La scuola mediterranea
DOI: 10.1401/9788815371102/c2
Le scuole in contesti problematici,
a partire dal Meridione, oltre a essere ascoltate devono essere sostenute nella loro
missione con un piano specifico
[8]
che permetta loro di gestire, con responsabilità, proprio quegli aspetti che
sfuggono ai numeri ma che determinano il miglioramento. Ovvero dobbiamo creare le
condizioni affinché queste
¶{p. 79}scuole possano «rimuovere gli
ostacoli che impediscono l’uguaglianza»
[9]
e compensare almeno in parte le carenze del contesto con professionalità
competenti e motivate, offerte formative mirate e qualificate, ambienti di apprendimento
ricchi e stimolanti, in sostanza una scuola piena di bellezza come dovrebbe essere ogni
realtà educativa e ancor più una scuola mediterranea.
d)
Alcune consapevolezze
1. Gli ambienti di vita
degli studenti incidono in modo determinante e sempre maggiore sulla qualità del
successo formativo.
2. A parità di condizioni
socioeconomiche gli ambienti di apprendimento fanno la differenza e determinano il
successo o l’insuccesso formativo.
3. In contesti
socioeconomici favorevoli l’ambiente di vita è di maggior apporto all’apprendimento
rispetto agli ambienti sfavorevoli, per equità è compito dello Stato rimuovere gli
ostacoli che impediscono l’uguaglianza.
4. Per rimuovere gli
ostacoli è necessario che le scuole in contesti sfavorevoli abbiano delle condizioni
favorevoli.
3. La scuola autonoma e responsabile
Abbiamo due questioni irrisolte che
attraversano l’organizzazione della scuola e le sue finalità: l’autonomia e la
responsabilità. Infatti la scuola è autonoma ed è responsabile dei propri risultati,
allo stesso tempo la sua finalità è formare persone autonome e responsabili
[10]
.¶{p. 80}
In sostanza, autonomia e
responsabilità sono costitutive sia dell’organizzazione scolastica sia delle sue
finalità e per noi sono i principi fondativi delle argomentazioni che seguiranno. Di
fronte alla prolifica e diffusa confusione sul modo di considerare le scuole e le
competenze degli studenti, il richiamo ai principi risulta fondamentale. Avendo poi la
scuola autonomia organizzativa e didattica
[11]
spetterà a ogni comunità professionale individuare e concordare le scelte
strategiche per dare identità e carattere alla propria offerta formativa. Il tema delle
scelte strategiche e dei caratteri identitari
[12]
è rilevante in particolare nei processi educativi degli studenti che la
scuola, oggi, è chiamata quotidianamente a curare e presidiare. Ad esempio abbiamo
un’evidente schizofrenia quando chiediamo agli studenti autonomia e responsabilità senza
assumere questi caratteri nel servizio. D’altra parte abbiamo vissuto un passaggio, in
un tempo troppo breve, da una scuola stabile nei suoi principi e ordinamenti
fondamentali verso una scuola perturbata da continue richieste di cambiamento. Lo stesso
ambiente sociale e culturale in cui la scuola è immersa è contraddittorio e ancor più le
famiglie sono in difficoltà nei processi educativi, così società e famiglia delegano
alla scuola. Tutti questi aspetti pretendono principi chiari e scelte condivise.
Per argomentare in modo più
approfondito ricordiamo che la scuola nel sistema sociale è il luogo istituzionale
[13]
, professionalmente «curato»
[14]
, delegato alla socializzazione ¶{p. 81}primaria e secondaria
[15]
o, in termini meno sociologici e più familiari, alla formazione integrale e
armonica della persona
[16]
. Intendiamo dire che la scuola, in quanto istituzione pubblica, ha nella sua
costituzione l’attenzione ai bisogni sociali e alla formazione della persona. Come
sappiamo questi bisogni sono molto diversi in relazione all’ambiente socioeconomico,
tant’è che la scuola ha autonomia progettuale per qualificare in ogni contesto la
propria offerta formativa. Il progetto specifico della scuola nel contesto di
riferimento è definito Piano triennale dell’offerta formativa e, al proprio interno,
porta le scelte strategiche della comunità professionale finalizzate a migliorare i
risultati formativi ed educativi degli studenti. In questo modo il cerchio si chiude, in
quanto siamo partiti dai bisogni formativi ed educativi degli studenti per arrivare ai
risultati formativi ed educativi degli studenti realizzati dalla scuola attraverso
l’autonoma progettazione dell’offerta formativa. Questa sintesi, realizzata in forma
didascalica, è ineccepibile da un punto di vista normativo, ma nasconde delle
complessità che è opportuno riprendere e analizzare.
3.1. Un’autonomia modificata e ampliata
a)
Analisi
Mentre chiediamo alla scuola di
rileggere il proprio servizio con l’assunzione di nuove consapevolezze, rivedendo i
propri scopi e rinnovando le metodologie, di fatto le norme e gli ordinamenti
fondamentali dell’organizzazione scolastica non si sono modificati in modo organico,
bensì in modo frammentato e confuso, creando disorientamento
¶{p. 82}e refrattarietà nei confronti dei cambiamenti e delle stesse
innovazioni che si intendevano promuovere. Da qui, vogliamo introdurre un’ulteriore
consapevolezza, oramai radicata nel pensiero comune: i cambiamenti più innovativi
non sono definiti dalla norma bensì dalle stesse scuole. Eventualmente la norma li
assume e li diffonde e, in questo modo, i cambiamenti passano da movimenti spontanei
a ordinamento. Ma oggi i cambiamenti sono tanto repentini che difficilmente sono
riconducibili a un «ordine» nazionale. Tant’è che l’Amministrazione centrale e
periferica del Ministero si è, inevitabilmente, arroccata nella gestione
dell’ordinaria emergenza. Ne consegue una governance
paralizzata dal quotidiano senza attenzione ai processi innovativi in atto. Questo
tema è talmente importante da essere dimenticato in quanto indicibile per l’attuale
politica scolastica.
A titolo esemplificativo
analizziamo un aspetto cruciale come il «curricolo», dai più conosciuto e definito a
livello di comunicazione comune come il «programma scolastico». Veniamo da una
struttura ordinamentale, ancora latente, in cui al Ministero spettava l’elaborazione
e la definizione del «programma», con le finalità e i contenuti, mentre al singolo
docente era affidata la sua applicazione. Lo stesso termine «programmi» aveva
caratterizzato i programmi Ermini del 1955, i programmi della scuola media del 1979
e della scuola primaria nel 1985. Un paradigma organizzativo di tipo centralista che
chiedeva alle scuole e ai docenti di essere sempre più corrispondenti a un modello
nazionale a garanzia di uniformità ed equità, ma che nel tempo ha creato una
frattura evidente fra scuola «ideale» e scuola «reale», in quanto l’offerta e i
risultati nei territori non corrispondevano, di fatto, a quanto definito dal centro.
Possiamo ritrovare il bisogno
di contestualizzazione dell’offerta formativa nel Regolamento dell’autonomia
scolastica:
L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, ¶{p. 83}adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo [17] .
Da qui il passaggio ai Piani
dell’offerta formativa (POF)
[18]
definiti in relazione ai contesti, alla domanda delle famiglie, alle
caratteristiche dei soggetti coinvolti. Con i POF sono venuti meno i «programmi
ministeriali» definiti a livello centrale e si sono promosse le
Indicazioni per il curricolo. Infatti, le
Indicazioni si limitano ad alcune enunciazioni generali per
l’orientamento delle scelte che vanno assunte, in autonomia, dalle scuole. In
sostanza, si tratta di una profonda modificazione ordinamentale, che colloca nelle
scuole le competenze di indirizzo, definizione, organizzazione, controllo e verifica
dell’offerta formativa e dei propri risultati. Uno spostamento dal «centro
pantocratore» che determina tutto alla «scuola autonoma» che si autodetermina
rispetto alle proprie esigenze
[19]
.
Una libera iniziativa della
scuola con attenzione alle «esigenze del contesto culturale e sociale» è lo stesso
Regolamento dell’autonomia che lo prevede: «Se il progetto di ricerca e innovazione
richiede modifiche strutturali che vanno oltre la flessibilità curricolare prevista
dall’articolo 8, le istituzioni scolastiche propongono iniziative finalizzate alle
innovazioni con le modalità di cui all’articolo 11»
[20]
, ovvero iniziative finalizzate in particolare
all’innovazione degli ordinamenti scolastici.
¶{p. 84}
Note
[8] Vedi par. 3.1, Un’autonomia modificata e ampliata.
[9] Costituzione, art. 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
[10] Autonomia e responsabilità sono alla base del Quadro europeo delle qualificazioni per l’apprendimento permanente (EQF), istituito con la Raccomandazione UE del 23 aprile 2008. Con il decreto MLPS-MIUR 8 gennaio 2018 (Istituzione del Quadro nazionale delle qualificazioni rilasciate nell’ambito del Sistema nazionale di certificazione delle competenze di cui al decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13), l’EQF diviene il punto di riferimento per il Quadro nazionale delle qualificazioni. Il Quadro nazionale svolge la funzione di raccordare il sistema italiano delle qualificazioni con i sistemi degli altri paesi europei.
[11] D.p.r. 8 marzo 1999, n. 275, titolo I, capo II.
[12] «Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche»: cfr. d.p.r. 8 marzo 1999, n. 275, art. 3, comma 1.
[13] S. Cassese, La scuola: ideali costituenti e norme costituzionali, in «Giurisprudenza costituzionale», 1974.
[14] Vedi l’idea di cura e la filosofia della cura in ambito educativo in L. Mortari, La filosofia della cura, Milano, Raffaello Cortina, 2015; I. Lizzola, Aver cura della vita, Troina, Città aperta, 2002.
[15] L. Benadusi, A. Censi e V. Fabretti, Educazione e socializzazione. Lineamenti di sociologia dell’educazione, Milano, Franco Angeli, 2004.
[16] «La finalità generale della scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona»: Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. Finalità generali, in Annali della Pubblica Istruzione, Firenze, Le Monnier, 2012, p. 13.
[17] Cfr. d.p.r. 275/1999, art. 1, comma 2, Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
[18] Con la legge 107/2015, art. 1, comma 14, il POF diventa Piano triennale dell’offerta formativa: «Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano triennale dell’offerta formativa, rivedibile annualmente. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia».
[19] A. De Toni e S. De Marchi, Scuole auto-organizzate: verso ambienti di apprendimento innovativi, Milano, Fabbri, 2017.
[20] Cfr. d.p.r. 275/1999, art. 6.