Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c14
Secondo quanto dettato dalla legge forestale regionale, all’art. 23, cc. 4 e 5, la gestione forestale si articola in Ve
{p. 274}neto in diversi procedimenti autorizzativi, la cui complessità dipende dalla quantità di massa legnosa da prelevare, ripresi e dettagliati all’art. 6 delle vigenti PMPF, di seguito sinteticamente richiamati:
  1. piccoli tagli boschivi, solitamente destinati all’autoconsumo, di entità limitata (inferiore ai 20 mc nella fustaia e ai 2.000 mq nel ceduo), per i quali non è necessaria preventiva comunicazione all’autorità forestale;
  2. dichiarazione di taglio (prelievo inferiore a 100 mc in fustaia e di superficie inferiore ai 2,5 ettari nel ceduo), da presentarsi all’autorità forestale che può, qualora lo ritenga necessario ai fini della buona conservazione del bosco, modificare o limitare il taglio, prescrivendone le modalità di intervento; in assenza di prescrizioni vige il principio del silenzio assenso;
  3. progetto di taglio (prelievo di entità pari o superiore a 100 mc in fustaia e di superficie pari o superiori ai 2,5 ettari nel ceduo), redatto da un tecnico qualificato e da presentarsi all’autorità forestale che si esprime approvando o meno il progetto di taglio entro 90 giorni;
  4. tagli urgenti per l’eliminazione di rischi per la pubblica incolumità o di natura fitosanitaria: tali interventi, indipendentemente dalla loro dimensione planimetrica o volumetrica, sono soggetti a dichiarazione di taglio come al punto 2, con la differenza che l’eventuale parere dell’autorità forestale deve essere rilasciato entro 15 giorni.

8. Conclusioni

La cultura forestale è oggi fortemente screditata rispetto alla cultura ambientalista: qualsiasi tipo di intervento selvicolturale viene erroneamente associato a termini quali deforestazione e distruzione di habitat, immagini che in realtà non hanno nulla a che vedere con la selvicoltura naturalistica sancita e praticata in Veneto in base alla disciplina di settore. La cultura ambientalista, cresciuta negli ultimi decenni per contrastare l’inquinamento e il decadimento delle risorse primarie (aria – acqua – suolo – biodiversità) {p. 275}e per contrastare i cambiamenti climatici, tutte azioni certamente positive e condivisibili, spesso non riconosce che la gestione forestale, attuata secondo i principi pan europei della Gestione forestale sostenibile, in realtà persegue il mantenimento dei boschi e delle loro funzioni e servizi, che comprendono anche la difesa idrogeologica e la stessa tutela ambientale.
Questa visione collettiva, minata da pregiudizi e poco consapevole della disciplina e delle pratiche selvicolturali vigenti, ha portato all’imposizione di una serie di vincoli ambientali e paesaggistici, con correlate complessità autorizzative anche per le ordinarie pratiche colturali sui boschi, rischia di portare nel medio-lungo periodo al degrado dello stesso bene oggetto di tutela, con l’acuirsi dell’abbandono del territorio e delle foreste, l’innescarsi di fenomeni di dissesto, il cambiamento del paesaggio come siamo abituati oggi a vederlo, l’aumento di popolamenti forestali invecchiati e coetaniformi, meno resilienti e più deboli di fronte alle nuove sfide imposte dal cambiamento climatico.
L’educazione ambientale è ormai a ragione un’attività diffusa ed introdotta anche a livello scolastico; numerosi sono i formatori e le guide naturalistiche/ambientaliste che si propongono per sviluppare attività didattiche incentrate principalmente nella conoscenza e la tutela della natura e della biodiversità; numerose stanno diventando anche le attività svolte nei boschi a scopi terapeutici, di benessere fisico e mentale.
Quella che viene generalmente omessa, volutamente o per ignoranza, è la cultura forestale: è necessario portare avanti, insieme all’educazione ambientale, anche un’educazione forestale, che faccia capire come questa sia strettamente connessa – e non in contrasto – alla conservazione stessa della natura e dell’ecosistema foresta, del paesaggio della nostra regione, garantendo al contempo il sostegno economico della popolazione rurale e montana, senza il presidio della quale si va inevitabilmente verso l’abbandono e il degrado del territorio.
Note