Verso il museo multimediale della lingua italiana
DOI: 10.1401/9788815410283/c4
In una valutazione di lungo periodo
possiamo considerare la tavola rotonda di Santiago come una delle radici della
Convenzione europea di Faro
[10]
, e in particolare della proposta di costituire comunità di patrimonio e di
coinvolgere le comunità nell’identificazione delle eredità culturali materiali e
immateriali da conservare e valorizzare. È a questa visione sociale di museo che guarda
il museo della lingua italiana.
¶{p. 46}
3. Il museo della lingua italiana nella nuova normalità del post-pandemia: partecipazione e innovazione
La pandemia da Covid-19 è ancora
una terribile realtà. I musei di molti paesi hanno riaperto, sia pure con persistenti
limitazioni, altri rimangono chiusi. Anche il nostro settore ha attraversato una delle
crisi più drammatiche dei tempi moderni, con gravi ripercussioni economiche, sociali e
psicologiche. La situazione sta migliorando grazie alle campagne di vaccinazione, ma
grandi sfide sono ancora innanzi a noi. Lo scenario è caratterizzato dalla crisi della
mobilità e del turismo internazionale, dalla scarsità di risorse e dalle restrizioni
sanitarie. Molti musei devono ripensare il tradizionale modello gestionale e le loro
attività sociali ed educative. Quando l’emergenza sarà terminata bisognerà affrontare un
mondo diverso. I rapporti con i cittadini e le comunità devono essere ricostruiti: non
basterà riaprire le porte e illudersi che tutto tornerà come prima. Dovremo
riconquistare il nostro pubblico e acquisirne di nuovi: per farlo occorre innovare e
cambiare. L’emergenza Covid-19 ha messo in crisi la coesione sociale, la partecipazione
e l’accesso alla cultura. Il patrimonio culturale materiale è stato conservato, ma il
patrimonio immateriale delle nostre comunità è stato colpito in profondità.
Il lockdown,
il distanziamento e i protocolli sanitari di sicurezza hanno ferito la vita sociale e le
relazioni interpersonali. Hanno impedito eventi e manifestazioni collettive, religiose e
laiche, che sono parte essenziale dell’identità e della diversità delle nostre comunità.
Rilanciare il patrimonio immateriale identitario delle comunità, riannodare i fili di
una comunicazione sociale interrottasi bruscamente sono importanti compiti dei musei.
Il museo della lingua italiana che
vogliamo creare sarà un motore di partecipazione attiva. Il libero accesso alla cultura
e alla vita culturale è uno dei diritti umani riconosciuti dalle Nazioni Unite e
dall’UNESCO, è un indicatore chiave della giustizia sociale e del benessere dei
cittadini. Le comunità non chiedono solo di essere ascoltate o consultate, domandano di
essere coinvolte nei processi decisionali e nella definizione delle
priorità.¶{p. 47}
4. Il museo della lingua italiana nel mondo del digitale e dell’ibridazione
Il Museo multimediale della lingua
italiana non prevede né una sede, né una collezione fisica. Auspico che abbia
l’ambizione di essere non solo un museo virtuale e sappia affrontare la sfida
dell’ibridazione. Un museo che racconta la lingua italiana come testimonianza di civiltà
deve diventare il centro proattivo di un network di luoghi fisici e digitali di incontro
delle comunità, il perno di una rete di spazi di esposizione permanente e temporanea, di
centri culturali di promozione e di formazione. Il MULTI deve prefiggersi di interagire
con la storia e la vita sia delle comunità di lingua italiana ovunque esse siano, sia di
quanti nel mondo si interessano alla lingua italiana.
Ho fatto parte per anni, sino alla
sua chiusura nel 2012, della Commissione nazionale per la promozione della cultura
italiana all’estero del ministero per gli Affari esteri. Ho così potuto verificare
quanto l’italiano sia una lingua studiata e apprezzata, popolare in tutto il mondo
[11]
. L’italiano è solo al 21o posto al mondo per
numero di persone che lo parlano, 67 milioni. Ma ha il primato di essere parlato come
lingua madre in 26 paesi, grazie al nostro passato di emigranti. E la nostra lingua è al
4o posto nel mondo come lingua studiata da non
madrelingua, dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese mandarino, e prima del francese.
Purtroppo, la pandemia ha impedito
che il settimo centenario della scomparsa di Dante Alighieri diventasse un grande evento
popolare, multimediale, diversificato. Malgrado le difficoltà, il 16 maggio 2021 a
Ravenna è stato inaugurato il nuovo Museo Dante, con la missione di valorizzare la
Commedia e il lascito dantesco. La collaborazione con musei
come questo sarà essenziale per il MULTI.
Viviamo in un mondo ibrido dove le
attività digitali e virtuali si integrano con l’interazione fisica tra le persone. La
sfida dell’innovazione digitale per consolidare i pubblici
¶{p. 48}tradizionali e per raggiungerne di nuovi è ben presente nel
dibattito della comunità museale internazionale. L’ICOM ha condotto tre ricerche globali
sull’impatto della pandemia sui musei
[12]
: la prima nel maggio 2020 quando il 95% dei musei era chiuso; la seconda
nell’ottobre 2020 quando la metà dei musei aveva riaperto, sia pure con limitazioni; la
terza nel maggio 2021, quando il 60% dei musei ha dovuto richiudere.
Questa fonte unica di informazioni
provenienti dai direttori ha evidenziato i trend globali e i punti di forza e di
debolezza dei musei. Tali dati mostrano che le attività digitali dei musei sono
cresciute considerevolmente in tutto il mondo. Come sempre i tempi di crisi e di
difficoltà sono un’occasione di innovazione e di miglioramento. Le difficoltà aguzzano
l’ingegno.
La pandemia ha modificato la
percezione nei confronti del mondo digitale da parte di quanti lavorano nei musei. C’è
diffusa consapevolezza che internet e le tecnologie digitali offrono una «età dell’oro»
di opportunità per raggiungere nuovi pubblici e sperimentare nuove forme ibride di
comunicazione e di partecipazione. Tuttavia, non possiamo dimenticare le persone che non
hanno accesso al mondo digitale. Nel 2020 il 41% della popolazione mondiale non era un
utente internet attivo. In Italia 3,5 milioni di famiglie sono senza connessioni
internet funzionali. La pandemia ha aumentato il digital divide. La
mancanza di infrastrutture digitali e l’analfabetismo digitale hanno esacerbato
l’esclusione sociale, culturale ed economica di un numero crescente di cittadini di ogni
età.
Durante il
lockdown milioni di studenti e insegnanti hanno sperimentato per la prima
volta l’apprendimento a distanza. Ciò ha aumentato le competenze e le conoscenze di
molti studenti, ma tanti altri sono stati emarginati a causa della mancanza di risorse
culturali e tecnologiche.¶{p. 49}
5. Conclusioni
Il successo della comunicazione
digitale dei musei in tempo di lockdown è stato più il frutto di un
impegno straordinario nell’innovazione tecnologica e culturale da parte di quanti
lavorano nei musei che di nuovi investimenti (che tuttora latitano).
Un messaggio di speranza viene dal
Piano nazionale di ripresa e resilienza che colloca saggiamente e con lungimiranza gli
interventi per la cultura nella Missione 1 relativa alla digitalizzazione, innovazione,
competitività. Auspico che il Museo multimediale della lingua italiana abbia la
possibilità di far parte di questo grande piano europeo di innovazione e di rilancio.
L’ambizioso obiettivo è costruire
un museo della lingua italiana multidimensionale e multimediale, un
hub collegato con antenne sul territorio nazionale e
all’estero, nei luoghi in cui la lingua italiana è studiata e ammirata. Pensiamo a un
museo dove la nostra lingua diventi evento, spettacolo, letteratura, vita. Un museo che
sappia interagire con le tante e diverse esperienze museali e culturali che in Italia e
nel mondo documentano, ricercano, studiano e trasmettono la storia della nostra lingua e
di quanti l’hanno sviluppata in tutte le arti per secoli.
Note
[10] Consiglio d’Europa, Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, Faro, 27 ottobre 2005: http://www.musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2016/01/Convenzione-di-Faro.pdf (ultimo accesso: gennaio 2023).
[11] Si vedano i dati pubblicati da Ethnologue Languages of the World: https://www.ethnologue.com/about (ultimo accesso: gennaio 2023).
[12] Si veda https://icom.museum/wp-content/uploads/2021/07/Museums-and-Covid-19_third-ICOM-report.pdf (ultimo accesso: gennaio 2023).