Da esuli a francesi
DOI: 10.1401/9788815413031/c6
Nella Francia del Direttorio per
Galignani le cose andarono decisamente meglio rispetto al passato e a contribuire alla
sua stabilizzazione furono anche le personalità della politica del tempo. Fra queste,
oltre al ministro plenipotenziario della Repubblica cisalpina a Parigi Gian Galeazzo
Serbelloni, spiccava il deputato del Consiglio dei Cinquecento Charles
¶{p. 212}Van Hulthem, ai tempi uno dei più assidui frequentatori del
salone letterario animato dalla coppia italo-inglese. Infatti, nell’estate 1799, ossia
nelle stesse settimane in cui a Parigi approdavano numerosi esuli italiani, questi
scriveva al ministro Fouché per attestare «la moralité et le caractère paisible de
Galignani et de son épouse», chiedendogli poi di «leur accorder une carte d’hospitalité»
[74]
. In tal modo, proprio a partire da quei mesi il destino di Galignani si
legava a quello degli altri esuli italiani approdati in Francia.
Inoltre, il suo salone letterario
otteneva un tale successo da essere trasformato in un luogo di sociabilità ancor più
sviluppato: nel 1801, infatti, egli fondava al n. 18 di rue Vivienne l’omonima libreria,
dotata di un servizio prestiti a pagamento e di una reading room
che nell’arco di un decennio sarebbe arrivata a dotarsi di oltre 18.000 volumi
[75]
. Insomma, facendo di necessità virtù, l’insegnante bresciano era riuscito a
sviluppare gli iniziali corsi di lingua dando vita a una libreria particolarmente
attenta (anche per via dei suoi trascorsi biografici) alla produzione culturale inglese.
Così, prendeva corpo un progetto che i giornali dell’epoca definirono come «le seul et
unique de ce genre en France»
[76]
e che in tempi più recenti la principale studiosa della libreria, Diana
Cooper-Richet, ha descritto come «un vecteur important de la diffusion de la culture
anglaise sur le “continent”»
[77]
.¶{p. 213}
Va però precisato che, almeno per
tutta la stagione consolare, molto consistente fu anche l’interesse per la cultura di
altri paesi. Infatti, fra i registri di quella che ai tempi si chiamava la «Librairie
polyglotte circulaire de Parsons, Galignani et Compagnie» figurano diversi cataloghi
interamente dedicati a testi tedeschi, italiani e spagnoli (oltre che francesi e,
appunto, inglesi). Del resto, proprio questa attenzione a lingue e culture di diversa
provenienza europea avrebbe fatto della libreria un punto di ritrovo per diversi
italiani, nei cui confronti il suo direttore ebbe sempre un occhio di riguardo. Ne danno
prova non solo la citata diffusione del «Corriere d’Italia» nel 1807, ma anche il
sostegno fornito l’anno successivo al napoletano Giambattista Cassano, il quale, dopo
diverse peregrinazioni in giro per l’Europa cominciate proprio nel 1799, a Parigi si era
rivolto a lui per trovare lavoro. Cosicché, come avrebbe raccontato egli stesso, «M.
Galignani, libraire rue Vivienne, ayant souffert le même malheur d’avoir été renvoyé de
l’Angleterre, [me] procura deux écoliers pour les langues anglaises et allemandes»
[78]
. Insomma, la libreria faceva da punto di riferimento per l’emigrazione
italiana e il suo proprietario, non dimentico dei trascorsi da insegnante di lingua,
aiutava i suoi «connazionali» procurando loro studenti a cui erogare corsi privati.
Fu solo a partire dal 1804 che le
attività di Galignani si concentrarono in maniera significativa sulla letteratura
proveniente dalla Gran Bretagna. Quell’anno, infatti, sempre con l’attivo supporto della
moglie, questi si lanciò finanche nella carriera di editore, avviando una collana di
testi inglesi intitolata British Library. Destinata a un rapido
successo (tanto che si contano oltre 20 volumi editi nella sola stagione imperiale, tra
l’altro stampati per i tipi delle prestigiose «presses impériales»), la collana annoverò
fra le sue pubblicazioni i capolavori di John Milton, David Hume, Alexander Pope e
dell’immancabile William Shakespeare
[79]
.¶{p. 214}
Durante l’Impero, inoltre,
sull’altra sponda della Manica erano rilanciati anche i suoi stessi scritti, in quanto
nel 1806 il manuale di grammatica pubblicato un decennio prima veniva riproposto a
Edimburgo grazie al contributo del senese Antonio Montucci, ai tempi insegnante di
lingua in Gran Bretagna
[80]
. L’anno successivo, invece, le sue attività editoriali si estendevano a una
dimensione più apertamente politica, dato che dava alle stampe la biografia di Charles
James Fox redatta in inglese da B.C. Walpole e tradotta in francese da Jean Martinet.
Era, questo, un modo per far conoscere a Parigi il percorso di quello che, fino alla
recente scomparsa avvenuta nel settembre 1806, era stato in Gran Bretagna uno dei
maggiori leader del partito Whig e fra i più accesi sostenitori della rivoluzione francese
[81]
.
Ma su tale traduzione occorre qui
adeguatamente sostare, perché sono diversi i suoi aspetti che risultano alquanto
indicativi degli indirizzi politico-culturali sviluppati in quegli anni da Galignani.
Dato alle stampe nell’agosto 1807
[82]
, ossia pochi mesi dopo l’avvio in aprile delle pubblicazioni del «Monthly
Repertory», il testo era introdotto da una prefazione firmata «Galignani et Compagnie»
che costituisce uno dei rari interventi di un editore certo molto attivo nell’animare
iniziative culturali, ma non altrettanto propenso a prendere direttamente la penna.
Inoltre, l’interesse della breve «préface des éditeurs» aumenta ancor più se si
considera non solo il tema dell’opera, ma anche il contenuto della recensione
all’originale inglese apparsa sulla sua stessa rivista. Infatti, il primo numero del
«Monthly Repertory», quello dell’aprile 1807, aveva informato i lettori che la recente
morte di Fox aveva portato alla pubblicazione in Inghilterra di ben tre testi sulla sua
vita: di questi, venivano però riportati resoconti ¶{p. 215}tutt’altro
che elogiativi, dato che la recensione concludeva che «they are rather libels on than
genuine accounts of Mr. Fox»
[83]
. Ma delle tre biografie ve ne era una che destava in particolare
l’indignazione del recensore, il quale non esitava a definire l’autore «grossly
illiberal and unfair» e a duramente rifiutare gli attacchi apportati a Fox:
On the whole, he is a severe censor of the departed statesman, to whom he deals out a hard measure; and in some instances his bitterness is excessive. A more warm partisan of Mr. Pitt is rarely to be found than in this biographer of Mr. Fox; and on every occasion, the subject of his narrative is made to serve as a foil to the fond object of his political idolatry. [...]If it be the feeling of liberty to which we owe all our justly envied and universally allowed distinctions, – if this be the cause of our excelling ail other people, if to this we are indebted for our pre-eminence, power, and prosperity, for our moral superiority, our political privileges, and our social blessings, – then is it important that the fame of Mr. Fox should be asserted, vindicated and protected [84] .
Ora, lo scritto in questione era
proprio quel Recollections of the Life of the Late Right Honorable Charles
James Fox di Walpole che Galignani avrebbe di lì a breve pubblicato in
versione francese. Circostanza, questa, che rende ancor più interessante – e
apparentemente contraddittoria – la sua iniziativa: perché far tradurre un testo di cui
solo qualche settimana prima il proprio giornale aveva riportato una recensione alquanto
negativa? Qui sembra che la risposta a tale quesito stia nella circostanza per cui il
proposito dell’editore bresciano fosse non tanto quello di smentire il giudizio della
recensione, ma, al contrario, di ulteriormente validarlo, ossia di fare in modo che
anche in Francia la reputazione di Fox fosse, appunto, «asserted, vindicated and
protected». Infatti, la prefazione con cui Galignani introduceva la Vie
politique, litteraire et privée de Charles-James Fox gli permetteva di
esprimere il proprio giudizio sul politico britannico, oltre
¶{p. 216}che di fare il punto sul senso delle pagine seguenti. Certo,
egli non nascondeva che fra le diverse biografie di Fox, il testo tradotto fosse quello
più apprezzato dal pubblico inglese, perché giudicato «le meilleur sous tous les
rapports, et surtout sous celui de l’impartialité». Tuttavia, aggiungeva che, in realtà,
l’approccio di Walpole non aveva permesso di distinguere, come pur sarebbe stato
necessario, fra vizi privati e virtù pubbliche del politico inglese, in quanto
«peut-être cette rigoureuse impartialité de l’auteur l’a-t-elle rendu trop sévère à
l’égard des faiblesses de M. Fox considéré dans sa vie privée, faiblesses que font
oublier les grandes qualités de l’orateur et les talents du ministre et de l’homme
d’état». Dunque, la prefazione serviva a mettere in discussione la presunta imparzialità
di Walpole, il quale, del resto, era tutt’altro che estraneo allo scontro politico in
corso oltremanica, in quanto, «en traçant avec sévérité le portait de M. Fox, a
certainement manifesté le désir de servir les passions du parti auquel il paraît
appartenir».
Inoltre, in maniera politicamente
provocatoria e al tempo stesso volta a tutelare i propri interessi commerciali,
Galignani sosteneva che l’opera in questione avesse «tout ce qu’il faut pour plaire à la
plupart des lectures»: da un lato, «les personnes amies du merveilleux ne liront pas
sans plaisir les aventures singulières et presque romanesques de notre héros»; ma
dall’altro, «quant aux hommes qui recherchent l’instruction, aux politiques et aux
moralistes, ils pourront méditer sur les plans et les principes de M. Fox, sur les
fureurs des élections, les menées parlementaires et sur toutes les intrigues des partis
opposés». Proprio in riferimento ai lettori attenti alle vicende politiche, poi,
sosteneva, non senza secondi fini contingenti, che questi avrebbero potuto apprezzare
«le génie profond de ce grand homme» in particolare attraverso «l’opinion qu’il a
manifestée sur le héros qui fait aujourd’hui les destinées de l’Europe et l’orgueil de
la France»
[85]
. Insomma, con il suo cappello iniziale Galignani provava a difendere le
posizioni di un uomo che egli stesso aveva avuto modo di conoscere
¶{p. 217}durante il soggiorno londinese e la cui memoria era a suo
avviso infangata in patria non certo per i vizi privati, ma appunto per le convinzioni
politiche:
Note
[74] ANF, F/7, cart. 10831.
[75] Il più importante lavoro su questa libreria è D. Cooper-Richet e E. Borgeaud, Galignani, Paris, Galignani, 1999. Altre informazioni sono in G. Barber, Galignani’s and the Publication of English Books in France from 1800 to 1852, in «The Library», 16, 1961, pp. 267-286; J. Barnes, Galignani and the Publication of Foreign Books: A Postscript, in «The Library», 25, 1970, pp. 294-312. Gli studi più aggiornati sul tema sono quelli di Diana Cooper-Richet, di cui ci limitiamo a riportare qui: Les périodiques anglo-parisiens de la première moitié du XIXe siècle: passeurs de culture et de modèles éditoriaux, in «Études Épistémè», 26, 2014, online: http://journals.openedition.org/episteme/317; Presse en anglais et littérature, à Paris, dans la première moitié du XIXe siècle, in M.-È. Therenty e A. Vaillant (a cura di), Presse et Plumes. Journalisme et littérature au XIXe siècle, Paris, Nouveau Monde éditions, 2004, pp. 153-168.
[76] «Journal de Paris», 7 vendemmiaio XII (30/09/1803).
[77] Cooper-Richet e Borgeaud, Galignani, cit., p. 5.
[78] ANF, F/7, cart. 6525, dr. 1447, Lettera di Cassano a Fouché (Madrid, 12/05/1809).
[79] Milton’s Select Poems, Paris, Parsons and Galignani, 1804; Essays and Treatises on Several Subjects, Paris, Parsons and Galignani, 1806; Pope’s Select Poetical Works, Paris, Parsons and Galignani, 1806; The Beauties of Shakspeare, Paris, Parsons and Galignani, 1807.
[80] G.A. Galignani, Twenty-four Lectures on the Italian Language. Second Edition Enlarged by the Editor Antonio Montucci, Italian Master, Edinburgh, Stewart, 1806.
[81] Vie politique, littéraire et privée de Charles-James Fox, Paris, Parsons and Galignani, 1807.
[82] «Moniteur universel», 21 agosto 1807.
[83] «The Monthly Repertory of English Literature», aprile 1807, pp. 115-117.
[84] Ibidem, p. 116.
[85] Vie politique, cit., pp. I-VI.