Re(l)-azioni
DOI: 10.1401/9788815410795/c8
L’Unione di Comuni Comunità collinare vigne e vini
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è composta da 12 Comuni, tra cui quello di Quaranti. Situata in provincia di Asti, nella zona dell’Alto Monferrato astigiano, l’Unione collinare è presieduta da Fabio Isnardi, sindaco del Comune di Calamandrana. L’Unione permette di creare una rete tra piccoli centri, offrendo servizi quali il trasporto scolastico, la realizzazione di opere pubbliche, lo svolgimento del progetto di servizio civile ecc.
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L’Unione collinare ha dichiarato il «No ai fanghi da incenerire a un passo dai nostri vigneti» [Quotidiano Piemontese 2021]. L’impianto è stato considerato inconciliabile con un territorio vocato all’agricoltura, all’enogastronomia e, da qualche anno, al turismo. Ma, soprattutto, il sito industriale in questione non è compatibile con il paesaggio, riconosciuto dall’Unesco proprio per la sua unicità e per la capacità dei cittadini di preservarlo nel tempo.
Le preoccupazioni dei sindaci, tra cui l’attuale sindaco di Quaranti, Giuseppe Pigella, sta nell’impatto ambientale e paesaggistico dell’impianto. Sandra Balbo, sindaco di Fontanile, commentava [La Stampa 2021c] che non esistono siti di essiccazione di fanghi simili in Italia, e, si domandava, se davvero fosse stata costruita una ciminiera alta 25 metri, «cosa diremo ai turisti?» [La Stampa 2021c].
4.4. Il Comitato Oltre
Il Comitato Oltre è stato istituito come comitato di cittadini, un’alleanza tra società civile e amministratori comunali, con l’obiettivo di informare i cittadini e difendere la propria terra. A novembre 2021 le amministrazioni a sostegno del Comitato erano 21: Quaranti, Fontanile, Castelletto Molina, Maranzana, Mombaruzzo, Bruno, Castelnuovo Belbo, Nizza Monferrato, Calamandrana, Incisa Scapaccino, Alice Bel Colle, Ricaldone, Cortiglione, Castel Rocchero, Vaglio Serra, Bergamasco, Gamalero, Castel Boglione, Carentino, Oviglio e Cassine. Il Comitato ha organizzato una serie di conferenze itineranti nei vari comuni del circondario e ha raccolto 2.000 firme contro il progetto fanghi [La Stampa 2021d; Radio Gold 2021b; Settimanale Ancora 2021]. Come riportato dagli intervistati della sezione successiva, nel 2023 il Comitato conta 44 comuni.
Gianfranco Calvi, presidente e promotore del Comitato, ha dichiarato [La Stampa 2021d; Radio Gold 2021a] che il Comitato non si oppone all’imprenditoria o al diritto di fare impresa, purché questi non entrino in conflitto con il diritto alla salute. La realizzazione dell’impianto avrebbe ¶{p. 202}invaso una terra fatta di eccellenze agroalimentari dall’appeal internazionale con 60.000 tonnellate di scarti all’anno in ingresso e un numero incerto di ceneri in uscita, oltre che dall’attraversamento quotidiano di mezzi pesanti. Il rischio era, perciò, che tale iniziativa potesse stravolgere completamente il territorio, sia dal punto di vista paesaggistico sia con possibili cattivi odori o rischi di inquinamento di falda, e il comparto turistico su cui tanti imprenditori hanno investito negli ultimi anni. «Per questo abbiamo deciso di unirci, andando oltre ogni possibile campanilismo per contrastare questo progetto nato tre anni fa, ma che è emerso solo negli ultimi mesi» [Radio Gold 2021a].
5. Le interviste agli attivisti locali
5.1. V., membro del direttivo del Comitato Oltre
La prima persona a interessarsi alla questione è stato V., membro del direttivo del Comitato Oltre e abitante di uno dei comuni limitrofi. Occupandosi di fonti rinnovabili e consultando spesso il sito della Provincia di Asti per lavoro, nell’ottobre 2020 lesse per puro caso un documento sull’installazione dell’impianto per ossidazione e trattamento fanghi nel sito della ex fornace. Conosceva bene quel luogo perché «produceva le più belle tegole d’Italia» ed è parte della storia di Quaranti.
Scoperto il progetto, chiese chiarimenti al sindaco di Quaranti dell’epoca, il quale negò tutto, parlando solo della bonifica dell’amianto. Il progetto prevedeva un alto inceneritore, che avrebbe superato di 7 metri l’altitudine del centro di Mombaruzzo: un intervento a elevato impatto anche paesaggistico. Lo stabilimento avrebbe dovuto smaltire fanghi sia civili sia industriali biologici, creando problemi legati agli olezzi e agli inquinanti dei fanghi, in particolare i metalli pesanti. Dopo essersi documentato con un esperto di queste tematiche, decise di convocare la Comunità collinare presentando tutta la documentazione trovata sul sito della Provincia. Tuttavia, nessuno dei membri ne era al corrente. ¶{p. 203}Il mese successivo, i sindaci della zona vennero invitati a una riunione per discutere di un altro progetto. In quell’occasione furono chieste al sindaco di Quaranti delucidazioni, ma il sindaco rifiutò il confronto. Comprendendo la serietà del problema, i partecipanti decisero allora di costituire il Comitato Oltre, che V. descrive come un comitato «spontaneo con l’obiettivo di raccogliere persone che siano in grado di studiare e siano esperti del problema». Dunque, raccoglie persone «capaci» nella difesa del territorio Unesco, ma che, allo stesso tempo, non debbano essere esponenti politici. Il Comitato era inizialmente formato da 30 persone e furono organizzate un paio di riunioni aperte a tutti. Tuttavia, per poter arginare le discussioni «inutili», sempre secondo V., fu creato un consiglio ristretto dedicato alle azioni legali e concrete contro la LG Service. Dopo la creazione del Comitato, ogni sindaco aveva l’incarico di informare la propria comunità. Furono organizzati vari incontri al campo sportivo di Quaranti, cui presero parte circa 200 persone. Anche in quelle occasioni sia il sindaco sia gli assessori di Quaranti rimasero in silenzio.
Tra le azioni legali intraprese dal Comitato si segnala il primo ricorso contro il Comune di Quaranti: un segno di azione dimostrativa «di bandiera». Lo studio legale incaricato del ricorso raccolse le firme tramite la Comunità collinare, anche se molti componenti erano inizialmente preoccupati dei possibili rischi del ricorso. A seguito di questa operazione venne proposta una variante al piano regolatore. In risposta, la LG decise di fare ricorso al Tar contro tale proposta di variante, ma il piano regolatore fu poi approvato.
Il Comitato riuscì a incontrare la LG Service per avere un dialogo, soprattutto per capire il motivo della scelta di Quaranti per l’impianto. In quell’occasione, la LG dichiarò: «Siamo stati contattati dal sindaco per risolvere il problema dell’eternit e ci siamo resi disponibili. [...] Non c’è una motivazione specifica per la scelta di questo luogo: Quaranti è un comune come un altro». Il 3 agosto 2021 fu organizzato un incontro con la popolazione di Quaranti per mostrare le immagini del progetto Rendering della LG Service, ma ne vennero mostrate solo alcune parti. Inoltre, ¶{p. 204}la ditta continuava a sottolineare che quella era solo una bozza di progetto, una proposta in funzione delle necessità della popolazione. Eppure, nessuno si era posto il problema di come potevano arrivare i camion alla fornace, data l’instabilità della strada.
Il Comitato senza il sostegno, soprattutto economico, della Comunità collinare non avrebbe potuto fare nulla in questi anni. Difatti nelle operazioni legali sono coinvolti diversi studi legali di zona ed è la Comunità a sostenerne le spese. Un gruppo di persone si occupa della comunicazione con il pubblico ed è stata organizzata una raccolta firme per avere un riconoscimento formale. Tuttavia, molti dell’assemblea pubblica hanno abbandonato il progetto di contestazione dopo aver capito che era necessario investire tempo e soldi.
5.2. D., il primo attivista
Tra i primi attivisti a mobilitarsi per la causa è D., abitante di Mombaruzzo. Informandosi sui giornali locali venne a sapere che lo stabilimento dell’ex fornace era stato acquistato da una ditta per riconversione, senza ulteriori informazioni specifiche. Decise allora di incontrare alcuni conoscenti (e non) a una cena informale per discutere della questione. In quell’occasione, si decise di organizzare un primo incontro pubblico, pubblicizzato su Facebook, al quale poi parteciparono anche vari cittadini di Quaranti. Una seconda riunione molto più partecipata e pubblicizzata sui social si svolse la settimana successiva, alla presenza anche del presidente della Comunità collinare. Successivamente venne organizzato un incontro più strutturato al Palazzo della Marchesa Parravicini, a Mombaruzzo, dove poi nacque il Comitato Oltre. Alle prime riunioni fu invitato anche il Comitato di Carentino, che aveva una storia simile: il Comitato in questione nacque per contrastare l’impianto di trattamento fanghi da depuratore che la ditta Agribio avrebbe voluto costruire a Carentino, comune in provincia di Alessandria [La Stampa 2018; Rete Ambientalista 2018; Radio Gold 2021c].¶{p. 205}
Durante la pandemia, le riunioni si sono tenute via Skype, ma erano principalmente interne al direttivo del Comitato. Secondo D., la Comunità collinare è intervenuta nel Comitato in maniera ufficiosa, suggerendo delle persone adatte a gestire il Comitato. Ogni comune ha due rappresentanti, tranne Mombaruzzo che ne ha tre, uno dei quali è stato suggerito dall’assemblea, durante una riunione non ufficiale.
A oggi D. fa ancora parte del Comitato ma non del suo direttivo: li appoggia e partecipa alle varie manifestazioni. La sua finalità era quella di far emergere il problema e con le prime riunioni ha dato il via alla battaglia, ma poi, dichiarando di non avere le competenze e le conoscenze per portarla avanti, ha preferito defilarsi. Secondo D., la maggioranza dei locali è contro l’intervento, nel timore di un depauperamento del paesaggio, di problemi sulla salute dei cittadini, delle strade più ampie che dovrebbero essere realizzate per il passaggio dei camion ecc. Tuttavia, ha riscontrato poca capacità di interazione da parte del Comitato nei confronti dei cittadini: «Il problema è la staticità delle cose: se passa il tempo senza informare le persone, si rischia che si dimentichino della questione».
5.3. G., membro del direttivo del Comitato Oltre
G. è membro nel direttivo del Comitato Oltre ed è un neo-rurale, che ha trasformato la seconda casa dei suoi genitori nella propria residenza principale. Ci racconta una differente visione della gestazione del Comitato. In generale, il processo «classico» vede l’insorgere di un problema sul territorio, la nascita di una mobilitazione sociale e la formazione di un’assemblea spontanea, in cui le persone maggiormente esposte saranno quelle che poi andranno a costituire un comitato, rappresentativo dell’assemblea. Ricevono, quindi, un’investitura dall’assemblea in termini di legittimità. Il Comitato Oltre non ha seguito questo percorso «classico». Quando si è venuto a sapere della LG Service, ci si è incontrati informalmente in gruppi ristretti, si è pensato di costruire un’assemblea pubblica e, tramite
¶{p. 206}passaparola, ci si è dato appuntamento a casa di privati. Inizialmente le persone coinvolte erano una decina, poi in una riunione tenutasi a Mombaruzzo, nel Palazzo della Marchesa, si è arrivati a essere anche cinquanta. Quella era la vera assemblea, presieduta spontaneamente da chi parlava, e l’idea era quella di costruire un comitato cittadino che si opponesse alla fabbrica di smaltimento fanghi. Poi ci si è chiesti come relazionarsi con i Comuni e con i loro rappresentanti istituzionali. Nel Comune di Carentino si era verificata una questione simile, dove, all’interno dello stesso comitato, era presente il sindaco. Qui, invece, per un motivo non chiaramente giustificabile, pareva che la cosa non si potesse fare, occorreva tener distinta la politica istituzionale dall’iniziativa del comitato. Pertanto, si è fatta arrivare l’informazione dell’intenzione di costituire un comitato ai sindaci della valle.
Note