L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c5
Le stesse domande sono state
riproposte nella seconda wave, i cui esiti sono esposti in tabella
5.7b. Qui la distribuzione delle risposte evidenzia il senso di isolamento dei bambini
derivante dalle regole del distanziamento sociale. Va quasi perduta la relazione con il
gruppo dei pari e con le insegnanti.
¶{p. 178}Paradossalmente si attenua
anche la vicinanza emotiva con i genitori con cui si trascorre più tempo
quantitativamente ma qualitativamente meno intenso forse anche a causa della
contemporanea attività di smart working a cui molti genitori erano
chiamati. Su questo punto i dati non ci consentono di tracciare un profilo univoco:
cresce anche se debolmente la vicinanza emotiva con la madre ma diminuisce sensibilmente
quella con il padre. Resta sostanzialmente stabile quella con i fratelli. Potremmo
ipotizzare che nel corso del lockdown, in cui alle misure di
distanziamento sociale e allo smart working si sono aggiunti anche
un diffuso senso di incertezza, fragilità e un complessivo smantellamento delle routine
quotidiane, le madri si siano nuovamente riconosciute in un ruolo tradizionale di
caregivers.
A completamento della definizione
di benessere dei bambini, è stata proposta una batteria di domande volte a indagare la
qualità della relazione tra genitori e figli. Nelle tabelle 5.8 e 5.9 sono illustrate le
risposte dei bambini, suddivise per relazione con la madre (tab. 5.8) e relazione con il
padre (tab. 5.9). Le relazioni con la madre sono improntate a un registro fortemente
affettivo, scarsamente normativo e in cui sono presenti tutte le caratteristiche del
care giver. Le dimensioni più critiche della relazione con le
madri sono individuabili nella comunicazione (bidirezionale: è facile parlare e mi
ascolta) e nell’aiuto, che viene percepito come modesto e non continuativo. Queste
risposte ci fanno supporre che i bambini, per quanto iperstimolati e molto attivi, siano
in realtà sul piano affettivo, emotivo e relazionale estremamente dipendenti dagli
adulti. I genitori costituiscono il loro punto di riferimento insostituibile.
Osservando le risposte relative
alla relazione con il padre, i dati ci confermano l’immagine di relazioni con le figure
genitoriali complessivamente positive ma comunque con uno sbilanciamento verso il ruolo
materno, maggiormente ¶{p. 179}sentito dai bambini intervistati sia nei
momenti di bisogno, sia di fragilità e di affettività. La figura paterna presenta
maggiori tratti di autorevolezza e minore vicinanza emotiva ai figli, per quanto i
bambini abbiano certezza dell’affetto paterno (come evidenziano le risposte in merito
all’item: mio padre tiene a me).
Mi
capisce (%)
|
Mi
ascolta (%)
|
Mi
accetta (%)
|
Fiera di me (%)
|
Mi
aiuta (%)
|
Tiene a me (%)
|
Attenta (%)
|
Parlare (%)
|
Sentimenti (%)
|
Severa (%)
|
Punizioni (%)
|
Credere (%)
|
Interesse (%)
|
|
Quasi mai o
mai vera
|
0,0
|
4,9
|
2,4
|
0,0
|
0,0
|
2,4
|
4,9
|
4,9
|
29,3
|
34,1
|
0,0
|
2,4
|
|
A volte
vera
|
14,6
|
17,1
|
0,0
|
12,2
|
22,0
|
2,4
|
2,4
|
19,5
|
7,3
|
39,0
|
43,9
|
9,8
|
4,9
|
Spesso
vera
|
31,7
|
22,0
|
24,4
|
31,7
|
24,4
|
9,8
|
24,4
|
24,4
|
24,4
|
12,2
|
12,2
|
31,7
|
19,5
|
Quasi sempre
o sempre vera
|
53,7
|
56,1
|
73,2
|
56,1
|
53,7
|
87,8
|
70,7
|
51,2
|
63,4
|
19,5
|
9,8
|
58,5
|
73,2
|
Mi
capisce (%)
|
Mi
ascolta (%)
|
Mi
accetta (%)
|
Fiero di me (%)
|
Mi
aiuta (%)
|
Tiene a me (%)
|
Attento (%)
|
Parlare (%)
|
Sentimenti (%)
|
Severo (%)
|
Punizioni (%)
|
Credere (%)
|
Interesse (%)
|
|
Quasi mai o
mai vera
|
12,2
|
12,2
|
9,8
|
12,2
|
22,0
|
12,2
|
14,6
|
14,6
|
12,2
|
41,5
|
0,0
|
12,2
|
14,6
|
A volte
vera
|
22,0
|
29,3
|
7,3
|
14,6
|
24,4
|
9,8
|
9,8
|
26,8
|
9,8
|
43,9
|
53,7
|
14,6
|
29,3
|
Spesso
vera
|
19,5
|
14,6
|
19,5
|
19,5
|
22,0
|
7,3
|
22,0
|
22,0
|
31,7
|
12,2
|
36,6
|
19,5
|
17,1
|
Quasi sempre
o sempre vera
|
46,3
|
43,9
|
63,4
|
53,7
|
31,7
|
70,7
|
53,7
|
36,6
|
46,3
|
2,4
|
9,8
|
53,7
|
39,0
|
¶
Questi dati forniscono
complessivamente il profilo degli alunni dell’ultimo anno della scuola Camelia. È
all’interno di questo scenario generale che si sono realizzate le osservazioni
partecipanti in due classi. Di queste renderemo conto nei paragrafi che seguono.
3. Questa classe è...
La fase di osservazione ha incluso
due delle quattro classi quinte della scuola, Camelia 1 e Camelia 2. Le due classi
oggetto di osservazione sono state scelte a partire da tre criteri: i risultati del
questionario somministrato a bambini e insegnanti, le caratteristiche delle due classi
per composizione e profilo degli alunni, e infine la disponibilità e l’interesse
manifestati dalle insegnanti d’aula per questa fase della ricerca.
Entrambe le classi presentano sia
caratteristiche comuni sia elementi di differenziazione. Fanno parte delle
caratteristiche comuni: il forte accento posto sulle regole e sull’importanza della loro
acquisizione da parte dei bambini; inoltre, la criticità (talora la complessità) della
relazione con le famiglie; infine un approccio prevalentemente nozionistico ed esecutivo
nello svolgimento e nell’assegnazione dei compiti didattici. Appartengono invece agli
elementi di differenziazione il tipo di relazione tra docenti della stessa classe e lo
stile didattico attuato dalle insegnanti.
Per quanto riguarda il tema delle
regole, la socializzazione normativa avviene attraverso
l’imposizione unilaterale da parte delle docenti ai bambini, sia individualmente sia
come gruppo classe, di contenuti, indicazioni, prescrizioni, valori, sia durante le
attività didattiche, sia ludiche, ricreative e laboratoriali. Il concetto di regola è in
entrambe le classi ¶{p. 181}applicato costantemente: regole che
presidiano i momenti di lezione nei quali è obbligatorio il silenzio, una posizione
composta, l’alzata di mano per la richiesta di informazioni e spiegazioni supplementari;
regole per i momenti extradidattici che spaziano dall’organizzazione della fila per
spostarsi tra i diversi ambienti della scuola, al divieto di correre nei corridoi o
alzare la voce per non arrecare disturbo ad altre classi intente al lavoro, al rispetto
tra compagni attraverso comportamenti appropriati e l’utilizzo di formule di buona
educazione. Lo stile delle quattro insegnanti coinvolte nelle due classi evidenzia una
propensione per lo stile autoritario, con alcuni tratti democratici e negoziali. Questa
scelta è motivata dalle insegnanti in ragione delle caratteristiche delle famiglie che
adottano sistemi di regole molto laschi o del tutto assenti e consentono ai bambini
comportamenti e pratiche che le insegnanti reputano del tutto inappropriati: ne sono un
esempio la televisione fruibile fino a tarda sera, la possibilità di mangiare fuori
dagli orari e dagli ambienti a ciò preposti, una scarsa educazione alla responsabilità
individuale (in primis nella gestione dei compiti a casa e del
materiale didattico), la possibilità di utilizzo dei dispositivi elettronici per
finalità ludiche senza vincoli di tempo. Le insegnanti, proprio per queste ragioni,
sottolineano ripetutamente ai bambini l’importanza delle regole, la loro rilevanza
all’interno di tutti i contesti sociali, l’indispensabilità della loro acquisizione
indipendentemente dalla presenza adulta e dal rischio di una sanzione a fronte della
loro violazione. In un certo modo questa impostazione delle docenti è un’applicazione
pratica dell’educazione alla cittadinanza. Le regole sono infatti prima di tutto
veicolate ai bambini perché esse permettono lo stare insieme, costituirsi come gruppo,
avere ciascuno un posto con il rispetto degli altri. Le regole costituiscono inoltre la
struttura sulla quale è possibile far circolare e veicolare i contenuti didattici,
perché esse sono strettamente correlate con aspetti quali la responsabilità,
l’autonomia, la capacità di autovalutazione, la perseveranza in vista di un risultato.
Passando ora al secondo elemento
comune riscontrato nelle due classi, si è già fatto cenno in parte alla criticità
¶{p. 182}del rapporto con le famiglie:
evidentemente l’eterogeneità dei «tipi familiari» e dei relativi stili educativi è
ampia, ma le insegnanti delle due classi riferiscono concordemente di rapporti complessi
o perché eccessivamente conflittuali o perché eccessivamente rarefatti. Questi due tipi
prevalenti non eliminano la quota di famiglie cooperative e disponibili verso la scuola,
che mostrano comunque interesse e partecipazione. Tuttavia, la componente di famiglie
«difficili» costituisce un elemento di complessificazione delle relazioni educative
all’interno delle classi e condiziona l’andamento delle relazioni educative dell’intero
gruppo.
La conflittualità tra scuola e
famiglia deriva sia dalla diversa interpretazione e socializzazione alle regole (come
poc’anzi evidenziato), sia dallo scarso valore riconosciuto dalle famiglie alla scuola e
ai suoi contenuti didattici ed educativi, sia infine dalla contestazione diretta di
alcuni metodi e richieste che la scuola avanza nei confronti dei bambini e delle
famiglie (ne sono un esempio le richieste di disponibilità da parte della scuola alle
famiglie per la consegna delle pagelle o per la discussione di aspetti comportamentali
dei bambini che sono sintomo di malessere e arrecano turbamento all’intero gruppo
classe, richieste del tutto ignorate da alcune famiglie e da cui si evince un senso di
irresponsabilità nel ruolo genitoriale). Per quanto riguarda invece la distanza
scuola-famiglia, essa assume la forma nel completo disinteresse da parte dei genitori
nei confronti della quotidianità scolastica dei figli (che spesso si presentano in aula
senza i libri, né i quaderni, né i compiti eseguiti come da richiesta delle insegnanti),
ma anche più in generale verso la vita nella scuola (che spazia dalla mancanza di
partecipazione a eventi come recite e feste a occasioni di presentazione di progetti e
attività della scuola di cui bambini e famiglie saranno beneficiari). La scuola è per
queste famiglie qualcosa che deve essere fatto, che sostituisce la famiglia per un
significativo numero di ore, ma il significato educativo più profondo dell’essere a
scuola è completamente trascurato. Lo stesso stile educativo delle famiglie oscilla tra
il modello maternalista (iperprotettivo e accudente) e il modello disciplinare
statutario [teorizzati
¶{p. 183}da Kellerhals e Montandon 1991] che si
traduce in regole ferree e del tutto acritiche, imposte soprattutto dai padri, ma
inerenti ad attività e condotte che esulano del tutto dal contesto scolastico e che
mostrano di avere ricadute educative negative sui bambini in merito ad apprendimenti e
relazioni con i pari, come si vedrà oltre.