Bruno Manghi
Declinare crescendo
DOI: 10.1401/9788815413505/c6
Ma lo spirito dell’autogestione va prima di tutto applicato alla pratica sindacale, ai consigli, alle zone,
{p. 126}alle federazioni, alle centrali romane. Richiede di fare le proprie prove quando si elabora una rivendicazione, quando si decide una lotta, quando si applica un accordo. Quel mutare di atteggiamento che si nota nei casi di modificazione dell’organizzazione del lavoro, è richiesto anzitutto agli operatori del sindacato, al loro modo di stare insieme, di pensare, di vivere il significato dell’impegno.
Poiché anche l’autogestione rischia di trovare la sua collocazione nel tempio dell’ideologia, come un dio semisconosciuto al quale si offre incenso nei momenti di sconforto e di palese inefficienza degli altri dei. Valgono cioè per l’autogestione le condizioni richieste per ogni ipotesi politica: la sperimentazione autentica, la verifica, la correzione.
C’è nel sindacato una parte, che riteniamo la più viva oggi, palesemente insoddisfatta e critica: non vorremmo che essa utilizzasse il richiamo all’autogestione per erigere una bandiera di appartenenza. Il compito ambizioso di proporre alternative al movimento si attua anche rinunciando a quel costume ideologico che ne soffoca l’anima e l’intelligenza.