Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c19
La sfida lanciata dall’Unione
europea per abbattere le emissioni di gas serra è molto impegnativa. Il 55% di riduzione
entro il 2030, e il 90% di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti entro il
2050. Per raggiungere tale obiettivo il settore ferroviario giocherà un ruolo chiave.
¶{p. 344}Infatti, l’efficienza energetica misurata in termini
di tonnellate di petrolio necessarie per la mobilità di un milione di
chilometri-passeggero è 12 volte maggiore per i treni ad alta velocità (AV) in confronto
ad aerei o auto di media dimensione, e 18 volte maggiore per treni AV in confronto ad
automobili di grandi dimensioni. Questo vale anche per il trasporto merci, rispetto al
quale il trasporto su rotaia è 7 volte più efficiente del trasporto su strada
[5]
.
Il trasporto ferroviario è più
sostenibile del trasporto su strada anche per altri aspetti quali, ad esempio, i minori
attriti nel contatto acciaio-acciaio rispetto a gomma e strada, che minimizza la
dispersione delle particelle dei materiali di contatto nell’acqua, nei suoli e in
atmosfera; i motori elettrici sono più «puliti», rispetto a quelli a combustione
interna, e risparmiano anche per la regolarità delle velocità. La tab. 2 riporta un
elenco di impatti di infrastrutture varie, dalla quale risulta chiaramente la differenza
tra impatti stradali e ferroviari.
Anche i costi
ambientali dei diversi sistemi di trasporto variano molto. Il Rapporto
IEA del 2020 ha valutato l’impatto ambientale di varie forme di trasporto su 20 tratte
tra grandi città europee. Gli impatti ambientali sono stati resi omogenei valutandoli in
termini monetari, stimando i soli costi sull’ambiente, senza considerare i costi sulla
salute. Risulta così che il trasporto con ferrovia AV per chilometro-passeggero ha costi
ambientali di 16 volte inferiori a quelli causati da automobile con motore a scoppio
(cfr. tab. 1).
I risultati di cui sopra
considerano solo gli impatti di esercizio e non le opere di potenziamento della rete
ferroviaria, né la costruzione di nuovi mezzi. Esistono peraltro margini per
intensificare l’uso di ferrovie senza costruire nuove linee ferroviarie. È inoltre
probabile che il settore ferroviario sperimenterà il più forte calo di emissioni in
futuro, soprattutto per quanto riguarda il trasporto merci, dato il prevedibile aumento
della quota di energia da fonti ¶{p. 345}rinnovabili nella produzione di
energia elettrica e la progressiva elettrificazione della rete ferroviaria.
AV |
Auto motore
a scoppio |
Auto elettrica |
Aereo tratta
500 km |
Aereo tratta
1000 km |
|
---|---|---|---|---|---|
Costo Km/passeggero |
1 |
16 |
4 |
12 |
10 |
Il PNRR attribuisce un ruolo di
primo piano alla cura del ferro per favorire il trasferimento modale di merci e persone
con l’obiettivo di un risparmio di 2,3 milioni di tonnellate annue di emissioni di
anidride carbonica e molteplici ricadute positive in termini di qualità della vita,
miglioramento della competitività delle imprese, rispetto dell’ambiente, superamento del
gap infrastrutturale tra le diverse aree del paese.
A tal proposito, gli investimenti
posti in essere per il trasporto ferroviario (54.819 milioni di euro) e per quello
rapido di massa (8.690 milioni) sono ingenti e non sono solo riferiti alla parte
infrastrutturale ma anche all’acquisto di nuovi mezzi di trasporto a minor consumo
energetico e minore impatto ambientale
[6]
.
Dunque, la transizione ecologica
richiederà l’uso estensivo della rete ferroviaria sia per quanto riguarda il trasporto
merci che di persone.
Naturalmente non basta potenziare
le infrastrutture, ma sono fondamentali la promozione dell’intermodalità e un
riconoscimento valore del «paesaggio sano» per la sostenibilità. Serve quindi investire
in formazione e informazione, modificando l’approccio culturale legato a una visione
ristretta dell’infrastruttura.¶{p. 346}
3. Quadrare il cerchio
Infrastrutture e paesaggi non
sempre vanno d’accordo. Non sempre è possibile conservare o moltiplicare il valore di un
paesaggio in previsione di una nuova infrastruttura. Soprattutto non è possibile farlo,
qualora si scelga di realizzare una nuova opera, a prescindere da ogni considerazione di
tipo complesso, e qualora non si parta dal paesaggio stesso per deciderne tracciato e
caratteristiche.
È sempre necessario porsi la
domanda se sia realmente vantaggioso costruire un nuovo collegamento, rischiando di
perdere i paesaggi e le risorse in essi custodite. O se non sia preferibile conservare
risorse non ripetibili, cercando nuovi modelli economici che derivino dalla
valorizzazione delle risorse, anziché adattare luoghi e risorse a modelli avulsi.
Crediamo necessario ribaltare
l’approccio al progetto: è il paesaggio con la sua complessità, l’insieme delle sue
risorse, dei caratteri e dei valori, delle sue regole non scritte, ad evidenziare i
limiti di trasformazione e ad orientare i tracciati e i progetti, in relazione, per
esempio, al disegno del mosaico paesaggistico e delle relazioni che lo legano, alle
risorse materiali e immateriali, alle condizioni di vulnerabilità esistenti, che un buon
progetto integrato può ridurre.
Da qui nascono criteri adeguati per
ipotizzare trasformazioni che tendano, nel tempo, ad una migliore qualità complessiva e
non si risolvano con una semplice aspettativa di mitigazione degli impatti e di
compensazioni standardizzate, a fronte della distruzione di un patrimonio paesaggistico
irripetibile.
Nel caso si decida che la ferrovia
è più importante del paesaggio attraversato, la sfida diventa quella di progettare
l’infrastruttura in modo tale che diventi generatrice di un nuovo
paesaggio, che con l’infrastruttura stessa possa dialogare. Ma questo
implica di avviare una governance efficace in un territorio vasto,
perché difficilmente la scala e le risorse del progetto hanno la possibilità di attivare
i processi necessari.
Il principio di base su cui fondare
gli obiettivi di progetto dovrebbe essere il seguente: «ogni nuova trasformazione
¶{p. 347}deve essere pensata in modo tale che il sistema paesistico
ambientale, ad opera finita, sia più vitale e sano della situazione di partenza». Un
paesaggio «sano», in genere, è anche un «bel» paesaggio.
Ciò è possibile attraverso
un’accorta analisi preventiva del sistema paesistico
ambientale, seguita da una progettazione integrata e sinergica delle opere
infrastrutturali e paesaggistiche, avente per obiettivo la
rivitalizzazione del sistema socio-ecologico (di cui l’infrastruttura
diventa un elemento), ottimizzando le risorse economiche verso la
realizzazione di interventi mirati a risolvere problemi, cause di degrado e criticità
(anche preesistenti) del sistema territoriale.
Stante questa premessa, è evidente
che qualsiasi approccio di tipo settoriale, ancorché approfondito, non potrà essere
esaustivo né nell’inquadramento delle esigenze, né nei progetti.
La cultura progettuale prevalente è
ancora ingegneristica, focalizzata sull’opera anziché sul sistema, rivolta alla
monofunzionalità e all’efficienza dell’infrastruttura nei confronti del traffico
veicolare, considerata un fatto tecnico concluso, la cui unica funzione è quella di
convogliare traffico il più velocemente possibile: ancora un’immagine
idraulica «banale», come efficacemente la definì Bernardo Secchi
[7]
.
Si rileva infine un luogo comune,
tanto comune quanto sbagliato, relativamente al fatto che realizzare un’infrastruttura
paesaggisticamente valida sia più costoso: questo non è quasi mai vero se il progetto è
costruito dal paesaggio e con il paesaggio; ciò è quasi sempre vero se il progetto
ingegneristico, non tenendo conto del contesto, deve essere mitigato e compensato a
posteriori.
Dunque, la programmazione e la
progettazione delle infrastrutture non può avvenire che attraverso un percorso
multidisciplinare e multiscalare, attento a non tralasciare questioni sostanziali, ad
attribuire il giusto peso ad ogni specialismo ma, soprattutto, a mettere in evidenza le
relazioni che si instaurano tra i diversi temi e processi, in tempi e spazi
differenti.¶{p. 348}
Per fare ciò, è necessario un
approccio sistemico, teso a considerare l’insieme di tutte le istanze e le componenti
per giungere a soluzioni integrate, impostato sin dalle primissime fasi di lavoro,
ovvero dai primi studi sulla necessità e fattibilità dell’infrastruttura. In questo
processo, una partecipazione ben strutturata, con i giusti attori e tempi, può
costituire uno strumento molto più efficace di quanto creda la maggior parte dei
decisori.
Gli Studi d’impatto ambientale
(SIA) non sono sufficienti a garantire un’adeguata progettazione, in quanto vengono in
genere costruiti a posteriori, con alternative insoddisfacenti o nulle, inseriscono
opere di mitigazione e compensazione che, talvolta, aumentano gli impatti sul paesaggio,
a volte ne migliorano qualche piccola parte, raramente sono in grado di fornire una
progettazione multidisciplinare adeguata ad integrare in un unico progetto le istanze
paesistico-ambientali, sociali ed economiche.
La tab. 2 riporta una lista dei più
ricorrenti effetti delle infrastrutture sul sistema paesaggistico, a scala vasta e
locale. La seconda colonna riporta gli impatti indiretti, spesso non considerati nei
SIA. La terza colonna riporta le sigle delle infrastrutture che possono generare gli
impatti indicati: S = strade, F = ferrovie; L = linee elettriche; C = canali e vie
navigabili; R = reti tecnologiche al suolo; P = ponti.
È evidente che il progetto
infrastrutturale non può trovare soluzioni separate per tutti gli impatti possibili: è
indispensabile un’integrazione che consideri tutte le tematiche coinvolte sin dalle
prime fasi del processo di progettazione e pianificazione, per sintetizzare in un’unica
soluzione articolata le risposte necessarie. Il carattere sistemico del paesaggio lo
rende un ottimo principio integratore: non è solo un obiettivo di qualità, diventa uno
strumento fondamentale per la comprensione della complessità e lo sviluppo di progetti
sostenibili.
Il processo progettuale, dunque,
deve essere predisposto come un organico sistema di alternative di tracciato
organizzate in scenari di sviluppo da sottoporre a processi di
partecipazione, proposte di interventi di inserimento
paesaggistico dell’infrastruttura e di opere compensative mirate a
¶{p. 349}rimediare danni pregressi, pratiche manutentive e
gestionali che perseguano l’efficacia ecologica, e socio-economica degli
interventi previsti, per un paesaggio migliore: più vitale e vivibile. Infine è
necessaria una gestione degli appalti finalizzata alla
realizzazione del progetto nel suo complesso, compresi gli interventi mitigativi e
compensativi, e la gestione del monitoraggio dell’intero processo.
Note
[6] TIR, Intermodalità: scelta per il futuro, 2023, https://itslogistica.it/sites/default/files/allegati_corsi_iscrizioni/speciale-intermodalita-completa.pdf.
[7] B. Secchi, Un progetto per l’urbanistica, Torino, Einaudi, 1989.