L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c4
Capitolo quarto La scuola Gelsomino: arrivare prima, arrivare primi
Notizie Autori
Giulia Maria Cavaletto insegna Metodologia della ricerca sociale nell’Università
di Padova e Sociologia dell’educazione nell’Università di Torino. Tra le sue
pubblicazioni recenti: Emerging Platform Education? What Are the
Implications of Education Processes’ Digitization? (2020),
Overcoming the STEM Gender Gap. From School to Work (2020),
Democrazia. Le sfide del presente tra rappresentanza e
partecipazione (2020).
Abstract
Il secondo istituto preso in esame è la scuola Gelsomino, situata all’interno
di una circoscrizione di stampo tipicamente borghese, in cui la presenza di
popolazione straniera è esigua, in cui vi è una forte presenza da parte delle
istituzioni e in cui il livello di istruzione e le condizioni socio-economiche sono
mediamente alti. Oggetto di particolare interesse è l’atteggiamento delle famiglie
degli alunni, le quali dispongono di grande potere sugli insegnanti, tale da dare
origine a rapporti spesso conflittuali, e che hanno spesso aspettative molto alte
sul rendimento dei figli. Si procede poi alla lettura delle risposte date nei
questionari, dove è possibile delineare un quadro relativo alle percezioni degli
studenti in merito alla quotidianità scolastica e domestica, al rapporto instaurato
con gli insegnanti e con gli altri compagni e alla didattica a distanza. Sulla base
di queste osservazioni si riflette, infine, sui modi in cui le competenze
socio-emotive siano state effettivamente sviluppate o meno, sia da parte degli
alunni che da parte degli insegnanti.
1. Una scuola e un territorio
La scuola Gelsomino si colloca nella
Circoscrizione di Torino denominata Centro e Crocetta. La Circoscrizione nasce
dall’unione del Quartiere 1 (Centro) con il Quartiere 2 (Crocetta) e occupa un’area
popolata per lo più da classi borghesi (composte sia da lavoro dipendente sia da liberi
professionisti), e con una quota minoritaria di appartenenti a classi sociali
svantaggiate, che sono residenti nel quartiere nelle pochissime case di edilizia
pubblica (eredità di un passato lontano quando questa porzione di territorio aveva una
vocazione molto più operaia). Limitatissima la quota di famiglie straniere, per lo più
residenti come dipendenti delle famiglie borghesi (in qualità di collaboratrici
domestiche, badanti, giardinieri, portinai, ecc.). Il territorio della Circoscrizione è
tra i meno densamente popolati della città e questo anche per effetto della
concentrazione in essa di edifici pubblici di istituzioni, musei, teatri. Molto ricco
anche il tessuto commerciale. Il profilo socio-demografico evidenzia una popolazione con
un elevato livello di istruzione; è in questo territorio che si trova la più alta
percentuale di laureati della città (oltre il 20%). È anche il territorio in cui è più
basso il tasso di disoccupazione e il tasso di dipendenza e presa in carico di nuclei
familiari da parte dei Servizi sociali territoriali.
La scuola fa parte di un Istituto
Comprensivo ampio: al suo interno si contano una scuola dell’infanzia, due scuole
primarie e due secondarie inferiori. All’interno della scuola Gelsomino sono presenti
sette classi quinte, siamo quindi in presenza di una scuola con elevata densità di
alunni dal ¶{p. 124}primo all’ultimo anno. La scuola ha subito un grande
cambiamento sociale tra fine anni Ottanta e inizio anni Novanta. Fino a quel momento
l’utenza era prevalentemente popolare, soprattutto famiglie operaie, che abitavano
tradizionalmente questi quartieri del Centro; da quel momento si è registrata
un’inversione di tendenza e la scuola è diventata tra le più ambite dalle classi
superiori e dai professionisti, che man mano hanno scelto di venire ad abitare nel
quartiere; quindi la scuola ha risentito di questa trasformazione. La trasformazione
dell’utenza della scuola è stata quindi l’esito di un processo di
gentrification avviatosi con la trasformazione edilizia in
particolare del quartiere Centro e la ristrutturazione degli immobili con crescita
esponenziale dei canoni di locazione e dei prezzi di vendita. Il mix sociale è
conseguentemente al momento attuale molto modesto, e anche sui
generis se si considera che una parte degli alunni stranieri possono
essere definiti stranieri «eccellenti», intendendo con questa dicitura i figli di
diplomatici e manager internazionali, il cui unico fattore di «diversità» (e non
certamente di svantaggio) è dato dalla condizione di bi- o tri-linguismo e
dall’esperienza del «viaggio» alla scoperta di luoghi sempre nuovi. L’utenza è quindi,
al momento della nostra indagine, prevalentemente composta da residenti nei due
quartieri, in particolare da Centro. I bambini che frequentano la scuola sono quindi per
lo più provenienti da famiglie molto benestanti, i cui genitori hanno occupazioni
prestigiose, redditi alti, cultura elevata, parlano correttamente più lingue, ricevono
stimoli decisamente superiori agli altri bambini della stessa fascia di età ma residenti
in altri quartieri, hanno un corredo di esperienze molto superiore alla media dei
coetanei.
Negli anni la scuola ha lavorato
sulla doppia identità del quartiere, attraendo l’utenza più alta con l’obiettivo di fare
da traino all’utenza più debole, per quanto questa sia minoritaria; l’intento è stato
quello di evitare ogni forma di isolamento dei gruppi sociali meno favoriti.
Le caratteristiche dell’utenza
maggioritaria inoltre hanno contribuito a plasmare l’offerta formativa: in un territorio
in cui la concentrazione artistico-musicale è molto alta (nella zona ci sono il
Conservatorio, il Teatro Regio, la corale ¶{p. 125}Stefano Tempia,
l’Auditorium Rai, altri tra i più prestigiosi teatri torinesi), grazie all’autonomia si
è qualificata l’offerta con progetti artistici e musicali, laboratori di teatro, coro
scolastico. La scuola inoltre si è aperta al territorio, gode di grande visibilità e
reputazione sociale, partecipa a eventi e concorsi che contribuiscono a rafforzare
questa immagine. Nonostante una diffusa sensibilità da parte della dirigenza e degli
insegnanti, la presenza di pochi bambini di estrazione sociale umile non è esente da
criticità: il forte divario tra classi sociali alte e svantaggiate ha ricadute sia
rispetto ai rendimenti, sia rispetto alla socialità in classe. Gli stimoli che i bambini
ricevono sono molto diversi, e da questo divario possono derivare disuguaglianze
difficilmente sanabili; ma di questi aspetti si dirà diffusamente nelle pagine che
seguono.
Tre sono i punti di eccellenza della
scuola: una ricca e articolata offerta formativa supplementare al
curriculum (laboratori, esperienze, soggiorni, ecc.), una buona
propensione all’innovazione tecnologica e buoni investimenti per migliorare la qualità e
la quantità delle offerte. Tali elementi hanno ulteriormente rafforzato la reputazione
sociale della scuola, con l’effetto di attrazione di insegnanti di buona qualità ed
esperienza e motivati. La dirigenza scolastica è stabile da molti anni all’insegna della
continuità lungo queste tre direttrici.
2. La scuola, gli insegnanti e le famiglie: una fragile armonia
I tratti caratteristici della
scuola e della sua utenza appena esposti richiedono una riflessione puntuale e accurata,
in quanto è da essi che si generano poi le caratteristiche salienti delle relazioni
educative e degli obiettivi di apprendimento. È stato precisato nel paragrafo precedente
che i caratteri salienti della scuola possono essere ricondotti a tre: un livello
socio-culturale dell’utenza medio-alto (da cui scaturiscono effetti peculiari sulla
relazione scuola-famiglia); la ricchezza dell’offerta formativa supplementare; la
propensione all’innovazione attraverso investimenti ad hoc in
strutture e dotazioni. Questi aspetti, coniugati gli uni con
¶{p. 126}gli altri, hanno poi effetti sugli obiettivi assegnati ai
figli-alunni in termini di apprendimenti curricolari: i bambini appaiono sovraccaricati
di aspettative performative con tratti marcati di competitività tra pari. È proprio su
questo punto che si costruisce l’identità della scuola e di coloro che la frequentano.
Esaminiamo allora tali
caratteristiche nella scuola Gelsomino. Quanto al primo punto, si diceva che la scuola
ha un’utenza di livello sociale alto, molto radicata nel quartiere; ma accanto a questa,
che costituisce la maggioranza, esiste un’utenza più fragile sia economicamente sia
culturalmente. Questo mix sociale molto modesto in realtà ha ricadute importanti sulla
relazione scuola-famiglia. Il livello socio-culturale elevato delle famiglie conduce a
una relazione spesso conflittuale con gli insegnanti che vengono messi, più o meno
consapevolmente, sotto scacco da genitori esigenti, protettivi e che spesso si valutano
più competenti di chi è insegnante di professione. D’altro canto, le famiglie di origine
sociale più modesta tendono ad assumere un atteggiamento opposto, talora di eccessivo
affidamento all’istituzione scolastica.
L’attivismo (o iperattivismo) e la
partecipazione delle famiglie borghesi alla vita della scuola da una parte contribuisce
a una definizione identitaria (di cui sono espressione il diario e la maglietta della
scuola, il logo, la festa di fine anno, le raccolte fondi) di coloro che la frequentano
nonché della scuola stessa, dall’altra però alimenta una visione elitaria
dell’istruzione, pur all’interno di una scuola pubblica. Le caratteristiche economiche
delle famiglie concorrono a mantenere elevata e varia (per tutti) l’offerta formativa e
a garantire tale offerta anche a quella parte di alunni che presentano caratteristiche
di background familiare meno favorite, ma in tal modo le famiglie
entrano nella scuola con un ruolo, e un potere, superiore a quanto accade altrove e la
relazione genitori-insegnanti evidenzia in conseguenza di ciò un senso di spiazzamento.
Inoltre, il ruolo rivestito dalle famiglie all’interno della scuola è diverso in
relazione alle origini sociali, per cui molte famiglie hanno voce, poche famiglie sono
silenti, ma senza che questo significhi che non ¶{p. 127}abbiano nulla
da dire. Il coinvolgimento genitoriale da parte delle famiglie più attrezzate
culturalmente ed economicamente non si limita infatti alla partecipazione ma diventa
parte integrante della progettazione delle attività educative e didattiche: le famiglie
sono estremamente invasive nella scuola, con atteggiamenti di critica serrata e sfida al
corpo docente. Sembra quindi essere troppo debole l’alleanza educativa tra scuola e
famiglia, ulteriormente condizionata da una fragile relazione fiduciaria. L’intrusione
delle famiglie spazia dal livello didattico (come si fa lezione, come si valuta, quali
parti del programma si affrontano, come e quando, ecc.) al livello relazionale (come ci
si rapporta con i bambini, come si interagisce con loro, quale spazio vi è per la
motivazione, ecc.). Con le famiglie di fascia sociale più fragile la qualità della
relazione educativa è migliore e maggiormente orientata alla delega fiduciaria ma in un
clima comunque perturbato dall’ingerenza di altre famiglie che, maggiormente attrezzate
culturalmente, sentono di avere titolo per dire alla scuola e ai suoi insegnanti che
cosa va fatto e come. Ciò che emerge è una disposizione ad agire lungo due direttrici:
i) da parte delle famiglie come iperpresenti in termini di
aspettative rivolte ai figli; ii) da parte delle maestre a mostrare
uno stile di insegnamento affettivo-rassicurante in compensazione dell’ansia da
prestazione genitoriale:
il discorso che i bambini identificano una prestazione quasi come un giudizio sulla persona e non sul compito. E quindi lei piange perché si sente in primis svilita come persona e non perché la prestazione... dall’altro lato ci sono, in contemporanea, le aspettative sia dei genitori, perché questa è una cosa che trovo universale, penso che ormai i bambini siano molto... in relazione con quello che il genitore si aspetta da lui, quindi un brutto voto in una verifica significa una reazione non proprio... (Intervista insegnanti scuola Gelsomino, p. 1).Poi ci metti anche delle famiglie estremamente richiedenti, piene di aspettative nei confronti dei figli, metti insieme le due cose e il risultato è questo... ma secondo me è più da parte delle famiglie, questa spinta verso il 10 tassativo e se prendi 10- non va bene (Intervista insegnanti scuola Gelsomino, p. 3).¶{p. 128}
Note