L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c3
Questi libri sono inadeguati per la didattica in generale, ma ancor di più per gli stranieri. Non è vero che usare frasi corte e sintetiche aiuta, in realtà i bambini stranieri hanno bisogno di narrazioni, semplici ma articolate, che facciano capire loro tutto ciò che sta intorno e che noi diamo per scontato. Nelle scuole in cui l’utenza è medio-alta le insegnanti fanno acquistare alle¶{p. 88}famiglie in più dei libri, eserciziari, testi supplementari. Qui non è possibile. Per cui le maestre usano materiali aggiuntivi propri, scaricano cartine, esercizi, filmati, insomma utilizzano risorse proprie o della scuola in generale per dare a questi bambini strumenti in più, di cui peraltro hanno molto bisogno (da Note etnografiche, scheda Ginestra, p. 20).
Questo impegno supplementare delle
insegnanti viene riconosciuto dalle famiglie. E al riguardo è significativo che il
riconoscimento sociale della scuola e delle insegnanti passi anche attraverso la sua
capacità di essere un presidio territoriale: in un quartiere difficile gli isolati in
cui sorge la scuola sono «zona protetta», per effetto di un tacito patto tra i
residenti. La scuola è il luogo in cui si raccolgono i bambini, per questo va tutelata,
resa sicura anche nei suoi dintorni, e infatti le insegnanti riferiscono di un clima di
grande rispetto degli abitanti verso un luogo simbolo.
2. Bambini, insegnanti e famiglie
I dati del questionario rivolto ai
bambini nelle due waves ci forniscono informazioni utili a definire
meglio il profilo sociale di famiglie e alunni. Nella scuola Ginestra hanno risposto a
settembre 2019 al primo questionario 73 alunni, di cui il 47,9% maschi e il 52,1%
femmine. Nel 90,4% dei casi i bambini sono nati in Italia, anche se hanno comunque
genitori stranieri (si indagherà tale aspetto oltre). Nella seconda
wave di maggio 2020 la partecipazione al questionario è scesa
notevolmente (con 36 casi validi totali sulle 4 sezioni coinvolte nella rilevazione).
Già questo dato merita alcune riflessioni: la seconda wave del
questionario è stata somministrata online a distanza, è stata gestita direttamente dalle
insegnanti durante le ore di collegamento per la Dad. Tale modalità è risultata molto
più onerosa in quanto nella scuola primaria la modalità della Dad ha comportato molti
problemi di interazione, attenzione e continuità, sia nella didattica sia nelle
relazioni. A questo primo elemento critico, condiviso da molti bambini con diverse
caratteristiche ¶{p. 89}sociali e culturali, se ne sono aggiunti altri
due invece peculiari dell’utenza della scuola Ginestra. In primo luogo, in ragione del
livello socio-economico modesto, molte famiglie non disponevano al momento della
rilevazione di un pc o un tablet; in alcuni casi li possedevano ma non disponevano di
una connessione o essa non era adeguata a sostenere collegamenti protratti. Inoltre,
anche quando si disponeva dei dispositivi e delle infrastrutture necessarie al loro
pieno funzionamento, mancavano le competenze tecnologiche di base nelle famiglie che,
durante il lockdown, sono divenute centrali nel mantenimento delle
relazioni, nella salvaguardia della didattica e degli apprendimenti. Molte di queste
famiglie presentavano invece livelli di analfabetismo digitale pressoché completo e
conseguentemente non erano in grado di offrire alcun tipo di supporto ai figli in tutte
le attività proposte dalla scuola. Se a questo aggiungiamo la limitata competenza
linguistica di molti genitori stranieri, risulta chiaro il calo nel tasso di risposta
nella seconda wave.
Ma chi sono gli alunni della scuola
Ginestra e quale storia scolastica, familiare e personale possiedono? L’82% dei bambini
intervistati con questionario ha frequentato tutti i cinque anni nella stessa scuola, il
9,6% è qui da quattro anni, il 2,7 da tre, i restanti da due anni o meno, per effetto
soprattutto di dinamiche migratorie. Il dato ci porta a considerare che la maggior parte
degli alunni è stabilmente residente sul territorio cittadino. Inoltre i quartieri di
residenza dei bambini sono limitrofi alla scuola, quindi tutti gli alunni risiedono in
Torino Nord, le cui caratteristiche sono già state illustrate in precedenza. Tutti i
bambini dichiarano di vivere con la mamma, mentre c’è una quota (pari al 12,3% dei
rispondenti) che dichiara di non convivere con il papà. Non abbiamo informazioni in
merito al fatto che si tratti di una vera e propria mancanza della figura genitoriale
maschile, o se si tratti dell’esito di separazioni e divorzi, o di dinamiche relative
alle traiettorie occupazionali che, soprattutto nel caso degli stranieri, possono essere
connotate da temporanei allontanamenti dal nucleo familiare. I bambini intervistati
appartengono a famiglie con una numerosità superiore alla media: solo il
¶{p. 90}6,8% è figlio unico, un dato questo coerente con le scelte di
fecondità delle famiglie straniere maggiormente inclini a una prole numerosa. D’altronde
siamo in presenza di famiglie che hanno sperimentato la migrazione recentemente: ne sono
stati protagonisti i genitori dei bambini rispondenti. La maggior parte dei loro
genitori infatti sono nati non solo fuori dall’Italia ma anche dall’Unione europea: solo
il 20,5% dei padri e delle madri sono nati nel nostro paese e rappresentano quella quota
di famiglie italiane residenti nella città.
Le informazioni fornite dai bambini
su titolo di studio e occupazione dei genitori sono frammentarie: rispetto al titolo di
studio materno oltre il 60% dei rispondenti non ha saputo indicarlo (il 6,8% dichiara
che la madre possiede il diploma, un altro 6,8% la laurea, il 13,7% meno del diploma);
rispetto al titolo di studio paterno il 54,8% dei rispondenti non lo conosce, l’11%
dichiara che il padre possiede un diploma, il 15,1% una laurea, il 6,9% meno del
diploma. Un’ulteriore difficoltà per i bambini rispondenti rispetto a questa domanda
deriva dal fatto che molti genitori abbiano conseguito il titolo di studio nei paesi di
origine, spesso extraeuropei e con sistemi scolastici molto diversi. La comparazione con
il modello italiano e l’individuazione di adeguate equivalenze tra titoli di studio
risulta essere un’operazione eccessivamente complessa per i bambini.
Per quanto riguarda l’occupazione, i
genitori risultano essere occupati prevalentemente full time, anche
se le risposte dei bambini sono a questo riguardo imprecise: al momento della
compilazione del questionario hanno segnalato spesso verbalmente a chi scrive lo
svolgimento da parte dei genitori di un lavoro principale e di lavori integrativi (per
quanto poi il questionario consentisse la rilevazione di una sola occupazione); oppure
per le madri hanno descritto tipi di occupazione che appartengono al lavoro sommerso,
quindi di difficile inquadramento. La condizione occupazionale dei genitori per impegno
orario è illustrata nella tabella 3.1.
La minore occupazione delle madri in
full time in realtà cela una parte di lavoro sommerso, come già
si è detto. In altri casi invece il minore impegno temporale delle madri
¶{p. 91}al lavoro deriva dal sovraccarico di cura, esito di famiglie
numerose, in cui sono presenti fratrie lunghe.
Lavoro padre (%)
|
Lavoro madre (%)
|
|
Full time
|
60,3
|
34,2
|
Part time
|
23,3
|
27,4
|
Non
lavora
|
2,7
|
30,1
|
Non
risponde/non sa
|
13,7
|
8,2
|
3. Tra casa e scuola
Veniamo ora a illustrare i diversi
aspetti che compongono la quotidianità scolastica e domestica dei bambini intervistati:
scuola e casa costituiscono i due ambienti fisici, sociali e relazionali in cui e fra
cui essi si muovono. Per prima cosa soffermiamoci sui risultati relativi alle attività
svolte dai bambini, attraverso la scuola e fuori di essa. Le attività proposte dalla
scuola e quelle fruite extra scuola sono presentate nella tabella 3.2. I tassi di
partecipazione alle attività sono medio-bassi, principalmente per una limitata offerta
da parte della scuola stessa che risente di risorse limitate e conseguentemente
indirizza verso attività gratuite offerte dal territorio. Ne consegue che la varietà
delle proposte è limitata. Questi bambini però hanno opportunità limitate anche fuori
dalla scuola, principalmente in conseguenza delle caratteristiche delle famiglie. Anche
sotto questo aspetto l’offerta territoriale molto limitata ha rilevanza e all’esiguità
quantitativa si associa la condizione ¶{p. 92}di non gratuità per alcune
attività (in particolare le lingue straniere e alcune attività sportive), che per
famiglie in cui il vincolo di bilancio è forte è condizione indispensabile per
l’accesso.
Attività
|
A
scuola (%)
|
Extra
scuola (%)
|
Sport
|
58,9
|
57,5
|
Attività
artistiche
|
38,4
|
34,2
|
Attività
sociali
|
32,9
|
24,7
|
Servizi alla
comunità
|
17,8
|
15,1
|
Lingua
straniera
|
27,4
|
34,2
|
Protezione
ambientale
|
32,9
|
30,1
|
Rimanendo all’interno del contesto
scolastico, è stata indagata la relazione con le insegnanti, con attenzione per tre
aspetti principali: la percezione da parte dei bambini dell’equità attuata dalle
insegnanti nei loro riguardi, i livelli di accordo/disaccordo con le insegnanti e infine
l’attenzione dimostrata dalle insegnanti per il benessere complessivo dei bambini, in
modo più ampio rispetto alla sola dimensione cognitiva ed educativa (tab. 3.3a).
Accordo con le insegnanti
|
Mai
(%)
|
Qualche volta in un anno (%)
|
Qualche volta in un mese (%)
|
Una
o più volte a settimana (%)
|
Trattamento
giusto da parte delle insegnanti
|
9,6
|
6,8
|
11,0
|
72,6
|
Sono andato
d’accordo con le insegnanti
|
1,4
|
8,2
|
16,4
|
74,0
|
Interessamento per il benessere
|
6,8
|
8,2
|
16,4
|
74,0
|
Tipo
di relazione
|
Mai
(%)
|
Qualche volta in un anno (%)
|
Qualche volta in un mese (%)
|
Una
o più volte a settimana (%)
|
Ho comunicato
con i compagni
|
2,8
|
13,9
|
13,9
|
69,4
|
Ho comunicato
con le insegnanti
|
11,1
|
2,8
|
8,3
|
77,8
|
Interessamento per il benessere
|
0,0
|
2,8
|
13,9
|
83,3
|
I bambini intrattengono mediamente
una buona relazione con le insegnanti, anche se la percezione di equità non è così
universale e lascia intravedere una possibile frattura con le docenti in merito a ciò
che debba essere definito «giusto».
¶{p. 93}
Note