Cecilia Tomassini, Marco Albertini, Carlo Lallo (a cura di)
Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c2
In particolare, le domande riguardanti l’accesso e uso di servizi privati di cura formale non sanitaria sono presenti in tutte le indagini considerate tranne la EU-SILC: dalle 8 domande poste nei questionari EHIS, alle 2 domande poste nei questionari IMF-TUS e IMF-AVQ, coprendo dal 10% (IMF-FSS) al 2% (IMF-AVQ) di tutte le variabili connesse alla domanda di assistenza presenti in questi dataset. Queste variabili permettono di misurare l’uso che le famiglie fanno di personale retribuito, reclutato sul mercato privato per assistere l’anziano nelle attività di tutti i giorni. La presenza diffusa di questa tipologia di domande nei questionari ISTAT evidenzia l’attenzione al fenomeno dovuto al largo ricorso che si fa nel nostro paese di questa forma di assistenza [vedi tra gli altri Lallo, Pasqualini e Tomassini 2022; Courbage, Montoliu-Montes e Wagner 2020], ma
{p. 55}le domande poste nei questionari mostrano al contempo alcuni limiti [cfr. Ambrosini 2012; Di Santo e Ceruzzi 2010]. Nello specifico, in nessuna indagine è possibile stimare la regolarità o meno del contratto, mentre solo nelle indagini IMF-FSS, ISF e EHIS, è possibile risalire all’eventuale convivenza della persona incaricata della cura dell’anziano; solo nella IMF-FSS è possibile risalire alla cittadinanza del personale reclutato. Regolarità, convivenza e cittadinanza del personale privato assunto per curare l’anziano nelle attività quotidiane sono caratteristiche importanti per valutare la qualità dell’assistenza ricevuta in Italia, l’impossibilità di misurarle rappresenta certamente un limite delle indagini considerate. Un altro limite del gruppo di domande dedicato a questo aspetto è la mancata differenziazione della tipologia di assistenza prestata all’anziano (cura della persona, cura della casa, preparazione pasti, ecc.), presente solo nella IMF-FSS e nella EHIS, ma con modalità raggruppate in larghi gruppi di attività. In queste indagini è invece molto meno presente la disponibilità di domande legate all’accesso e uso di servizi pubblici di cura formale non sanitaria, rinvenibile solo nella IMF-FSS (3 domande, 8%) e nella EHIS (1 domanda). L’assenza di queste domande in tutte le altre indagini ISTAT limita molto la capacità di comprendere il fenomeno della domanda di assistenza. Allo stesso tempo tale assenza è probabilmente legata anche a un uso ancora limitato di questi servizi nel nostro paese.
Un’altra dimensione, indagata da quasi tutte le rilevazioni eccetto la IMF-TUS e la EU-SILC [12]
, è l’accesso ai servizi sanitari pubblici e privati, che sicuramente rappresenta una componente essenziale della domanda di assistenza degli anziani, ma solo sotto il profilo puramente sanitario. L’importanza di questa componente è rispecchiata dal numero di domande collegate, che variano dalle 32 della EHIS (19%) alle 3 della IMF-FSS (8%). La concentrazione dell’attenzione sul profilo strettamente sanitario dell’assistenza agli anziani [sul tema, tra gli altri, cfr. Noli 2021; Bocchino 2021; Gori e Trabucchi 2021; Guaita 2021] è probabilmente anche alla radice della disparità di attenzione {p. 56}riservata dalle indagini ISTAT. L’avanzare di un inedito processo di invecchiamento nel nostro paese potrebbe però spingere gli investimenti pubblici a riorientarsi proprio verso i servizi di cura non sanitaria. Al fine di consegnare tempestivamente al decisore politico e amministrativo nuove informazioni, che acquisteranno probabilmente un’importanza sempre maggiore nel prossimo futuro, è quindi necessario adeguare le relative indagini statistiche.
L’attenzione dedicata dall’ISTAT alle diverse dimensioni dell’assistenza agli anziani ha fin qui rispecchiato grossomodo anche l’attenzione presente nella società, ma le dimensioni dell’aiuto informale ricevuto all’interno e al di fuori della famiglia [13]
fa eccezione. Sebbene l’aiuto informale ricevuto all’interno della famiglia rappresenti un fenomeno diffuso nel paese [cfr. ISTAT 2022b; 2012], esso è rilevato solo nella EHIS (2 domande, 1%), e senza distinguere il parente che fornisce la cura. L’assenza di domande su questo aspetto evidenzia un limite importante alla corretta rappresentazione dell’assistenza degli anziani, oscurando nelle statistiche ufficiali una realtà molto diffusa e significativa, con possibili impatti sulla salute, la qualità della vita e l’equilibrio famiglia-lavoro dei cittadini. L’aiuto informale ricevuto al di fuori della famiglia è invece investigato in tre indagini ISTAT: IMF-FSS (5 domande, 13%), IMF-TUS (1 domanda) e EHIS (5 domande, 3%). Come per l’aiuto ricevuto in famiglia, non è possibile individuare il tipo di relazione affettiva o parentale tra chi riceve e chi ha fornito questo aiuto (con l’eccezione della EHIS che permette però di distinguere solo tra parenti e non). Anche in questo caso, l’assenza dell’informazione su chi ha fornito l’aiuto rende difficile una corretta conoscenza di quest’aspetto del fenomeno.
Un’ultima dimensione presa in esame è la soddisfazione della cura ricevuta (sanitaria e non) [14]
: questo aspetto è presente {p. 57}in due questionari: IMF-AVQ (7 domande, 8%, tutte sui servizi sanitari) e EHIS (8 domande, 5%). L’assenza di domande sulla soddisfazione o sulle preferenze della cura non sanitaria ricevuta, in questionari in cui è invece possibile misurare l’aiuto informale ricevuto o l’uso di servizi di cura formale non sanitaria (come l’IMF-FSS), lascia scoperto un aspetto fondamentale nella valutazione degli effetti dell’assistenza sulla salute e sulla qualità della vita degli anziani [sull’importanza delle preferenze vedi Melchiorre et al. 2022; Tomassini et al. 2021; 2004; 2003]. Una scarsa soddisfazione delle cure, sanitarie e non sanitarie, non peggiora infatti solo le condizioni dell’anziano oggi, ma potrebbe comprometterne la salute domani, in un’ottica di svantaggi cumulati, con conseguente aumento delle disuguaglianze non previsto e non voluto.

4. Indagini con livello di rappresentatività minima pluriregionale

Oltre alle indagini ISTAT, sono state considerate altre due fonti dati gestite da enti di ricerca privati: l’Indagine sull’invecchiamento ed il pensionamento in Europa (SHARE) e l’Indagine sociale europea (ESS). Entrambe le indagini sono caratterizzate da un campione molto più piccolo rispetto a quelli ISTAT (circa 2.400 individui per SHARE e circa 1.500 individui per la ESS) e un livello minimo di rappresentatività pluriregionale (NUTS-1). La numerosità campionaria bassa, che non garantisce sempre stime robuste, e il livello minimo di rappresentatività a grana molto grossa, rappresentano certamente i limiti più evidenti di queste indagini, paragonate a quelle ISTAT. Entrambe le indagini sono tuttavia facilmente fruibili dalla ricerca scientifica pubblica e privata.
Le due indagini differiscono molto rispetto alla ricchezza informativa. Mentre SHARE presenta ben 197 variabili ricollegabili allo studio dell’assistenza agli anziani, ESS offre solo 54 variabili, quasi tutte concentrate sugli aspetti demo-socio-economici (44 variabili, 81% di tutte le variabili, contro le 54 di SHARE, pari al 27% di tutte le variabili). In sintesi, ESS offre informazioni solo rispetto alla salute (6 variabili, 11%), alla non-autosufficienza (1 variabile) e alla soddisfazione per le cure ricevute (3 domande, 6%, relative solo a un giudizio comples{p. 58}sivo del sistema sanitario). Una caratteristica della ESS infatti è di variare molto il proprio questionario, dedicando ogni nuova edizione annuale (wave) a un tema specifico, lasciando un nucleo ridotto di domande presenti in ogni tornata. L’ultima wave che presentava una maggiore ricchezza informativa rispetto al tema dell’assistenza agli anziani è del 2004, quando l’indagine aveva ancora carattere di occasionalità nella sua periodicità (è diventata biennale dal 2016).
SHARE, d’altro canto, offre al momento probabilmente i questionari più completi rispetto alle indagini sull’assistenza agli anziani: tutti e nove i gruppi di variabili considerati in questo lavoro sono presenti nei questionari SHARE: salute e stili di vita collegati alla salute (70 variabili, 36%), non-autosufficienza (32 variabili, 16%), accesso ai servizi sanitari (14 domande, 7%), accesso ai servizi di cura formale non sanitaria pubblici (2 domande, 1%) e privati (12 domande, 6%), aiuto informale ricevuto all’interno della famiglia (3 variabili, 2%) e al di fuori della famiglia (7 domande, 4%), soddisfazione della cura sanitaria ricevuta (3 variabili, 2%) e infine posizione demo-socio-economica (54 variabili, 27%). Approfondendo lo sguardo all’interno dei singoli gruppi di variabili, è possibile verificare se le limitazioni evidenziate nelle indagini ISTAT sono presenti anche nei questionari SHARE. In particolare, riguardo alla regolarità, convivenza e cittadinanza del personale che offre cura formale non sanitaria, l’indagine IMF-FSS riesce a catturare più aspetti delle indagini SHARE, sebbene quest’ultima precisi meglio il tipo di assistenza prestato all’anziano (cura personale, cura della casa, preparazione pasti). La non-autosufficienza e l’accesso ai servizi sanitari sono invece trattati certamente in modo molto dettagliato nelle indagini SHARE, una profondità paragonabile alla sola EHIS tra le indagini ISTAT. L’aiuto informale inoltre è analizzato distinguendo con precisione la provenienza dell’aiuto. SHARE permette non solo di esplorare l’aiuto ricevuto da persone conviventi (possibile solo nell’indagine ISTAT-EHIS), ma anche di stabilire da quale tipologia di parente o conoscente proviene questo aiuto. Entrambe queste possibilità sono pressoché assenti nelle indagini ISTAT (solo la EHIS permette di analizzare l’aiuto dall’interno della famiglia, ma non la tipologia di parente/convivente). Infine, SHARE dedica 3 variabili (2% {p. 59}delle variabili considerate) del proprio questionario alla valutazione della soddisfazione della cura ricevuta, di cui una specifica sulla cura non sanitaria ricevuta.
In conclusione, l’indagine SHARE presenta certamente un questionario più completo delle singole indagini ISTAT e permette quindi di incrociare tutte le dimensioni che caratterizzano la domanda di assistenza degli anziani. Tuttavia, la bassa numerosità campionaria (circa 2.400 individui) e il livello minimo di rappresentatività multiregionale, rendono questa ricchezza informativa difficilmente utilizzabile per una ricerca focalizzata sulla stima della domanda di assistenza in Italia. D’altronde, l’indagine è stata ideata principalmente per un confronto internazionale europeo più che per scopi di approfondimento nazionale. La struttura del questionario potrebbe tuttavia offrire degli spunti per integrare almeno una delle indagini ISTAT già operative e permettere quindi di incrociare più variabili in uno stesso dataset ISTAT.

5. Indagini escluse dalla ricognizione di questo capitolo

Tra le indagini escluse da questa ricognizione si segnalano due rilevazioni in particolare: l’indagine Passi d’argento e l’indagine delle Schede di dimissione ospedaliera (SDO). Le indagini sono state escluse per ragioni diverse. L’indagine Passi d’argento non assicura una copertura uniforme dal punto di vista geografico e temporale e non offre un accesso diretto ai propri dati elementari, mentre le SDO presentano sì caratteristiche di uniformità, ma, come la Passi d’argento, non offrono un accesso diretto ai propri dati e quindi non garantiscono un’immediata fruibilità delle proprie informazioni elementari.
L’indagine Passi d’argento è un sistema di sorveglianza della popolazione italiana con più di 64 anni. I dati provengono da un questionario predisposto dall’Istituto superiore di sanità e somministrato annualmente dalle ASL a ultra 64enni, selezionati casualmente nelle liste anagrafiche delle regioni. Il campione minimo a livello regionale è di 1.100 individui e a livello di singola ASL di 390 individui. L’indagine offre quindi un livello minimo di rappresentatività almeno regionale. Tuttavia non tutte le regioni e non tutte le ASL di ogni regione forniscono dati
{p. 60}in modo continuativo. Ad esempio tra il 2016 e il 2020 la raccolta dati è stata portata avanti in quasi tutte le regioni italiane a eccezione della Lombardia e della Valle d’Aosta, mentre in 4 regioni l’avvio è stato posticipato al 2017 e in 2 casi la sorveglianza è stata sospesa per un anno. Nel 2020 l’emergenza Covid ha rallentato molto la rilevazione: solo 54 ASL su 99 hanno portato avanti l’indagine. Le variabili rilevate nell’indagine Passi d’argento permettono di investigare la salute e gli stili di vita collegati, la non-autosufficienza e la posizione demo-socio-economica degli anziani. Sul sito dell’Istituto superiore di sanità è possibile visionare i dati aggregati a livello regionale. La particolare attenzione dedicata dal questionario alla non-autosufficienza (definita come «fragilità») rende questa fonte dati certamente interessante per valutare la domanda di assistenza degli anziani, ma la mancata accessibilità diretta ai dati elementari, e le difformità di rilevazione, limitano molto la sua utilizzabilità per la ricerca scientifica focalizzata sul livello nazionale.
Note
[12] Nella EU-SILC sono presenti solo alcune domande indirettamente legate all’accesso ai servizi sanitari, come le visite dentistiche, dirette a valutare le condizioni economiche della famiglia, più che l’uso dei servizi sanitari.
[13] Per aiuto informale si intendono servizi di cura non sanitaria forniti da persone (parenti, conoscenti, volontari) non retribuiti. Cfr. supra, capitolo 1. La IMF-FSS include domande solo sull’aiuto fornito dal rispondente all’interno del nucleo familiare, ma non domande sull’aiuto ricevuto dal rispondente. Questo ha portato ad escludere la IMF-FSS da questo gruppo di variabili, alla luce delle considerazioni svolte nel paragrafo 1 di questo capitolo.
[14] La soddisfazione è intesa sia rispetto alla valutazione del servizio sanitario/cura effettivamente ricevuto, sia come insoddisfazione per quel servizio sanitario/cura la cui domanda è rimasta inevasa per assenza di offerta.