Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c18
La superficie della High Line viene
articolata in campi pavimentati e piantumati, assemblati in una varietà di gradienti di
intersezione delle superfici dal tutto minerale al tutto vegetale. La pavimentazione è
in gran parte realizzata da singole tavole prefabbricate in cemento, con giunti aperti
per incoraggiare la crescita di erba. Il parco accoglie così il selvatico, il coltivato,
l’intimo e il sociale, in un paesaggio «senza sentieri» dove le persone possono muoversi
in modi non prestabiliti. L’impalcato e la copertura delle infrastrutture ferroviarie
diventano progressivamente sempre più occasione per trasformare il corpo costruito in
parti significative della riqualificazione verde della città.
Altri parchi lineari hanno
modificato realtà tecniche per accogliere aree verdi, raccordandole attentamente al
sistema degli spazi aperti urbani. È il caso della Rambla de Sants a Barcellona (fig.
7), trasformata nel 2016 su progetto di Ana Molino e Sergi Godia. Con una larghezza
media di 30 metri per un’estensione di circa 800 metri, la fascia dei binari ha per anni
diviso il quartiere in due parti, generando problemi di inquinamento acustico e di
degrado. Nel 2002 viene avviata la riqualificazione urbana del corridoio ferroviario di
Sants, con la realizzazione di un involucro reticolare che avvolge il tratto ferroviario
suddetto ma lascia visibile il passaggio dei treni e allo stesso tempo ne attenua il
rumore, mentre sul tetto accoglie un giardino pubblico, integrato in un corridoio verde
di circa 5 chilometri. Il nuovo parco è più in alto rispetto alle strade circostanti dai
4 ai 12 metri, e consente punti di vista panoramici, delimitati da due percorsi lineari
sui fronti nord e sud. I giardini tra i due percorsi sono connotati da una articolata
topografia artificiale dove gli alberi e la vegetazione arbustiva producono una
specifica variazione cromatica.¶{p. 332}
Il riuso adattivo di viadotti
dismessi dal traffico veicolare trova una modalità diversa rispetto ai casi precedenti
nell’intervento Seoullo realizzato dallo studio olandese MVRDV a Seoul nel 2017.
Qui il viadotto 7017, uno snodo
sopraelevato costruito nel 1970, a partire dal 2015 viene trasformato in un sistema di
sovrappasso pedonale che scavalca i binari della Seoul Station e permette di ricomporre
due parti di città separate dal moltiplicarsi di infrastrutture ferroviarie e viarie. In
questo caso si dispongono sull’impalcato grandi vasi con alberi e diverse piante, sedute
e attrezzature varie in una logica di arredo dello spazio con oggetti a base circolare e
a sviluppo ¶{p. 333}cilindrico come i volumi che consentono le
connessioni verticali ai margini della stazione. L’ex autostrada diviene in questo modo
un suolo urbano sopraelevato, una sorta di giardino botanico lungo circa un chilometro,
che ospita in 645 vasi, di diversa altezza e diametro, circa 24.000 piante e una grande
varietà di specie vegetali tra alberi, arbusti e fiori. L’attraversamento offre una
nuova esperienza agli abitanti e ai fruitori del percorso, connotato come nuovo luogo
pubblico che valorizza il paesaggio delle infrastrutture.
Sulla scorta di questi riferimenti,
i viadotti ferroviari e viari dismessi hanno trovato possibilità di trasformarsi in
altri luoghi della città. Ricordiamo ad esempio il recente riuso del Castlefield Viaduct
(fig. 9) come nuovo spazio verde nel cuore culturale della città di Manchester,
realizzato nel 2022 secondo il progetto di riqualificazione dei Twelve Architects per il
National Trust. Si tratta in questo caso di un viadotto dismesso nel 1969 per la
chiusura della stazione centrale della città e a cui è riconosciuto valore patrimoniale,
classificato oggi al II grado di protezione. ¶{p. 334}
In questo caso la volontà di
preservare il patrimonio industriale permette di realizzare un nuovo parco lineare e
mettere in atto un progetto pilota temporaneo, tale da indirizzare la sua futura
trasformazione.
3. Una infrastrutturazione inversa
Altre storie di rigenerazione urbana
ci mostrano un processo di infrastrutturazione inversa. Le riemersioni o aperture dei
corsi d’acqua occupati da infrastrutture viarie costituiscono l’occasione per una
transizione delle costruzioni grigie in generatori di risanamento ecosistemico.
Nel 2005 a Seoul viene completato un
intervento significativo di rigenerazione urbana che trasforma l’area occupata da varie
corsie stradali sopraelevate in una articolata infrastruttura
green. Si tratta del parco pubblico lungo il canale
Cheonggyecheon (fig. 10), divenuto uno dei luoghi più visitati
e vissuti della città.
Il canale fu scavato nel XIV secolo
al fine di raccogliere le acque dei torrenti provenienti dalle colline circostanti. La
progressiva crescita del traffico automobilistico e la prospettiva di un’azione di
risanamento dell’area che versava in una situazione malsana, acuita dalla presenza di
una estesa baraccopoli, nel 1967 portano alla decisione di coprire il corso d’acqua con
il viadotto Samil Elevated Bypass, completato tre anni dopo, nel
1971. Dopo poco più di vent’anni, nel 1992, le verifiche tecniche evidenziano che quei
viadotti non sono più nelle condizioni di sicurezza strutturale per cui inizia a
prospettarsi il loro smantellamento. Trascorsi altri dieci anni l’amministrazione
cittadina nel 2002 decide di abbattere l’autostrada sopraelevata che divide la città,
nell’intento di risanare e riqualificare il corso d’acqua, allora altamente inquinato e
nascosto, di mitigare le inondazioni e creare allo stesso tempo una zona pedonale che
permettesse di vivere piacevolmente lo spazio aperto.
Si delinea così un esteso progetto
di riqualificazione che porta allo smantellamento dell’infrastruttura viaria per dar
posto a un’area pubblica e ricreativa. L’intervento ¶{p. 335}restituisce
alla città oltre 5 chilometri del corso d’acqua, attraversato da 22 ponti,
riqualificando il suo principale bacino di drenaggio e costruendo nuovi spazi pubblici
dedicati ai cittadini: passeggiate, spazi verdi e gradoni che permettono alle persone di
avvicinarsi all’acqua e ritrovare il contatto con un elemento del paesaggio storico del
centro urbano (fig. 11).
In quella conversione
infrastrutturale, dal gray al green, il corso
d’acqua è parte da risanare e allo stesso tempo elemento risanatore della città,
assumendo un ruolo determinante per la formazione di una infrastruttura attiva,
¶{p. 336}che nell’articolazione della sua sezione e del suo tracciato
aggrega spazi pubblici e luoghi di condivisione, di svago e di cura, tanto della città
quanto dei suoi abitanti.