Luigi Mengoni
Diritto e valori
DOI: 10.1401/9788815413499/c14
Il movimento dei lavoratori e i sindacati che lo rappresentano non possono ormai più a lungo sottrarsi a una scelta decisiva: o accettare il completamento del progetto costituzionale, e quindi un nuovo intervento legislativo che integri lo «statuto» nel principio dell’art. 46, con la contropartita, da parte degli imprenditori, dell’accetta
{p. 407}zione di un concorso dei lavoratori alla determinazione degli obiettivi della produzione e dei criteri di ripartizione dei profitti nel quadro di una programmazione democratica dell’economia nazionale; oppure instaurare un nuovo sistema economico di tipo collettivistico, con conseguente mutamento del regime politico-costituzionale in senso autoritario.
In relazione alla prima alternativa preme precisare che la legge del 1970 ha accantonato l’orientamento dell’art. 46 Cost., ma non è incompatibile con esso. Incompatibile con l’art. 46 è soltanto il metodo della conflittualità permanente, che certo lo «statuto» non ha inteso avallare, anche se non ha voluto o potuto frenarlo con norme che regolassero l’esercizio del contropotere dei lavoratori nelle fabbriche. L’esperienza di altri paesi, specialmente della Francia dopo la legge del 1968, dimostra che l’istituzionalizzazione dell’impresa secondo il principio dell’art. 46 non implica necessariamente la neutralizzazione sindacale dell’impresa, ma può coesistere con la presenza del sindacato e con l’uso del metodo sindacale. L’attuazione dell’art. 46 implica soltanto una concezione moderata del pluralismo conflittuale, che accetti di contenere il conflitto entro una misura di compatibilità con le «esigenze della produzione», individuata e garantita da forme istituzionali di collaborazione e di corresponsabilizzazione dei lavoratori alla gestione dell’organizzazione del lavoro. Una società pluralistica in cui il conflitto industriale rifiuti la misura indicata dall’art. 46, chiudendo tutti gli spazi al principio della collaborazione, è una società pluralistica in declino. Senza un minimo di consenso fondamentale nessuna democrazia, né politica, né industriale, può sussistere.
Note