Quale welfare dopo la pandemia?
DOI: 10.1401/9788815412003/c5
La crescente penuria e incertezza
dei diritti sociali e il peso dei condizionamenti e delle restrizioni al loro accesso,
per come evidenziati nei diversi capitoli di questo volume, tracciano il solco nel quale
collocare la riflessione sulle dinamiche di finanziarizzazione del welfare e della vita
quotidiana a partire dai tre casi analizzati. Rispetto ai diritti, la nostra analisi
richiama l’attenzione innanzitutto sulle implicazioni depoliticizzanti e
individualizzanti dei processi di finanziarizzazione, sia dal punto di vista dei
processi che dei loro contenuti. Dal punto di vista dei processi, abbiamo preso in esame
la trasformazione del rapporto tra attori pubblici e privati attraverso la ricostruzione
delle recenti evoluzioni del ruolo dei principali attori finanziari coinvolti nelle
politiche sociali, ovvero le fondazioni di origine bancaria (FOB). Analizzando il caso
del Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile istituito nel 2015 dal governo
nazionale e mettendolo in relazione con altri casi di collaborazione tra FOB e attore
pubblico, abbiamo mostrato il crescente potere
¶{p. 100}ideativo di
questi attori finanziari posizionati all’incrocio tra pubblico e privato, che riescono a
imporre i propri quadri cognitivi e normativi in diversi settori dell’azione pubblica.
Ciò che ci pare rilevante dal punto di vista delle tensioni e trasformazioni della
cittadinanza è in questo senso la depoliticizzazione delle tematiche in questione,
intesa sia nel senso di sottrazione della discussione dalle arene democratiche sia nel
senso di presentazione in veste di soluzioni tecniche e neutrali di diagnosi e soluzioni
specifiche.
Dal punto di vista del contenuto,
l’analisi dell’inclusione finanziaria, e in particolare dei programmi di educazione
finanziaria, ha permesso di mettere in luce come tali modelli di intervento tendano a
sganciare i temi dell’inclusione (finanziaria e sociale), della protezione sociale e del
benessere dal problema della garanzia ed esigibilità dei diritti sociali di
cittadinanza, per ricondurli a quelli della partecipazione ai mercati finanziari e delle
competenze finanziarie individuali, senza che fattori più generali di impoverimento e
vulnerabilità siano presi in considerazione e affrontati. Peraltro, le persone vengono
considerate lungo la sola dimensione economica standard, applicando alla valutazione dei
loro comportamenti delle tipizzazioni che non tengono conto delle caratteristiche
sociali e dei fattori contestuali che definiscono le situazioni dei singoli individui,
come abbiamo visto nel terzo paragrafo dove abbiamo esaminato alcune forme di
innovazione finanziaria dal basso.
Infine, le raccomandazioni diffuse
nelle fasi più acute della sindemia da influenti organismi di indirizzo rispetto alla
necessità di educare alla finanza per aiutare i cittadini a ridurre la vulnerabilità di
fronte ai rischi e alle emergenze sono uno dei segnali della perdurante legittimità e
robustezza delle dinamiche di lungo termine che abbiamo osservato e con le quali ci
sembra che il welfare dopo la pandemia dovrà ancora confrontarsi. D’altro canto, proprio
la forza di queste dinamiche indica anche la necessità di sforzi creativi e
immaginativi, tanto nella ricerca quanto nelle pratiche, per decifrare le dinamiche in
atto e sperimentare alternative possibili.¶{p. 101}
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