La scuola mediterranea
DOI: 10.1401/9788815371102/p5
misurare le cose apprese con il metro delle cose già conosciute in altri ambienti, e non comprenderle nella loro ragion d’essere e nel loro profondo significato, onde viene eliso qualsiasi sforzo pratico da una dualità di modi di valutare e di apprezzare le cose, che determinano due posizioni veramente diverse fra il Mezzogiorno e il resto d’Italia [7] .¶{p. 30}
Il metodo
Il testo, pur toccando argomenti complessi che hanno prodotto una documentazione sterminata in letteratura, è intenzionalmente leggero: una «sottrazione di peso»
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all’annosa questione meridionale sia per riportare alla luce l’essenziale sia per uscire dalle segrete stanze. Così, crediamo, dovrebbe essere un dibattito sulla scuola, aperto a tutti ma senza perdere di mira i fondamentali. Il focus di riferimento è la scuola nel Mezzogiorno, ma in realtà lo sfondo di riferimento è l’idea di scuola per il futuro del Paese. In sostanza ci riguarda. Nello specifico: il capitolo primo analizza l’attuale narrazione sulla scuola del Mezzogiorno, il capitolo secondo riprende i fondamentali da presidiare per costruire una storia nuova e il capitolo terzo individua alcuni caratteri distintivi della scuola mediterranea, come promuoverli, rilevarli, documentarli, valutarli e rendicontarli.
In realtà il testo non adotta semplicemente un metodo di presentazione ma, di fatto, adotta una metodologia di lavoro in cui le analisi, che hanno improntato una certa narrazione sulla scuola, vengono riportate ai paradigmi di partenza. In definitiva i punti di vista che definiscono gli oggetti di analisi e, a volte, condizionano i risultati.
In generale, la stessa filosofia della scienza ci insegna che siamo alla ricerca continua di nuovi paradigmi, siamo affascinati e attratti dalle rivoluzioni, eppure, a differenza delle scoperte scientifiche
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, nella scuola non progrediamo per sostituzioni bensì per integrazioni. Le novità si presentano sempre come alternative, ma si ritrovano poi integrate con le prassi quotidiane conservative
[10]
. È la logica dell’intelli¶{p. 31}genza umana che si sviluppa per continui accomodamenti e assimilazioni
[11]
. Così anche nel mondo della scuola, quando assistiamo a scelte che si definiscono per contrapposizione o negazione, sappiamo che poi, nella realtà, le troveremmo integrate. Il nostro approccio è per l’integrazione, come da sempre è lo spirito della cultura mediterranea. L’analisi della scuola meridionale è una preziosa occasione per ripensare la finalità dei processi formativi e educativi che ci permette di raccontare una storia nuova.
Le scelte
Per caratterizzare la scuola mediterranea abbiamo scelto di porre l’attenzione prima sullo studente e poi sul docente, o meglio, sui processi di insegnamento e di apprendimento che nell’organizzazione scolastica si strutturano fra il docente e lo studente. Una scelta che integra e completa quanto si è realizzato in questi anni con il Sistema nazionale di valutazione (d.p.r. 80/2013). Infatti con lo sviluppo del Sistema nazionale di valutazione si è investito molto sull’infrastruttura, sull’organizzazione, sugli strumenti comuni a livello nazionale (Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell’offerta formativa, Rendicontazione sociale)
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che accompagnano e sostengono i processi di miglioramento della scuola. L’attenzione è stata posta sulla scuola come organizzazione e, paradossalmente, si sono lasciate nell’ombra le dimensioni tipiche dell’umano, come le idee, le storie, le passioni, le relazioni, la cultura. Abbiamo trascurato la dimensione dell’immateriale che ¶{p. 32}conta anche se non può essere contata
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e, con un termine sociologico, potremmo dire la noosfera
[14]
.
La noosfera [...] è un elemento costitutivo oggettivo della realtà umana. Come le piante hanno prodotto l’ossigeno dell’atmosfera, oramai indispensabile alla vita terrestre, così le culture umane hanno prodotto simboli, idee, miti, divenuti indispensabili alle nostre vite sociali. I simboli, le idee, i miti hanno creato un universo in cui le nostre menti abitano.
In sintesi, elementi costitutivi della realtà umana che caratterizzano la mediterraneità e fanno la differenza nella scuola. Una scelta che introduce una distinzione. Infatti, negli ultimi anni, abbiamo partecipato alla ricerca di indicatori, rilevabili e comparabili, per leggere la qualità dell’organizzazione scolastica e i risultati di apprendimento. Questo approccio è stato determinante per la comprensione delle diverse situazioni in quanto ha permesso a ogni scuola di confrontarsi su fondamentali comuni a livello nazionale. Lo stesso approccio risulterà ancor più significativo nel momento in cui riuscirà a introdurre processi che vanno dalla standardizzazione alla personalizzazione. Pensiamo, ad esempio, al potenziale cambiamento che potrebbero introdurre nelle scuole le prove nazionali che si adattano alle competenze delle persone e non l’inverso. Infatti la sfida del futuro sta nella comprensione delle differenze da valorizzare sia nelle persone sia nelle organizzazioni. La stessa pedagogia italiana ha fatto scuola nel mondo portando l’attenzione sulle differenze, sulla personalizzazione, sugli ultimi, sui cento linguaggi, sull’ambiente di apprendimento, attraverso autori come Montessori, don Milani, Malaguzzi da citare nelle cerimonie festive e poi, purtroppo, da dimenticare nella quotidianità. All’inverso, a livello internazionale, la letteratura e la ricerca sulla scuola si sono dedicate, in particolare, ¶{p. 33}agli standard di apprendimento che determinano l’effetto scuola
[15]
. Siamo convinti che questo disegno è destinato a entrare progressivamente in crisi e, paradossalmente, proprio per la forza dei numeri su cui si è retto fino ad ora. Infatti queste analisi da decenni ripetono sostanzialmente le stesse cose, con gli stessi posizionamenti fra i paesi e all’interno dei paesi fra le regioni. Le certezze dei dati e la semplificazione delle graduatorie stanno così esaurendo la loro potenza comunicativa e mostrano tutta la loro rigidità e, di conseguenza, fragilità. Per questi motivi abbiamo bisogno di un approccio integrativo e complementare alle indagini quantitative generali di matrice statistica, con uno sguardo lungo, accorto e lungimirante verso le differenze, siano esse legate alle persone o alle organizzazioni come la scuola. Qualunque sguardo, se poggia «sulle spalle dei giganti»
[16]
, può vedere più lontano.
Note
[7] L. Sturzo, Il mezzogiorno e la politica italiana. È il titolo del discorso tenuto da don Sturzo il 18 gennaio 1923 nella Galleria Principe di Napoli, che apparve integralmente nel volume Riforma statale e indirizzi politici, Firenze, Vallecchi, 1923, e che qui è ripreso da L. Sturzo e A. Gramsci, Il Mezzogiorno e l’Italia, Roma, Studium, 2012, p. 81.
[8] «La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso»: I. Calvino, Leggerezza, in Lezioni americane, Milano, Mondadori, 1993, p. 7.
[9] T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1962.
[10] «Una trasformazione ha successo quando le riesce di superare le resistenze contro i cambiamenti e arrivare a essere accettata». «Il concetto di mutamento si riferisce sempre alle strutture del sistema mai alle sue operazioni». Cfr. N. Luhmann, Organizzazione e decisione, Milano, Bruno Mondadori, 2005, p. 272.
[11] Jean Piaget riporta i processi caratterizzanti l’adattamento all’assimilazione e all’accomodamento, che si avvicendano durante l’intero sviluppo umano. Cfr. J. Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia, Torino, Einaudi, 1967.
[12] Questi strumenti sono oramai parte costitutiva dell’organizzazione scolastica e del procedimento per il miglioramento e vengono definiti «documenti strategici».
[13] Parafrasi di una famosa citazione di Albert Einstein «Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato». Vedi citazioni in https://snv.pubblica.istruzione.it/snv-portale-web/.
[14] E. Morin, Le idee: habitat, vita, organizzazione e costumi, Milano, Feltrinelli, 1993, p. 120.
[15] La School Effectiveness Research (SER) si occupa di studiare l’effetto che l’istruzione produce sugli apprendimenti.
[16] Famosa citazione entrata nella storia del pensiero e attribuita a Bernardo di Chartres: «Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti».