Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c15
Si tratta di aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quan
{p. 287}to strettamente connesse alle peculiarità del territorio di origine.
Fig. 4. Sito GIAHS Vigneti tradizionali del Soave (dal sito web di Rete rurale nazionale).
Per vigneti eroici, ai sensi del sopraccitato DM, s’intendono quei vigneti che ricadono in aree soggette a rischio idrogeologico, situati in aree nelle quali le condizioni orografiche creano difficoltà alla coltivazione con l’utilizzo delle macchine, ubicati in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale o situati nelle piccole isole.
Per vigneti storici, invece, s’intendono quei vigneti la cui coltivazione risale ad una data antecedente il 1960, rinvenibile dalle particelle catastali, ed è effettuata con l’impiego di pratiche e tecniche tradizionali utilizzate nel rispetto delle caratteristiche fisiche e climatiche locali.
Ad esempio, i vigneti storici e spesso quelli eroici includono sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali con pregio paesaggistico (terrazzamento, ciglionamento, rittochino, cavalcapoggio, girapoggio, spina), tipiche della collina: si pensi, in particolare, al ciglione e al girapoggio, tipici del paesaggio del Prosecco oppure ai terrazzamenti che disegnano i paesaggi del Soave e della Valpolicella.
I vigneti storici includono anche un insieme di pratiche, tecniche e forme tradizionali di coltivazione (alberate, pergole, raggiere, cassoni, ecc.), oramai in corso d’estinzione: si ricordano, ad esempio, i relitti della «piantata veneta» (fig. 5) o della «bellussera» nelle pianure del Piave e del Livenza, oppure la «pergola veronese» negli ambiti del Soave e della Valpolicella.{p. 288}
Fig. 5. Pratica agricola tradizionale della «piantata veneta» (dal Registro nazionale del MiPAAF).

6. Architettura rurale con valore storico-tradizionale

È innegabile che l’architettura rurale risulti una componente sostanziale del paesaggio nel quale si inserisce ed è altrettanto innegabile che la Regione del Veneto possieda un consistente e diffuso patrimonio di architettura rurale che riveste un importante valore tipologico e storico-testimoniale.
Per comprendere più a fondo quanto concorre a costituire l’architettura rurale, è utile prendere a prestito l’accezione allargata fornita dalla legislazione nazionale (art. 1 del decreto del MiBAC del 6 ottobre 2005), per la quale questa include: gli insediamenti rurali (quali borghi, corti e colmelli, contrade, ecc.); l’orditura viabilistica (strade vicinali, interpoderali, capezzagne, ecc.); la rete idraulica minore (fossi, scoline, canali e relativi manufatti, quali idrovore, chiaviche, porte vinciane, ecc.); le sistemazioni idraulico-agrarie (terrazzamenti, muretti a secco, girapoggi e cavalcapoggi); gli elementi e i segni della religiosità locale (capitelli o piccole cappelle votive).
Scendendo poi di scala, l’attenzione si focalizza sugli edifici rurali: questi accolgono la residenza della famiglia {p. 289}rurale e gli spazi ad uso produttivo (stalla, fienile, magazzini, deposito macchinari e attrezzi, ecc.) in un complesso organico di strutture, che viene completato anche da altri manufatti di natura complementare e accessoria (abbeveratoi e fontane, aie, pollai e colombaie, pozzi e pompe, forni, pergole, pavimentazioni, recinzioni, ecc.).
Per quanto riguarda l’architettura rurale tradizionale della Regione del Veneto, la DGR 2274 del 28 settembre 2010 aiuta ad individuare e a descrivere, a supporto dei quadri conoscitivi degli strumenti urbanistici comunali (PAT/PI), le varie tipologie di architettura rurale tipiche della nostra regione.
Ad esempio, da questa emerge che esiste nel Veneto un fondamentale tipo edilizio, composto da due elementi volumetrici (l’abitazione e il cosiddetto annesso rustico), che, in ragione delle specificità geomorfologiche e climatiche dei territori, sono stati variamente abbinati, per soddisfare funzioni e fabbisogni legati all’autosussistenza e alle produzioni agricole locali.
Tale composizione ha dato via via origine ad alcuni modelli spaziali riconoscibili con chiarezza e continuità nell’evoluzione storica del territorio agricolo, riconducibili ai seguenti tipi: ad elementi giustapposti, ad elementi separati, ad elementi sovrapposti a forme complesse.
Questi tipi, a loro volta, sono stati interpretati e tradotti in varie soluzioni formali, divenute rappresentative di determinati periodi storici, nonché delle relative culture ed economie agrarie, oltre che tipiche delle zone geografiche d’appartenenza.
Se prendiamo, ad esempio, in riferimento le unità geografiche che caratterizzano la Regione del Veneto, osserviamo che, nella pianura veneta, l’abitazione e il rustico o si fondevano in unico organismo edilizio (si pensi al casone vallivo o degli ortolani) oppure costituivano due edifici ben distinti o, più frequentemente, si trovavano affiancati linearmente in un unico edificio (come nel tipo veneziano, a L, a U, o nella casa della bonifica, nella villa con le sue barchesse, ecc.) o, ancora, si componevano in forme più articolate e complesse (come nella corte e nelle boarie).{p. 290}
Nelle zone collinari e pedemontane, e più diffusamente nelle zone prealpine e montane, l’abitazione e l’annesso rustico venivano invece sovrapposti, differenziandosi tuttavia in base alla durata dell’uso abitativo. In genere, la residenzialità rivestiva un carattere permanente fino ai 600-700 metri, semipermanente tra i 600-1.200 metri (fienili, barchi, fojaroi, ecc.) e, per ovvi motivi, temporanea oltre i 1.200 metri di quota (malghe, casere, baite, tabià, ecc.; fig. 6).
Va evidenziato che alcune di queste soluzioni formali rivestono un pregio storico-architettonico, sotto il profilo compositivo e stilistico, e talora assumono valore di bene culturale o addirittura di archetipo (ville e barchesse, corti rurali di antica origine). Altre sono espressione di soluzioni progettuali più modeste e riconducibili ad una sorta di architettura «minore», basata su criteri di funzionalità rispetto all’esercizio dell’attività agricola e di essenzialità nello stile di vita, ma non per questo priva di valore storico-testimoniale, identitario e paesaggistico. Anzi, alcune di queste soluzioni, come ad esempio i tabià delle montagne del Cadore, sono nel tempo divenute iconemi di paesaggio, ovvero unità di percezione sulle quali costruiamo la nostra immagine di un territorio e tramite le quali evochiamo la memoria di antichi mestieri, saperi e tradizioni.
In ragione della significatività dei valori da tutelare, da un lato la legislazione di settore, nazionale (artt. 10, 12 e 42 del d.lgs. 42/2004; l. 378/2003) e regionale (art. 10 della l.r. 24/1985; artt. 9-10 della l.r. 61/1985; artt. 38 e 39 della l.r. 40/2003; artt. 40 e 43 della l.r. 11/2004; DGR 2274/2010), dall’altro gli strumenti urbanistici comunali (PAT e PI), hanno introdotto rispettivamente varie forme di tutela e valorizzazione o di conservazione e protezione.
Si segnalano anche gli aiuti resi disponibili per la conservazione e la riqualificazione del patrimonio regionale, provenienti in particolare dal «PSR 2007-2013» (Misura 323 A) e dal «PSR 2014-2020» (Intervento 7.6.1), nonché dai bandi regionali del «Piano Nazionale di Sviluppo e Resilienza» (PNRR: Missione 1 C3 - Investimenti 2.1 e 2.2).{p. 291}
Fig. 6. Mas di Sabe in Val di Zoldo (dal sito web del FAI).

7. Paesaggio rurale contemporaneo.

Il paesaggio rurale della contemporaneità, che presenta connotazioni ovviamente diverse da quello storico preso finora in considerazione, risulta pur sempre espressione dei valori della società e della cultura del nostro tempo.
Il PTRC 2020 ha individuato e rappresentato nella Tavola 01 a Uso del suolo – Terra il «sistema del territorio rurale» del Veneto, che risulta caratterizzato da quattro fattispecie di aree rurali: le aree ad elevata utilizzazione agricola, le aree ad agricoltura mista e naturalità diffusa, le aree agropolitane di pianura, le aree di agricoltura periurbana. Queste aree, disciplinate dagli articoli da 7 a 11 delle Norme tecniche di piano, presentano una diversa densità di usi agricoli del suolo e diverse caratteristiche paesaggistiche.
Da tale individuazione, effettuata nell’ambito della pianificazione territoriale, è possibile cogliere quanto il terri
{p. 292}torio rurale regionale sia il risultato dei profondi fattori di trasformazione, principalmente di natura socioeconomica, che hanno investito, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il paesaggio agricolo tradizionale.