La lettura ad alta voce condivisa
DOI: 10.1401/9788815410238/c5
Capitolo quinto Letture, territori, traduzionidi Alessio Surian
Notizie Autori
Alessio Surian insegna Dinamiche comunicative nell’Università di Padova,
dove dirige il Centro Interdipartimentale di Ricerca per gli Studi
Interculturali e le Migrazioni (CIRSIM). È membro degli Special Interest
Group 10 e 21 dell’European Association for Research on Learning and
Instruction (EARLI) con ricerche sulle interazioni sociali e i processi
educativi nei contesti caratterizzati da diversità culturale e linguistica.
È coautore di Antirazzismo e scuole (Padova University Press, 2021) e
Guida pratica al photovoice (Erickson, 2022). Ha collaborato alla
redazione della Strategia nazionale e dei Piani d’azione per l’educazione
alla cittadinanza globale.
Abstract
Questo testo ha carattere euristico e intende esplorare le relazioni fra le
attività di lettura ad alta voce condivisa e la dimensione materiale e contestuale
cui rimandano e in cui sono direttamente o indirettamente inserite. Una prima lente
riguarda il registro metaforico e il suo rapporto con il nostro corpo, l’ambiente in
cui viviamo e la progressiva de-territorializzazione dei processi educativi. Una
seconda lente ha a che fare con la scelta più o meno consapevole di un «canone».
Leggere ad alta voce è importante per lo sviluppo cognitivo e affettivo di chi
ascolta ed è un momento che esemplifica ciò che chi insegna ritiene significativo.
Una terza lente prende in considerazione un aspetto specifico del «canone» e
riguarda il ritardo con cui in Italia si affronta il plurilinguismo a scuola, tema
che, a sua volta, offre numerose declinazioni: l’approccio emergenziale e legato al
«deficit» nel rapporto con i mondi delle migrazioni, l’insegnamento delle lingue
«straniere», il riconoscimento dei diversi aspetti di mediazione
linguistico-culturale che attraversano gli spazi e le relazioni scolastiche e il
curriculum implicito. Una quarta lente può essere letta in chiave di sintesi e
rimanda al rapporto fra lettura ad alta voce ed educazione alla cittadinanza, in
particolare quando si tratta di declinarla nelle esplicitazioni dei rapporti fra
dimensione locale e planetaria.
1. Introduzione
Questo testo ha carattere euristico e
intende esplorare le relazioni fra le attività di lettura ad alta voce condivisa e la
dimensione materiale e contestuale cui rimandano e in cui sono direttamente o
indirettamente inserite. In particolare, si intendono mettere in luce aspetti in
sintonia col metodo della lettura ad alta voce condivisa [Batini 2022] in relazione alle
dinamiche interpersonali e di gruppo guardando alle esperienze di ascolto e lettura
dalla prospettiva delle pratiche di socializzazione improntate a coltivare una comunità
che sa accogliere ogni contributo e dubbio in modo valorizzante e non classificatorio,
nell’attenzione e nel rispetto per i punti di vista di tutti, praticando le domande
aperte, prestando attenzione alle interpretazioni che rimandano alle connessioni con la
dimensione affettiva e l’esperienza personale. In particolare, vengono prese in
considerazione quattro lenti d’indagine che riguardano il ruolo del corpo e delle
metafore, l’idea di canone, il plurilinguismo e la cittadinanza.
2. Scuola, de-territorializzazione, poesia
Una prima lente riguarda il registro
metaforico e il suo rapporto con il nostro corpo, l’ambiente in cui viviamo e la
progressiva de-territorializzazione dei processi educativi. Questo registro ci invita a
prendere in considerazione il modo in cui capiamo noi stessi e il mondo in cui viviamo
attraverso l’immaginazione, prestando attenzione agli aspetti figurati del linguaggio
che mettono in luce la struttura poe¶{p. 140}tica della mente [Gibbs
2006] entrando nel merito della natura del pensiero e dei ragionamenti quotidiani. Da un
lato, riflettere su questi aspetti mette in evidenza lo stretto rapporto fra
a) gli aspetti di comunicazione teatrale, materiale e corporea
legati al leggere, b) la dimensione di costruzione (più o meno
condivisa) dei significati e c) lo scarto fra i riferimenti
culturali della generazione che insegna e di quella che apprende. Un esempio? Qualche
giorno fa leggevo un testo scritto da un bambino della scuola primaria in cui descriveva
«un orologio che va senza telefono».
Questa attenzione, nella relazione
educativa, non riguarda solo gli aspetti visivi e può essere particolarmente decisiva a
livello sonoro, in particolare riguardo ai tempi e ai cicli della comunicazione verbale.
Se prendiamo in considerazione il ritmo, dobbiamo osservare che fin dalla più tenera età
i disturbi nella prevedibilità metrica del canto diretto al bambino interrompono anche
l’affinità degli sguardi. La sincronizzazione degli sguardi indica il ritmo del canto
diretto al neonato come meccanismo di strutturazione adattiva per sostenere il legame
tra neonato e caregiver e per consentire lo sviluppo delle abilità
socio-comunicative dei neonati [Lense et al. 2021]. Più in
generale, è importante osservare come il ritmo che imprimiamo con i segnali non-verbali
e para-verbali a uno scambio comunicativo può influenzare il nostro o i nostri
interlocutori e, per offrire un dato sintetico, come questa dimensione intersechi la
qualità della nostra respirazione: purtroppo il 50-80% degli adulti presenta oggi una
respirazione disfunzionale [Kiesel et al. 2017]. Questo dato ci
invita a prendere consapevolezza sia della qualità relazionale veicolata da attività in
cui, come adulti, interveniamo comunicativamente, sia dei processi che inducono in
bambini e adolescenti processi che interferiscono con una sana respirazione.
Quando attiviamo la relazione fra
pensiero e immagine, inneschiamo anche esperienze ed esempi di come l’immaginazione
figurata sia uno dei modi in cui capiamo noi stessi e il mondo in cui viviamo. Lakoff
critica l’idea che la mente, il pensiero e il linguaggio siano capacità «ordinarie»
mentre il linguaggio poetico sarebbe una speciale capacità umana che
¶{p. 141}sollecita abilità linguistiche e cognitive diverse da quelle
che sono impiegate nel linguaggio comune. Con la «poetica della mente» Gibbs [2006]
capovolge l’impostazione tradizionale e mostra come gli aspetti figurati del linguaggio
rivelino la struttura poetica della mente, intersecati alla capacità di pensiero
metaforico, metonimico e ironico.
3. Curriculum implicito, canone, diversità culturale
Una seconda lente ha a che fare con
la scelta più o meno consapevole di un «canone». Leggere ad alta voce è importante per
lo sviluppo cognitivo e affettivo di chi ascolta ed è un momento che esemplifica ciò che
chi insegna ritiene significativo. Nei contesti educativi ci sono opportunità limitate
per farlo e il metodo della lettura ad alta voce condivisa lega questa attività
all’attenzione per bibliovarietà che – insieme alla qualità delle scelte – è uno dei
punti fondamentali degli interventi intensivi con la lettura ad alta voce [Batini 2022].
Come e cosa scegliamo di leggere? Chi e cosa queste scelte riconoscono e promuovono e
chi e cosa mettono in ombra? Due esempi recenti appaiono incoraggianti: l’Università
Roma Tre ha insignito Mimmo Cuticchio, maestro dell’arte dei pupi siciliani, della
Laurea honoris causa in Teatro, Musica e Danza, per la sua abilità
nel coniugare «mestiere e creazione», dando «nuova vita ad antiche e nobili tradizioni,
affermandosi quale maestro indiscusso del teatro contemporaneo»; l’Università Federale
di Rio de Janeiro ha insignito della Laurea honoris causa Eliane
Potiguara (autrice nel 1975 di La terra è la madre dell’índio e del
poema Identidade indígena) e Carlos de Assumpção (autore del poema
Protesto e «decano» della letteratura afrobrasiliana).
In che misura la materialità e i
contenuti delle biblioteche scolastiche partecipano al curriculum implicito di ogni
scuola e ogni classe? Quali scelte vengono operate al riguardo e quante di queste sono
consapevoli? Potrebbe essere interessante rileggere, a distanza di cinquant’anni da
quando ne è cominciata la scrittura, I bambini leggono.
¶
Una guida alla scelta, in parte diario, in parte
riflessioni con cui Roberto Denti [1978] ha accompagnato e documentato la nascita e i
primi anni della Libreria dei Ragazzi nata a Milano nel 1972. Scrive Denti: «La lingua
italiana ci unisce. Davvero? Quale lingua? È un argomento che la Libreria deve
affrontare? Troppo complesso per le nostre forze. Ma se lo cacciamo dalla porta, rientra
dalla finestra». Accanto alla lingua, queste domande rimandano anche alle vicende e ai
protagonisti delle letture: in che rapporto sono con «la varietà del mondo in cui si
vive, anche oltre i propri orizzonti locali» [Batini 2022, 16]. In particolare, la pluralità delle
lingue ha attraversato negli ultimi decenni l’introduzione dell’«intercultura» che entra
ufficialmente nella scuola italiana con la circolare 301 del 1989 sull’inserimento degli
alunni stranieri nella scuola dell’obbligo, con riferimento al diritto allo studio,
all’apprendimento della lingua italiana e alla valorizzazione della lingua e cultura
d’origine degli alunni di origine straniera.
Con le circolari successive 205 del
1990 (La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione
interculturale) e 73 del 1994 (Il dialogo interculturale e la
convivenza democratica) si promuove l’interazione fra allievi «italiani»
e allievi «di origine straniera» definendo l’educazione interculturale in relazione al
«significato di democrazia, considerato che la diversità culturale va pensata quale
risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone...».
Anche in assenza di allievi stranieri, si prende in considerazione come prevenire il
formarsi di stereotipi nei confronti di persone e culture. Inoltre, dal 1994 si invita a
rivedere discipline e programmi in prospettiva interculturale e si afferma l’utilità di
biblioteche e scaffali multiculturali e di strumenti bilingui e plurilingui. Questa
prospettiva sembrava prendere forma (e anche «canone») in lavori antologici quale, per
esempio, il testo curato da Massimo Antonello, Pier Paolo Eramo, Marina Polacco,
Le voci dell’altro. Materiali per un’educazione alla differenza. Per il
biennio, pubblicato da Loescher nel 1995.
Oggi, tale attenzione, a livello
nazionale, sembra essere più appannaggio delle «politiche sociali» che interagiscono
¶{p. 143}formalmente con le «nuove generazioni» attraverso il Conngi
(Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane) che mette a disposizione
riferimenti sulla «letteratura migrante» attraverso il portale web del Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali (https://integrazionemigranti.gov.it/it-it/Altre-info/e/2/o/12///id/87/Letteratura-migrante).
Gli esempi di libri per ragazzi
comprendono sia scritture collaborative e multimodali come nel caso dell’incontro del
2009 fra Enaiatollah Akbari e Fabio Geda che ha generato Nel mare ci sono i
coccodrilli, sia acuti sguardi decoloniali, anche esplicitamente con
finalità didattiche come nel caso del recente Figli dello stesso cielo. Il
razzismo e il colonialismo raccontati ai ragazzi, fra i numerosi scritti
di Igiaba Scego [2021].
Siti e concorsi dedicati a questi
temi svolgono attività di promozione e, a volte, di archivio e proposta educativa. È il
caso, per esempio, di Academy Antirazzismo (https://www.academyantirazzismo.com/), del concorso letterario nazionale
Lingua Madre, di Racconti di donne straniere in Italia (https://concorsolinguamadre.it/), di El Ghibli (https://www.el-ghibli.org/), di Letterranza (http://www.letterranza.org/), di GriotMag (https://griotmag.com/it/), di ll gioco degli specchi (https://www.ilgiocodeglispecchi.org/libri/libri_e_autori) e di Words4link:
scritture migranti per l’integrazione (https://www.words4link.it/).
Queste iniziative trovano riscontro
anche nelle attività di documentazione, prestito e iniziativa culturale di biblioteche
comunali o gestite da associazioni cittadine. Gli esempi comprendono Bologna, con la
Biblioteca Sala Borsa con libri in 105 lingue diverse a portata di mano per i bambini
(https://www.bibliotecasalaborsa.it/documents/libri-in-tante-lingue); Reggio
Emilia, attraverso le attività della Fondazione Mondinsieme (https://www.mondinsieme.org/promozione-del-multilinguismo.html); Roma, che
ha visto nascere la Biblioteca Antirazzista Carminella (http://www.carminella.it/attivita/biblioteca-antirazzista.html); Torino, che
dispone di un centro e di una biblioteca interculturale (http://www.interculturatorino.it/la-biblioteca-interculturale/); Trento, che
nella sede centrale di via Roma della Biblioteca comunale
¶{p. 144}offre
uno sportello in lingua araba, cinese e ucraina, letture per bambini alla Biblioteca
ragazzi e ha progressivamente incrementato il numero dei testi in lingua originale, tra
cui arabo, cinese, polacco, rumeno, russo, ucraino (e che conta oggi 147 volumi in
arabo, 24 in cinese, 370 in ucraino, https://bibcom.trento.it/).