L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c8
L’aspetto organizzativo si è
rivelato cruciale in tempi di emergenza sanitaria. In questo specifico frangente infatti
gli aspetti organizzativi si sono declinati a tre livelli: in primo luogo si sono
strutturati a livello centrale, ossia nella cabina di regia presieduta dal dirigente
scolastico (a sua volta in collegamento con l’Ufficio scolastico regionale e
provinciale). In questa sede si è trattato di pianificare la didattica in tempi di
distanziamento sociale. Hanno fatto parte di questa
¶{p. 288}cabina di
regia quindi sia le figure strumentali di ogni singolo plesso, sia i tecnici su cui
grava il compito di predisporre piattaforme, procedure e accessi per la didattica a
distanza. Sono stati oggetto di organizzazione e riorganizzazione sia gli aspetti
informatici della didattica a distanza, sia i contenuti delle lezioni rispetto ai piani
curricolari, sia il planning settimanale riguardante le ore di collegamento per singola
classe. Quindi questo primo livello ha riguardato le linee guida generali all’interno di
ogni singola scuola, in relazione alle sue caratteristiche, dotazioni strumentali e
tecniche, nonché caratteristiche dell’utenza e del corpo docente.
Il secondo livello coinvolto
nell’organizzazione è stato quello relativo all’interclasse: si è trattato in questo
caso di avviare un piano di coordinamento tra le classi quinte e le loro insegnanti al
fine di individuare un format comune da applicare nella didattica a distanza. In questa
fase si sono uniti un aspetto formale riguardante quantità di ore settimanali di
collegamento, di dislocazione nelle diverse fasce orarie, divisione del lavoro tra
docenti della stessa classe per area disciplinare e per attività in compresenza. In un
momento successivo si sono aggiunte anche indicazioni in merito agli aspetti valutativi,
come da indicazioni ministeriali recepite poi dagli uffici scolastici regionali.
Infine il terzo livello
organizzativo ha riguardato le singole classi, ma non soltanto per aspetti di
programmazione oraria e contenutistica, quanto piuttosto per metodi didattici, tipi di
interazione con i bambini, relazioni con le famiglie, presa in carico degli alunni con
bisogni speciali o con caratteristiche individuali di maggiore fragilità sia rispetto
agli apprendimenti sia rispetto all’interazione con i pari, evidentemente molto
compromessa dal distanziamento sociale.
Complessivamente le scuole hanno
dato prova di buone capacità organizzative: la complessa macchina di ogni Istituto
Comprensivo si è attivata in modo specifico in relazione alle proprie priorità e
urgenze. Possiamo individuare tre gruppi di scuole raggruppate per tipo di risposta
organizzativa all’emergenza sanitaria.
Il primo gruppo riguarda le
scuole che hanno agito all’insegna della tempestività, dell’efficacia e dell’efficienza.
Sono ¶{p. 289}le scuole che già disponevano di risorse
tecnico-informatiche avanzate, la cui utenza non presentava particolari fattori di
criticità a cominciare dalla disponibilità di dispositivi digitali, e con una discreta
esperienza pregressa delle insegnanti e dei bambini durante la didattica tradizionale
nell’utilizzo di tablet, pc e altre risorse tecnologiche.
Nel secondo gruppo confluiscono
le scuole con caratteristiche diametralmente opposte: utenza complessa per esiguità di
risorse tecnologiche, fragilità economica, limitate risorse culturali che consentissero
di affiancare i figli nella didattica a distanza; limitate risorse anche all’interno
della scuola e scarsa familiarità con i dispositivi elettronici durante la didattica
tradizionale.
Infine il terzo gruppo che si è
caratterizzato per una netta cesura tra due fasi: un esordio critico caratterizzato da
un forte disorientamento e una carenza di risorse tecnologiche, seguito da
un’attivazione forte e concertata tra docenti che hanno individuato modalità, contenuti
e strumenti praticabili e adeguati per alunni e famiglie.
Altrettanto rilevante si è
rivelata la capacità di cooperazione, che ha favorito, ove presente, la realizzazione
della didattica a distanza e la conservazione, nei limiti del possibile, degli aspetti
relazionali tipici dell’interazione d’aula.
La cooperazione si è realizzata
su due diversi livelli: il primo è stato quello tra docenti, e ha mostrato maggiore
facilità a prendere forma in soluzioni concrete nei casi in cui il team docente già
lavorava in modalità cooperativa. Molto complessa e critica invece la situazione delle
scuole nelle quali la coppia delle insegnanti aveva rapporti soltanto formali e il
metodo didattico e quello educativo tendevano a essere completamente divergenti.
Tuttavia, in ragione delle peculiarità della didattica a distanza (in cui da una parte
si accentua il distanziamento tra insegnanti e alunni ma dall’altra si accorcia quello
tra insegnanti e genitori che diventano a tutti gli effetti parte integrante della
relazione educativa, quando non addirittura sostituti dei figli o competitor degli
insegnanti), l’altro asse lungo il quale ha preso forma la cooperazione è stato proprio
quello tra insegnanti e genitori.¶{p. 290}
Anche in questo caso è stata la
pregressa qualità della relazione (e la presenza di una più o meno solida alleanza
educativa) con le famiglie a fare la differenza. Nel caso in cui tale relazione sia
stata caratterizzata da conflitto, prevaricazione da parte delle famiglie, ripetuta
critica nei confronti dell’operato delle insegnanti, anche nella didattica a distanza
tali caratteristiche sono emerse. Ne è derivata un’ulteriore compromissione della
relazione scuola-famiglia, una diminuzione della motivazione delle insegnanti e della
percezione della propria autoefficacia, e un arroccamento esclusivamente sul livello
esecutivo e sulla regolarità formale della propria attività professionale.
Nei casi in cui invece il
rapporto scuola-famiglia sia stato fondato su collaborazione e delega fiduciaria, tale
clima si è riproposto anche nella didattica a distanza, anche con un notevole
investimento supplementare da parte delle insegnanti per venire incontro (e spesso in
soccorso) a famiglie le cui dotazioni tecnologiche erano quasi inesistenti, le risorse
culturali esigue e il capitale economico molto vincolante. La scuola in questo caso ha
predisposto misure di supporto quali la distribuzione di tablet (in possesso della
scuola o ordinati ad hoc con i fondi ministeriali a ciò preposti)
alle famiglie sprovviste di dispositivi idonei alla fruizione della didattica a
distanza.
Infine il gruppo di scuole
caratterizzate nella didattica in presenza da un rapporto distante e scarsamente
partecipativo da parte delle famiglie ha mostrato andamenti controversi: da una parte un
disinteresse persistente e un’accentuazione della distanza rispetto alla scuola;
dall’altra invece una parziale riscoperta della scuola e del suo valore, come a rendersi
conto per la prima volta di ciò che la scuola rappresenta sia materialmente, sia
simbolicamente nella vita dei figli.
Le prime due competenze
esaminate, organizzazione e cooperazione, profondamente legate tra loro come si è visto,
hanno anche evidenziato legami con energia e resistenza allo stress. La situazione di
generale difficoltà e soprattutto la sua elevata imprevedibilità ha compromesso, almeno
nella fase iniziale, l’energia delle docenti. Ha prevalso infatti nella fase confusa e
caotica della chiusura delle scuole un senso ¶{p. 291}di
disorientamento, ulteriormente alimentato dalla mancanza di indicazioni su un’eventuale
ripresa. Le diverse capacità di reazione e riorganizzazione delle scuole, anche a
livello centrale, prima ancora che di singola classe, hanno avuto un impatto
significativo sulle risorse delle docenti. A questa fase di disorientamento ha fatto
seguito, nella maggior parte dei casi, una reazione di contrasto e un successivo
adattamento al nuovo stato di cose. Tuttavia le motivazioni alla base di questa capacità
di resistenza allo stress sono state diverse tra le insegnanti: per alcune si è trattato
di una competenza che ha trovato il suo fondamento nel senso di responsabilità e la
professionalità nello svolgimento del proprio lavoro, acuito dalla rappresentazione
sociale sulla scuola e i suoi limiti. Si è trattato, in questi casi, di una risposta sia
individuale, sia istituzionale.
Per altre invece la capacità di
reazione è stata indotta dal timore di critiche, soprattutto da parte delle famiglie,
con cui l’interazione era divenuta forzatamente più assidua e dalle quali provenivano
continue richieste, critiche, commenti sull’adeguatezza del ruolo.
Infine per altre si è trattato di
un’attivazione rivolta alla protezione dei bambini, divenuti la priorità assoluta, tanto
più nei casi in cui il paracadute familiare non era così protettivo. In condizioni di
fragilità pregressa, la chiusura delle scuole faceva correre il serio rischio ad alcuni
bambini di essere completamente esclusi dalla scuola, e per suo tramite anche dalle
relazioni con i pari.
È evidente che in una situazione
emergenziale diffusa, dalla durata imprevedibile, con scenari altrettanto imprevedibili
la competenza che più di tutte ha sofferto è stata la creatività: le risorse delle
insegnanti sono state convogliate verso aspetti dapprima tecnici e organizzativi,
successivamente verso una sorta di autovalutazione e autocorrezione man mano che la
didattica procedeva al fine di raggiungere la massima efficacia possibile, e infine
verso aspetti nuovamente organizzativi e gestionali legati non soltanto alla chiusura di
un anno scolastico, ma di un ciclo di cinque anni, e delle relative incombenze anche in
termini di continuità con il ciclo successivo. Poche le risorse residue per
¶{p. 292}mettere in campo la creatività, né nella didattica né nelle
relazioni.
9. Dentro le scuole: quanto contano le competenze socio-emozionali?
Anche nell’eterogeneità delle
caratteristiche socio-culturali dell’utenza delle scuole (e conseguentemente anche degli
stimoli cui i bambini vengono esposti fuori dalla scuola e che possono contribuire a
sviluppare competenze), i dirigenti convergono sulla rilevanza del tema delle SES. I
contenuti curricolari, indispensabili, non sono però più ritenuti sufficienti a
preparare gli alunni, sia in vista della transizione alla scuola media inferiore, sia in
riferimento alle molteplici sfide cui sono esposti in ambito familiare, tra pari, e
anche nel tempo libero e di gioco ormai costellato di attività, sovraccaricato di ansie
da prestazione e fortemente condizionato anche da modelli che promanano dai media. È
ritenuto cruciale avere una visione complessiva del benessere infantile, che superi la
dimensione esclusivamente curricolare («L’obiettivo è sempre anche di lavorare sullo
sviluppo psicologico ed educativo. C’è sempre grande attenzione e sensibilità nella
progettazione per l’ascolto dei bambini, e in questo il tema delle competenze
socio-emotive è cruciale», Intervista a dirigente scuola
Azalea). La socializzazione alle competenze è inoltre
essenziale per rafforzare i processi di apprendimento («perché sono proprio le
competenze sociali ed emotive che consolidano e stabilizzano gli apprendimenti; il
problema è l’acquisizione di competenza, non solo l’apprendimento. E queste competenze
sono fondamentali per questo. Un ambiente sereno, di condivisione, produce migliori
apprendimenti e apprendimenti plastici che si moduleranno nei diversi ambienti e questo
prima lo si fa e meglio è», Intervista a dirigente scuola Primula).
Quanto al secondo punto, ossia la
formazione specifica dei docenti su questo tema, i dirigenti concordano rimarcando la
mancanza di preparazione sull’argomento e la difficoltà
¶{p. 293}a far
acquisire una diversa prospettiva educativa ai docenti («Il fabbisogno formativo degli
insegnanti è molto elevato perché i docenti hanno enormi problemi della gestione d’aula.
Sono bravi come conoscenze ma non sanno fronteggiare le sfide dei bambini che sono
adolescenti molto prima e meno che mai sanno fronteggiare le famiglie», Intervista a
dirigente scuola Gelsomino). A questo si aggiungono le caratteristiche individuali che
rendono un docente sensibile a dimensioni diverse da quelle strettamente curricolari e
altri invece poco motivati («L’insegnante è centrale, anzi di più ma è ben difficile
imparare le SES e l’empatia con i bambini. Insegnante ci nasci. Talvolta ci sono
insegnanti non fenomenali dal punto di vista delle conoscenze, e si cerca di
aggiornarli; questo è più facile. Però hanno capacità spiccate, infondono il piacere
dello studio, sono sereni, comunicativi. Questo è quello che sviluppa e sostiene le
competenze, oltre che gli apprendimenti», Intervista a dirigente scuola Ginestra). E il
ruolo dell’insegnante si potenzia o depotenzia in riferimento anche al tipo di relazione
con le famiglie. La relazione scuola-famiglia sarà oggetto di approfondimento negli
studi di caso che si tratteranno oltre, ma è evidente che anche qui ne viene
sottolineata l’importanza ai fini di un risultato educativo che vada oltre la
valutazione e la performance («L’insegnante fa ciò che può peraltro, perché se non ha il
sostegno della famiglia è difficilissimo», Intervista a dirigente scuola Corniolo).
Note