Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c19
I problemi si verificano a scala locale, dove si concentrano gli impatti sul paesaggio che si trasforma, sul suolo
{p. 354}che viene impermeabilizzato, sull’aumento del traffico che incide su aria, rumore, acque di dilavamento stradale, ecc. e, dunque, sulla popolazione.
Tab. 3. Schema di lavoro
TRIADE
DI SCALE
SCALA VASTA 1:25.000
ecomosaico
SOGLIE
TEMPORALI
1940-1997
SCALA INTERMEDIA 1:5.000
ambito di studio
SOGLIE
TEMPORALI
1997
SCALA LOCALE
1:2.000
area studio
SOGLIE
TEMPORALI
1997
OBIETTIVI
DELLE
ANALISI
INDIVIDUARE
– l’ambito di studio;
– le condizioni di trasformabilità in base a processi e relazioni di scala vasta che condizionano l’area studio.
DEFINIRE
le analisi sull’ambito di studio a scala intermedia.
INDIVIDUARE
– il ruolo caratteristico dell’ambito di studio nell’ecomosaico;
– le carenze funzionali, le esigenze e le caratteristiche emergenti.
EFFETTUARE
– valutazioni preliminari sugli impatti prodotti dal tracciato TAV.
INDIVIDUARE
– le condizioni per gli interventi possibili di mitigazione e compensazione per la tutela e il potenziamento degli ecosistemi seminaturali esistenti;
– le analisi utili di scala inferiore.
INDIVIDUARE
fattori limitanti per le trasformazioni, e caratteristiche peculiari.
PRECISARE,
DIMENSIONARE E LOCALIZZARE
gli interventi, in modo tale da fornire il disegno di massima delle nuove unità ecosistemiche e delle fasce ecotonali.
FORNIRE
criteri e indirizzi per la progettazione esecutiva.
DELINEARE
gli indirizzi gestionali.
ANALISI
PRINCIPALI
INDIVIDUARE
– le macrostrutture paesistiche a due soglie storiche;
– le caratteristiche strutturali e dinamiche principali esistenti e passate.
INDIVIDUARE
– gli elementi del paesaggio antropici e naturali;
– le analisi tematiche per caratterizzare l’ecomosaico (idrogeologia, idrobiologia, pedologia, uso del suolo, vegetazione, fauna);
– la distribuzione e forma degli elementi strutturali, la porosità delle matrici paesistiche.
EFFETTUARE
– lo studio delle unità ecosistemiche, delle loro interazioni e dei margini;
– le analisi specifiche sulle isole seminaturali (macchie boscate e fontanili): vegetazione, avifauna, macrobenthos.{p. 355}
RISULTATI
INDIVIDUARE
– i tipi di paesaggio esistenti, loro criticità e tendenze evolutive principali;
– le disfunzioni ed esigenze funzionali del mosaico di paesaggi;
– gli effetti della frammentazione e dell’aumento di contrasto nel paesaggio;
– le analisi necessarie alle scale inferiori, in base ai caratteri riscontrati.
– Applicazione di indicatori spaziali all’ambito di studio: Biopotenzialità territoriale ed Eterogeneità (indice di Shannon applicato agli elementi del paesaggio) – stato di fatto e simulazione in presenza del TAV.
– Quantificazione degli impatti sull’ambito di studio e verifica della mitigabilità degli impatti a questa scala.
– Ipotesi per le trasformazioni utili: definizione dell’area studio e delle analisi necessarie a scala inferiore per dimensionare con precisione gli interventi.
– Applicazione degli indicatori all’area studio: Biopotenzialità territoriale, Eterogeneità, Modello a gravità per la verifica delle relazioni tra le isole seminaturali - stato di fatto e simulazione in presenza del TAV.
– Quantificazione degli impatti sull’area studio e verifica della mitigabilità degli impatti a questa scala.
– Individuazione di:
reali possibilità d’intervento;
scenari diversi; migliorare la situazione preesistente, mitigare e compensare gli impatti;
strumenti tecnici per la scelta dello scenario ottimale;
caratteristiche degli elementi base del progetto e alternative per gli elementi secondari,
dimensioni degli interventi.
 
 
 
 
Il progetto dello scalo intermodale di Gallarate, raddoppio di un terminal esistente e attivo in comune di Busto Arsizio (VA), è un buon esempio di come trattare il tema, anche perché si trova in un parco regionale, il Ticino lombardo, al margine della città di Gallarate. Il progetto affronta un campione di problematiche tra cui la conflittualità tra le {p. 356}esigenze di tutela di un ambito naturalistico e le aspettative di crescita, le relazioni con una città densa di persone, traffico, attività, e il nodo infrastrutturale costituito dalla SS 336 per Malpensa, dalla SS 33 del Sempione, e dalla ferrovia, la presenza di insediamenti a prevalente destinazione commerciale e produttiva.
La sfida era come far convivere l’area naturale con una grande infrastruttura che occupa circa 15 ettari di territorio del parco, che richiama e rilancia centinaia di camion ogni giorno.
Ma prima di tutto c’era una domanda: sarà davvero possibile la coesistenza tra infrastruttura e natura? O il progetto paesaggistico potrebbe essere la giustificazione di un disastro, magari nascosto da piante e fiori?
La vera risposta è arrivata solo dopo qualche anno, quando è risultato evidente che la vita si è entusiasticamente riappropriata dei luoghi rimasti vivi. Ma ciò non era scontato e nel frattempo si dovevano prendere alcune decisioni, il progetto doveva essere sviluppato nel modo migliore per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche i grandi valori ecologici degli ambiti interessati e l’efficienza dell’infrastruttura.
Il progetto è stato preceduto da un SIA con l’obiettivo primario di ottimizzare il progetto dell’infrastruttura dal punto di vista eco-paesaggistico.
Il tema era capire come impostare le analisi per avere informazioni e risposte utili alla costruzione di un progetto con pari efficacia per il miglioramento della rete infrastrutturale e, contemporaneamente, del sistema eco-paesistico. Individuare le criticità pregresse più importanti per il sistema ecologico del parco e utilizzare le risorse messe a disposizione dal nuovo intervento per migliorare la situazione preesistente è sembrato un buon modo. In sostanza si trattava di trovare le azioni giuste per «risanare» un sistema più ampio, a fronte della perdita di una tessera del mosaico.
Le domande principali erano tre: quale il valore ecologico dell’area interclusa tra le infrastrutture? Che valore viene tolto dalla costruzione del terminal? È ancora possibile {p. 357}rimettere in connessione l’isola con il suo intorno naturale per migliorarne la resilienza?
Analisi storiche, analisi sulla vegetazione e le sue dinamiche, sull’idrografia e la geologia, sulle dinamiche del mosaico paesistico, modelli faunistici, tutti orientati a rispondere alle tre domande, hanno fornito le risposte idonee.
Si è applicato il metodo transdisciplinare: dunque ogni componente non viene studiata separatamente dalle altre e non è detto che abbia pari importanza delle altre. Infatti, ogni paesaggio ha i propri caratteri e le proprie leggi non scritte: ed è lì che bisogna cercare cosa è fondamentale e cosa è secondario, attraverso analisi orientate all’obiettivo. Queste vengono concordate nel gruppo sia nei metodi che nei risultati attesi in modo, da progredire integrandosi a vicenda e produrre le sintesi che informano i progetti.
Le analisi multiscalari nel tempo e nello spazio hanno permesso di mettere in luce le funzioni dominanti del sistema paesistico e le macrostrutture che lo sostengono: la rete ecologica che lega le valli fluviali del Ticino e dell’Olona, le dinamiche che ne hanno progressivamente determinato le interruzioni, il ruolo dei due torrenti Rile e Tenore nella costruzione del paesaggio locale, la consistenza della biodiversità all’interno dei frammenti, i molteplici caratteri del paesaggio. Tra le criticità pregresse sono apparse prioritarie l’isolamento dell’ambito dove insiste il progetto e il degrado degli ecosistemi forestali. Tutto ciò ha permesso di attribuire il giusto peso degli impatti e impostare uno scenario di progetto che riguardava tutto il nuovo sistema.
Nella costruzione dello scenario di progetto, il paesaggio ha dettato le regole per il disegno del sedime dello scalo, per la gestione delle terre e delle acque, per la costruzione delle zone umide e delle aree verdi e, infine, per impostare gli strumenti di controllo.

4.3. Il progetto

Le caratteristiche tecnologiche dello scalo hanno rappresentato opportunità importanti per ridurre gli impatti {p. 358}dell’impermeabilizzazione di suolo sui cicli idrologici. L’integrazione delle progettazioni, tecnologica e paesaggistica, ha permesso di trovare una facile soluzione per la gestione delle acque di seconda pioggia dello scalo, rendendo multifunzionale l’impianto previsto per la captazione e raccolta dei liquidi sversati in caso di incidente.
Le acque sono raccolte in vasche interrate, sollevate e inviate in due bacini ormai naturalizzati, nel luogo più strategico secondo il modello sulla rete ecologica: riportando l’acqua dove c’era due secoli fa, si è data vita ad un nuovo paesaggio coerente con le risorse e la storia dei luoghi, anche se sostenuto dalla tecnologia.
Si sono realizzati due bacini, il cui fondo è impermeabilizzato per la permanenza dell’acqua. Oltre una certa quota, l’acqua si infiltra rientrando nel ciclo vitale dopo essersi fitodepurata.
L’acqua passa per gravità dall’impianto di sollevamento posto a margine dello scalo ai due bacini che sono collegati tra loro tramite un troppo pieno e un fosso.
Il progetto e la realizzazione si sono avvalsi abbondantemente dell’Ingegneria naturalistica.
Completano il progetto la realizzazione di sottopassi per la fauna selvatica, finalizzati al completamento della rete ecologica tra la valle dell’Olona e la valle del Ticino, l’eliminazione delle interferenze dovute alla presenza di linee elettriche che determinano un rischio di collisione ed elettrocuzione degli uccelli, infine l’inserimento all’interno dello scalo di alcune aree opportunamente vegetate, al fine di migliorare il microclima e il benessere dei dipendenti e dei visitatori.

5. Il presente e il futuro

Lo scenario paesaggistico risultante contiene l’infrastruttura come un proprio elemento che contribuisce attivamente alla vita degli ambienti naturali e le opere realizzate hanno fornito una risposta rapida. Il risultato più significativo è quello di aver realizzato un sistema integrato «tecno-eco-
{p. 359}logico» in cui lo scalo intermodale produce natura. Costituisce la sorgente delle acque che alimentano il biotopo che, a sua volta, è funzionale allo scalo perché ne accoglie e smaltisce le acque meteoriche.
Note