Note
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Sono parole di Pio XI, enc. Quadragesimo anno, n. 3 (in Vito, Introduzione alle Encicliche e ai Messaggi sociali. Da Leone XIII a Giovanni XXIII, Milano, 1962, p. 38) a proposito della Rerum novarum di Leone XIII.
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Da parte delle organizzazioni sindacali dei lavoratori i commenti non sono andati al di là di poche parole di circostanza (salvo un articolo del Segretario generale della Uil sull’«Avanti!» del 17 settembre 1981).
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Cfr. Lombardi Vallauri, Corso di filosofia del diritto, Padova, 1981, p. 599.
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Rerum novarum, n. 5 (Vito, op. cit., p. 5).
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Cfr. l’«editoriale» di «Civiltà Cattolica», quad. 3151 del 3 ottobre 1981.
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Cfr. Auer, Der Mensch und das Recht, in Naturrecht oder Recbtspositivismus?, a cura di Maihofer, Darmstadt, 1962, p. 464.
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N. 29 (Vito, op. cit., p. 58).
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Cfr. Polany, La grande trasformazione, Torino, 1974, pp. 95, 99 ss.
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Quadragesimo anno, n. 8 (Vito, op. cit., p. 43).
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Sinzheimer, La democratizzazione del rapporto di lavoro (1928), trad. it. in «Giornale dir. lav. e rel. ind.» n. 2 (1979), p. 222.
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Nella relazione alla legge francese del 24 maggio 1864, che abolì il divieto penale delle coalizioni operaie e padronali, questo principio è fondato sulla distinzione tra «prezzo corrente» del lavoro e «prezzo naturale», inteso come minimo (commisurato alle «subsistances nécessaires au soutien de la vie et à l’éducation de sa famille») al di sotto del quale il primo non deve mai scendere: altrimenti «si les rapports de l’offre et de la demande sont respectés, les lois de l’humanité sont en souffrance» (cfr. Ollivier, Démocratie et liberté, Paris, 1867, pp. 160 s.).
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Betriebsverfassungsgesetz del 15 gennaio 1972, § 90.
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Cfr. da ultimo, Stark, Menschenwürde als Verfassungsgarantie, in Cristianesimo, secolarizzazione e diritto moderno, a cura di Lombardi Vallauri e Dilcher, Milano-Baden-Baden, vol. I, 1981, pp. 805 ss.
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Del resto, il riferimento al concetto di «dignità umana» o di «esistenza libera e dignitosa» (= degna dell’uomo) è esplicito negli artt. 36, comma 1° e 41, comma 2°, e analogo è il principio del «rispetto della persona umana» enunciato nell’art. 32, comma 2°.
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Gen. 1, 26; 5 1; Sap. 2, 23.
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Kant, Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, in Kant’s Werke,vol. IV, Berlin, 1911, pp. 428 s.
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Così Lunati, in Sole-24 Ore del 24 settembre 1981.
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Cfr. «Civiltà Cattolica», «editoriale» cit.
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Merita di essere ricordato il passo della Quadragesimo anno, n. 32 (Vito, op. cit., p. 60), dove la correlazione delle rivendicazioni salariali agli incrementi di produttività è riconosciuta come principio di giustizia, ma con la riserva che la minore produttività non sia imputabile «a indolenza, a inettezza e a noncuranza del progresso tecnico ed economico», cioè a inefficienza o scarsa etica professionale del management.
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Sap. 9, 5.
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Il primo termine è stato proposto, come è noto, per qualificare la filosofia del Circolo di Vienna, secondo cui sono fomite di senso solo le proposizioni traducibili in una proposizione della fisica. Il secondo termine è corrente soprattutto presso i positivisti logici anglosassoni (Dewey ecc.). Il terzo è usato in un senso più generale e con intenti critici («per indicare gli equivoci filosofici che derivano da un fraintendimento del vero senso della fisica moderna») da Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Milano, 1975, pp. 51 ss., 129, nota 5, 350 ss.
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Cfr. Lombardi Vallauri, I presupposti del processo di industrializzazione, in «Atti» del XLVIII corso di aggiornamento culturale dell’Università cattolica, Milano, 1979, pp. 50 ss.; e, dello stesso autore, Corso di filosofia del diritto, cit., pp. 236 s., 244 ss.
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Husserl, Crisi delle scienze europee, cit., pp. 53 ss., spec. 89 ss.
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Horkheimer, Eclisse della ragione, Torino, 1969, p. 14.
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Jaspers, Origine e senso della storia, Milano, 1982, pp. 128 s.
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L’espressione è di Lombardi Vallauri, I presupposti, cit., p. 67.
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Questo effetto benefico è antiveduto dal fondatore della filosofia moderna. Cfr. Descartes, Discours de la méthode, I p., in Oeuvres et lettres, Paris, Plèiade, 1953, pp. 128 s.: «les mathématiques ont des inventions très subtiles, et qui peuvent servir ... à facili ter tous les arts et diminuer le travail des hommes». Il beneficio però non è senza un prezzo che, dopo l’avvento della rivoluzione industriale, sarà registrato da Hegel (citato da Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Einaudi, Torino, 1979, p. 398): la tecnica inganna la natura facendola lavorare per l’uomo, ma «il lavoro che ancora rimane per l’uomo diventa esso stesso meccanico».
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Milano, 1979, pp. 44 ss.
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Husserl, Crisi delle scienze europee, cit., p. 81.
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Cfr. Kriele, Kriterien der Gerechtigkeit, Berlin, 1963, pp. 16 ss.
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N. Hartmann, Etica, vol. I, Fenomenologia dei costumi, Napoli, 1969, p. 121.
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Jaspers, Origine e senso della storia, p. 155.
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Cfr. Mortillaro, in Sole-24 Ore del 14 marzo 1982.
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Di «fatale lacuna culturale» parla Novak in Democracy and Mediating Structures, a cura del medesimo, Washington, 1980, p. 184. V. ora Novak, On the Governability of Democracies: the Economic System-The Evangelical Basis of Social Market Economy, in Cristianesimo, secolarizzazione, cit., vol. I, pp. 497 ss. (trad. it. in «Relazioni industriali», 1983, np. 31 ss.).
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Hartmann, Etica, vol. I, pp. 19 s., 123 s.
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Novak, On the Governability, cit., p. 502. In definitiva è questo l’errore che l’enciclica chiama «dell’economismo». Dovrebbe essere chiaro che l’uso di questo termine è lontano da ogni, pur vaga, intenzione spregiativa della scienza economica.
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Jaspers, Origine e senso della storia, cit., p. 126.
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Horkheimer, Eclisse della ragione, cit., p. 34.
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La crisi delle scienze europee, cit., p. 358.