La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c6
Tutto ciò comporta un’ulteriore
possibile segmentazione dell’azione programmatoria. Ma non solo. Sulla scia di
queste pur oggettive condizioni di gestione delle risorse, in diverse regioni si è
recentemente arrivati – o tornati – a definire la tipologia dei percorsi attivati in
rapporto alla loro fonte economica, con un evidente primato delle logiche
amministrativo-gestionali e con il rischio di snaturare la stessa fisionomia
ordinamentale del sistema. Così si parla
¶{p. 178}impropriamente di
«percorsi duali», quasi costituissero una diversa tipologia rispetto a quelli
ordinari e dimenticando che per questi ultimi alternanza scuola-lavoro (Asl) e
apprendistato sono elementi minimi ed essenziali (LEP) da assicurare in ogni caso.
Ossia che il sistema stesso della IeFP nella sua interezza dovrebbe connotarsi
propriamente come «duale». In molti contesti regionali la mancanza di certezza delle
fonti di finanziamento ha poi consolidato la prassi della navigazione a vista e di
piccolo cabotaggio, che si traduce nell’emanazione di dispositivi di bando annuali
per percorsi anche frammentati (non assicurati cioè nel loro intero sviluppo e nel
raccordo di filiera) e che riserva alla formazione professionale un ruolo di
supplenza rispetto all’istruzione. In tale quadro per le istituzioni formative
accreditate risulta ovviamente difficile investire, dotandosi di risorse
professionali e strutturali per l’adeguamento e il miglioramento continuo, nonché
stabilire alleanze formative con le imprese in una prospettiva di medio-lungo
termine.
2.3. Proposte
Che fare allora? Se evidenti
sono le responsabilità dello Stato, che di fatto ha tollerato e reso possibile
questa situazione, dall’altra però alle regioni spetta intervenire con maggior forza
per supplire alle citate carenze attraverso politiche e linee programmatiche
fortemente unitarie. Superando anche il possibile disallineamento dovuto
all’organizzazione interna degli uffici, essendo la IeFP per così dire «a scavalco»
tra istruzione, formazione e lavoro.
In termini operativi, è
necessario innanzitutto che l’intervento regionale assicuri la presenza e la
coerenza delle due dimensioni della programmazione tra loro strettamente
interconnesse, ossia della pianificazione-attivazione dell’offerta formativa
(servizi e percorsi) e dell’assegnazione delle risorse alle istituzioni formative.
Per quanto concerne la prima, la
programmazione dell’offerta di IeFP deve:
– essere attuata nell’ambito di
un Atto programmatorio ¶{p. 179}quadro (Piano; Linee) dell’intera
offerta di istruzione di secondo ciclo del territorio:
a) definito
in stretto raccordo con il piano di dimensionamento della rete scolastica;
b) con
individuazione dei percorsi della «filiera professionalizzante» sulla base di
un’effettiva ricognizione dei «fabbisogni» ed evitando forme di
«sovrapposizione»;
c) con
limitazione ai casi effettivamente necessari dell’offerta di IeFP promossa dagli
istituti professionali, evitandone la funzione sostitutiva (non sussidiaria),
rispetto a quella ordinaria in capo alle istituzioni formative;
– avere valenza almeno triennale
(o quadriennale nel caso dei profili che richiedono il diploma professionale),
declinabile annualmente;
– garantire la simultaneità
dell’avvio dei percorsi di IeFP con quelli di istruzione secondaria di secondo
grado, consentendo ai giovani e alle loro famiglie di operare una scelta non
vincolata o parziale.
Per la seconda dimensione,
conseguente al fatto che per le istituzioni formative accreditate la programmazione
regionale riguarda anche l’attribuzione delle risorse economiche, occorre garantire:
– la contestualità rispetto alla
definizione e attivazione dei percorsi;
– un finanziamento di medio
periodo (almeno triennale), che superi la prassi dell’emanazione di dispositivi di
bando annuali che inducono le istituzioni a una navigazione a vista e per consentire
la pianificazione di investimenti strutturali per l’adeguamento e il miglioramento
continuo, nonché l’avvio in tempi congrui delle necessarie attività di
coprogettazione con le imprese.
L’assegnazione delle risorse
costituisce una leva importante anche ai fini della qualificazione del sistema e per
la stabilizzazione dell’offerta formativa «eccellente». Da questo punto di vista
diviene strategico che l’azione programmatoria si attui in rapporto anche a criteri
di premialità e sulla base di elementi di valutazione terza (e definizione di un
rating degli operatori), in particolare assegnando risorse
commisurate a:¶{p. 180}
– prestazioni degli operatori,
in termini di successo formativo e risultati occupazionali;
– effettiva capacità erogativa,
definita in base alle strutture e competenze di cui l’istituzione dispone
stabilmente;
– qualità e flessibilità
dell’offerta formativa, ossia suo adeguamento continuo ai fabbisogni formativi del
contesto di riferimento.
3. Condizioni di sistema: risorse e modalità di finanziamento della IeFP
3.1. Assegnazione delle risorse per la IeFP: un cambio di prospettiva
La prima, sostanziale,
condizione per poter riconoscere la IeFP come servizio pubblico di interesse
generale ad accesso universale e per assicurare piena parità di condizioni e di
trattamento a tutti i giovani che ad essa vogliono partecipare, è rappresentata
dalla disponibilità di risorse del bilancio dello Stato commisurate al volume
effettivo della domanda.
La seconda è che il riparto
degli stanziamenti nazionali tra i territori venga rivisto in modo tale da evitare
le distorsioni provocate da un metodo eccessivamente sbilanciato sulla rilevazione
quantitativa delle attività realizzate e finalizzate, che tende a finanziare i
sistemi regionali di IeFP già consolidati e performanti, accentuando
conseguentemente i divari tra i territori. Una rielaborazione dei criteri di riparto
delle risorse che, a fianco delle premialità nei confronti di chi attrae più giovani
e garantisce servizi di qualità in termini di successo formativo e di inserimento
nel mondo del lavoro, consideri il volume della domanda potenziale e le esigenze di
progressivo consolidamento di ciascun sistema regionale di IeFP, rappresenterebbe un
significativo incentivo e spazzerebbe via ogni alibi anche per le regioni meno
sensibili in materia, così da innescare un meccanismo virtuoso di cofinanziamento e
sviluppo dell’offerta formativa di qualità. Questa tipologia di offerta è infatti
parte costitutiva di quella complessiva del sistema educativo nazionale e va
¶{p. 181}garantita comunque in termini di possibilità di scelta per
i giovani, non solo, quindi, come aspetto residuale riservato ai «dispersi» del
sistema scolastico.
Va, inoltre, superata la logica
che considera – come troppo spesso ancora accade – i Fondi europei (il FSE in
particolare) quali strumenti sostitutivi e non addizionali e complementari delle
politiche nazionali e regionali: dal punto di vista sistemico gli stanziamenti del
bilancio nazionale e regionale non sono fungibili con l’allocazione di risorse
nell’ambito di Programmi operativi dei Fondi strutturali europei.
3.2. Per una diversa modalità di finanziamento del servizio
Per l’efficace funzionamento del
sistema nazionale di IeFP occorre che le modalità di finanziamento delle azioni
formative siano definite con riferimento a un metodo omogeneo e non a costi uniformi
su tutto il territorio. Il percorso in questa direzione è già stato avviato da
alcuni anni, ma si configura ancora come lento e rapsodico. Esso passa attraverso
l’adozione di opzioni di semplificazione basate su costi standard (UCS) trasparenti
e verificabili, ancorati a criteri condivisi e comuni a livello nazionale.
Seppur riconducibili a pochi e
circoscritti modelli, la pluralità di metodi per la determinazione delle UCS finora
adottate dalle regioni ha contribuito ad accentuare la disomogeneità dei sistemi
locali, in alcuni casi focalizzati sulla maggior attenzione ai costi «fissi» legati
alla struttura e al personale (di norma rimborsati mediante UCS basate sul
riconoscimento dell’«ora/corso», ad es. Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma
di Trento) e in altri centrati sui costi «variabili», correlati al numero di allievi
effettivi o formati e perlopiù rimborsati mediante UCS basate sull’«ora/allievo»
(Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Puglia)
[16]
.
In sintesi, se per garantire
omogeneità ed effettività al sistema nazionale di IeFP non è necessario adottare
un’unica ¶{p. 182}UCS per tutti – che appiattirebbe, ignorandole, le
differenze e specificità – i sistemi regionali di finanziamento della IeFP
dovrebbero fare riferimento, nel rispetto dei principi di unitarietà e decentramento
istituzionale, a un quadro metodologico unitario e a un tempo malleabile, in
considerazione delle specifiche esigenze territoriali
[17]
.
Sempre nella prospettiva di
costruzione del sistema nazionale, occorre adottare un metodo che contemperi due
esigenze di pari rilevanza. Da un lato, al fine di consentire e sostenere la
personalizzazione dei processi formativi, sono necessarie modalità di riconoscimento
e rimborso dei servizi erogati dall’istituzione formativa che siano legate alla
persona e ai diversi percorsi che questa può intraprendere, fornendo così la
necessaria strumentazione gestionale a una progettazione e organizzazione
dell’intervento didattico informate alla massima flessibilità e svincolate dalla
logica del gruppo classe e dell’ora/corso. D’altro lato, dev’essere assicurato alle
istituzioni formative un adeguato sostegno a copertura delle spese fisse e delle
spese variabili connesse all’esercizio di un servizio pubblico vincolato a LEP
nazionali e soggetto ad accreditamento e a programmazione regionale.
Le UCS ad oggi applicate a
livello nazionale per le attività di IeFP – ad esempio quelle adottate nell’ambito
del PON IOG dal Regolamento delegato (UE) 2017/90 della Commissione del 31 ottobre
2016 per formazione di gruppo
[18]
– sebbene applichino il criterio del rimborso tra una quota a copertura
dei costi di realizzazione del corso (UCS ora/corso, differenziata per tipologia di
docenza) e una quota variabile basata sul numero degli allievi iscritti (UCS
ora/allievo), rimangono comunque vincolate alla dimensione «gruppo-classe» e
all’effettiva frequenza; inoltre, non sono in grado di premiare i risultati
migliori.
¶{p. 183}
Note
[16] Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna sia l’UCS ora/corso sia l’UCS ora/allievo.
[17] Si sono già orientate in tal senso quelle regioni che hanno utilizzato le UCS del programma nazionale «Garanzia Giovani» (PON IOG), quali riferimenti standard per la determinazione del finanziamento dei percorsi ordinari e duali di IeFP.
[18] UCS ora/corso: euro 73,13 (fascia C) o euro 117 (fascia B) o euro 146,25 (fascia A) + UCS ora/allievo: euro 0,80.