L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c6
Nelle due sezioni della scuola
Gelsomino sono state individuate due coppie di insegnanti: le prime due caratterizzate
rispettivamente da uno stile autoritario e uno stile democratico-contrattualista; le
altre due da uno stile maternalista e uno stile democratico-contrattualista. Prendendo
in esame il primo team docente, in cui l’insegnante con stile autoritario è assegnata
alla sfera umanistico-letteraria e l’insegnante con stile democratico-contrattualista
alla sfera scientifica e di lingue straniere, possiamo dire che la divergenza tra stili
di insegnamento e di relazione con la classe produce una tensione latente nel team
docente. Non vi è compensazione tra stili in quanto il rapporto tra le insegnanti di
classe è solo formalmente cooperativo, non è orientato
¶{p. 207}all’assunzione condivisa di responsabilità e non c’è
innovazione concordata nella didattica, soprattutto per effetto della rigidità
dell’insegnante di area umanistica. Formalmente il team è efficace, si rispetta il
curricolo, il timing di lavoro è coerente con gli obiettivi formativi ma l’investimento
su competenze non cognitive è residuale e lasciato nelle mani della docente di area
scientifica. Nella seconda classe della scuola Gelsomino si verifica una dinamica
opposta: a partire da due stili di insegnamento del tutto diversi (maternalista per la
docente di area scientifica; democratico-contrattualista per la docente di area
umanistica) vi è grande cooperazione, ma all’insegna della sottomissione della docente
(anche più giovane di età) di area scientifica alla collega di lunga esperienza.
Tuttavia, questa dinamica non influenza il clima di classe: si osserva un eccesso di
affettività nella docente junior, ma compensato dall’autorevolezza e dalla grande
capacità di ascolto, sia verso la collega sia verso gli alunni, della docente senior.
Nella scuola Camelia le due classi
presentano una peculiarità: le docenti di ogni classe presentano lo stesso stile. In una
sezione troviamo due insegnanti con stile autoritario, nell’altra due insegnanti con
stile democratico-contrattualista. Nel primo caso lo stile autoritario genera ottimi
risultati dentro il team docente: elevata cooperazione, ottima organizzazione, ma poca
energia e poca creatività causate anche da una demotivazione nello svolgimento della
professione, in conseguenza di utenze difficili e relazioni complesse con le famiglie.
Nella seconda classe le insegnanti adottano entrambe uno stile
democratico-contrattualista, e una delle due (la docente di area scientifica e lingue
straniere) presenta tratti di stile maternalista, molto ben mitigati e circoscritti.
Anche in questo caso si ottiene un risultato ottimale su tutte le competenze dei
docenti, valorizzate al massimo dalla condivisione dello stile più efficace, sia nella
relazione con la classe sia all’interno del team docente.
Infine, per quanto riguarda la
scuola Ginestra, in cui una sola classe è stata coinvolta nell’osservazione, le due
insegnanti mostravano due stili differenti: la docente delle materie scientifiche
adottava uno stile democratico-contrattualista e ¶{p. 208}godeva di
autorevolezza sia nei confronti degli alunni, sia della collega, sia più in generale
all’interno della scuola, anche in ragione di una lunga esperienza di insegnamento. La
collega delle discipline di area umanistico-letteraria mostrava invece uno stile
autoritario: molto direttiva con i bambini, poco incline alla collaborazione,
diffidente, restia a cambiare metodi, stili, approcci. La coppia docente tuttavia
funzionava adeguatamente grazie a una collaborazione come team di lungo corso, che aveva
consentito la definizione dei reciproci ruoli e spazi.
Possiamo dire che esiste una
relazione tra l’adozione di uno stile educativo e il profilo socio-culturale degli
alunni e delle loro famiglie? Dalle osservazioni non è possibile concludere che esiste
direttamente tale relazione; ma possiamo dire che lo stile educativo dei docenti, come
caratteristica personale, a prescindere dall’utenza, produce esiti differenti a seconda
del posizionamento di classe degli alunni.
Per la scuola Gelsomino che, come è
stato descritto altrove, è caratterizzata da un’utenza borghese, lo stile
democratico-contrattualista asseconda le richieste, talora pressanti, delle famiglie:
enfasi sull’ascolto del bambino ma autorevolezza, competenza nell’esercizio del ruolo ma
al contempo rigore nello svolgimento di un programma ritenuto essenziale per la
competizione e l’adeguatezza rispetto ai gradi successivi di istruzione.
Ben diversa è la ricaduta degli
stili dei docenti nella scuola Camelia, in cui il rapporto con le famiglie è
contrassegnato da conflitto, disinteresse, delega totale ma senza fiducia nelle figure
insegnanti: qui lo stile autoritario costituisce la risposta difensiva a famiglie che
non riconoscono alla scuola alcun valore; lo stile democratico tenta in
extremis la conciliazione con queste famiglie, ricordando il valore
dell’istruzione.
Infine, la scuola Ginestra, la cui
utenza straniera e di basso livello socio-culturale conduce alla delega fiduciaria e
incondizionata dalla famiglia alla scuola. In tal caso autorità e autorevolezza si
combinano in una strategia nella quale vi è posto per l’accoglienza e l’ascolto, ma al
tempo stesso anche per la difesa dell’istituzione scolastica, le sue regole e i suoi
mandati.¶{p. 209}
Da questi stili educativi dei
docenti scaturiscono anche esiti sui rendimenti scolastici degli alunni? Le osservazioni
in quanto tali non consentono di stabilire una relazione statisticamente significativa,
ma soltanto di avanzare alcune ipotesi esplicative. Premettiamo che nella scuola
primaria le votazioni tendono a essere livellate verso l’alto. Le insufficienze vengono
spesso risolte con compiti di recupero e interrogazioni ad hoc, non
sono infrequenti riduzioni di programma e semplificazioni in relazione ai livelli
cognitivi dei bambini. E questo è tanto più necessario in conseguenza anche della
riduzione degli insegnanti di sostegno.
Nelle classi osservate in cui è
presente almeno un insegnante classificabile nello stile democratico-contrattualista i
bambini sono mediamente più competenti a loro volta: sono maggiormente responsabili
rispetto ai loro doveri scolastici, hanno maggiori capacità di autoregolazione, lavorano
con facilità sia da soli sia in gruppo, gestiscono l’insuccesso e si rivolgono con
fiducia all’insegnante. In presenza del secondo insegnante sprovvisto di tali competenze
i bambini mostrano invece una diminuzione di queste capacità. Possiamo affermare che le
competenze socio-emotive dei bambini sono quindi ancora in nuce, si
dispiegano bene quando il contesto li incoraggia a farlo, ma dal momento che non sono
ancora sedimentate e fatte proprie, vengono depresse o annullate in presenza di un
adulto che non sappia valorizzarle.
Che cosa genera questo sui
rendimenti? Le nostre osservazioni non consentono di inferire con certezza in merito a
una relazione diretta tra stile del docente e apprendimenti. Possiamo in primo luogo
dire che le classi osservate si attestano tutte, sia nelle materie letterarie, sia in
quelle scientifiche, oltre l’8 di votazione media. Possiamo anche dire che il clima di
classe influisce sia individualmente, sia come gruppo sulla qualità dei risultati
scolastici, sulla capacità di concentrazione, sulla capacità riflessiva dei bambini. Non
è sufficiente che la classe sia un ambiente sereno (una condizione questa che viene
favorita dall’insegnante, ma è anche l’esito delle situazioni individuali che i bambini
sperimentano nella loro vita familiare), è anche necessario che i bambini riconoscano
l’insegnante e vedano in lui/lei un ¶{p. 210}punto di riferimento, un
modello, una fonte autorevole cui affidarsi. Le insegnanti hanno riferito concordemente
che
i bambini in questa fascia di età hanno bisogno di regole certe e di routine, a scuola più che mai, visto che a casa non ce l’hanno quasi mai, perché i genitori si occupano poco di loro, o li trattano come adulti, o lasciano che siano altri a occuparsene (maestra scuola Gelsomino).
E inoltre:
i bambini quando arrivano qui sono sereni, questo è per molti di loro l’unico posto in cui sono sereni e sono bambini (maestra scuola Ginestra).
Le insegnanti che invece praticano
uno stile maternalista mostrano un esasperato atteggiamento di cura e di protezione
verso i bambini. La relazione è sbilanciata a favore del versante affettivo, le sanzioni
non sono quasi mai previste, i bambini vengono coccolati, incoraggiati, lodati, trattati
spesso con modi inadeguati all’età. Gli effetti sui bambini implicano che i margini di
responsabilizzazione e autonomia loro riconosciuti siano modesti; inoltre, la capacità
di resistenza allo stress e la perseveranza mostrano livelli bassi, proprio perché
l’insuccesso non fa parte dell’esperienza scolastica. Un ulteriore effetto consiste
nello sviluppo di un attaccamento emotivo eccessivo all’insegnante, per cui gli alunni
entrano in competizione tra loro per ricevere le sue attenzioni e il suo affetto, come
potrebbe accadere in una fratria rispetto alla figura materna. Queste insegnanti sono
molto creative e fantasiose nella loro pratica professionale, ma alla fine intendono la
scuola più come un momento d’intrattenimento che come una pratica educativa. Sono
continuamente alla ricerca di stimoli che piacciano ai bambini, che li gratifichino e li
rendano felici. Il margine per la programmazione e l’organizzazione è molto basso e il
programma di studio ne risente; e con esso anche gli apprendimenti. Tuttavia, anche
esiti non brillanti vengono giustificati e incoraggiati.¶{p. 211}
Infine, le docenti che adottano uno
stile autoritario (e ancor di più se si tratta di entrambe le docenti della coppia di
classe) presentano un notevole distacco emotivo, esercitano la professione in modo
routinario, con perfetta aderenza al programma, sono efficaci nel far rispettare le
regole, ma presentano un basso grado di empatia con i bambini e con i colleghi. Sono
eccellenti nell’organizzazione (sebbene con eccessi che le trasformano in ritualiste
burocratiche) e apparentemente resistenti (o insensibili?) allo stress, ma del tutto
avverse alla cooperazione con i colleghi, scarsamente autocritiche, per nulla aperte a
soluzioni nuove, e conseguentemente con livelli di creatività molto bassi. I bambini in
interazione con queste insegnanti sono rispettosi delle regole per timore delle
punizioni, ma senza che questo significhi l’aver realmente introiettato la norma. Come
le insegnanti, anche i bambini sono esecutivi negli apprendimenti, cioè conoscono la
regola a memoria ma non la sanno applicare se essa viene richiesta fuori da un contesto
noto.
Resta da comprendere come tutto ciò
possa connettersi allo sviluppo di SES negli alunni.