Re(l)-azioni
DOI: 10.1401/9788815410795/c9
L’indagine sul ruolo svolto dai due social media Facebook e WhatsApp nella costruzione di comunità nell’area della Versilia ha messo subito in evidenza la differenza sostanziale che distingue i due servizi, entrambi accessibili da apparecchi sia fissi sia mobili. Con poche eccezioni, le pagine e i gruppi Facebook consultati sono pubblici e visibili (tab. 9.5), mentre le chat di WhatsApp sono private e agibili solo dopo invito. Gli interlocutori intervistati usano entrambi i servizi sia individualmente sia come membri di gruppi e utenti di pagine Facebook e chat di WhatsApp. È comunque diffuso l’uso combinato di altri media e servizi online, compresi l’emailing e la gestione di siti web. Tramite
¶{p. 225}Facebook sono veicolate narrazioni rivolte al pubblico su tematiche molto varie, riguardanti sia la sfera personale che quella pubblica. L’uso di WhatsApp si può invece definire «professionale» perché consente, oltre a quello individuale, un uso collettivo riguardante sia questioni di lavoro che passioni comuni condivise da un determinato gruppo.
WhatsApp è professionale, snello, facile e veloce. Non riguarda tanto i luoghi, ma le categorie e gli interessi professionali o meno degli iscritti alla chat. Prima si doveva comunicare per telefono e via email, perdendo un sacco di tempo, ora si può comunicare con molte persone contemporaneamente, prendere decisioni, magari prima di riunirsi formalmente, preparando le riunioni ufficiali dove poi si prendono le decisioni (IP 2).
Oltre a diversi gruppi di lavoro, ne frequento uno un po’ particolare denominato Le Conchigliologhe, amiche che cercano conchiglie sulle nostre spiagge. È un modo per conoscere molto da vicino il territorio (IP 2).
Nei gruppi non si fanno pettegolezzi, si usano per lavorare in modo più facile ed efficiente di prima (IP 3).
La mia azienda non ha un gruppo WhatsApp, ma devo spesso chattare col mio capo, anche se io preferivo le telefonate (IP 7).
Si risparmia un sacco di tempo e si rafforza il senso di appartenenza a un’associazione (IP 6).
L’uso per lavoro di WhatsApp è diffuso tra tutte le categorie professionali e imprenditoriali (IP 8) che tramite questo servizio praticano una consultazione quasi continua, una comunicazione giornaliera che connette le diverse organizzazioni professionali sia in senso orizzontale che verticale, ovvero tra le imprese e tra queste e i dirigenti sindacali e di categoria. In ogni comune della Versilia ci sono gruppi WhatsApp di imprenditori e professionisti dello stesso comparto, chat di albergatori, balneari, commercianti, e di imprese di ogni altro settore, nei quali sono scambiati pareri informali, notizie, bozze di documenti di lavoro e verbali ufficiali (IP 6). Le conversazioni sono funzionali allo svolgimento di compiti condivisi e contribuiscono a rinsaldare il senso di appartenenza a una comunità.¶{p. 226}
Lei mi chiede se questo continuo scambio di comunicazioni su WhatsApp produce territorio. Di certo queste applicazioni aiutano a mettere a punto strategie e azioni condivise; quindi, ci aiutano a far crescere e coltivare il capitale sociale, quindi penso che in tal senso senza dubbio producano territorio (IP 10).
Le conversazioni/narrazioni che avvengono in Facebook appaiono frammentate, non concluse, esuberanti rispetto a un unico discorso, resistenti all’individuazione di uno schema inizio-svolgimento-fine, ma invariabilmente sono co-costruite, con la conseguenza che l’iniziatore della storia può non essere il contributore principale. Le storie su Facebook non mostrano di seguire i modi canonici di una narrazione tradizionalmente intesa, non solo per la pluralità e disparità degli autori di singoli post: i fatti narrati con testi e immagini hanno spesso carattere ordinario, talora triviale, banale, sono relativi a vicende quotidiane che riguardano l’autore del post. La complessità della narrazione deriva sia dalla somma di molti messaggi che propongono punti di vista contraddittori e conflittuali, sia dalla loro circolazione su piattaforme diverse.
Per quanto attiene alla capacità di territorializzazione, un’attenzione particolare deve essere prestata alle pagine e ai gruppi denominati Sei di... se e alle motivazioni di partecipazione sottese. La principale delle quali sembra essere la nostalgia del passato di un luogo e dei suoi abitanti. I contenuti delle storie sono frammenti di ricordi di infanzia, di gioventù, del bar del paese, dei luoghi del cuore, dei modi di dire, di personaggi più o meno lontani nel tempo che hanno segnato la comunità e il suo spirito. L’effetto nostalgia si abbina non di rado a un intento promozionale dei luoghi, dei quali viene rivendicata l’unicità e la tipicità. Questo orgoglio localistico si interpreta anche come generico orientamento promozionale, del territorio nel suo complesso come di singole attività e settori produttivi, specialmente turismo ed enogastronomia. I gruppi sono usati da singoli utenti anche per dialogare con le pagine ufficiali delle istituzioni, della città, del Comune o del sindaco, segnalando disfunzioni, incidenti, truffe, disagi, ricerca e offerta di lavoro.¶{p. 227}
La rarefazione residenziale e produttiva dell’area interna della Versilia rispetto alla costa appare evidente anche dall’uso dei social media. Il senso dell’uso di servizi online come Facebook e WhatsApp appare essere il solito, ma la «quantità» è fondamentalmente diversa. Il numero di pagine istituzionali e non, al pari del numero di iscritti a pagine e gruppi è nettamente inferiore. Il numero degli iscritti e la quantità di pagine riferite alla Bassa Versilia sono molto maggiori di quelli delle pagine che fanno riferimento all’Alta Versilia (tab. 9.5). Emblematicamente si rileva che la pagina Stazzema Città conta 592 mi piace, quella del Comune di Stazzema 67 e quella della località Sant’Anna di Stazzema 19.084, a conferma della minore forza mediatica delle aree interne, bilanciata solo dal carattere simbolico e storico-politico del luogo della strage del 12 agosto 1944. Significativo è anche il fatto che il gruppo Legge Antifascista Stazzema, dedicato alla raccolta firme per una legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista, conti quasi 150 mila iscritti, provenienti quasi tutti da aree esterne alla Versilia e alla Toscana.
L’indagine svolta ha consentito di ricostruire lo spazio dei social media Facebook e WhatsApp entro il quale circola l’informazione tra residenti nella regione Versilia. Ricalcando la divisione tra Alta e Bassa Versilia, i social media analizzati contribuiscono a produrre reti sociali reali diverse e quindi territori distinti. I modi di utilizzo appaiono essere gli stessi, ma è soprattutto la differente densità di uso e di azioni online che caratterizza la diversità dello spazio mediatico. Le pagine aperte da singole persone e da gruppi nell’area costiera e turistica sono orientate maggiormente alla promozione territoriale, specialmente delle attività di ospitalità e ristorazione. La costa gode di un inevitabile vantaggio turistico che si riflette anche nell’uso proattivo dei social media, sia in funzione promozionale sia come strumento di organizzazione delle relazioni interne alle imprese e tra queste all’interno del territorio. Lo spazio mediatico delle relazioni socioeconomiche non integra la costa con le aree interne. In tal senso, il campanilismo proprio della regione può essere addirittura fertilizzato dall’uso dei social media. ¶{p. 228}Questo risulta congruente con il modello teorico proposto da Polànyi [2001] e Granovetter [1985] sull’influenza reciproca tra comportamenti umani e reti sociali locali (embeddedness), che è stato considerato come generale riferimento di ricerca sul campo.
5. Conclusioni, limiti della ricerca e suoi futuri sviluppi
L’indagine svolta conferma il ruolo e l’importanza che lo spazio mediatico dei social network sites svolge nella territorializzazione dello spazio reale. I risultati ottenuti con la ricerca dedicata alla regione Versilia mostrano come l’uso dei social media nella produzione (e fertilizzazione) di reti sociali e, per conseguenza, di territorio, dia un contributo sostanziale, anche per la diffusione pervasiva di servizi di comunicazione tramite Internet. Un limite del presente lavoro consiste nell’avere preso in considerazione solo Facebook e WhatsApp, mentre le persone e le istituzioni utilizzano anche altre applicazioni mediatiche online. Questo limite è però integrato da altre ricerche contenute nel presente volume. In ogni caso, ulteriori indagini riferite alla stessa area geografica potrebbero essere interessanti.
La crescita relativamente rapida delle attività turistiche balneari ha contribuito alla separazione socioculturale tra Bassa e Alta Versilia. Secondo la teoria impiegata e i risultati ottenuti è congruo ritenere che le due zone siano divise tuttora anche da una diversa stratificazione di capitale sociale e che l’uso dei social media possa contribuire in modo duale all’integrazione dell’area. Da un lato il campanilismo può essere acuito da un malinteso orientamento di marketing territoriale per aree di limitata dimensione spaziale, da un altro la società residente nella zona costiera può progressivamente integrare le aree interne nel proprio modello di sviluppo turistico-territoriale, producendo una comunicazione che, con l’immagine balneare, fa ombra a tutto il territorio dell’area. Questa seconda possibilità fa intravvedere la perdita di parte dell’identità storica dell’Alta Versilia in favore della diffusione di vantaggi turistico-economici anche nelle ¶{p. 229}aree interne. Un esito paradossale – ma auspicabile – rispetto all’uso attuale, prevalentemente connotato da critica verso le istituzioni, sarebbe una più completa integrazione collaborativa tra pagine private e istituzionali, segnatamente quelle di Comuni e sindaci. Queste istituzioni potrebbero migliorare la propria visione strategica nell’uso dei new media al fine di promuovere un sistema integrato di consultazione/collaborazione democratica tra istituzioni e cittadini.
Anche se la ricerca è stata svolta localmente, per la particolarità dell’area, integrata per molti aspetti territoriali ma divisa da ragioni storiche e sociali, i risultati appaiono utili come confronto con indagini simili condotte in altre zone, anche di maggiore estensione territoriale.
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