Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c9
9. Dalla domanda all’offerta: la riforma nazionale di Cristiano Gori
Notizie Autori
Cristiano Gori professore ordinario di Politiche sociali, Università di Trento.
Abstract
In questʼultimo capitolo viene presentato l’iter legislativo delle misure per
la non-autosufficienza, passando dal lato della domanda a quello dell’offerta e
discutendo la riforma nazionale. Lʼanalisi è arricchita dalle riflessioni
dellʼautore, che coordina il Patto per la non-autosufficienza. Tale piano consiste
in una coalizione di organizzazioni della società civile che rappresentano gli
anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che
offrono servizi.
1. Introduzione
I precedenti capitoli hanno proposto
una stimolante disamina della domanda di assistenza agli anziani non-autosufficienti
(long-term care), i suoi variegati profili e le sue molteplici
dimensioni, in un contesto di notevole invecchiamento quale quello italiano. L’esame
della domanda è stato accompagnato dal frequente richiamo alle debolezze nell’offerta di
interventi e al ritardo del nostro paese nel contesto internazionale. Quest’ultimo
capitolo, a sua volta, passa dal lato della domanda a quello dell’offerta e discute
quello che ne ha sinora rappresentato il principale tassello mancante: la riforma
nazionale.
Non si tratta di un tema nuovo.
Basti pensare che la prima proposta di una riforma nazionale risale al 1997, presentata
dalla Commissione Onofri, nominata dal governo Prodi. Nel 2003, con il successivo
governo Berlusconi, la Commissione presieduta dai ministri Sirchia e Maroni elaborò a
sua volta una proposta. Nel 2007, durante il governo Prodi II, il ministro della
Solidarietà Sociale Ferrero presentò un disegno di legge delega sulla
non-autosufficienza. Nel 2009, infine, il ministro Sacconi preparò un Libro
bianco di proposte (governo Berlusconi) e nel 2012 il sottosegretario
Guerra predispose la bozza di decreto legge Programma nazionale per la
non-autosufficienza. Nessuno di questi atti ebbe conseguenze concrete. Lo
stesso destino conobbero le numerose proposte pervenute nel corso degli anni da
parlamentari, sindacati (in particolare la proposta unitaria dei pensionati di CGIL,
CISL e UIL), associazioni e centri di ricerca (ad es. CAPP e IRS).
Il quadro è mutato solo il 21 marzo
2023, quando il Parlamento ha approvato la legge delega di riforma dell’assistenza
¶{p. 190}agli anziani, prevista nel Piano nazionale di ripresa e
resilienza (PNRR). Dalla prima proposta sono trascorsi 26 anni: nel mentre, la riforma è
stata introdotta in gran parte dei paesi a noi vicini, in alcuni da tempo
[1]
.
Questo capitolo propone una disamina
della legge delega ed è organizzato nel modo seguente. Il prossimo paragrafo la colloca
nel più ampio percorso riformatore del settore (par. 2). Quello seguente introduce la
legge nel suo insieme (par. 3), mentre i successivi ne discutono i contenuti divisi
nelle principali aree tematiche: governance e regolazione (par. 4), servizi e
prestazioni (par. 5) e modalità di finanziamento (par. 6). Infine, si formula un
giudizio d’insieme (par. 7).
2. Il percorso della riforma
L’iter può essere suddiviso in tre
tappe. La prima riguarda l’introduzione della riforma nel Piano nazionale di ripresa e
resilienza (PNRR) e prende il via nel gennaio 2021. I dati su età e profili di fragilità
delle persone decedute con il Covid-19 indicavano chiaramente che i più colpiti erano
gli anziani non-autosufficienti: in tempi di pandemia, l’interesse nei loro confronti da
parte dei media fu senza precedenti. Ciononostante, la prima versione del PNRR,
presentata dal governo Conte II all’inizio del gennaio 2021, non prevedeva la riforma.
Per modificare un simile stato di
cose, le organizzazioni della società civile – che, in seguito, hanno dato vita al Patto
per un nuovo welfare sulla non-autosufficienza – decisero di elaborare una dettagliata
proposta finalizzata alla sua introduzione [Network Non-Autosufficienza 2021a].
L’intenso sforzo di pressione e sensibilizzazione messo in campo a tale scopo – definito
dall’allora ministro del Welfare Orlando «lobbysmo buono» [Orlando 2021] – ha indotto il
governo nel frattempo entrato in carica, presieduto da Draghi, a includere la riforma
nella versione definitiva del PNRR (aprile 2021).
La seconda tappa concerne la
predisposizione della legge delega. Il Patto, costituito formalmente nel luglio 2021, ha
svi¶{p. 191}luppato una proposta organica per la delega resa pubblica
nel marzo 2022 [Patto per un nuovo welfare sulla non-autosufficienza 2022]. Il Patto per
un nuovo welfare sulla non-autosufficienza raggruppa 60 organizzazioni, la gran parte di
quelle della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani
non-autosufficienti nel nostro paese, che per la prima volta si sono unite:
rappresentano gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i
soggetti che offrono servizi.
La lunga attività di elaborazione
della delega ha coinvolto, oltre al Patto, numerosi soggetti istituzionali: Gabinetto
del presidente del Consiglio, Commissione Paglia presso la Presidenza, Commissione Turco
presso il Ministero del Welfare, Ministero della Salute e Ragioneria generale dello
Stato. Si è trattato di un lavoro intenso e faticoso a causa del numero di soggetti
coinvolti, dei rapporti conflittuali tra le diverse parti dell’esecutivo e
dell’amministrazione e della complessità tecnica della materia.
In ogni modo, il governo Draghi ha
approvato il disegno di legge delega il 12 ottobre 2022: il testo recepisce ampiamente
le proposte della società civile elaborate dal Patto. A gennaio 2023 il governo Meloni
ha approvato a sua volta il disegno di legge delega, confermando sostanzialmente quello
della legislatura precedente. Successivamente si è svolto il dibattito parlamentare,
durante il quale ulteriori apporti del Patto sono entrati a far parte della legge
delega, approvata dal Parlamento italiano il 21 marzo.
Mentre questo contributo è dato
alle stampe, la terza tappa del percorso non è stata ancora compiuta. La legge delega
reca l’impianto generale della riforma: i decreti legislativi, che saranno emanati dal
governo, devono concretizzarlo in indicazioni puntuali.
3. A cosa serve una riforma?
Gli anziani non-autosufficienti
sono persone con disabilità di natura fisica (motoria) e/o mentale (cognitiva), che ne
determinano la dipendenza permanente da terzi nello svolgimento di una o più attività,
essenziali e ricorrenti, della vita quotidiana. Secondo l’ISTAT [2021], nel nostro paese
si tratta di 3,8 milioni ¶{p. 192}di individui
[2]
; seppure per fini statistici venga considerata anziana la popolazione con
almeno 65 anni di età, la non-autosufficienza riguarda in prevalenza gli
ultraottantenni. L’assistenza agli anziani non-autosufficienti (long-term
care) consiste nel complesso di servizi alla persona – domiciliari,
semi-residenziali e residenziali – e di sostegni economici forniti con continuità per
far fronte alla sopracitata condizione di dipendenza [ad es. OECD/OMS 2021]
[3]
. La legge delega approvata nel marzo 2023 rappresenta la prima riforma del
settore nella storia del nostro paese, analogamente a quelle estere richiamate sopra. La
ragione è la medesima: sino agli anni Ottanta la dimensione numerica della popolazione
anziana era contenuta mentre, a partire da allora, ha conosciuto una forte crescita.
Tutte le riforme, dunque, cercano di soddisfare la stessa necessità: modificare
strutturalmente i sistemi di welfare, ideati quando gli anziani non-autosufficienti
erano assai meno di oggi, per metterli in condizione di rispondere alla loro sempre più
diffusa presenza [Ranci e Pavolini 2013].
La riforma persegue tre obiettivi
di fondo. Primo, la costruzione di un settore unitario. Si vuole superare l’attuale
frammentazione delle misure pubbliche, dislocate tra servizi sanitari, servizi sociali e
trasferimenti monetari nazionali non coordinati tra loro, con una babele di diverse
regole e procedure da seguire, al fine di realizzare un sistema il più possibile
organico e unitario a tutti i livelli: assetto istituzionale, organizzazione dei
servizi, percorso di anziani e famiglie, interventi offerti.
Secondo, la definizione di
opportuni modelli d’intervento. S’intende individuare i modelli d’intervento a partire
da uno sguardo complessivo sulla condizione dell’anziano, sui suoi molteplici fattori di
fragilità, sul suo contesto di vita e di relazioni. Non di rado, invece, le istituzioni
predispongono le risposte senza prendere in adeguata considerazione le specificità dello
stato di non-autosufficienza; è il caso, ad esempio, dell’Assistenza domiciliare
integrata (ADI), degli interventi per le demenze, dell’indennità di accompagnamento, e
così via.
Terzo, l’ampliamento dell’offerta.
Si punta all’estensione della gamma di servizi alla persona grazie al reperimento di
fi¶{p. 193}nanziamenti addizionali. Con gli attuali stanziamenti
pubblici per i servizi, infatti, non è possibile coprire le esigenze degli anziani
non-autosufficienti e delle loro famiglie. Una simile criticità accomuna tutte le
principali unità di offerta, domiciliari, semi-residenziali e residenziali [Patto per un
nuovo welfare sulla non-autosufficienza 2023].
Gli obiettivi elencati toccano i
principali elementi di questa politica pubblica: regolazione e governance (costruire un
sistema unitario), profilo delle risposte (definizione di opportuni modelli
d’intervento) e finanziamento (ampliamento dell’offerta). Pur in una realtà
territorialmente eterogenea come la nostra, tali questioni riguardano tutta l’Italia,
benché si manifestino con differenze (anche notevoli) di forma e intensità [Barbabella
et al. 2017, cfr. supra, cap. 4].
Nell’affrontarle, quindi, si dovrà trovare un punto d’incontro tra la necessità di avere
regole e diritti nazionali, da una parte, e quella di riconoscere le differenze
geografiche e quanto già realizzato a livello locale, dall’altra.
4. Regolazione e governance
Cominciando dal primo obiettivo,
vediamo come viene tradotto a livello macro. Si introduce il Sistema nazionale per la
popolazione anziana non-autosufficiente (SNAA) quale modalità organizzativa permanente
per il governo unitario e la realizzazione congiunta di tutte le misure di natura
pubblica – di Stato, Regioni e Comuni – dedicate all’assistenza degli anziani, che
mantengono le titolarità esistenti. Si mira così a ricomporre la frammentazione in
direzione di un assetto organico, pur lasciando distinte le responsabilità tra sociale,
sanità e trasferimenti monetari. In sintesi, i soggetti rimangono separati ma si
vogliono creare tutte le condizioni possibili per permettere loro di governare e
realizzare congiuntamente il complesso delle risposte. La governance dello SNAA si basa
su organismi unitari che mettono insieme – a livello statale, regionale e territoriale –
i diversi attori istituzionali coinvolti nella non-autosufficienza e sono incaricati
della programmazione integrata di tutte le misure di responsabilità pubblica. Pertanto,
l’uso delle diverse risorse viene programmato congiuntamente a ogni livello
¶{p. 194}di governo, attraverso piani triennali con aggiornamenti
annuali (nazionale, regionale, locale).