La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c2
che sono ancora di forte criticità. Il primo di questi è la «disomogeneità». Almeno tre sono gli aspetti di questa disomogeneità. La disomogeneità, innanzitutto, geografica dei percorsi formativi che dà vita a un quadro che, come afferma il Censis (2018) è¶{p. 101}troppo differenziato a livello regionale, incapace di offrire pari opportunità a tutti. La seconda è temporale: una disomogeneità che crea destabilizzazione anche nei soggetti operanti per il mancato allineamento temporale nell’inizio dei percorsi formativi rispetto a quello scolastico in molte regioni italiane. La terza permane nei meccanismi di finanziamento: pur essendo intervenuti negli ultimi anni importanti cambiamenti che hanno contribuito a rilanciare un’offerta almeno ricorrente, le erogazioni rimangono instabili e non accenna a risolversi il problema dell’assenza di una visione unitaria dei costi della IeFP, che sconta la difficoltà a definire costi standard validi sul territorio nazionale [...] [5] .
Si parla quindi di
leopardizzazione dell’offerta formativa. Il sistema nazionale del
secondo ciclo è rimasto per così dire zoppo, sbilanciato sul versante dell’istruzione. Un
versante che, con la quinquennalizzazione dell’istruzione professionale, ha subito,
soprattutto nel primo biennio un processo di liceizzazione, un forte allontanamento delle
identità dalle specificità dell’indirizzo e delle realtà territoriali del mercato del
lavoro.
Va poi evidenziato che la distribuzione
a macchia di leopardo – ma per alcune situazioni, stante la radicalità delle differenze, si
potrebbe anche dire la balcanizzazione – della IeFP coincide con le disuguaglianze
economiche proprie del nostro paese. La formazione professionale è più sporadica e fragile
proprio dove potrebbe essere più utile, dove il tessuto produttivo è più in difficoltà, dove
il sistema di istruzione sconta i risultati quantitativi e qualitativi peggiori, dove la
dispersione scolastica è più acuta, dove quattro giovani su dieci sono Neet
(Neither in Employment or in Education or Training): un circuito
perfettamente vizioso. All’opposto dove la IeFP è più presente, radicata e organizzata,
l’incidenza degli indicatori negativi è minore così come le difficoltà dei giovani nella
complessa transizione alla vita adulta e al lavoro.
In definitiva, si osserva un
parallelismo fra i dati relativi alla distribuzione territoriale dei Neet, alla mancata
partecipazione al lavoro giovanile e al basso tasso di occupazione
¶{p. 102}giovanile, da un lato, e i dati relativi alla distribuzione degli
iscritti nei percorsi di IeFP presso le istituzioni formative, all’incidenza percentuale di
questi sul totale iscritti al II ciclo e all’alto tasso di dispersione scolastica
dall’altro.
Regione |
Iscritti
IeFP |
Iscritti II
ciclo |
Lombardia |
51.981 |
382.472 |
Piemonte |
19.054 |
175.526 |
Veneto |
19.615 |
203.908 |
Friuli Venezia
Giulia |
4.449 |
49.378 |
Sicilia |
16.318 |
246.418 |
Lazio |
13.499 |
249.016 |
Emilia-Romagna |
7.744 |
191.315 |
Liguria |
2.285 |
61.302 |
Molise |
308 |
13.912 |
Umbria |
834 |
38.606 |
Toscana |
2.949 |
167.329 |
Puglia |
2.742 |
209.676 |
Marche |
696 |
71.327 |
Calabria |
612 |
98.337 |
Sardegna |
453 |
74.819 |
Abruzzo |
344 |
56.986 |
Campania |
106 |
315.284 |
Basilicata |
0 |
29.971 |
Totale |
143.989 |
2.635.582 |
Fonte: Rielaborazione dati Miur e
Inapp, anno 2018-2019. |
È altresì evidente un parallelismo fra
i dati relativi alla distribuzione territoriale dei Neet, alla mancata partecipazione al
lavoro giovanile e al basso tasso di occupazione giovanile, da un lato e, dall’altro, i dati
relativi alla distribuzione degli iscritti nei percorsi di IeFP presso le istituzioni
formative, l’incidenza percentuale di questi sul totale iscritti al II ciclo e il tasso di
dispersione scolastica.
Una disuguaglianza di condizioni che si
riflette in maniera analoga nella IeFP che ha adottato la soluzione duale, per quanto
concerne i trend di iscrizione e di distribuzione territoriale. Nell’anno formativo
2018-2019, anche grazie al crescente investimento delle regioni, gli iscritti alla IeFP
duale sono stati infatti complessivamente 31.459, il 21,8% del
¶{p. 103}totale degli iscritti ai percorsi di IeFP. Se ciò ha comportato la
diffusione del modello duale, la distribuzione territoriale ne evidenzia però la
concentrazione in alcune regioni quali Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e
Veneto. Abruzzo, Calabria, Sicilia, Sardegna e Marche con le stesse risorse finanziano quasi
esclusivamente percorsi di IeFP ordinaria, mentre in altre i percorsi vengono realizzati
¶{p. 104}esclusivamente in «duale» (Toscana e Campania) o quasi (Valle
d’Aosta).
Regione |
% iscritti IeFP su II
ciclo |
Dispersione 2019
Eurostat |
Lombardia |
13,59 |
10,10 |
Piemonte |
10,86 |
10,80 |
Veneto |
9,62 |
6,80 |
Friuli Venezia
Giulia |
9,01 |
8,40 |
Sicilia |
6,62 |
22,40 |
Lazio |
5,42 |
12,00 |
Emilia-Romagna |
4,05 |
11,30 |
Liguria |
3,73 |
8,60 |
Molise |
2,21 |
11,00 |
Umbria |
2,16 |
9,50 |
Toscana |
1,76 |
10,40 |
Puglia |
1,31 |
17,90 |
Marche |
0,98 |
8,70 |
Calabria |
0,62 |
19,00 |
Sardegna |
0,61 |
17,80 |
Abruzzo |
0,60 |
9,80 |
Campania |
0,03 |
17,30 |
Basilicata |
0,00 |
11,80 |
Fonte: Rielaborazione dati Miur,
Focus Principali dati della scuola. Avvio anno scolastico
2018-2019; Inapp, XVIII Rapporto di monitoraggio del
sistema di Istruzione e Formazione Professionale e dei percorsi in duale
nella IeFP a.f. 2018-19; Eurostat, dati 2019. |
In ogni caso i numeri dei percorsi di
IeFP duale registrano un positivo trend di crescita: i qualificati rappresentano il 77%
degli iscritti al III e il 76% al IV anno (un risultato leggermente migliore dei percorsi di
IeFP ordinaria).
I corsi erogati in modalità duale non
sono «altro», un segmento autonomo nel sistema più generale delle politiche attive del
lavoro, un’offerta alternativa, sostitutiva rispetto alla IeFP ordinaria, quella che
continua ad attenersi agli elementi minimi di offerta delineati dai LEP. Il duale anzi –
sempre nel rispetto dei livelli minimi nazionali – rappresenta una sua possibile
declinazione, una direzione di sviluppo per l’intero sistema. La forza del sistema IeFP
risiede infatti nella sua capacità di configurarsi in modo
di¶{p. 105}versificato e flessibile, in rapporto alla specificità dei target
di utenza e dei territori. Fermo restando la necessità di assicurare – quale tratto
distintivo del sistema stesso – la formazione non solo tra le mura delle aule e dei
laboratori, ma anche in situazioni di contesto reale, per una parte degli allievi o in
determinate situazioni può essere opportuno un percorso in ambito formale/tradizionale,
mentre per altri può essere preferibile un percorso in contesto reale di lavoro, con
modalità e articolazioni temporali anch’esse diversificate.
Il punto decisivo, per la stessa
modalità duale, è allora assicurare la IeFP in quanto tale attraverso gli elementi base
della sua infrastruttura a livello nazionale, che diviene grazie alla modalità duale un
sistema più ampio. Un’infrastruttura in grado di permettere anche di rispondere alle nuove
sfide e di adottare soluzioni adeguate al nuovo contesto. Ne ricordiamo qui, sinteticamente,
i fattori imprescindibili e di prospettiva, che trovano comunque maggiore esplicitazione,
anche in termini di possibili percorsi attuativi, nei contributi successivi.
La prima condizione perché la IeFP
diventi sistema è quella economica. Senza certezza, oltre che adeguatezza delle risorse, la
norma non può avere attuazione. Nonostante l’in
¶{p. 106}cremento
complessivamente registrato, le risorse pubbliche (in parte rilevante di fonte regionale che
si aggiunge alle risorse statali) non consentono di soddisfare l’intera domanda presente
nelle regioni in cui il sistema è più sviluppato: nei fatti questa tipologia di offerta
resta penalizzata rispetto a quella dell’istruzione. Sotto il profilo qualitativo i criteri
di riparto tra le regioni delle risorse statali sono giustamente finalizzati a premiare le
performance assegnando maggiori risorse a chi garantisce tassi adeguati di successo e di
tenuta nel circuito formativo, non sono però previste altrettanto necessarie azioni di
contrasto al progressivo allargamento del gap tra situazioni che presentano migliori
risultati e situazioni con esiti ancora inadeguati, con effetti alla fine piuttosto
perniciosi per i territori più deboli del paese. Più che prevedere tagli nelle risorse a chi
ha performance peggiori, in generale le regioni del Sud, sarebbe più opportuno prevedere
forme di «accompagnamento» e di condizionalità più cogenti nell’uso delle risorse. E non
ultimo, i dispositivi operativi per la messa in campo delle risorse da parte delle regioni
avviene, in alcuni casi, con tempistiche, ritmi e pianificazioni non compatibili con la
promozione di un’offerta formativa sistemica, riconoscibile e certa per gli allievi, le
famiglie, le imprese. In alcune regioni non solo l’avvio dell’anno formativo sincronizzato
con la scuola resta una chimera, ma in taluni casi la stessa continuità temporale nello
stesso corso tra primo, secondo e terzo anno resta priva di certezza.
Note
[5] Un sistema di IeFP tra punti di forza e di criticità, 14 maggio 2019.