Verso il museo multimediale della lingua italiana
DOI: 10.1401/9788815410283/c2
Una recente ricognizione, promossa
nel marzo 2018 da Ottar Grepstad, all’epoca direttore del Centre for Norwegian Language
and Literature di Ørsta, in Norvegia, censiva oltre sessanta musei dedicati alle lingue
e allestiti in 31 paesi del mondo, a cui si sommavano oltre 15 musei virtuali. Erano
elencati in quel contesto anche molti progetti per l’istituzione di nuovi musei, i siti
web sulle lingue del mondo e una nutrita lista di eventi celebrativi dedicati alle
lingue, dalle giornate in memoria ai festival, ai monumenti presenti in tanti paesi
[6]
.
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Alla luce di quanto rilevato
sull’importanza attribuita alla dimensione linguistica in ambito europeo, non stupirà
constatare che i due terzi dei musei dedicati o progettati per la promozione delle
lingue si concentrino proprio in Europa: tra i musei più antichi va menzionato l’Ivar
Aasen Centre di Ørsta (1898), dedicato al primo grande studioso della lingua norvegese,
ma non mancano musei sulle lingue in Germania (Grimmwelt e Museum der Sprachen der
Welt), in Ucraina (Linguistic Educational Museum), in Francia (Mundolingua), in Olanda
(Taalmuseum), oltre a musei dedicati a singole varietà (da quello dedicato alla Kodiak
Alutiiq parlata dalla popolazione Alutiiq in Islanda, a musei per lituano, ungherese,
basco, fino alle diverse sedi dedicate all’esperanto)
[7]
.
In Italia, a parte quanto
realizzato dalla Dante Alighieri, i musei allestiti finora si sono concentrati su
varietà dialettali o regionali
[8]
: la possibilità di costruire, finalmente, un museo nazionale per l’italiano
nella duplice versione fisica e virtuale apre uno spazio enorme per riflettere sulle
modalità di progettazione e di fruizione di questa nuova impresa culturale, di cui qui
si proverà a fare una rapida sintesi. Senza entrare nelle questioni che sono state già
affrontate nei contributi pubblicati in questa sede, credo che sia utile, nel nostro
caso, ragionare su come fare tesoro dell’esperienza maturata grazie alle precedenti
collaborazioni e integrarla con qualche spunto nuovo
[9]
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Non c’è alcun dubbio che a
prescindere dalla sua forma materiale, fisica o virtuale, un museo dell’italiano, come
ogni realtà museale di nuova costituzione, debba rispondere nella forma a una concezione
completamente rinnovata dell’esperienza di visita, conciliando l’esigenza di tipo
documentario (tenere insieme le testimonianze che consentono di tracciare i contorni
dell’oggetto presentato, in una sorta di monumento vivo alla lingua) con quella, di tipo
più didattico, di raccontare ed educare il visitatore attraverso strumenti formativi e
infine con quella, di tipo più spettacolare, di emozionarlo e coinvolgerlo, grazie alla
presenza di una struttura esperienziale. Nei precedenti allestimenti la dimensione
immersiva della lingua è stata esplicitata ricorrendo alla presenza di oggetti
evocativi, capaci di far scattare associazioni mentali e collegamenti anche inattesi, ma
pure a un apparato multimediale coinvolgente.
In questo tipo di strutture è
fondamentale che venga particolarmente curata l’elaborazione dei testi, sia scritti
(indicazioni sul percorso, didascalie, pannelli, commenti, istruzioni d’uso del
materiale didattico), sia audio-video (installazioni sonore, documentari, audioguide)
per favorire in ogni modo uno scambio con il pubblico efficace dal punto di vista
comunicativo, anche attraverso un apparato grafico di grande impatto; allo stesso modo
deve essere potenziata al massimo l’interattività, intesa come possibilità di agire sul
materiale disponibile sottoponendo richieste e soddisfacendo curiosità.
Questi principi erano validi e ben
presenti già vent’anni fa, quando sono stati concepiti gli allestimenti sopra ricordati,
e sono tuttora imprescindibili. Tuttavia, l’accelerazione a cui è sottoposto il sistema
della comunicazione renderebbe impossibile trasferire ai nostri giorni quelle esperienze
senza un aggiornamento nella forma e nella sostanza: serve una revisione dell’impianto
di presentazione, con un significativo ¶{p. 26}incremento della
dimensione multimediale, specie alla luce dell’enorme esposizione tecnologica a cui ci
ha costretto la pandemia da Covid-19; ed è altrettanto importante un ripensamento delle
emergenze a cui dare voce da un punto di vista dei contenuti. Ferma restando la validità
di un impianto concettuale sostanzialmente basato su alcuni concetti chiave per la
rappresentazione della lingua italiana (la storia del processo di standardizzazione, la
dimensione attuale della lingua con la presenza di varietà emergenti nell’italiano di
oggi, il rapporto con le lingue altre), sarà utile non trascurare i grandi temi che
interessano il dibattito contemporaneo: innanzitutto la collocazione dell’italiano nel
quadro internazionale, nell’ottica, già ricordata, della crescente attenzione alla
diversità delle lingue e con un’analisi delle reali ricadute degli interventi
istituzionali di politica linguistica (basti pensare all’introduzione dei requisiti
linguistici per la concessione del permesso di soggiorno o della cittadinanza e al
recentissimo riconoscimento della LIS e della LIST)
[10]
; sempre riguardo alla relazione con le altre lingue, andrà poi dedicato
spazio ad aspetti relativamente nuovi nella storia della lingua italiana, come ad
esempio l’insegnamento dell’italiano in contesti plurilingui e l’impatto delle lingue di
origine di scriventi e scrittori di madrelingua diversa da quella italiana: la grande
visibilità di questo fenomeno negli ultimi anni rende particolarmente stimolante il
confronto con una varietà di approcci all’italiano e all’immagine che la nostra lingua
ha conquistato nel panorama mondiale.¶{p. 27}
Infine, in quanto realtà dinamica,
aggiornata, scientificamente fondata e affidabile, il museo della lingua italiana dovrà
costituire una risorsa a cui fare riferimento per trovare risposte ai quesiti che
sollecitano il parlante comune: la definizione dell’italiano normativo e la conseguente
area di accettabilità di costrutti in espansione, il modello di italiano da proporre
nella scuola, l’insorgere di questioni ideologicamente sensibili come il tema della
lingua inclusiva.
Senza trascurare funzioni fondanti
del museo, come quella di conservare e valorizzare beni culturali, anche il museo
dell’italiano avrà il compito di partecipare attivamente alla definizione del bene di
cui si propone come custode: anche il museo diventa così un agente di politica
linguistica, al quale spetta la responsabilità di monitorare gli accadimenti e offrire
elementi di valutazione accessibili anche ai non specialisti.
Note
[6] Cfr. Grepstad [2018]. L’idea da cui nasce la pubblicazione è quella di istituire una rete di musei delle lingue (International network of language museums), attraverso la quale sia possibile dare notizie di attività, progetti in corso, nuove idee. Tra le iniziative più recenti va ricordato, ad esempio, il Festival of Indigenous Languages, organizzato tra il 14 e il 23 gennaio 2022 nell’ambito dell’Endangered Languages Project (ELP: https://endangeredlanguages.com, ultimo accesso: gennaio 2023).
[7] Per una schedatura più dettagliata dei musei esistenti si rimanda a Grepstad [2018]; per un quadro teorico sui musei delle lingue cfr. soprattutto Sönmez, Gahtan e Cannata [2020].
[8] La Società Dante Alighieri presenta un’esposizione permanente dedicata alla lingua italiana in due delle sue sedi (una ricostruzione della storia della lingua italiana presso la sede centrale a Palazzo Firenze, a Roma, e una mostra dedicata nel 2011 ai 150 anni dell’Italia unita, visitabile presso la sede di Firenze, nell’oratorio di San Pierino). I musei per le lingue censiti da Grepstad sono il Museo della lingua occitana «Sòn de Lenga» (Dronero, 1999), il Museum Ladin Ćiastel de Tor (San Martino in Badia, 2001), il Museo del dialetto dell’Alto Lario Occidentale (Dosso del Liro, 2007) e il Museo della lingua greco-calabra «Gerhard Rohlfs» (Bova, 2016).
[9] Rimando in particolare al contributo di Giuseppe Antonelli in questo stesso volume per un approfondimento sull’interazione tra la versione del museo online (MULTI – Museo multimediale della lingua italiana) e quella fisica, in via di realizzazione nella splendida cornice fiorentina del complesso di Santa Maria Novella (MUNDI – Museo nazionale dell’italiano).
[10] Compito essenziale di un’istituzione che si rivolge al grande pubblico, ad esempio, sarà quello di fornire i dati reali sull’insegnamento dell’italiano in Italia e nel mondo, un indicatore piuttosto significativo della rilevanza dell’italiano tra le altre lingue di cultura, di cui servirsi per indirizzare – di là da facili trionfalismi o rassicuranti glorificazioni – i giovani interessati a occuparsi della lingua italiana nella loro formazione professionale. Sul tema della diversità linguistica e delle sue possibili applicazioni in ambito museale cfr. ancora Grepstad [2020, 270-271]. Sui risvolti del d.l. n. 41 del 22 marzo 2021, con il quale la Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST), cfr. Mantovan [2021].