Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c2
Un discorso a parte merita invece la
raccordabilità con altre banche dati. Stante la vigente
normativa sulla privacy
[4]
e limitandoci alle banche dati di provenienza pubblica (ISTAT, Stato,
Regioni, Province e Comuni), l’incrocio di dati elementari provenienti da indagini e
banche dati diverse è possibile solo accedendo agli elementi identificativi degli
individui. Questa operazione è possibile solo tra enti inseriti all’interno del Sistema
statistico nazionale (SISTAN), che abbiano aderito a un Piano statistico nazionale (PSN)
specifico. Il PSN è necessario ad autorizzare lo scambio dei dati (e anche la loro
successiva diffusione) entro determinati e stringenti parametri [per il triennio
2020-2022, vedi ISTAT 2022a]. Gli istituti di ricerca privati e pubblici (incluse quindi
le università pubbliche e private) non possono accedere in nessun caso al dato
elementare se contiene dati sensibili legati alla salute dell’intervistato, che è
proprio il caso in questione. Sebbene sia possibile teoricamente collaborare con gli
enti SISTAN per effettuare elaborazioni su di un dataset sintetico risultato
dall’incrocio di due o più banche dati (dataset sintetico che comunque rimane in
possesso dell’ente), l’operazione richiede tempi amministrativi molto lunghi,
ragionevolmente superiori a sei mesi. Dal momento che l’obiettivo di questo capitolo è
fornire una panoramica delle fonti dati immediatamente fruibili al 2024 per la ricerca
scientifica in materia di domanda di assistenza agli anziani, abbiamo deciso di
concentrarci solo sulle banche dati già disponibili e non su quelle teoricamente
sintetizzabili incrociando le informazioni da dataset esistenti. Seguendo il criterio
dell’immediata fruibilità per la ricerca scientifica pubblica e privata, si è deciso di
escludere anche le banche dati amministrative il cui accesso è limitato da procedure
speciali e convenzioni che richiedono ragionevolmente più di sei mesi di tempo per il
completamento (ad es. l’accesso ai dati elementari, benché anonimizzati, contenuti nelle
Schede di dimissione ospedaliera (SDO), in possesso delle ASL-Regioni).
Dopo un’ampia ricognizione basata
sui criteri descritti sopra e su lavori simili effettuati nel passato [tra gli altri
Lamura ¶{p. 51}et al. 2005; ISTAT 2012], si è
deciso di analizzare infine otto fonti dati. Sei di queste fonti si riferiscono a
indagini condotte dall’ISTAT: l’Indagine multiscopo sulle famiglie ed i
soggetti sociali (IMF-FSS), l’Indagine multiscopo sull’uso del
tempo (IMF-TUS), l’Indagine sugli aspetti della vita quotidiana
(IMF-AVQ), l’Indagine sulla spesa delle famiglie (ISF),
l’Indagine sul reddito e le condizioni di vita (EU-SILC) e
l’Indagine europea sulla salute (EHIS). Altre due fonti dati
provengono da indagini internazionali che comprendono anche l’Italia tra le popolazioni
oggetto di rilevazione: l’Indagine sulla salute ed il pensionamento in
Europa (SHARE) e l’Indagine sociale europea (ESS).
Oltre a queste indagini è stato aggiunto anche il Censimento permanente della
popolazione che, sebbene non includa domande direttamente collegate alla
non-autosufficienza, grazie al livello comunale di rappresentatività dei dati, permette
l’accesso alla stima di misure potenziali di domanda e offerta di assistenza agli anziani
[5]
.
Nei paragrafi successivi si
analizzeranno le rilevazioni per il livello minimo di rappresentatività, da quello a
grana più fine a quello a grana più grossa. Il livello di rappresentatività più fine,
quello comunale, è raggiunto solo dal Censimento permanente della
popolazione, cui è dedicata una riflessione iniziale a sé stante. Saranno
infine presentate e discusse brevemente anche alcune delle indagini escluse dalla
ricognizione, e si offrirà in conclusione una sintesi ragionata della ricognizione.
2. Indagini con livello di rappresentatività minima comunale: il Censimento permanente della popolazione
Di tutte le indagini trattate, solo
una, il Censimento permanente della popolazione, presenta un
livello minimo territoriale di rappresentatività comunale, con circa 2 milioni e mezzo
di intervistati all’anno e un processo di integrazione con dati di popolazione da fonte
amministrativa, offrendo un flusso continuo annuale di dati a partire dal 2018. Come
mostrato in numerosi studi [tra gli altri Benassi et al. 2023;
Benassi, Mucciardi e Gallo 2023], le recenti dinamiche demografiche italiane mostrano
tra¶{p. 52}iettorie sempre più divergenti a livello comunale. Fenomeni
come lo spopolamento e l’invecchiamento demografico procedono in direzioni e velocità
molto diversificate, non solo tra ripartizioni nazionali o regionali, ma anche
all’interno degli stessi confini provinciali, tra aree interne e centri metropolitani
[Reynaud et al. 2020; Marcellini et al. 2007].
Indagare la domanda di assistenza degli anziani a livello comunale rappresenta quindi
oggi un’innovazione non più rinviabile né dalla ricerca scientifica, né dai decisori
politici e amministrativi. Da questo punto di vista il Censimento
permanente rappresenta una valida fonte di dati.
Tuttavia, questa indagine al
momento offre solo variabili indirettamente legate alla domanda di assistenza agli
anziani, come la percentuale di popolazione anziana e alcune caratteristiche
socio-economiche (livello di istruzione, situazione professionale). L’accesso al dato
inoltre è limitato alla sola composizione della popolazione residente per aggregati
comunali, consultabile online sul sito dell’ISTAT
[6]
. Come si vedrà successivamente
[7]
, il dato può essere utilizzato per stimare una domanda potenziale di
assistenza agli anziani a livello comunale, assumendo una correlazione tra età e grado
di non-autosufficienza.
L’informazione risulta tuttavia
fortemente limitata dall’assenza di informazioni necessarie a indagare la domanda
effettiva di assistenza, come la percentuale di popolazione non-autosufficiente o la
percentuale di anziani che ricevono aiuto per le attività di vita quotidiana.
3. Indagini con livello di rappresentatività minima regionale
Le altre indagini ISTAT (IMF-FSS,
IMF-TUS, IMF-AVQ, ISF, EU-SILC, EHIS) presentano tutte un livello territoriale minimo di
rappresentatività regionale (NUTS-2), sebbene possano avvalersi di un’ampia dimensione
campionaria (tra i 25.000 e i 42.000 rispondenti) e garantiscano quindi stime
statistiche molto robuste. Il livello minimo regionale segna un’importante diminuzione
di precisione geografica rispetto al livello comunale ma è compensato da una maggiore
ricchezza informativa. Inol¶{p. 53}tre, le indagini campionarie ISTAT
permettono al ricercatore, previa presentazione di un progetto di ricerca e la
sottoscrizione di un protocollo, la possibilità di accedere abbastanza velocemente ai
dati individuali anonimizzati.
Tutte queste indagini contengono
numerose variabili legate alle caratteristiche demografiche (età, genere, residenza) e
socio-economiche degli individui (livello di istruzione, posizione professionale,
tipologia di professione, altre proxy materiali), con un’ampiezza che oscilla tra le 94
variabili della EU-SILC e le 20 della IMF-TUS, coprendo tra l’87% (IMF-TUS) e il 17%
(EHIS) di tutte le variabili raccolte nelle singole indagini
[8]
.
Spostandoci invece su informazioni
più direttamente legate alla domanda di assistenza degli anziani, la copertura delle
tematiche si mostra più incompleta e meno omogenea.
Le variabili da cui è possibile
desumere lo stato di salute o gli stili di vita collegati alla
salute sono presenti ad esempio in cinque indagini, ma con notevoli
differenze di numerosità: la IMF-FSS (2 variabili, 5%), la ISF (4 variabili, 7%), la
IMF-AVQ (44 variabili, 49%), la EU-SILC (13 variabili, 12%) e la EHIS (61 variabili,
36%). Non sono invece presenti variabili sulla salute nella IMF-TUS. Inoltre, mentre
nella IMF-AVQ e nella EHIS la salute e gli stili di vita sono misurati in modo molto particolareggiato
[9]
, nella IMF-FSS e nella EU-SILC sono presenti solo domande sulla salute in
generale, mentre la ISF contiene solo domande su alcuni stili di vita collegati alla
salute (ad es., consumo di tabacco e alcolici).
Più direttamente legato alla
domanda di assistenza agli anziani è però lo stato di
non-autosufficienza
[10]
. Le domande che ¶{p. 54}indagano questa particolare
situazione di salute dell’anziano sono presenti solo in quattro indagini (IMF-FSS,
IMF-AVQ, EU-SILC e EHIS), e sono molto meno numerose di quelle sulla salute, sia nella
IMF-FSS (1 domanda, 3%) che nella IMF-AVQ e nella EU-SILC (2 domande, 2%), mentre si
rileva un elevato spettro solo nella EHIS (25 domande, 15%).
Inoltre, le variabili che
descrivono lo stato di salute e di non-autosufficienza sono utili per stimare la domanda
potenziale di assistenza, ma devono essere incrociate con quelle legate alla cura
ricevuta, sanitaria e non sanitaria, formale e informale, per avere un quadro completo
della situazione degli anziani bisognosi di cure in Italia. La disponibilità di queste
ultime informazioni, tuttavia, non si ripete sempre con la stessa ricchezza e dettaglio
nelle diverse indagini. Come si vedrà, questo è uno dei principali limiti delle
rilevazioni ad oggi utilizzabili per misurare la domanda di assistenza degli anziani:
l’impossibilità di incrociare tutte le dimensioni legate al fenomeno in una sola indagine
[11]
.
In particolare, le domande
riguardanti l’accesso e uso di servizi privati di cura formale non
sanitaria sono presenti in tutte le indagini considerate tranne la
EU-SILC: dalle 8 domande poste nei questionari EHIS, alle 2 domande poste nei
questionari IMF-TUS e IMF-AVQ, coprendo dal 10% (IMF-FSS) al 2% (IMF-AVQ) di tutte le
variabili connesse alla domanda di assistenza presenti in questi dataset. Queste
variabili permettono di misurare l’uso che le famiglie fanno di personale retribuito,
reclutato sul mercato privato per assistere l’anziano nelle attività di tutti i giorni.
La presenza diffusa di questa tipologia di domande nei questionari ISTAT evidenzia
l’attenzione al fenomeno dovuto al largo ricorso che si fa nel nostro paese di questa
forma di assistenza [vedi tra gli altri Lallo, Pasqualini e
Tomassini 2022; Courbage, Montoliu-Montes e Wagner 2020], ma
¶{p. 55}le domande poste nei questionari mostrano al contempo alcuni
limiti [cfr. Ambrosini 2012; Di Santo e Ceruzzi 2010]. Nello specifico, in nessuna
indagine è possibile stimare la regolarità o meno del contratto, mentre solo nelle
indagini IMF-FSS, ISF e EHIS, è possibile risalire all’eventuale convivenza della
persona incaricata della cura dell’anziano; solo nella IMF-FSS è possibile risalire alla
cittadinanza del personale reclutato. Regolarità, convivenza e cittadinanza del
personale privato assunto per curare l’anziano nelle attività quotidiane sono
caratteristiche importanti per valutare la qualità dell’assistenza ricevuta in Italia,
l’impossibilità di misurarle rappresenta certamente un limite delle indagini
considerate. Un altro limite del gruppo di domande dedicato a questo aspetto è la
mancata differenziazione della tipologia di assistenza prestata all’anziano (cura della
persona, cura della casa, preparazione pasti, ecc.), presente solo nella IMF-FSS e nella
EHIS, ma con modalità raggruppate in larghi gruppi di attività. In queste indagini è
invece molto meno presente la disponibilità di domande legate all’accesso e
uso di servizi pubblici di cura formale non sanitaria, rinvenibile solo
nella IMF-FSS (3 domande, 8%) e nella EHIS (1 domanda). L’assenza di queste domande in
tutte le altre indagini ISTAT limita molto la capacità di comprendere il fenomeno della
domanda di assistenza. Allo stesso tempo tale assenza è probabilmente legata anche a un
uso ancora limitato di questi servizi nel nostro paese.
Note
[4] Art. 14 del Regolamento (UE) 2016/679; art. 6, comma 2, delle Regole deontologiche, all. A.4 al d.lgs. n. 196/2003; art. 6-bis, comma 1-bis, d.lgs. n. 322 del 1989.
[5] Cfr. infra, capitolo 4.
[6] In futuro è previsto l’accesso anche alle sezioni di censimento, quindi ad aree sub-comunali.
[7] Vedi infra, capitolo 4.
[8] Nelle tabelle 2.1 e 2.2 le variabili demografiche e socio-economiche sono raggruppate come «Posizione demo-socio-economica». Le percentuali si riferiscono al totale delle variabili considerate per ogni indagine. Ad esempio, nell’indagine ISF il 67% delle variabili presenti sono riferite al gruppo della Posizione demo-socio-economica. Le variabili totali considerate sono solo quelle direttamente o indirettamente collegabili alla stima delle dimensioni e delle caratteristiche degli anziani non-autosufficienti.
[9] Sono ad esempio incluse domande sulle diverse malattie croniche, sugli episodi acuti di malattie croniche, sulla salute mentale, sugli stili di vita e sui consumi legati ai rischi di salute.
[10] Per non-autosufficienza si intendono limitazioni fisiche e mentali prolungate nel tempo o permanenti, che impediscono di svolgere autonomamente le attività di tutti i giorni, dalla cura personale alla cura della casa, all’interazione con altre persone e la società. Un quadro concettuale più approfondito è fornito nel capitolo precedente.
[11] Impossibilità data dalle difficoltà esposte prima nell’incrociare variabili incluse in dataset provenienti da indagini diverse. Un tentativo di offrire una panoramica del fenomeno della non-autosufficienza, seppure a livello aggregato ma incrociando fonti diverse, è disponibile sul sito: Disabilità in cifre, gestito dall’ISTAT [2022c]. In questo sito non è tuttavia possibile avere nessuna informazione sull’aiuto informale.