Ludovico Albert, Daniele Marini (a cura di)
La valutazione dell'esperienza duale nell'istruzione e formazione professionale
DOI: 10.1401/9788815371225/c2
che sono ancora di forte criticità. Il primo di questi è la «disomogeneità». Almeno tre sono gli aspetti di questa disomogeneità. La disomogeneità, innanzitutto, geografica dei percorsi formativi che dà vita a un quadro che, come afferma il Censis (2018) è
{p. 101}troppo differenziato a livello regionale, incapace di offrire pari opportunità a tutti. La seconda è temporale: una disomogeneità che crea destabilizzazione anche nei soggetti operanti per il mancato allineamento temporale nell’inizio dei percorsi formativi rispetto a quello scolastico in molte regioni italiane. La terza permane nei meccanismi di finanziamento: pur essendo intervenuti negli ultimi anni importanti cambiamenti che hanno contribuito a rilanciare un’offerta almeno ricorrente, le erogazioni rimangono instabili e non accenna a risolversi il problema dell’assenza di una visione unitaria dei costi della IeFP, che sconta la difficoltà a definire costi standard validi sul territorio nazionale [...] [5]
.
Si parla quindi di leopardizzazione dell’offerta formativa. Il sistema nazionale del secondo ciclo è rimasto per così dire zoppo, sbilanciato sul versante dell’istruzione. Un versante che, con la quinquennalizzazione dell’istruzione professionale, ha subito, soprattutto nel primo biennio un processo di liceizzazione, un forte allontanamento delle identità dalle specificità dell’indirizzo e delle realtà territoriali del mercato del lavoro.
Va poi evidenziato che la distribuzione a macchia di leopardo – ma per alcune situazioni, stante la radicalità delle differenze, si potrebbe anche dire la balcanizzazione – della IeFP coincide con le disuguaglianze economiche proprie del nostro paese. La formazione professionale è più sporadica e fragile proprio dove potrebbe essere più utile, dove il tessuto produttivo è più in difficoltà, dove il sistema di istruzione sconta i risultati quantitativi e qualitativi peggiori, dove la dispersione scolastica è più acuta, dove quattro giovani su dieci sono Neet (Neither in Employment or in Education or Training): un circuito perfettamente vizioso. All’opposto dove la IeFP è più presente, radicata e organizzata, l’incidenza degli indicatori negativi è minore così come le difficoltà dei giovani nella complessa transizione alla vita adulta e al lavoro.
In definitiva, si osserva un parallelismo fra i dati relativi alla distribuzione territoriale dei Neet, alla mancata partecipazione al lavoro giovanile e al basso tasso di occupazione {p. 102}giovanile, da un lato, e i dati relativi alla distribuzione degli iscritti nei percorsi di IeFP presso le istituzioni formative, all’incidenza percentuale di questi sul totale iscritti al II ciclo e all’alto tasso di dispersione scolastica dall’altro.
Tab. 1. Iscritti a percorsi di IeFP nell’a.f. 2018-2019 su totale iscritti al II ciclo di istruzione
Regione
Iscritti IeFP
Iscritti II ciclo
Lombardia
51.981
382.472
Piemonte
19.054
175.526
Veneto
19.615
203.908
Friuli Venezia Giulia
4.449
49.378
Sicilia
16.318
246.418
Lazio
13.499
249.016
Emilia-Romagna
7.744
191.315
Liguria
2.285
61.302
Molise
308
13.912
Umbria
834
38.606
Toscana
2.949
167.329
Puglia
2.742
209.676
Marche
696
71.327
Calabria
612
98.337
Sardegna
453
74.819
Abruzzo
344
56.986
Campania
106
315.284
Basilicata
0
29.971
Totale
143.989
2.635.582
 
 
 
Fonte: Rielaborazione dati Miur e Inapp, anno 2018-2019.
È altresì evidente un parallelismo fra i dati relativi alla distribuzione territoriale dei Neet, alla mancata partecipazione al lavoro giovanile e al basso tasso di occupazione giovanile, da un lato e, dall’altro, i dati relativi alla distribuzione degli iscritti nei percorsi di IeFP presso le istituzioni formative, l’incidenza percentuale di questi sul totale iscritti al II ciclo e il tasso di dispersione scolastica.
Una disuguaglianza di condizioni che si riflette in maniera analoga nella IeFP che ha adottato la soluzione duale, per quanto concerne i trend di iscrizione e di distribuzione territoriale. Nell’anno formativo 2018-2019, anche grazie al crescente investimento delle regioni, gli iscritti alla IeFP duale sono stati infatti complessivamente 31.459, il 21,8% del {p. 103}totale degli iscritti ai percorsi di IeFP. Se ciò ha comportato la diffusione del modello duale, la distribuzione territoriale ne evidenzia però la concentrazione in alcune regioni quali Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Abruzzo, Calabria, Sicilia, Sardegna e Marche con le stesse risorse finanziano quasi esclusivamente percorsi di IeFP ordinaria, mentre in altre i percorsi vengono realizzati {p. 104}esclusivamente in «duale» (Toscana e Campania) o quasi (Valle d’Aosta).
Fig. 1. Percentuale iscritti IeFP su totale iscritti II ciclo a.f. 2018-2019.
Fig. 1. Percentuale iscritti IeFP su totale iscritti II ciclo a.f. 2018-2019.
Fonte: La valutazione dell’esperienza duale nella IFP, Torino, Fondazione per la Scuola, 2021, p. 11.
Fig. 2. Percentuale di Neet sul totale dei 15-29enni.
Fig. 2. Percentuale di Neet sul totale dei 15-29enni.
Fonte: La valutazione dell’esperienza duale nella IFP, cit., p. 11.
Tab. 2. Iscritti IeFP sul totale 15-29enni e tasso di dispersione formativa (valori percentuali)
Regione
% iscritti IeFP su II ciclo
Dispersione 2019 Eurostat
Lombardia
13,59
10,10
Piemonte
10,86
10,80
Veneto
9,62
6,80
Friuli Venezia Giulia
9,01
8,40
Sicilia
6,62
22,40
Lazio
5,42
12,00
Emilia-Romagna
4,05
11,30
Liguria
3,73
8,60
Molise
2,21
11,00
Umbria
2,16
9,50
Toscana
1,76
10,40
Puglia
1,31
17,90
Marche
0,98
8,70
Calabria
0,62
19,00
Sardegna
0,61
17,80
Abruzzo
0,60
9,80
Campania
0,03
17,30
Basilicata
0,00
11,80
 
 
 
Fonte: Rielaborazione dati Miur, Focus Principali dati della scuola. Avvio anno scolastico 2018-2019; Inapp, XVIII Rapporto di monitoraggio del sistema di Istruzione e Formazione Professionale e dei percorsi in duale nella IeFP a.f. 2018-19; Eurostat, dati 2019.
In ogni caso i numeri dei percorsi di IeFP duale registrano un positivo trend di crescita: i qualificati rappresentano il 77% degli iscritti al III e il 76% al IV anno (un risultato leggermente migliore dei percorsi di IeFP ordinaria).
I corsi erogati in modalità duale non sono «altro», un segmento autonomo nel sistema più generale delle politiche attive del lavoro, un’offerta alternativa, sostitutiva rispetto alla IeFP ordinaria, quella che continua ad attenersi agli elementi minimi di offerta delineati dai LEP. Il duale anzi – sempre nel rispetto dei livelli minimi nazionali – rappresenta una sua possibile declinazione, una direzione di sviluppo per l’intero sistema. La forza del sistema IeFP risiede infatti nella sua capacità di configurarsi in modo di{p. 105}versificato e flessibile, in rapporto alla specificità dei target di utenza e dei territori. Fermo restando la necessità di assicurare – quale tratto distintivo del sistema stesso – la formazione non solo tra le mura delle aule e dei laboratori, ma anche in situazioni di contesto reale, per una parte degli allievi o in determinate situazioni può essere opportuno un percorso in ambito formale/tradizionale, mentre per altri può essere preferibile un percorso in contesto reale di lavoro, con modalità e articolazioni temporali anch’esse diversificate.
Fig. 3. Distribuzione territoriale iscritti IeFP duale/I-V anno a.f.
Fig. 3. Distribuzione territoriale iscritti IeFP duale/I-V anno a.f.
Fonte: La valutazione dell’esperienza duale nella IFP, cit., p. 13.
Il punto decisivo, per la stessa modalità duale, è allora assicurare la IeFP in quanto tale attraverso gli elementi base della sua infrastruttura a livello nazionale, che diviene grazie alla modalità duale un sistema più ampio. Un’infrastruttura in grado di permettere anche di rispondere alle nuove sfide e di adottare soluzioni adeguate al nuovo contesto. Ne ricordiamo qui, sinteticamente, i fattori imprescindibili e di prospettiva, che trovano comunque maggiore esplicitazione, anche in termini di possibili percorsi attuativi, nei contributi successivi.
La prima condizione perché la IeFP diventi sistema è quella economica. Senza certezza, oltre che adeguatezza delle risorse, la norma non può avere attuazione. Nonostante l’in
{p. 106}cremento complessivamente registrato, le risorse pubbliche (in parte rilevante di fonte regionale che si aggiunge alle risorse statali) non consentono di soddisfare l’intera domanda presente nelle regioni in cui il sistema è più sviluppato: nei fatti questa tipologia di offerta resta penalizzata rispetto a quella dell’istruzione. Sotto il profilo qualitativo i criteri di riparto tra le regioni delle risorse statali sono giustamente finalizzati a premiare le performance assegnando maggiori risorse a chi garantisce tassi adeguati di successo e di tenuta nel circuito formativo, non sono però previste altrettanto necessarie azioni di contrasto al progressivo allargamento del gap tra situazioni che presentano migliori risultati e situazioni con esiti ancora inadeguati, con effetti alla fine piuttosto perniciosi per i territori più deboli del paese. Più che prevedere tagli nelle risorse a chi ha performance peggiori, in generale le regioni del Sud, sarebbe più opportuno prevedere forme di «accompagnamento» e di condizionalità più cogenti nell’uso delle risorse. E non ultimo, i dispositivi operativi per la messa in campo delle risorse da parte delle regioni avviene, in alcuni casi, con tempistiche, ritmi e pianificazioni non compatibili con la promozione di un’offerta formativa sistemica, riconoscibile e certa per gli allievi, le famiglie, le imprese. In alcune regioni non solo l’avvio dell’anno formativo sincronizzato con la scuola resta una chimera, ma in taluni casi la stessa continuità temporale nello stesso corso tra primo, secondo e terzo anno resta priva di certezza.
Note
[5] Un sistema di IeFP tra punti di forza e di criticità, 14 maggio 2019.