Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c19
Gioia Gibelli e Viola Dosi La progettazione delle infrastrutture ferroviarie e l’inserimento nel paesaggio
Notizie Autori
Maddalena
Gioia Gibelli è architetto paesaggista, esperta in valutazione, pianificazione e
progettazione del paesaggio a diverse scale. Libero professionista a Milano dal
1988. La sua attività professionale è prevalentemente dedicata a studi, piani e
progetti del paesaggio e dell’ambiente, che affianca alle attività di ricerca,
didattiche e associative nel campo tecnico-scientifico e della divulgazione
delle tematiche ambientali. Nel 2019 riceve l’Earth Prize per il
paesaggio.
Notizie Autori
Viola Dosi è pianificatrice, Laurea magistrale in Pianificazione urbana e politiche
territoriali conseguita presso il Politecnico di Milano. Libera professionista
all’interno dello Studio Gioia Gibelli dove svolge attività prevalenti
nell’ambito della redazione di Valutazioni ambientali strategiche, affrontate a
diverse scale territoriali, e nella redazione di Piani di scala vasta, con una
particolare attenzione agli aspetti della sostenibilità delle trasformazioni dei
paesaggi urbani e rurali. Ha inoltre esperienza relativa agli aspetti normativi
e procedurali per la pianificazione e per le valutazioni ambientali, nonché per
la redazione di autorizzazioni paesaggistiche.
Abstract
I paesaggi, la natura e le culture ad essi sottesi sono una grande ricchezza,
luoghi di conservazione dei caratteri identitari e della diversità biologica e
culturale propria di ogni luogo. Diversità che rappresenta e restituisce risorse
talvolta uniche, soprattutto nei confronti dell’imperante omologazione dell’economia
e della cultura globalizzate che tendono a reiterare i medesimi schemi in luoghi
assai diversi. Il settore dei trasporti è responsabile del 16,2% del totale delle
emissioni di gas a effetto serra (GES) a livello mondiale. Tale dato non considera
le significative emissioni prodotte in modo indiretto dalla costruzione e
smaltimento dei mezzi di trasporto, peraltro incentivati dalle politiche per la
transizione. Infrastrutture e paesaggi non sempre vanno d’accordo. Non sempre è
possibile conservare o moltiplicare il valore di un paesaggio in previsione di una
nuova infrastruttura. Soprattutto non è possibile farlo, qualora si scelga di
realizzare una nuova opera, a prescindere da ogni considerazione di tipo complesso,
e qualora non si parta dal paesaggio stesso per deciderne tracciato e
caratteristiche. I treni dovrebbero essere la modalità di trasporto più usata per un
futuro sostenibile, al fine di comprimere consumi ed emissioni. L’Italia soffre di
un ritardo notevole soprattutto per il trasporto merci. I motivi sono vari. Uno di
questi è la mancanza di una rete efficiente di scali intermodali dove avvengono gli
scambi tra gomma e ferro e viceversa. Il sistema delle acque lega indissolubilmente
infrastruttura e natura, rimettendo "a sistema" elementi in genere scarsamente o
affatto compatibili.
1. Paesaggio e infrastrutture
I paesaggi, la natura e le culture ad
essi sottesi sono una grande ricchezza, luoghi di conservazione dei caratteri identitari
e della diversità biologica e culturale propria di ogni luogo. Diversità che rappresenta
e restituisce risorse talvolta uniche, soprattutto nei confronti dell’imperante
omologazione dell’economia e della cultura globalizzate che tendono a reiterare i
medesimi schemi in luoghi assai diversi, molti dei quali faticano a raggiungere i
livelli di crescita imposti dai modelli globali e, in questo tentativo, vengono
trasformati senza capire le leggi non scritte che li hanno regolati per secoli, e si
impoveriscono e degradano.
Le trasformazioni del paesaggio
avvengono in tempi e spazi diversi: trasformazioni immediate,
relativamente alle aree direttamente interessate, e trasformazioni dilatate
nel tempo e nello spazio, relativamente agli effetti indotti che possono
implicare l’alterazione delle componenti ambientali, la modifica della percezione e
degli usi del paesaggio, degli assetti socio-economici. Tutto ciò può indurre dinamiche
territoriali capaci di stravolgere radicalmente un sistema di paesaggio.
Le infrastrutture, dalla loro
comparsa, hanno sempre trasformato i paesaggi: molti li hanno costruiti e molti li hanno
distrutti. Non li hanno mai lasciati uguali alla situazione originaria.
La stretta relazione tra
infrastrutture lineari e trasformazioni del paesaggio si ritrova, in altri termini, tra
infrastrutture di trasporto ed economia. Molti studiosi, peraltro, non sono d’accordo
con la tesi più diffusa relativa alla capacità delle infrastrutture di innescare
crescita economica e ritengono piuttosto che le infrastrutture siano un servizio alla
crescita. ¶{p. 340}Boudon, ad esempio, sostiene che «la storia dimostra
che spesso le infrastrutture, piuttosto che precedere, accompagnano lo sviluppo»
[1]
. Più avanti lo stesso autore segnala come un medesimo fenomeno possa
provocare, a seconda dei sistemi, effetti opposti.
Ciò dovrebbe implicare il fatto che,
prima di proporre nuove infrastrutture, sarebbe opportuno mettere a punto appropriate
strategie di sviluppo sostenibile dei sistemi territoriali o, per lo meno, avere delle
idee in proposito. Dopodiché, definire quale sia il sistema infrastrutturale più adatto
al fine di sostenere tale sviluppo, nella sostenibilità dell’utilizzo delle risorse e
della salute dei paesaggi attraversati. Si tratta di un passaggio strategico
fondamentale, anche rispetto alla prima riflessione proposta: le infrastrutture possono
«consumare» i paesaggi, nel senso di farli sparire o, anche, ridurne il valore
complessivo. Le immagini che seguono sono un esempio di quanto espresso
[2]
.
Sviluppo sostenibile significa, in
generale, incontro ottimale tra ambiente, economia e società, ma, dal punto di vista
spaziale, lo sviluppo sostenibile presuppone un incontro ottimale tra paesaggio,
ecosistema e territorio, inteso come luogo delle decisioni di governo. Paesaggio non
solo come fatto culturale, ma entità che, dando forma alle componenti ambientali, ne
consente legami, relazioni, rigenerazione, evoluzione comprendendo le comunità.
Dunque il paesaggio è un’entità
paradigmatica, che acquista rilevanza significativa nell’organizzazione di sistemi
eco-territoriali di nuova generazione, che pongano il riequilibrio delle criticità
ambientali indotte dalle attività umane, come una delle colonne di un nuovo modello di
sviluppo. Oggi, a fronte dell’accelerazione dei cambiamenti climatici e degli effetti
drammatici, peraltro attesi, su ecosistemi e comunità, potremmo dire «l’unico modello di
sviluppo che possiamo/dobbiamo perseguire».
La sostenibilità non dipende,
infatti, solo dalle politiche energetiche, ma anche da come disegniamo il mondo in modo
da permettere alla vita di progredire e rinnovarsi.
I progetti infrastrutturali sono
buoni esempi di dialogo con la complessità, sia per i diversi tipi di conflitti che
generano, sia in quanto determinano una serie di effetti a catena che tendono a
modificare in modo radicale i paesaggi interessati.
La nuova opera può porsi nel
paesaggio sia come una ferita aperta, sia come una barriera che divide parti che non
dovrebbero essere separate per continuare a vivere e ad evolversi, sia come elemento
generatore di ulteriori trasformazioni in grado di innescare dinamiche territoriali ad
una scala spazio-temporale molto più vasta di quella dell’infrastruttura
stessa.¶{p. 342}
L’impatto non è eliminabile: è certo
che un paesaggio che accoglie una nuova infrastruttura non sarà più quello di prima.
Dunque il tema è quello di concepire
un design/processo capace di inventare nuovi paesaggi di qualità che, con
l’infrastruttura, possano dialogare
[3]
.
Non bastano politiche di riduzione
degli impatti, ma sono necessarie azioni tese ad una riqualificazione complessiva del
paesaggio, inteso come risultante della molteplicità delle relazioni che avvengono nel
tempo, tra componenti e processi sia ambientali che antropici.
Molte discipline e competenze sono
coinvolte nelle diverse fasi di studio, ideazione, proposta, sviluppo del progetto,
realizzazione, gestione e monitoraggio.
2. Intro: trasporti e transizione ecologica
Il settore dei trasporti è
responsabile del 16,2% del totale delle emissioni di gas a effetto serra (GES) a livello mondiale
[4]
. Tale dato non considera le significative emissioni prodotte in modo
indiretto dalla costruzione e smaltimento dei mezzi di trasporto, peraltro incentivati
dalle politiche per la transizione: dunque l’incidenza del sistema dei trasporti nei
confronti delle emissioni è maggiore. Il trasporto su strada contribuisce con l’11,9% di
emissioni dirette di GES, seguito dal trasporto aereo con l’1,9% (o del 3,8%
considerando l’effetto peggiorativo derivante dal fatto che le emissioni vengono
prodotte ad alta quota) e, infine, dal trasporto ferroviario con lo 0,7%.
La sfida lanciata dall’Unione
europea per abbattere le emissioni di gas serra è molto impegnativa. Il 55% di riduzione
entro il 2030, e il 90% di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti entro il
2050. Per raggiungere tale obiettivo il settore ferroviario giocherà un ruolo chiave.
¶{p. 344}Infatti, l’efficienza energetica misurata in termini
di tonnellate di petrolio necessarie per la mobilità di un milione di
chilometri-passeggero è 12 volte maggiore per i treni ad alta velocità (AV) in confronto
ad aerei o auto di media dimensione, e 18 volte maggiore per treni AV in confronto ad
automobili di grandi dimensioni. Questo vale anche per il trasporto merci, rispetto al
quale il trasporto su rotaia è 7 volte più efficiente del trasporto su strada
[5]
.
Note
[1] R. Boudon e F. Bourricaud, Dizionario critico di sociologia, Roma, Armando, 1991.
[2] Cfr. M.G. Gibelli (a cura di), Il paesaggio delle frange urbane, Milano, FrancoAngeli, 2003.
[3] Cfr. anche EEA, È arrivato il momento di cambiare marcia nel settore dei trasporti, 2022, https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2022/articoli/e-arrivato-il-momento-di.
[4] H. Ritchie, M. Roser e P. Rosado, CO2 and Greenhouse Gas Emissions, 2023, https://ourworldindata.org/co2-and-greenhouse-gas-emissions.