capaci di
comunicare con le aspettative e le abitudini dei piccoli imprenditori che sono lo sbocco
naturale per l’inserimento lavorativo di questi allievi. I docenti e i tutor, oltre che
formatori diventano quindi anche facilitatori di comunicazione tra culture e mondi diversi,
accompagnatori degli allievi nelle prime fasi del lavoro anche per favorire nel nuovo
contesto in impresa un cambiamento non facile nelle dinamiche dei comportamenti giovanili.
Nei corsi del duale l’allievo non si è
reso conto che quelli che per lui spesso erano semplicemente «prof» erano in realtà
professionisti provenienti da organizzazioni (e in taluni casi anche da imprese) differenti,
una vera e propria presa in carico multiprofessionale che gli hanno permesso un percorso
«complesso», fatto di una pluralità di opportunità ricomposte sulle sue specifiche esigenze.
In questo caso non c’è stato l’inciampo che ha reso difficile il programma Youth
Guarantee per cui il firmatario del patto di servizio che prevedeva una
sequenza di azioni (dall’orientamento specialistico o di secondo livello, alla formazione
mirata all’inserimento lavorativo, al reinserimento di giovani 15-18enni in percorsi
formativi, all’accompagnamento al lavoro, fino all’apprendistato o al tirocinio) avrebbe
dovuto sapere in modo autonomo individuare di volta in volta il nuovo professionista a cui
affidarsi, districandosi tra le molte offerte e tenendo conto dei tempi diversi di
finanziamento e attuazione di ciascuna di esse. Un percorso a ostacoli che presupponeva
perseveranza e autonomia di comportamento che sono per definizione due competenze
socioemotive poco presenti nei soggetti più difficili e a bassa scolarità che si affacciano
al lavoro.
¶{p. 96}
Note
[1] Il ricercatore Inapp Emmanuele Crispolti, in Alcuni dati sugli esiti occupazionali dei percorsi IeFO, intervento al XXXII Seminario di formazione europea (Roma, 21/10/20), riporta che il 67,9% dei qualificati dopo un anno trova lavoro, nella grande maggioranza dei casi coerente con l’indirizzo frequentato e che il 6,7% sta proseguendo gli studi. Ancora migliori i dati relativi ai diplomati, 69,2% gli occupati e 6,9 la percentuale di chi continua gli studi, https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/20.500.12916/761/INAPP_Crispolti_Dati_Occupazionali_Percorsi_IeFP_2020.pdf?sequence=1&isallowed=y.
[2] Ires Piemonte, Rapporto Istruzione e formazione professionale - Piemonte 2018.
[3] Il 13, 1% dei qualificati, in E. Crispolti (a cura di), XVIII Rapporto di monitoraggio del sistema di Istruzione e Formazione professionale e dei percorsi in Duale nella IeFP, a.f. 2018-19, Report tecnico, Inapp, 2021.
[4] E. Crispolti, M. Franceschetti e A. Romito, Il sistema duale come risposta all’evoluzione dei fabbisogni di competenze del mercato del lavoro, Inapp, Working Paper 70, 2021.