Note
  1. M. Rossi-Doria, Battere la disperanza, in «il Mulino», 4, 2018, pp. 620-628.
  2.  F. Braudel, Il Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione, Milano, Bompiani, 1987; Id., Memorie del Mediterraneo. Preistoria e antichità, Milano, Bompiani, 1998.
  3. Si vedano Svimez, ANIMI, Fondazione Con il Sud, Merita, Fondazione Dorso, Fondazione Nitti, ecc.
  4. C. Borgomeo, L’equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale, Roma-Bari, Laterza, 2013.
  5. Le ultime stime dell’Istat per il 2020, pubblicate nel giugno 2021, ci dicono che la povertà resiste e si amplia: è in crescita sia in termini familiari (dal 6,4% del 2019 al 7,7% del 2020) che individuali (dal 7,7% al 9,4%). Oltre 2 milioni di famiglie e oltre 5 milioni di individui non hanno accesso a un paniere essenziale di beni e servizi. La situazione delle famiglie povere si traduce in un numero di minori poveri allarmante, da molto tempo e con un evidente peggioramento. Il numero dei minori che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,9% del 2005 (primo anno da cui è disponibile questa serie storica) al 13,5% del 2020. Sono 1.273.000 bambini, a fronte di 375.000 nel 2008. Il 13,5% del totale di bambini/e e ragazzi/e non ha, insomma, i beni indispensabili per condurre una vita accettabile. A questi bisogna aggiungere i minori in povertà relativa. Sono 1.924.000 nel 2020 e anche questi minori sono drammaticamente aumentati, quasi raddoppiando dai 1.237.000 nel 2005. Così, i/le bambini/e poveri in modo assoluto e relativo insieme sono oltre un terzo di tutti i bambini/e e ragazzi/e: 3,2 milioni sul totale di 9,4. Per quanto riguarda il fallimento formativo e la povertà educativa misurata nell’IPE, l’indice di povertà educativa, la situazione è davvero preoccupante. Nel misurare questa povertà, si tiene conto di quanto si impara a scuola e di quali opportunità educative ha il territorio dove si vive. Ebbene, vi è un alto tasso di fallimento formativo implicito, per il quale i condizionamenti multidimensionali e la povertà di offerta formativa, insieme con la povertà materiale e culturale delle famiglie, condizionano il futuro molto precocemente. Infatti, secondo l’indagine Ocse-PISA del 2018, circa un quarto degli alunni e delle alunne di 15 anni sono in povertà educativa perché non raggiungono i livelli minimi di competenze in matematica (24%), scienze (26%) e in lettura (23%). I recentissimi dati Invalsi (luglio 2021) accentuano, purtroppo, questo trend. Questi minori, che vivono quasi tutti nelle aree socialmente più fragili e che spesso frequentano scuole ghettizzanti, «non sono in grado di utilizzare formule matematiche e dati per descrivere e comprendere la realtà che li circonda o non riescono a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto». Entro tale prospettiva negativa, per quanto riguarda la dispersione scolastica esplicita (il droping out vero e proprio, la caduta fuori dal sistema d’istruzione e formazione), il trend di lenta riduzione del fenomeno ha subito un recente contraccolpo, passando già prima della pandemia dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018.
  6. Annali della Pubblica Istruzione, Firenze, Le Monnier, 2012, disponibile all’indirizzo https://bit.ly/2NKoGxA nonché Documento a cura del Comitato scientifico nazionale per le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, Indicazioni nazionali e nuovi scenari, disponibile all’indirizzo https://bit.ly/2TFdPry.