Matteo Colleoni (a cura di)
Territori in bilico
DOI: 10.1401/9788815374240/c5
La coesione sociale è una componente fondamentale dello sviluppo locale equo e sostenibile.
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In questo senso, l’equità dello sviluppo locale è innanzitutto strettamente legata al sistema di welfare locale, ovvero agli interventi redistributivi verso i soggetti e le popolazioni più vulnerabili. Per approfondire la diversità dei territori metropolitani sotto questo profilo è possibile analizzare la spesa per interventi e servizi sociali dei comuni. Rispetto alla situazione media dei comuni dell’area metropolitana, la spesa sociale dei comuni per abitante è maggiore a Milano, nei principali poli urbani, nelle zone omogenee della città metropolitana e in Brianza. Sul versante opposto, i comuni del Lecchese, quelli di cintura di Varese, Bergamo, Brescia e alcuni comuni meridionali della città metropolitana tra Milano, Pavia e Lodi, dove la spesa per interventi e servizi sociali pro capite è inferiore alla media.
A fronte di una maggiore spesa sociale, i poli urbani e le zone omogenee della città metropolitana si contraddistinguono anche per una maggiore compartecipazione degli utenti alla spesa. Un’alta spesa pro capite e una compartecipazione media caratterizza invece i comuni della Brianza e del Bergamasco, mentre per la maggior parte dei comuni con una spesa sociale per abitante più bassa si evidenzia anche una compartecipazione degli utenti inferiore.
La presenza sul territorio di attori e reti del Terzo settore e della società civile, come visto, è un’altra importante dimensione della coesione sociale. Rapportando il numero di associazioni, organizzazioni di volontariato e cooperative sociali alla popolazione residente, emerge una demarcazione netta del territorio metropolitano. L’associazionismo è infatti più forte nei comuni capoluogo, eccetto Milano che, insieme a molti comuni della città metropolitana, si pone in una posizione intermedia. C’è poi la situazione di alcuni sub-poli o comuni di cintura, quali Vigevano, Abbiategrasso, Gallarate, Treviglio, Travagliato, che si contraddistinguono per una presenza di organizzazioni del Terzo settore superiore alla media. Il resto del territorio si caratterizza invece per una più bassa presenza di attori del volontariato, associazionismo e della cooperazione sociale.
A livello dell’area metropolitana, un’ultima dimensione della coesione sociale che è possibile analizzare è quella {p. 87}relativa alla partecipazione politica e, quindi, alla fiducia nelle istituzioni. La dinamica dell’astensionismo elettorale sul medio-lungo periodo è in tal senso un buon indicatore per leggere i cambiamenti nei livelli di partecipazione e di fiducia dei cittadini. L’analisi dei dati elettorali fa emergere una forte e diffusa diminuzione della partecipazione elettorale in tutti i comuni considerati. Confrontando la variazione dell’astensione elettorale dei comuni rispetto alla situazione media dell’area metropolitana nel periodo 1987-2018, è possibile distinguere 3 macro gruppi: i) i comuni dove l’astensione è aumentata maggiormente, quali Pavia, Vigevano, i comuni delle zone omogenee della città metropolitana e quelli di cintura del Varesotto, Comasco, Lodigiano e Cremasco; ii) i comuni che si posizionano in una situazione intermedia, come Milano, Monza, Bergamo e Brescia; iii) i numerosi comuni del Lecchese, Bergamasco e Bresciano che invece si distinguono per una crescita relativamente più bassa dell’astensionismo elettorale nel periodo considerato.

3.4. Sostenibilità ambientale: il consumo di suolo

Dopo aver brevemente approfondito gli aspetti legati al tema dell’equità dello sviluppo socio-territoriale, in questo paragrafo l’attenzione si rivolgerà alla questione della sostenibilità di tipo ambientale, ovvero agli impatti sul territorio, la biodiversità e la qualità dell’aria dei processi di urbanizzazione e sviluppo delle economie metropolitane. Rispetto a questo tema è possibile delineare il quadro della situazione nell’area metropolitana attraverso alcuni indicatori ambientali resi disponibili da Ispra, in particolare sul consumo di suolo, ovvero sulla variazione da una copertura non artificiale a una artificiale del suolo. Il fenomeno, infatti, è fortemente legato alle dinamiche insediative e di urbanizzazione, quali l’infrastrutturazione del territorio, la costruzione di nuovi edifici, la diffusione delle città e del periurbano, ma anche con le politiche e interventi di densificazione o rigenerazione delle aree dismesse o degradate, e influisce negativamente {p. 88}sul benessere umano e dell’ecosistema [Manella 2021]. La rilevanza del tema è tale che la ricerca di un equilibrio tra crescita urbana e consumo di suolo è uno dei target per raggiungere l’obiettivo Sdg 11 - Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.
In Lombardia, il suolo consumato rappresenta il 12,1% del territorio, ovvero 2.885 kmq equivalenti a più di 400.000 campi da calcio, il dato più alto a livello nazionale (7,1%). Inoltre, il 13,5% delle aree artificiali italiane è in Lombardia. Nonostante la Lombardia abbia quasi raggiunto il livello di saturazione [Munafò 2021], in molti comuni più del 65% del suolo è consumato, vi è stato il più alto incremento (0,4%) a livello italiano tra il 2019 e il 2020, seppure il tasso di crescita del consumo di suolo negli ultimi anni stia aumentando più lentamente, anche grazie alle politiche e agli interventi per la riduzione del consumo di suolo e la riqualificazione del suolo degradato. All’interno del territorio metropolitano, sono le aree di Milano, Varese e della Brianza ad avere la percentuale di suolo consumato più alta, anche se il maggiore incremento annuale del consumo di suolo è stato rilevato nel territorio bresciano e bergamasco. In media, il rapporto tra il tasso di variazione del suolo consumato e il tasso di variazione della popolazione rispetto all’anno precedente dei comuni dell’area metropolitana è equilibrato, mentre il consumo di suolo è aumentato in misura maggiore rispetto alla popolazione in alcuni comuni della bassa bresciana e bergamasca.

Conclusioni: profili e traiettorie socio-territoriali in bilico nell’area metropolitana

Attraverso l’analisi di dati secondari forniti dal Sistema Statistico Nazionale (Sistan), il capitolo si è posto l’obiettivo di offrire una mappatura socio-territoriale della regione metropolitana milanese al fine di evidenziarne la differenziazione interna, sia in chiave diacronica che sincronica. Come visto, i territori che compongono l’arcipelago metropolitano, legati da rapporti funzionali anche se non afferenti alle {p. 89}medesime unità territoriali amministrative, si caratterizzano per una differente concentrazione di funzioni economiche e produttive, morfologia, diversi gradi di dipendenza dal core metropolitano, livelli di vulnerabilità e di coesione sociale. Tale varietà di profili, rapporti e condizioni incide sulle risorse e i vincoli dei territori metropolitani, rendendo necessaria la definizione di specifiche traiettorie di sviluppo socio-territoriale sostenibile locale, che risultano sempre più in bilico a causa della maggior sensibilità e dipendenza dai percorsi di crescita dei nuclei metropolitani, nonché dalla differente capacità di risposta alle sfide e agli shock esogeni.
Nell’impossibilità di restituire in questa sede la varietà di condizioni e questioni, è possibile delineare 4 principali profili socio-territoriali all’interno dell’area metropolitana milanese. In primo luogo, vi è il caso dei poli e sub-poli funzionali, come Milano e i principali capoluoghi, territori attrattivi, in cui si concentrano i settori di attività economica tipicamente metropolitani (terziario avanzato, servizi alle imprese), con una popolazione residente più istruita, una più grande ricchezza e, allo stesso tempo, maggiori divari socio-economici e una forte diffusione della precarietà e della vulnerabilità sociale e materiale. In secondo luogo, ci sono i territori prossimi e strettamente connessi con i poli, quali le zone omogenee della città metropolitana, legati anche da un punto di vista amministrativo al core, specializzati in settori di supporto all’economia metropolitana (logistica, commercio, servizi alle imprese), che si stanno sempre più trasformando in nuove centralità urbane e dove la diffusione della vulnerabilità sociale e materiale può essere sia inferiore che superiore alla situazione media. In terzo luogo, vi sono territori metropolitani periferici, che emergono come ambiti di attività manifatturiera e della piccola e media impresa, funzionalmente legati al core e ai poli dell’area metropolitana, ma al di fuori dei suoi confini amministrativi e quindi con una più debole capacità di influenza sulle strategie territoriali da cui dipendono. Tali territori, dove la diffusione della vulnerabilità sociale e materiale è relativamente elevata, si contraddistinguono inoltre per avere una forte identità locale, come dimostrato dai dati sulla partecipazione elettorale {p. 90}e l’associazionismo. Infine, vi sono delle aree residuali, ai margini delle dinamiche di sviluppo economico, residenziale e infrastrutturale della metropoli.
Per approfondire le dinamiche e le questioni legate allo sviluppo equo e sostenibile dei diversi territori metropolitani nei prossimi capitoli l’attenzione sarà rivolta a 3 diversi casi di territori in bilico particolarmente interessanti per leggere le dinamiche e gli impatti socio-economici e ambientali dei processi di metropolizzazione alla luce della storia socio-territoriale, economica ed istituzionale locale.
Note