Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c19
I problemi si verificano a
scala locale, dove si concentrano gli impatti sul paesaggio che si trasforma, sul
suolo
¶{p. 354}che viene impermeabilizzato, sull’aumento del
traffico che incide su aria, rumore, acque di dilavamento stradale, ecc. e, dunque,
sulla popolazione.
TRIADE DI SCALE |
SCALA VASTA
1:25.000 ecomosaico SOGLIE
TEMPORALI 1940-1997 |
SCALA
INTERMEDIA 1:5.000 ambito di studio
SOGLIE TEMPORALI 1997 |
SCALA LOCALE
1:2.000 area studio SOGLIE
TEMPORALI 1997 |
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OBIETTIVI DELLE ANALISI |
INDIVIDUARE
– l’ambito di studio; – le
condizioni di trasformabilità in base a processi e relazioni di
scala vasta che condizionano l’area studio. DEFINIRE
le analisi sull’ambito di studio a scala
intermedia. |
INDIVIDUARE
– il ruolo caratteristico dell’ambito di
studio nell’ecomosaico; – le carenze funzionali, le
esigenze e le caratteristiche emergenti. EFFETTUARE
– valutazioni preliminari sugli impatti
prodotti dal tracciato TAV. INDIVIDUARE – le
condizioni per gli interventi possibili di mitigazione e
compensazione per la tutela e il potenziamento degli ecosistemi
seminaturali esistenti; – le analisi utili di scala
inferiore. |
INDIVIDUARE
fattori limitanti per le trasformazioni, e
caratteristiche peculiari. PRECISARE, DIMENSIONARE E
LOCALIZZARE gli interventi, in modo tale da fornire il
disegno di massima delle nuove unità ecosistemiche e delle fasce
ecotonali. FORNIRE criteri e indirizzi per la
progettazione esecutiva. DELINEARE gli indirizzi
gestionali. |
ANALISI PRINCIPALI |
INDIVIDUARE
– le macrostrutture paesistiche a due soglie
storiche; – le caratteristiche strutturali e dinamiche
principali esistenti e passate. |
INDIVIDUARE
– gli elementi del paesaggio antropici e
naturali; – le analisi tematiche per caratterizzare
l’ecomosaico (idrogeologia, idrobiologia, pedologia, uso del
suolo, vegetazione, fauna); – la distribuzione e forma
degli elementi strutturali, la porosità delle matrici
paesistiche. |
EFFETTUARE
– lo studio delle unità ecosistemiche, delle
loro interazioni e dei margini; – le analisi
specifiche sulle isole seminaturali (macchie boscate e
fontanili): vegetazione, avifauna,
macrobenthos.¶{p. 355} |
RISULTATI |
INDIVIDUARE
– i tipi di paesaggio esistenti, loro
criticità e tendenze evolutive principali; – le
disfunzioni ed esigenze funzionali del mosaico di paesaggi;
– gli effetti della frammentazione e
dell’aumento di contrasto nel paesaggio; – le analisi
necessarie alle scale inferiori, in base ai caratteri
riscontrati. |
– Applicazione
di indicatori spaziali all’ambito di studio: Biopotenzialità
territoriale ed Eterogeneità (indice di Shannon applicato agli
elementi del paesaggio) – stato di fatto e simulazione in
presenza del TAV. – Quantificazione degli
impatti sull’ambito di studio e verifica della mitigabilità
degli impatti a questa scala. – Ipotesi per le
trasformazioni utili: definizione dell’area studio e delle
analisi necessarie a scala inferiore per dimensionare con
precisione gli interventi. |
– Applicazione
degli indicatori all’area studio: Biopotenzialità territoriale,
Eterogeneità, Modello a gravità per la verifica delle relazioni
tra le isole seminaturali - stato di fatto e simulazione in
presenza del TAV. – Quantificazione degli
impatti sull’area studio e verifica della mitigabilità degli
impatti a questa scala. – Individuazione di:
reali possibilità d’intervento;
scenari diversi; migliorare la situazione
preesistente, mitigare e compensare gli impatti;
strumenti tecnici per la scelta dello
scenario ottimale; caratteristiche degli elementi
base del progetto e alternative per gli elementi secondari,
dimensioni degli interventi.
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Il progetto dello
scalo intermodale di Gallarate, raddoppio di un terminal esistente e
attivo in comune di Busto Arsizio (VA), è un buon esempio di come trattare il tema,
anche perché si trova in un parco regionale, il Ticino lombardo, al margine della
città di Gallarate. Il progetto affronta un campione di problematiche tra cui la
conflittualità tra le ¶{p. 356}esigenze di tutela di un ambito
naturalistico e le aspettative di crescita, le relazioni con una città densa di
persone, traffico, attività, e il nodo infrastrutturale costituito dalla SS 336 per
Malpensa, dalla SS 33 del Sempione, e dalla ferrovia, la presenza di insediamenti a
prevalente destinazione commerciale e produttiva.
La sfida era come far convivere
l’area naturale con una grande infrastruttura che occupa circa 15 ettari di
territorio del parco, che richiama e rilancia centinaia di camion ogni giorno.
Ma prima di tutto c’era una
domanda: sarà davvero possibile la coesistenza tra infrastruttura e natura? O il
progetto paesaggistico potrebbe essere la giustificazione di un disastro, magari
nascosto da piante e fiori?
La vera risposta è arrivata
solo dopo qualche anno, quando è risultato evidente che la vita si è
entusiasticamente riappropriata dei luoghi rimasti vivi. Ma ciò non era scontato e
nel frattempo si dovevano prendere alcune decisioni, il progetto doveva essere
sviluppato nel modo migliore per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche i
grandi valori ecologici degli ambiti interessati e l’efficienza dell’infrastruttura.
Il progetto è stato preceduto
da un SIA con l’obiettivo primario di ottimizzare il progetto dell’infrastruttura
dal punto di vista eco-paesaggistico.
Il tema era capire come
impostare le analisi per avere informazioni e risposte utili alla costruzione di un
progetto con pari efficacia per il miglioramento della rete infrastrutturale e,
contemporaneamente, del sistema eco-paesistico. Individuare le criticità pregresse
più importanti per il sistema ecologico del parco e utilizzare le risorse messe a
disposizione dal nuovo intervento per migliorare la situazione preesistente è
sembrato un buon modo. In sostanza si trattava di trovare le azioni giuste per
«risanare» un sistema più ampio, a fronte della perdita di una tessera del mosaico.
Le domande principali erano
tre: quale il valore ecologico dell’area interclusa tra le infrastrutture? Che
valore viene tolto dalla costruzione del terminal? È ancora possibile
¶{p. 357}rimettere in connessione l’isola con il suo intorno
naturale per migliorarne la resilienza?
Analisi storiche, analisi sulla
vegetazione e le sue dinamiche, sull’idrografia e la geologia, sulle dinamiche del
mosaico paesistico, modelli faunistici, tutti orientati a rispondere alle tre
domande, hanno fornito le risposte idonee.
Si è applicato il
metodo transdisciplinare: dunque ogni componente non viene
studiata separatamente dalle altre e non è detto che abbia pari importanza delle
altre. Infatti, ogni paesaggio ha i propri caratteri e le proprie leggi non scritte:
ed è lì che bisogna cercare cosa è fondamentale e cosa è secondario, attraverso
analisi orientate all’obiettivo. Queste vengono concordate nel gruppo sia nei metodi
che nei risultati attesi in modo, da progredire integrandosi a vicenda e produrre le
sintesi che informano i progetti.
Le analisi multiscalari nel
tempo e nello spazio hanno permesso di mettere in luce le funzioni dominanti del
sistema paesistico e le macrostrutture che lo sostengono: la rete ecologica che lega
le valli fluviali del Ticino e dell’Olona, le dinamiche che ne hanno
progressivamente determinato le interruzioni, il ruolo dei due torrenti Rile e
Tenore nella costruzione del paesaggio locale, la consistenza della biodiversità
all’interno dei frammenti, i molteplici caratteri del paesaggio. Tra le criticità
pregresse sono apparse prioritarie l’isolamento dell’ambito
dove insiste il progetto e il degrado degli ecosistemi
forestali. Tutto ciò ha permesso di attribuire il giusto
peso degli impatti e impostare uno scenario di progetto che
riguardava tutto il nuovo sistema.
Nella costruzione dello
scenario di progetto, il paesaggio ha dettato le regole per il disegno del sedime
dello scalo, per la gestione delle terre e delle acque, per la costruzione delle
zone umide e delle aree verdi e, infine, per impostare gli strumenti di controllo.
4.3. Il progetto
Le caratteristiche tecnologiche
dello scalo hanno rappresentato opportunità importanti per ridurre gli impatti
¶{p. 358}dell’impermeabilizzazione di suolo sui cicli idrologici.
L’integrazione delle progettazioni, tecnologica e paesaggistica, ha permesso di
trovare una facile soluzione per la gestione delle acque di seconda pioggia dello
scalo, rendendo multifunzionale l’impianto previsto per la captazione e raccolta dei
liquidi sversati in caso di incidente.
Le acque sono raccolte in
vasche interrate, sollevate e inviate in due bacini ormai naturalizzati, nel luogo
più strategico secondo il modello sulla rete ecologica: riportando l’acqua dove
c’era due secoli fa, si è data vita ad un nuovo paesaggio coerente con le risorse e
la storia dei luoghi, anche se sostenuto dalla tecnologia.
Si sono realizzati due bacini,
il cui fondo è impermeabilizzato per la permanenza dell’acqua. Oltre una certa
quota, l’acqua si infiltra rientrando nel ciclo vitale dopo essersi fitodepurata.
L’acqua passa per gravità
dall’impianto di sollevamento posto a margine dello scalo ai due bacini che sono
collegati tra loro tramite un troppo pieno e un fosso.
Il progetto e la realizzazione
si sono avvalsi abbondantemente dell’Ingegneria naturalistica.
Completano il progetto la
realizzazione di sottopassi per la fauna selvatica, finalizzati al completamento
della rete ecologica tra la valle dell’Olona e la valle del Ticino, l’eliminazione
delle interferenze dovute alla presenza di linee elettriche che determinano un
rischio di collisione ed elettrocuzione degli uccelli, infine l’inserimento
all’interno dello scalo di alcune aree opportunamente vegetate, al fine di
migliorare il microclima e il benessere dei dipendenti e dei visitatori.
5. Il presente e il futuro
Lo scenario paesaggistico
risultante contiene l’infrastruttura come un proprio elemento che contribuisce
attivamente alla vita degli ambienti naturali e le opere realizzate hanno fornito una
risposta rapida. Il risultato più significativo è quello di aver realizzato un sistema
integrato «tecno-eco-
¶{p. 359}logico» in cui lo scalo
intermodale produce natura. Costituisce la sorgente delle acque che
alimentano il biotopo che, a sua volta, è funzionale allo scalo perché ne accoglie e
smaltisce le acque meteoriche.
Note