Elena dell'Agnese, Daniel Delatin Rodrigues (a cura di)
Re(l)-azioni
DOI: 10.1401/9788815410795/c4
Il patrimonio dell’ecomuseo è visto come un processo, ed è analizzato con gli strumenti dell’antropologia, dell’etnografia e dei processi partecipati. Per la narrazione del patrimonio, vi è inizialmente un’analisi teorica e della letteratura, poi vi è la scelta degli strumenti per le narrative. Ad esempio, il museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie è stato ideato in modo partecipativo. In un primo momento si è iniziata la mappatura partecipata delle attività legate ai luoghi di lavoro, con l’aiuto di ex coltellinai [11]
; in seguito,
{p. 93}per l’organizzazione della mostra, si sono ideati diversi tavoli di lavoro con la comunità locale. Inoltre, si sono utilizzate pratiche museografiche, creando un’esposizione fruibile senza un percorso predefinito, che richiama il processo di continuità della memoria, contrapponendosi alla narrazione didascalica. L’ecomuseo, grazie alla mostra, ha rafforzato il suo ruolo centrale, cercando inoltre di restituire l’innovazione alla popolazione, attraverso l’interattività.

5.3. Costruire l’empatia, creare il senso del luogo. Dialoghi fra ecomuseo, territorio, comunità

I progetti dell’ecomuseo sono condivisi e costruiti con la comunità, attraverso la progettazione partecipata; essi sono legati trasversalmente a più attori del territorio. In questo modo si favoriscono lo scambio e le azioni collettive, che valorizzano il senso del luogo, creando meccanismi empatici in cui le persone, collaborando, riescono a costruire un nuovo significato al territorio in cui vivono.
L’ecomuseo ha inoltre la capacità di dialogare, mediante «toni» diversi, con diversi pubblici. Uno di questi sono le scuole. Con la cosiddetta «didattica situata» [12]
presso la scuola elementare di Vivaro (PN), il territorio diviene un luogo di apprendimento, e gli alunni imparano a interpretare, contestualizzare, comunicare e integrare il patrimonio locale. Attraverso attività esperienziali pratiche relazionate con le materie scolastiche – come ad esempio percorsi tematici ed escursioni, laboratori legati alle materie prime, visite a mostre – gli alunni diventano parte attiva nell’apprendi{p. 94}mento e vi è un miglioramento del senso di appartenenza e collaborazione. Questa didattica permette di rafforzare l’empatia fra compagni di scuola, fra scolari e insegnanti, e in generale fra le persone, il loro territorio e le tradizioni locali, contribuendo a rafforzare il senso del luogo.
Una delle maestre della scuola elementare di Vivaro racconta:
La nostra attività formativa sposa gli obiettivi dell’ecomuseo [...] valorizzazione di tutto quello che fa parte del nostro essere. Abbiamo fatto la scelta di lavorare attraverso i bambini per la conoscenza del territorio sotto tutti i punti di vista (linguistico, storico...) per conoscerlo, farlo proprio e trasmetterlo. [...] Il nostro obiettivo è vivere il territorio, creare legami per evitare la dispersione [...] lavoriamo con i bambini per creare dei motivi validi per farli rimanere. [...] Abbiamo puntato l’attenzione sulle specialità del territorio, i bambini dovevano riconoscere in questo ambiente le cose che lo diversificano dagli altri luoghi, [...] immergersi nel territorio per vedere che le piccole cose sono in realtà grandi. [...] Il sindaco, uno dei primi presidenti dell’ecomuseo, ci ha coinvolte [...] Dalla conoscenza del territorio sono nate attività che hanno dato un’identità alla nostra scuola, che si deve legare al territorio [...] per farlo proprio, per farlo diventare una palestra di vita. [...] Diventare bambini competenti nel senso più ampio del termine. Cominciamo dai piccoli attraverso l’esperienza di fruizione del territorio, e poi i bimbi diventano coloro che lavorano, e col supporto dei più grandi, e degli adulti essi si specializzano e capiscono quello che gli interessa di più. [...] C’è questo legame tra i grandi e piccoli che si aiutano in modo tale da formare i nuovi responsabili del territorio.
 
Un altro pubblico, interlocutore di Lis Aganis, sono gli artigiani. Il Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie di Maniago colleziona le testimonianze di artigiani locali. Creato attraverso incontri tra la comunità locale, i membri dello staff dell’ecomuseo e persone del mondo accademico, attraverso la progettazione partecipata, questo museo ha l’obiettivo di far riscoprire l’identità locale, ponendosi come «specchio della comunità»:{p. 95}
Fig. 4.2. La didattica situata.
Un ecomuseo è [...] uno specchio in cui la popolazione si guarda per riconoscersi, in cui ricerca la spiegazione del territorio al quale è legata, come pure delle popolazioni che l’hanno preceduta, sia nella discontinuità che nella continuità delle generazioni. Uno specchio con cui la popolazione si propone ai suoi ospiti per farsi comprendere meglio, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti e della sua identità [Rivière 1980 cit. in Muscò 2007, 19].
Specchio che riflette il progetto LAMEmoria, che Altin definisce «un processo partecipato che chiede alla comunità locale di entrare nello spazio del museo per diventare il protagonista della narrazione del patrimonio» [2021, 162], attraverso la progettazione partecipata. Così, gli artigiani passano dall’habitus inconscio delle loro pratiche professionali alla selezione consapevole del patrimonio orale da archiviare [ibidem].{p. 96}
Marta Pascolin, che ha collaborato all’allestimento della mostra, racconta:
LAMEmoria è un progetto di partecipazione con la comunità, sia come raccolta di materiale, sia di costruzione e allestimento, che ha visto protagonisti diversi fruitori, in primis ex coltellinai e artigiani del mondo della coltelleria. Output: nascita degli Amici del Museo (raccoglie appassionati e coltellinai) che si sono messi a servizio delle attività, [...] hanno partecipato ai tavoli di lavoro, per capire come gestire la fruizione della mostra. Gli stessi hanno segnalato un bisogno di autoformazione come narratori del percorso museale, soprattutto nel progetto LAMEmoria che pone un modo diverso di guardare alla storia locale, al modo di presentare la comunità. Cerca di decostruire le narrazioni più tradizionali. [...] Ci è stato chiesto come utilizzare questo spazio, come essere mediatori di patrimonio [...] è emerso quanto loro si sentissero a loro agio nel parlare di alcune pratiche [...] lavorazioni, e quando per aspetti museologici si sentono bisognosi di una formazione. [...] Sorge una domanda: quanto il museo debba demandare a questi attori il veicolo dei contenuti? Fino a quanto le guide delle comunità locali sono funzionali a raccontare una densità di memorie, racconti, interpretazioni che vengono dal loro vissuto, e quanto invece il museo etnografico vuole mostrare i contenuti. [...] Questo è un tema su cui ci stiamo interrogando.
Oltre a dialogare con diversi pubblici, l’ecomuseo promuove il patrimonio immateriale, attraverso processi di valorizzazione della memoria orale, e una narrazione «dal basso». Lis Aganis organizza diversi progetti per la conservazione e la promozione della memoria orale, che favoriscono la creazione di empatia e rafforzano il senso del luogo. Ad esempio, il già citato progetto PASSIparole che attraverso la creazione di itinerari lenti favorisce il dialogo fra i partecipanti (in questo modo si potenzia l’empatia all’interno della comunità, e con l’ambiente).
Chiara, ex coordinatrice dell’ecomuseo, racconta il progetto:
PASSIparole è nato perché ci siamo resi conto che si conosceva poco del territorio e c’era la difficoltà di trovare percorsi nuovi. Abbiamo iniziato con il tavolo di lavoro legato al paesaggio; ci {p. 97}siamo spostati con i soci nelle vallate a fare degli incontri, tra 27 comuni, con carta geografica e post-it e chiedevamo quali posti volevano far conoscere [...] Individuare le storie che c’erano, formare gli operatori per vallate e individuare chi erano gli esperti locali per le narrazioni. I primi itinerari sono stati fatti per noi, e poi [...] un boom di partecipazione. I comuni che presentavano cercavano i luoghi più insoliti, storie particolari [...] abbiamo cercato di renderli protagonisti. [...] Con il Covid ci siamo chiesti come facciamo a metterli al centro? Non con gli incontri online, ma con attività all’aperto. Sono vecchietti, non sanno accedere a questi strumenti. [...] Arrivano persone da luoghi lontani, dal Veneto, dal triestino. L’ecomuseo ha coordinato, in ogni itinerario c’era un membro dello staff, i soci erano orgogliosi di far vedere quello che hanno fatto. Camminando abbiamo costruito progetti, camminando si creano relazioni di confidenza. [...] Adesso siamo meno presenti, l’ecomuseo gestisce le prenotazioni ma i soci sono protagonisti.
Sempre legato al patrimonio orale, c’è il progetto Il filò delle Agane che favorisce le pubblicazioni dei membri della comunità (ad esempio attraverso raccolte di racconti in dialetto), potenziando l’empatia fra generazioni. L’ecomuseo divulga inoltre il patrimonio orale con nuove metodologie: con il Dolomites museum (racconti interattivi online dei territori delle Dolomiti) si crea empatia fra territori, dando loro significato, e legando le persone sotto il «cappello» di un unico luogo, le Dolomiti. In questo modo si crea un senso del luogo, nelle Dolomiti, attraverso lo scambio e la condivisione di più «sensi del luogo» delle persone che abitano il territorio.
Margherita, responsabile della comunicazione, racconta:
Al progetto Dolom.it partecipano tutti i musei delle Dolomiti friulane e venete. Stiamo raccogliendo materiale da mettere in un contenitore virtuale. Ci sono diversi temi, hashtag che escono ogni settimana con i quali collaboriamo con dei post. Il filò delle Agane è promosso su questa vetrina virtuale.
Lis Aganis partecipando a questo progetto rafforza il senso di appartenenza al territorio dei membri dell’ecomuseo in un senso più ampio, nel contesto delle Dolomiti.
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Note
[11] La tradizione maniaghese è legata agli strumenti da taglio sin dal XIV secolo. Nel 1960 nasce il Consorzio coltellinai Maniago Srl che unisce diverse aziende operanti nel settore. Per approfondimenti: https://www.facebook.com/consorziocoltellinaimaniago/about/?ref=page_internal; https://museocoltelleriemaniago.it/lamemoria/; https://www.bandierearancioni.it/approfondimento/maniago-capitale-italiana-delle-coltellerie.
[12] La didattica situata è una modalità formativa «esperienziale»: viene svolta, infatti, non solo nelle aule, ma anche sul territorio, permettendo agli studenti, attraverso approcci trasversali, di sviluppare un legame profondo con la comunità e il suo luogo (https://didatticasituata.jimdofree.com/home/didattica-situata/).