L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c3
L’organizzazione è anche il tratto
distintivo della vita in aula: le attività didattiche sono calendarizzate e
perfettamente rispettate; vi sono interventi didattici talora differenziati in base a
capacità e competenze raggiunte dai bambini (a tal fine le insegnanti spesso dividono la
classe in due gruppi durante le loro ore di compresenza, per consentire il
consolidamento di alcune parti di programma per alcuni ed evitare l’eccessivo ritardo da
parte di altri attraverso interventi di riallineamento); i bambini vengono educati al
rispetto delle regole, vigenti sia in aula, sia nella scuola, sia fuori dalla scuola (si
alza la mano per parlare, si sta in fila per bagno e mensa, si sta composti nel banco,
si sta ordinati e attenti quando si è per strada, ecc.); il gruppo classe è organizzato
secondo una rigorosa divisione di
¶{p. 118}compiti assegnati su base
mensile, come già indicato nelle pagine precedenti. L’organizzazione all’interno della
classe è ampiamente indipendente dall’organizzazione dell’istituto ed è del tutto ideata
e gestita dalle insegnanti.
Il requisito affinché queste
esperienze possano realizzarsi è la collaborazione tra docenti (le
uscite in particolare infatti richiedono il team docente al completo; la didattica
integrata tra discipline richiede una pianificazione coordinata tra docenti tra parti di
programma). La cooperazione tra docenti è il tratto distintivo della classe: tra le due
insegnanti c’è un aggiornamento continuo sia sul fronte didattico sia su quello
educativo. Esse hanno un flusso di informazioni continuo e bidirezionale su quanto
accade in classe, nelle famiglie, tra i bambini. Vengono riferite situazioni di tensione
in classe e situazioni di euforia; ci si aggiorna sui risultati scolastici e sui metodi
più efficaci per raggiungerli. Si programmano le settimane dal punto di vista didattico
ma anche educativo e relazionale, con particolare attenzione a ciò che accade nella
biografia familiare dei bambini e alle interferenze che la vita familiare esercita su
quella scolastica. C’è una verifica continua sull’efficacia dei metodi didattici ed
educativi, e una forte capacità riflessiva sul proprio agire, anche coadiuvata dalla
lunga esperienza di insegnamento. La cooperazione, come si evince da questi esempi, è
strettamente correlata a capacità organizzative, che trovano poi la sponda nella
dirigenza, da sempre molto attenta alle opportunità educative extrascolastiche, ritenute
parte integrante del percorso di educazione, formazione e didattica degli alunni. La
cooperazione che si è osservata nella classe è stata del tipo «collaborazione come
coordinamento di pratiche che conduce i docenti ad assumersi le responsabilità condivise
di una classe» secondo la tipologia proposta da Friend e Cook [2000] e da Perrenoud
[1999]. Nel caso specifico la cooperazione all’interno della classe è anche
positivamente condizionata dalla presenza della sociabilité
enseignante [Tardif e Lessard 1999], costruita anche attraverso la
stabilità del team docente lungo i cinque anni della primaria.
Le due insegnanti uniscono inoltre
organizzazione con creatività ed energia, sebbene con stili
educativi e didattici ¶{p. 119}che presentano tratti personali. Ne sono
un esempio le spiegazioni disciplinari in aula e le altre proposte formative. Per quanto
riguarda le spiegazioni relative alle diverse materie, le insegnanti mescolano un metodo
tradizionale (la tipica lezione frontale) con spunti creativi (stratagemmi per favorire
gli apprendimenti e acquisire un metodo; usare i colori sui testi: «usiamo sempre un
colore a nostra scelta per evidenziare le parole o i concetti che ricordiamo con più
fatica»; usare associazioni di parole; rimandi tra materie: si può ripassare grammatica
e arricchire il lessico anche facendo geometria: «si definiscono parallele due rette che
non si incontrano mai; ma possiamo anche usare la parola parallelismo per riferirci alla
figura retorica sintattica»). Nelle altre proposte formative (laboratori a scuola e
fuori; esperienze didattiche; gite ed escursioni) le insegnanti sollecitano i bambini a
connettere quanto già appreso con quanto si va sperimentando. Ciò accade durante una
gita in montagna per ripassare la geografia, l’orografia, la flora e la fauna
caratteristiche di un territorio; oppure durante un laboratorio sulla sostenibilità per
ripassare i concetti di energia, ambiente, combustibili fossili. Sono altrettanto
formative esperienze e attività apparentemente soltanto ludiche: ne sono un esempio le
decorazioni di classe e in particolare quelle natalizie che vengono realizzate con
materiali di scarto e recupero, sollecitando in tal modo sia una riflessione nei bambini
sulle risorse naturali e l’inquinamento, sia stimolandoli ad avere una visione meno
stereotipata degli oggetti e del loro impiego.
Che questo modo di fare didattica
sia creativo è indubbio. Che ad esso sia correlata anche l’energia si evince
dall’investimento che le docenti riversano sulla professione. L’energia delle due
insegnanti trapela sia in aula durante le ore di lezione, sia nelle attività esterne
(che hanno individuato, selezionato, progettato in prima persona). Creatività ed energia
costituiscono inoltre una sorta di antidoto naturale contro lo stress. I fattori di
stress in un ambiente fortemente deprivato e con innumerevoli criticità sono molti e ad
elevato impatto: situazioni familiari complesse (per ragioni economiche; per ragioni di
legalità; per ragioni legate a progetti migratori non definiti e in continua evoluzione,
che ¶{p. 120}hanno un impatto sulle biografie educative dei bambini),
condizioni di salute (patologie infantili di difficile gestione e trattamento, rispetto
alle quali le famiglie intervengono tardivamente o non adeguatamente, anche in ragione
di scarsi mezzi culturali; criticità comportamentali esito di interferenze biografiche
tra bambini e adulti), condizioni occupazionali degli adulti (situazioni di povertà e
indisponibilità di reddito, o viceversa situazioni di iperaffollamento lavorativo per
far fronte a bisogni di famiglie numerose), e infine condizioni strutturali (perdite di
acqua nella scuola; mancanza di riscaldamento; carenze strutturali dell’edificio che
rendono faticosa l’attività didattica). Le insegnanti si trovano a gestire tale
complessità, che è al contempo una questione individuale che riguarda il singolo bambino
(con la sua biografia e le sue esperienze) e una questione del gruppo classe su cui si
riverberano le difficoltà individuali.
Un deficit in alcune competenze
fin qui osservate (creatività ed energia in modo particolarmente evidente) si riscontra
in particolare con riferimento all’insegnante di completamento (il completamento è
previsto nei casi in cui la docente in ruolo abbia ore di distacco presso altre
istituzioni e per altri incarichi, tipicamente per collaborazioni con le Università per
i tirocini formativi del corso di studi di Scienze della formazione primaria). Buona la
collaborazione con le altre insegnanti ma limitata capacità di organizzazione (che si
traduce in una mera esecutività o adesione alle linee guida delle altre insegnanti).
Fintanto che l’insegnante di completamento svolge attività didattiche in compresenza o
in occasione di laboratori condotti da altri, essa svolge il suo ruolo. Ma quando è sola
in aula e tocca a lei direttamente la gestione della classe, si manifestano alcune
difficoltà: poca energia e poca capacità di motivare la classe, un approccio molto
esecutivo e didattico di tipo frontale, poco margine a creatività e fantasia per
sollecitare l’interesse dei bambini, poca capacità di tenere la disciplina ed essere
autorevole. Certamente l’esperienza professionale svolge un ruolo, ma non si può
escludere il ruolo del character della docente nei modi di
strutturare l’interazione d’aula e la relazione educativa con i bambini. L’elemento
sotto osservazione in ¶{p. 121}questo caso è anche la capacità di
riflettere criticamente sul proprio operato e modificarlo efficacemente: un aspetto che
non sembra appartenere a questa insegnante.
Il modello della
perseveranza (che scaturisce o quanto meno è strettamente
connesso con un approccio organizzativo strutturato) costituisce la risposta a queste
difficoltà. Le insegnanti avviano il percorso educativo e didattico con il primo anno
della scuola primaria, creano le condizioni per lavorare bene insieme, tra docenti e con
gli alunni, per i successivi cinque anni. Quindi competenze come organizzazione,
cooperazione, energia, creatività sono sia osservabili come «eventi» in un momento del
tempo, sia osservabili (o ricostruibili narrativamente) come «processi» nel loro farsi e
disfarsi diacronico.
7. Conclusioni
In un territorio difficile e
deprivato il posto della scuola è di particolare rilievo: essa può rappresentare
simbolicamente uno strumento equitativo anche quando le condizioni di partenza sono
svantaggiate, ma può anche costituire un’opportunità concreta di realizzare
un’esperienza che è al contempo didattica, educativa e umana.
La classe osservata presenta in
quest’ottica multidimensionale molti fattori di positività, sia nelle relazioni
educative sia nelle interazioni tra pari (tra alunni e tra insegnanti). Il metodo
didattico delle insegnanti, il clima di classe e il sistema normativo progressivamente
acquisito e stabilizzato producono un ambiente idoneo alla cooperazione tra bambini, che
diventa il vero punto di forza della classe. I punti maggiormente critici vanno
ravvisati nella mancanza di autonomia dei bambini, e nella debole resistenza allo stress
da parte dei singoli bambini in assenza del gruppo, una conseguenza questa anche del
vissuto personale in contesti familiari con poche risorse e molti fattori di stress.
La qualità del corpo docente
costituisce il perno attorno a cui ruota l’intera esperienza educativa: l’esperienza
professionale unita a un ricco bagaglio di competenze influenza positivamente
rendimenti, socialità, prospettive degli alunni, ¶{p. 122}coerentemente
con l’ipotesi che il buon insegnante fa la differenza nella sua classe.
Il rapporto tra le insegnanti è un
ulteriore elemento di ricchezza: cooperativo anch’esso, con una forte attenzione per
l’aspetto normativo che per certi versi può essere definito «vecchio stile» e poco
incline all’innovazione ma altamente efficace nel contesto, sagomato ad arte su un
gruppo di alunni che presentano innumerevoli fattori di criticità e che trovano nella
scuola e nelle figure docenti un solido punto di riferimento educativo.
Note