Lavinia Bifulco, Maria Dodaro (a cura di)
Quale welfare dopo la pandemia?
DOI: 10.1401/9788815412003/c3
Un terzo elemento emerso dall’analisi è il collegamento tra questi processi e una duplice crisi: da un lato quella delle politiche di welfare, dall’altro quella del Terzo settore. La crisi del welfare è declinata, classicamente, sia in termini economico-finanziari (rispetto all’insufficienza della spesa pubblica) sia in termini di adeguatezza rispetto alle trasformazioni sociali in corso (dall’invecchiamento della popolazione alla crisi economica). Rispetto a questo scenario, sembrano emergere due orizzonti di possibilità, non necessariamente alternative. Da un lato, il rilancio dei principi del welfare sussidiario attraverso l’istituto della co-progettazione, con ampio spazio dato all’onda lunga del dibattito regolativo conseguente alla riforma del Terzo settore (in particolare la tensione e il conflitto tra co-progettazione e Codice degli appalti) e ad alcune esperienze pilota annunciate o in atto a livello locale. Dall’altro, lo sviluppo di maggiori capacità
{p. 64}imprenditoriali da parte delle cooperative e imprese sociali e la diversificazione delle loro fonti di finanziamento grazie a strategie di «ibridazione» con soggetti e logiche dell’impresa for profit, con la dimensione «mutualistica» della cooperazione come nuovo valore aggiunto nella competizione di mercato. La crisi del Terzo settore, che viene fatta risalire all’assunzione di un ruolo meramente esecutivo e gestionale all’interno dei servizi pubblici, viene vista secondo diverse angolazioni, ciascuna delle quali con il suo specifico ruolo rispetto alla crisi del lavoro sociale: la rigidità delle strutture organizzative e decisionali degli enti; la difficoltà a valorizzare il contributo delle «giovani generazioni di cooperatori» (resistenza al ricambio generazionale delle classi dirigenti).
Un ulteriore tema emerso, in parte anch’esso riconducibile alla dialettica generazionale, riguarda le professionalità emergenti nel settore con ai primi posti quelle orientate alla costruzione di comunità, alla ricomposizione delle risorse, al fundraising e alla valorizzazione delle nuove tecnologie. Infine, un discorso a parte meritano i richiami periodici alla necessità del recupero della «dimensione politica» del lavoro e della cooperazione sociale, ricostruendo la parabola della trasformazione della società civile: da «spina nel fianco» del potere, a soggetto istituzionalizzato nella politica e nelle politiche.
Pur trattandosi di punti di vista che «complicano» il quadro interpretativo, offrendo uno sguardo critico rispetto alla rappresentazione «angelicata» delle lavoratrici della cura fornita dai media generalisti [Galanti 2022], non vi è tuttavia dubbio che importanti istanze ne restino escluse. È ad esempio il caso della voce di soggetti tradizionalmente titolari delle questioni relative alle condizioni di lavoro – sindacati e collettivi di lavoratrici – e, con rare eccezioni, quella delle associazioni di utenti e loro familiari. Di conseguenza dai testi analizzati emergono due elementi critici: in primo luogo un trattamento assai generico del tema della regolazione del lavoro, con lo spazio, assai limitato e molto parziale nei punti di vista, dedicato per esempio alle trattative per il rinnovo dei principali contratti collettivi nazionali del lavoro che regolano il settore; in secondo luogo l’assenza di {p. 65}riferimenti a esperienze di lotta e mobilitazione, che pure sono avvenute e altrove documentate: non solo dalle cronache di vicende puntuali, ma anche da iniziative di giornalismo indipendente condotto da operatrici stesse del settore [1]
e da alcuni recenti lavori di ricerca accademica [Castellini 2021; Galanti 2022; Caselli 2022; De Angelis 2022].

5. Note conclusive

Complessivamente ci pare che i dati presentati indichino alcune tendenze chiare e pongano diversi interrogativi sul welfare del futuro. Innanzitutto la persistente marginalità degli investimenti sul lavoro nei tre grandi settori della cura (pur con ovvie e importanti differenze tra uno e l’altro): il riconoscimento che era stato rivolto alle lavoratrici della cura durante la pandemia non si è in altre parole tradotto in significativi ripensamenti dell’assetto che il regime di cura italiano aveva maturato negli ultimi decenni, né in investimenti per il suo rilancio dal punto di vista quali-quantitativo (esemplari sono da questo punto di vista i vincoli del PNRR); ci sembra pertanto di non registrare un’inversione di rotta rispetto al ruolo dello stato e ai processi di marketization che hanno investito il settore della cura, principalmente attraverso le dinamiche di esternalizzazione dei servizi. In secondo luogo, l’emersione di un grande malessere sul lavoro in tutti i principali settori della cura, con una quota crescente di lavoratrici che si dimette per tentare strategie autonome di miglioramento. Come hanno mostrato i dati, si tratta peraltro in maniera consistente di figure collocate nella fascia bassa del settore in termini di qualifica e reddito. Infine, la difficoltà di affrontare in modo unitario i diversi aspetti di questa crisi della cura e, in particolare, il contrasto tra la debole visibilità dei {p. 66}soggetti collettivi impegnati nella tutela delle condizioni di lavoro a vantaggio di quelle rappresentazioni che fanno delle lavoratrici del settore soggetti docili e/o schiacciati sulle istanze dei datori di lavoro.
Nel contesto post-pandemico, segnato da un ulteriore peggioramento degli indicatori sociali ed economici, per evitare il rischio che la ricerca di migliori condizioni di lavoro sia unicamente affidata a strategie individuali, con un ulteriore aumento delle disuguaglianze, è indispensabile uno scatto in avanti della responsabilità collettiva, per un complessivo miglioramento quanti-qualitativo delle condizioni di lavoro nel settore della cura. Questo obiettivo è realizzabile attraverso una profonda revisione dei meccanismi macro-strutturali che presiedono il funzionamento del welfare nel nostro paese e, in specifico, attraverso un rilancio dell’impiego pubblico nei settori della cura e una profonda riqualificazione del rapporto tra attori pubblici e privati. La perdita di competenze a cui stiamo assistendo mette infatti in discussione la capacità di reagire di un settore che sempre di più fatica a qualificarsi come approdo desiderabile agli occhi di chi lavora. In gioco ci sono i diritti di cittadinanza di tutti e di tutte e la possibilità di una società più giusta e uguale.

Riferimenti bibliografici

Bhattacharya, T. [2017] (a cura di), Social Reproduction Theory: Remapping Class, Recentering Oppression, London, Pluto Press.
Caselli, D. [2022], Troppa grazia, poca cura. Lavorare nel welfare esternalizzato tra nuove emergenze e contraddizioni strutturali, in «Cartografie sociali», 13, pp. 125-146.
Castellini, V. [2021], Spaces of Social Recomposition: Resisting Meaningful Work in Social Cooperatives in Italy, in «Antipode», 5, 6, pp. 1661-1681.
Coin, F. [2023], Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita, Torino, Einaudi.
Corte dei Conti [2020], Relazione sul costo del lavoro pubblico, Roma.{p. 67}
De Angelis, G. [2022], Cura e lavoro sociale: un viaggio di andata e ritorno a bordo dell’inchiesta, in «Quaderni di Rassegna Sindacale», 1, pp. 1-14.
Dejours, C. [2000], L’ingranaggio siamo noi, Milano, il Saggiatore.
Dowling, E. [2021], The Care Crisis. What Caused It and How Can We End It?, London, Verso.
Fazzi, L. e Rosignoli, A. [2020], Social work education in Italy: Problems and perspectives, in S.M. Sajid, R. Baikady, C. Sheng-Li e H. Sakaguchi (a cura di), The Palgrave Handbook of Global Social Work, Cham, Palgrave Macmillan, pp. 119-132.
Fraser, N. [2016], Contradictions of capital and care, in «New Left Review», 100, pp. 99-117.
Galanti, C. [2022], National heroes, disposable workers. How collective action in the health and social care sector during the pandemic negotiated with the self-sacrificing worker ideal, in «Gender, Work & Organization», 11, pp. 1-19.
Gori, C. [2022] (a cura di), Le politiche del welfare sociale, Milano, Mondadori.
International Labour Office [2018], Care Work and Care Jobs for the Future of Decent Work, Geneva, ILO.
ISTAT, Istituto Italiano di Statistica [2019], Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche, Roma, ISTAT.
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali [2021], Piano degli interventi e dei servizi sociali 21-23, Roma, MLPS.
Note
[1] Si veda l’archivio della trasmissione Signore e signori il welfare è sparito in onda su Radio Città Fujiko. L’archivio completo degli ultimi due anni della trasmissione si trova a questi link: https://rss.com/it/podcasts/eucit/ e https://www.mixcloud.com/EUCIT/.