Da esuli a francesi
DOI: 10.1401/9788815413031/c6
Inoltre, in maniera politicamente
provocatoria e al tempo stesso volta a tutelare i propri interessi commerciali,
Galignani sosteneva che l’opera in questione avesse «tout ce qu’il faut pour plaire à la
plupart des lectures»: da un lato, «les personnes amies du merveilleux ne liront pas
sans plaisir les aventures singulières et presque romanesques de notre héros»; ma
dall’altro, «quant aux hommes qui recherchent l’instruction, aux politiques et aux
moralistes, ils pourront méditer sur les plans et les principes de M. Fox, sur les
fureurs des élections, les menées parlementaires et sur toutes les intrigues des partis
opposés». Proprio in riferimento ai lettori attenti alle vicende politiche, poi,
sosteneva, non senza secondi fini contingenti, che questi avrebbero potuto apprezzare
«le génie profond de ce grand homme» in particolare attraverso «l’opinion qu’il a
manifestée sur le héros qui fait aujourd’hui les destinées de l’Europe et l’orgueil de
la France»
[85]
. Insomma, con il suo cappello iniziale Galignani provava a difendere le
posizioni di un uomo che egli stesso aveva avuto modo di conoscere
¶{p. 217}durante il soggiorno londinese e la cui memoria era a suo
avviso infangata in patria non certo per i vizi privati, ma appunto per le convinzioni
politiche:
On ne doit pas être étonné de cette critique rigoureuse et même de l’envie qui environna M. Fox pendant sa brillante carrière, et qui semble même s’attacher à sa mémoire, lorsqu’on se rappelle que ce ministre fut un chef de parti célèbre par tous les genres de mérite, par un haute éloquence et des vues profondes, et qu’il vécut dans un pays où les opinions politiques sont l’échelle sur laquelle on mesure le mérite des individus, et où la violence de l’esprit de parti fait oublier jusqu’aux talents et même jusqu’aux bienfaits de l’homme de génie. Une cause peut encore, dans ce moment, influer sur l’écrivain le plus impartial, et sans lui faire trahir la vérité, l’empêcher de la dire toute entière; ce sont les liaisons de M. Fox avec des personnages de la plus haute distinction actuellement vivants [...]. Ainsi, plusieurs raisons différentes s’opposeront longtemps à ce que l’on ait une histoire impartiale d’un ministre encore en butte à l’esprit de parti, dont le système politique et administratif est violemment censuré par le Ministère existant, et que la multitude ne connaît que par ce qu’en disent les membres du gouvernement [...].Pour nous qui avons connu ce grand homme, dont l’âme fut toujours ouverte aux idées libérales, à la candeur, à la bienveillance, à la générosité, nous nous plaisons à payer un juste tribut d’éloges et d’admiration à sa mémoire; et quoique nés au milieu d’une nation ennemie et rivale, nous nous empresserons de rendre hommage à ses talents, à son patriotisme et à ses vues politiques, que des préjugés nationaux empêchent d’apprécier à leur juste valeur [86] .
Del resto, proprio le convinzioni
politiche di Galignani, piuttosto vicine al liberalismo Whig inglese, concorrono a
spiegare anche le sue prese di posizione nella fase successiva al declino imperiale.
Certo, negli anni dell’apogeo napoleonico egli avrebbe continuato a beneficiare di
diversi finanziamenti e di prestigiosi apprezzamenti
[87]
, ma al crollo dell’Impero non avrebbe esitato a schierarsi contro il
pro¶{p. 218}tagonista di quel primo quindicennio del secolo. Infatti,
tanto i suoi principi (favorevoli a una maggiore libertà di stampa), quanto i suoi
interessi (in fondo limitati nella fase del «blocco continentale») lo portarono senza
troppa fatica a vedere di buon grado l’avvio di una nuova stagione, quella
caratterizzata dall’ascesa al potere di Luigi XVIII, che si preannunciava al tempo
stesso meno restrittiva nei controlli sulle pubblicazioni e più aperta negli scambi con
la Gran Bretagna. E così, già ai primi di luglio del 1814, ormai crollato da tre mesi
l’Impero, pur continuando i numeri del «Monthly Repertory», lanciava un nuovo giornale –
sempre inglese, ma questa volta a cadenza quotidiana – intitolato «Galignani’s Messanger»
[88]
, il cui primo numero era aperto da un suo appassionato editoriale in cui
esprimeva la gioia nel constatare che la Francia «has hurled from his throne the tyrant
who, vampire like, drained her of her best blood»
[89]
.
Proprio le posizioni pubbliche
assunte nei mesi della prima Restaurazione (allorquando, tra l’altro, riuscì addirittura
a incontrare Luigi XVIII per offrirgli le collezioni della sua rivista)
[90]
avrebbero causato la brusca interruzione del nuovo giornale nella primavera
seguente, ossia durante la fase del governo dei «Cento giorni». Tuttavia, seppur
interrotto il 20 maggio 1815, il quotidiano riprendeva le sue pubblicazioni già a metà
luglio, dopo che la battaglia di Waterloo del 18 giugno aveva ormai definitivamente
segnato la fine della stagione napoleonica, tra l’altro salutata dal suo direttore,
nell’editoriale che inaugurava i nuovi numeri, come un risveglio da un «dream of horror»
[91]
. Di lì, Galignani intensificava le sue pubblicazioni a carattere politico,
concentrando i suoi interessi proprio sui protagonisti che avevano portato all’avvio
della Restaurazione, in primis quel duca di Wellington che era
stato il grande artefice militare ¶{p. 219}del definitivo crollo dell’Impero
[92]
. In quegli anni, poi, apportava alcuni cambiamenti alle sue iniziative e se
nel 1816 apriva a Cambrai una succursale della libreria
[93]
, due anni più tardi trasformava la rivista mensile in un settimanale, il
«Galignani’s Weekly Repertory», poi interrotto nel 1825
[94]
.
Quando la morte lo colse, il 21
gennaio 1821
[95]
, il suo «double établissement» andò – anche a causa della successiva
scomparsa della moglie, avvenuta sempre a Parigi dodici mesi più tardi – ai due figli
Jean Antoine e Guillaume, i quali sarebbero poi riusciti, lungo tutto il corso del
secolo, a sviluppare ancor più le attività lanciate dal padre, tanto da ottenere prima,
con la svolta orleanista del 1830, la naturalizzazione francese e poi, fra Secondo
Impero e Terza Repubblica, addirittura la Légion d’honneur
[96]
. Infatti, i due seppero non solo continuare le pubblicazioni del
«Galignani’s Messanger», rendendolo uno dei più importanti giornali in lingua inglese
d’Europa, ma anche intensificare le attività tanto della casa editrice (che negli anni
Venti arrivò a impiegare circa 120 operai), quanto della libreria (che nel 1856 fu
trasferita nell’ancor più centrale rue de Rivoli, dove è tutt’oggi in attività).
Ma qui preme, in conclusione, solo
sottolineare come se il XIX secolo avrebbe sancito l’apoteosi delle iniziative
editoriali della famiglia Galignani, l’origine di quell’attenzione
¶{p. 220}al contesto britannico che ne avrebbe a lungo sostanziato la
linea affondasse le radici negli anni – certo tutt’altro che anglofili – del dominio
napoleonico.
Note
[85] Vie politique, cit., pp. I-VI.
[86] Ibidem, pp. II-IV.
[87] ANF, F/21, cart. 710; «Moniteur universel», 9 febbraio 1812.
[88] D. Cooper-Richet, Distribution, diffusion et circulation du Galignani’s Messenger (1814-1890), premier quotidien parisien en anglais, in G. Feyel (a cura di), La distribution et la diffusion de la presse, du XVIIIe siècle au IIIe millénaire, Paris, Éditions Panthéon-Assas, 2002, pp. 121-139.
[89] «Galignani’s Messanger», 2 luglio 1814.
[90] «Moniteur universel», 21 dicembre 1814.
[91] «Galignani’s Messanger», 15 luglio 1815.
[92] Campaigns of Field-marshal His Grace, the Most Noble Arthur, Duke of Wellington, Paris, Galignani, 1817.
[93] ANF, F/18, cart. 1766, dr. Galignani.
[94] Cooper-Richet, Presse en anglais et littérature, cit., pp. 153-168.
[95] ANF, MC/ET/CXIII, cart. 788, Procès-verbal pour parvenir à l’inventaire après décès de Jean-Antoine Galignani (12/02/1821).
[96] Il loro dossier di naturalizzazione è in ANF, BB/11, cart. 306, dr. 5170, mentre per la Légion d’honneur cfr. ANF, LH, cart. 1058/69; 1058/70. Morirono entrambi a Parigi (Jean Antoine nel 1873 e Guillaume nel 1882), dove il loro corpo riposa al cimitero di Père Lachaise insieme ai genitori e al fratello minore Charles (deceduto a Ginevra nel 1829). Pur continuando le attività della libreria, i due ebbero anche incarichi politici nei non lontani comuni di Corbeil ed Étiolles, dove si fecero talmente apprezzare per le loro attività filantropiche (fondarono un orfanotrofio e una casa di riposo) che tutt’oggi alcune strade del posto portano il loro nome. Per queste e altre informazioni vedi H. Sauvage, Les frères Galignani, in «Esquisses biographiques», Mortain, Leroy, vol. VIII, 1894.