Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c19

Gioia Gibelli e Viola Dosi La progettazione delle infrastrutture ferroviarie e l’inserimento nel paesaggio

Notizie Autori
Maddalena Gioia Gibelli è architetto paesaggista, esperta in valutazione, pianificazione e progettazione del paesaggio a diverse scale. Libero professionista a Milano dal 1988. La sua attività professionale è prevalentemente dedicata a studi, piani e progetti del paesaggio e dell’ambiente, che affianca alle attività di ricerca, didattiche e associative nel campo tecnico-scientifico e della divulgazione delle tematiche ambientali. Nel 2019 riceve l’Earth Prize per il paesaggio.
Notizie Autori
Viola Dosi è pianificatrice, Laurea magistrale in Pianificazione urbana e politiche territoriali conseguita presso il Politecnico di Milano. Libera professionista all’interno dello Studio Gioia Gibelli dove svolge attività prevalenti nell’ambito della redazione di Valutazioni ambientali strategiche, affrontate a diverse scale territoriali, e nella redazione di Piani di scala vasta, con una particolare attenzione agli aspetti della sostenibilità delle trasformazioni dei paesaggi urbani e rurali. Ha inoltre esperienza relativa agli aspetti normativi e procedurali per la pianificazione e per le valutazioni ambientali, nonché per la redazione di autorizzazioni paesaggistiche.
Abstract
I paesaggi, la natura e le culture ad essi sottesi sono una grande ricchezza, luoghi di conservazione dei caratteri identitari e della diversità biologica e culturale propria di ogni luogo. Diversità che rappresenta e restituisce risorse talvolta uniche, soprattutto nei confronti dell’imperante omologazione dell’economia e della cultura globalizzate che tendono a reiterare i medesimi schemi in luoghi assai diversi. Il settore dei trasporti è responsabile del 16,2% del totale delle emissioni di gas a effetto serra (GES) a livello mondiale. Tale dato non considera le significative emissioni prodotte in modo indiretto dalla costruzione e smaltimento dei mezzi di trasporto, peraltro incentivati dalle politiche per la transizione. Infrastrutture e paesaggi non sempre vanno d’accordo. Non sempre è possibile conservare o moltiplicare il valore di un paesaggio in previsione di una nuova infrastruttura. Soprattutto non è possibile farlo, qualora si scelga di realizzare una nuova opera, a prescindere da ogni considerazione di tipo complesso, e qualora non si parta dal paesaggio stesso per deciderne tracciato e caratteristiche. I treni dovrebbero essere la modalità di trasporto più usata per un futuro sostenibile, al fine di comprimere consumi ed emissioni. L’Italia soffre di un ritardo notevole soprattutto per il trasporto merci. I motivi sono vari. Uno di questi è la mancanza di una rete efficiente di scali intermodali dove avvengono gli scambi tra gomma e ferro e viceversa. Il sistema delle acque lega indissolubilmente infrastruttura e natura, rimettendo "a sistema" elementi in genere scarsamente o affatto compatibili.

1. Paesaggio e infrastrutture

I paesaggi, la natura e le culture ad essi sottesi sono una grande ricchezza, luoghi di conservazione dei caratteri identitari e della diversità biologica e culturale propria di ogni luogo. Diversità che rappresenta e restituisce risorse talvolta uniche, soprattutto nei confronti dell’imperante omologazione dell’economia e della cultura globalizzate che tendono a reiterare i medesimi schemi in luoghi assai diversi, molti dei quali faticano a raggiungere i livelli di crescita imposti dai modelli globali e, in questo tentativo, vengono trasformati senza capire le leggi non scritte che li hanno regolati per secoli, e si impoveriscono e degradano.
Le trasformazioni del paesaggio avvengono in tempi e spazi diversi: trasformazioni immediate, relativamente alle aree direttamente interessate, e trasformazioni dilatate nel tempo e nello spazio, relativamente agli effetti indotti che possono implicare l’alterazione delle componenti ambientali, la modifica della percezione e degli usi del paesaggio, degli assetti socio-economici. Tutto ciò può indurre dinamiche territoriali capaci di stravolgere radicalmente un sistema di paesaggio.
Le infrastrutture, dalla loro comparsa, hanno sempre trasformato i paesaggi: molti li hanno costruiti e molti li hanno distrutti. Non li hanno mai lasciati uguali alla situazione originaria.
La stretta relazione tra infrastrutture lineari e trasformazioni del paesaggio si ritrova, in altri termini, tra infrastrutture di trasporto ed economia. Molti studiosi, peraltro, non sono d’accordo con la tesi più diffusa relativa alla capacità delle infrastrutture di innescare crescita economica e ritengono piuttosto che le infrastrutture siano un servizio alla crescita. {p. 340}Boudon, ad esempio, sostiene che «la storia dimostra che spesso le infrastrutture, piuttosto che precedere, accompagnano lo sviluppo» [1]
. Più avanti lo stesso autore segnala come un medesimo fenomeno possa provocare, a seconda dei sistemi, effetti opposti.
Ciò dovrebbe implicare il fatto che, prima di proporre nuove infrastrutture, sarebbe opportuno mettere a punto appropriate strategie di sviluppo sostenibile dei sistemi territoriali o, per lo meno, avere delle idee in proposito. Dopodiché, definire quale sia il sistema infrastrutturale più adatto al fine di sostenere tale sviluppo, nella sostenibilità dell’utilizzo delle risorse e della salute dei paesaggi attraversati. Si tratta di un passaggio strategico fondamentale, anche rispetto alla prima riflessione proposta: le infrastrutture possono «consumare» i paesaggi, nel senso di farli sparire o, anche, ridurne il valore complessivo. Le immagini che seguono sono un esempio di quanto espresso [2]
.
Sviluppo sostenibile significa, in generale, incontro ottimale tra ambiente, economia e società, ma, dal punto di vista spaziale, lo sviluppo sostenibile presuppone un incontro ottimale tra paesaggio, ecosistema e territorio, inteso come luogo delle decisioni di governo. Paesaggio non solo come fatto culturale, ma entità che, dando forma alle componenti ambientali, ne consente legami, relazioni, rigenerazione, evoluzione comprendendo le comunità.
Dunque il paesaggio è un’entità paradigmatica, che acquista rilevanza significativa nell’organizzazione di sistemi eco-territoriali di nuova generazione, che pongano il riequilibrio delle criticità ambientali indotte dalle attività umane, come una delle colonne di un nuovo modello di sviluppo. Oggi, a fronte dell’accelerazione dei cambiamenti climatici e degli effetti drammatici, peraltro attesi, su ecosistemi e comunità, potremmo dire «l’unico modello di sviluppo che possiamo/dobbiamo perseguire».
Fig. 1. Ricostruzione del mosaico ambientale del quadrante sud-ovest del comune di Trezzo d’Adda (1930 circa). La struttura del paesaggio è la risultante ordinata dell’interazione della forza di gravità che trascina le acque in base alle diverse densità del substrato, e delle azioni umane a basso impiego di energia: i segni e le forme rispettano le forze proprie del luogo: una buona pratica di sostenibilità. Le linee rosse sono le strade.
La sostenibilità non dipende, infatti, solo dalle politiche energetiche, ma anche da come disegniamo il mondo in modo da permettere alla vita di progredire e rinnovarsi.
I progetti infrastrutturali sono buoni esempi di dialogo con la complessità, sia per i diversi tipi di conflitti che generano, sia in quanto determinano una serie di effetti a catena che tendono a modificare in modo radicale i paesaggi interessati.
La nuova opera può porsi nel paesaggio sia come una ferita aperta, sia come una barriera che divide parti che non dovrebbero essere separate per continuare a vivere e ad evolversi, sia come elemento generatore di ulteriori trasformazioni in grado di innescare dinamiche territoriali ad una scala spazio-temporale molto più vasta di quella dell’infrastruttura stessa.{p. 342}
Fig. 2. Anni 2000: ingrandimento del territorio incluso nel rettangolo della figura precedente. Le nuove strade sono rosse puntinate. Sono evidenti l’effetto attrattore di insediamenti della A4 e la spaccatura dell’ordine precedente indotto da entrambe le infrastrutture. Manca il sistema di relazioni che danno luogo a paesaggi di qualità: il paesaggio è stato consumato.
L’impatto non è eliminabile: è certo che un paesaggio che accoglie una nuova infrastruttura non sarà più quello di prima.
Dunque il tema è quello di concepire un design/processo capace di inventare nuovi paesaggi di qualità che, con l’infrastruttura, possano dialogare [3]
.
Non bastano politiche di riduzione degli impatti, ma sono necessarie azioni tese ad una riqualificazione complessiva del paesaggio, inteso come risultante della molteplicità delle relazioni che avvengono nel tempo, tra componenti e processi sia ambientali che antropici.
Molte discipline e competenze sono coinvolte nelle diverse fasi di studio, ideazione, proposta, sviluppo del progetto, realizzazione, gestione e monitoraggio.

2. Intro: trasporti e transizione ecologica

Il settore dei trasporti è responsabile del 16,2% del totale delle emissioni di gas a effetto serra (GES) a livello mondiale [4]
. Tale dato non considera le significative emissioni prodotte in modo indiretto dalla costruzione e smaltimento dei mezzi di trasporto, peraltro incentivati dalle politiche per la transizione: dunque l’incidenza del sistema dei trasporti nei confronti delle emissioni è maggiore. Il trasporto su strada contribuisce con l’11,9% di emissioni dirette di GES, seguito dal trasporto aereo con l’1,9% (o del 3,8% considerando l’effetto peggiorativo derivante dal fatto che le emissioni vengono prodotte ad alta quota) e, infine, dal trasporto ferroviario con lo 0,7%.
La sfida lanciata dall’Unione europea per abbattere le emissioni di gas serra è molto impegnativa. Il 55% di riduzione entro il 2030, e il 90% di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti entro il 2050. Per raggiungere tale obiettivo il settore ferroviario giocherà un ruolo chiave.
{p. 344}Infatti, l’efficienza energetica misurata in termini di tonnellate di petrolio necessarie per la mobilità di un milione di chilometri-passeggero è 12 volte maggiore per i treni ad alta velocità (AV) in confronto ad aerei o auto di media dimensione, e 18 volte maggiore per treni AV in confronto ad automobili di grandi dimensioni. Questo vale anche per il trasporto merci, rispetto al quale il trasporto su rotaia è 7 volte più efficiente del trasporto su strada [5]
.
Note
[1] R. Boudon e F. Bourricaud, Dizionario critico di sociologia, Roma, Armando, 1991.
[2] Cfr. M.G. Gibelli (a cura di), Il paesaggio delle frange urbane, Milano, FrancoAngeli, 2003.
[3] Cfr. anche EEA, È arrivato il momento di cambiare marcia nel settore dei trasporti, 2022, https://www.eea.europa.eu/it/segnali/segnali-2022/articoli/e-arrivato-il-momento-di.
[4] H. Ritchie, M. Roser e P. Rosado, CO2 and Greenhouse Gas Emissions, 2023, https://ourworldindata.org/co2-and-greenhouse-gas-emissions.
[5] IEA, World Energy Outlook 2019, https://www.iea.org/reports/world-energy-outlook-2019.