Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c9
Pur rimanendo necessari alcuni
aggiustamenti, dunque, per servizi domiciliari e indennità la via del cambiamento è
stata tracciata. Da un lato, una nuova domiciliarità pensata per la non-autosufficienza
e, dall’altro, la trasformazione in prestazione universale, differenziando gli importi e
promuovendo l’utilizzo di servizi alla persona. Per i servizi residenziali, invece,
manca ancora un progetto strategico, inteso come una direzione di sviluppo per il paese
declinata nei suoi assi portanti, che è quanto mai indispensabile. Il testo della legge
delega, tuttavia, crea lo spazio per occuparsene nei decreti legislativi dal momento che
indica la necessità di agire su dotazione di personale (commisurandola alle esigenze
degli anziani residenti), compe
¶{p. 199}tenze (affinché siano adatte ai
profili degli anziani ospitati, sempre più problematici, in particolare per i tanti
ospiti con demenza) e ambienti di vita delle residenze (il tema degli standard
strutturali e costruttivi), cioè le principali leve da muovere per rafforzare il settore
[Da Col, Trimarchi e Volpe 2023]. Detto altrimenti, sulla residenzialità non c’è una
strategia bensì l’indicazione di agire sui temi fondamentali per darle corpo.
Infine, bisogna evidenziare una
differenza sostanziale tra le indicazioni riguardanti i due obiettivi toccati sin qui,
che ci conduce al successivo. Mentre su regolazione e governance si può agire anche in
assenza di risorse addizionali, qualunque azione migliorativa di servizi e prestazioni –
sia per ampliare l’offerta sia per innovarla – richiede maggiori finanziamenti.
6. Finanziamento
La spesa pubblica per l’assistenza
agli anziani in Italia è decisamente inadeguata, in particolare quella destinata ai
servizi alla persona. Ad esempio, EUROSTAT riporta per il nostro paese una spesa in
servizi socio-sanitari per la non-autosufficienza pari a circa 270 euro annui a
individuo, rispetto a una media dell’Area euro di 584 [EUROSTAT 2023]. La legge delega
indica che occorre ampliare l’offerta: quest’operazione ha un costo significativo,
stimato – benché non esistano lavori molto recenti in merito – tra i 5 e i 7 miliardi di
euro annui secondo le diverse fonti [Campbell et al. 2015].
Tuttavia, la legge delega non
prevede alcun nuovo stanziamento. Si registra, dunque, una contraddizione tra un
progetto di cambiamento disegnato presupponendo un necessario, e sostanzioso, aumento
delle risorse dedicate e l’assenza di indicazioni in tal senso. Quali sono le ragioni?
Come anticipato, la riforma è stata inserita nel PNRR grazie alla pressione del Patto
per un nuovo welfare sulla non-autosufficienza. Quando i suoi componenti decisero di
impegnarsi a tal fine, era ben chiaro che la riforma inizialmente sarebbe partita senza
fondi aggiuntivi. Infatti, il PNRR non può prevedere incrementi di spesa corrente; in
altre parole, si trattava di collocare una riforma che richiede robusti incrementi di
spesa corrente in un involucro istituzionale che li vieta. Ciononostante, si è puntato a
perse¶{p. 200}guire quest’obiettivo perché gli impegni vincolanti del
PNRR e i tempi per la sua realizzazione, prestabiliti a livello europeo, parevano
rappresentare una possibilità unica per riformare – dopo un’attesa di almeno 25 anni –
un settore molto debole politicamente. Il ragionamento è stato: «miriamo a includere la
riforma nel PNRR, in modo da avere la certezza che si farà, e poi lavoriamo perché
questa diventi l’occasione per incrementare l’attenzione verso il tema e, di
conseguenza, anche i relativi fondi» [Network Non-Autosufficienza 2021b]. Il tempo dirà
se questa è stata la strategia giusta. La prima verifica fattuale, tuttavia, non ha
offerto riscontri positivi: la legge di bilancio per il 2024, infatti, è priva di fondi
destinati alla riforma.
7. Un giudizio d’insieme
Giunti a questo punto, è possibile
proporre una valutazione complessiva sulla legge delega. Il punto di partenza è che
nessuna grande questione riguardante il disegno dell’assistenza agli anziani
non-autosufficienti in Italia viene elusa, si tratti della riforma dell’indennità di
accompagnamento, della revisione degli strumenti di valutazione, dell’individuazione di
una nuova governance (SNAA) o di altro. Inoltre, laddove la delega è più debole, come in
materia di servizi residenziali, il testo è formulato in modo tale da assicurare lo
spazio necessario affinché le problematiche non trattate possano essere prese in
considerazione nei decreti legislativi (tab. 9.1).
Per quanto riguarda i contenuti la
delega non inventa niente di nuovo, nel senso migliore dell’espressione. Le indicazioni
che reca, infatti, sono tratte dagli insegnamenti dell’esperienza italiana, nei suoi
elementi positivi e nelle sue criticità, così come dai messaggi provenienti dalle
riforme già realizzate all’estero. Quest’impostazione spiega il diffuso sostegno
assicurato alla delega da parte degli addetti ai lavori, operatori, studiosi o
organizzazioni della società civile. Riuscire a tradurla in pratica, però, è tutt’altra
questione. L’assistenza agli anziani non-autosufficienti, in altre parole, è uno dei
(tanti) settori delle politiche pubbliche in Italia nei quali «le cose da fare si sanno,
il difficile è riuscire a farle» [Patto per un nuovo welfare sulla non-autosufficienza
2023]. L’opinione che si può esprimere, allora, cam¶{p. 201}bia in base
al metro di giudizio scelto. Rispetto al contesto precedente, cioè la situazione di
gennaio 2021 (prima versione del PNRR) e la recente storia del welfare italiano, i passi
in avanti sono stati significativi: è stata introdotta la riforma e la legge delega
contiene tutte le indicazioni necessarie a innovare sostanzialmente questo settore del
welfare.
Obiettivo
riforma |
Legge delega
|
---|---|
Costruzione di un settore
unitario |
* Direzione di cambiamento
coerente con l’obiettivo * Nuovi dispositivi, tra loro
complementari: SNAA, riforma valutazioni, monitoraggio
unitario |
Definizione di opportuni modelli
d’intervento |
* Direzione di cambiamento
coerente con l’obiettivo per domiciliarità e per indennità di
accompagnamento * Nessuna direzione di cambiamento definita per
residenzialità |
Maggiori
finanziamenti |
* Tema non affrontato (il PNRR non
lo consente) |
Fonte: Nostre
elaborazioni. |
Rispetto all’obiettivo ultimo della
riforma, l’effettiva realizzazione di migliori interventi rivolti ad anziani e famiglie,
d’altra parte, siamo solo all’inizio. Saranno decisivi i prossimi passaggi:
i) la stesura dei decreti legislativi, ii)
le decisioni in materia di fondi, iii) l’attuazione nei territori.
Si tratta di un insieme di azioni e di scelte che dovrebbero progressivamente tradurre
il dettato normativo in migliori risposte per la popolazione interessata, superando le
significative difficoltà che inevitabilmente si presenteranno.
L’impresa è fattibile, ma la sua
complessità non può certo essere sottovalutata, e tre criticità sono già nitidamente
visibili. Primo, il sostegno politico. Si dovranno reperire i (non pochi) stanziamenti
indispensabili per dare sostanza alla riforma. La possibilità di trovarli è strettamente
legata a un forte investimento politico sullo sviluppo dell’assistenza agli anziani in
Italia, mentre le forze politiche vi hanno sinora dedicato un’attenzione esigua. Il
riprodursi di un simile disinteresse nel prossimo futuro risulterebbe fatale.
Secondo, la collaborazione tra i
diversi attori istituzionali. L’assistenza agli anziani riguarda vari settori della
pubblica amministrazione e diversi livelli di governo. Passare dall’impianto generale
della riforma, delineato nella legge delega, alle indica¶{p. 202}zioni
puntuali previste dai decreti significa entrare nel vivo delle annose questioni
riguardanti la suddivisione delle responsabilità, dei poteri e degli oneri tra i vari
soggetti istituzionali coinvolti a livello nazionale (innanzitutto tra Ministeri della
Salute e del Welfare) e tra i livelli di governo (Stato, Regioni e Comuni). Tuttavia,
senza una forte collaborazione tra tutti gli attori (spesso mancata in passato), il
nuovo assetto integrato è destinato a rimanere un mero auspicio.
Terzo, la complessità tecnica.
L’assistenza agli anziani è materia tecnicamente difficile, caratterizzata da una
molteplicità di atti e di norme stratificatisi nel tempo, non sempre in modo razionale e
con profili eterogenei tra le diverse regioni. La riforma, dunque, richiede al livello
centrale di disegnare una strategia nazionale complessiva per riordinare e promuovere un
ambito del welfare che, attualmente, risulta allo stesso tempo molto debole e molto
strutturato; per lo Stato si tratta di un’assoluta novità. Purtroppo, non si è sinora
registrata un’adeguata consapevolezza della complessità tecnica della riforma.
Da come saranno affrontate queste
criticità, innanzitutto, dipenderà l’esito della riforma: costruzione di un welfare
all’altezza delle esigenze di anziani e famiglie o lista di buone intenzioni rimaste
perlopiù sulla carta [Palumbo 2023]?
Note