La scuola mediterranea
DOI: 10.1401/9788815371102/c3
Capitolo terzo Un progetto per la scuola mediterranea
Abstract
Nel terzo e ultimo capitolo, si ribadisce la natura umana e universalmente
condivisibile dei valori mediterranei. Alla base del Progetto per la scuola
mediterranea restano le teorie del miglioramento, l’integrazione nel sistema
nazionale e la coerenza nella progettualità delle scuole. Il progetto si fonda su
quattro fondamentali: le parole, le finalità, gli studenti e il metodo. La necessità
è quella di non dimenticare l’orientamento scolastico e l’auto-orientamento
personale. Ci si concentra poi su due casi studio.
1. I fondamentali
Il Mediterraneo oltre a essere un
mare fra le terre è un modo di vivere, di pensare, di stare nel mondo. È un luogo
privilegiato di incontro, nel quale si dona agli altri ciò che essi non hanno, per
ricevere in cambio quello che gli altri hanno e che a noi manca, uno scambio, un
confronto, un reciproco arricchimento che ha favorito la nostra cultura, la nostra arte,
la nostra civiltà, il nostro benessere.
La cultura mediterranea ha ancora
molto da dire al nostro Paese, e in particolare alla scuola, se riacquista «l’antica
dignità di soggetto del pensiero»
[1]
, della filosofia, della spiritualità, dei sistemi tecnici e logici che qui
hanno avuto luce e, ancor oggi, sono alla base delle attuali conoscenze e della moderna
ricerca. Stiamo parlando di un «universale» che appartiene a tutti e riguarda,
in primis, la scuola.
La scuola mediterranea è un progetto
per la formazione della persona che si ispira alla mediterraneità. Il progetto per la
scuola mediterranea non ha confini, così come il mare mediterraneo è innanzitutto un
luogo di incontro e di confronto sulle sfide che oggi presenta l’educazione e, così come
la cultura mediterranea, è innanzitutto un’idea di educazione aperta all’umano e
all’umanità.
Il progetto parte dalla scuola
meridionale in quanto luogo autentico della mediterraneità dimenticata, e in parte
bistrattata, che necessita di una storia nuova e di una dignità rinnovata. Si tratta di
promuovere un’archeologia dell’umano che riporti in superficie quanto della
mediterraneità è stato sepolto nei substrati di un territorio abbandonato
¶{p. 108}da sguardi, visioni, disegni, piani di sviluppo interessati ad
altre dimensioni sociali, culturali, economiche. Si tratta di valorizzare la funzione
strategica della formazione umana nello spirito dell’esplorazione, della ricerca, della
scoperta come è avvenuto nell’archetipo tutto mediterraneo dell’uomo Odisseo.
Abbiamo un progetto per la scuola
mediterranea che, a partire dal Mezzogiorno, si apre a tutte le scuole interessate. I
motivi della nostra attenzione prioritaria al Mezzogiorno, e in particolare alle scuole
in contesti svantaggiati, sono stati ampiamente argomentati e documentati nei primi due
capitoli. Sono scuole a cui dobbiamo una diversa narrazione e una storia nuova, il più
delle volte sono oasi dentro ambienti desertificati dall’incuria collettiva, eppure
continuiamo a considerarle un problema. Con queste scuole noi abbiamo commesso un errore
di valutazione e abbiamo un debito di giustizia sociale. Non si tratta semplicemente di
portare in evidenza quanto i numeri e i processi di standardizzazione non riescono a
rilevare e interpretare, bensì di supportare e accompagnare queste scuole con una
metodologia che introduca un altro punto di vista, un approccio, uno stile, in
definitiva un altro paradigma che abbiamo riassunto in un progetto per la scuola
mediterranea. Per addentrarci presentiamo alcuni fondamentali che,
come le pietre miliari, stanno a segnalare il cammino verso il progetto. I fondamentali
hanno come sfondo di riferimento le teorie per il miglioramento con due valori aggiunti:
l’integrazione nel sistema nazionale e la coerenza con la progettualità delle scuole.
Intendiamo dire che quanto riportato
è da subito attuabile, mentre in letteratura troviamo approcci speculativi,
trasposizioni di sistemi da altri paesi e/o da altre organizzazioni, poca ricerca
educativa e ancor meno sistemi applicabili a normativa vigente. In sintesi, abbiamo
intenzionalmente deciso di portare all’attenzione delle scuole quanto è praticabile e
determinante per il miglioramento, a discapito del molto che in letteratura è
impraticabile e a volte fuorviante. Il disegno che presentiamo a seguito ruota intorno a
quattro fondamentali:¶{p. 109}
1) le parole (se
non abbiamo le parole giuste per definire quello che vogliamo realizzare sarà difficile
realizzarlo);
2) le finalità
(per principio si troveranno tutti d’accordo sulla necessità di individuare e definire
le finalità ma nella realtà pochi saranno disponibili a individuarle e definirle);
3) gli studenti
(se vogliamo migliorare i risultati degli studenti è necessario ripartire da loro);
4) il metodo
(nel metodo di lavoro abbiamo la sintesi operativa delle finalità e della centralità
degli studenti).
1.1. Prima di tutto: le parole giuste
Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze [2] .
Per «queste scuole» non abbiamo
mai sentito l’esigenza, prima di qualunque altra considerazione, di cercare le
parole giuste. Così a tutt’oggi vengono definite scuole-problema, difficili o
eufemisticamente complesse, come se la genesi di tale situazione fosse determinata
da loro. Oppure, con riferimento all’ambiente in cui si collocano, abbiamo le scuole
in situazioni problematiche, critiche, svantaggiate, in cui l’accento si sposta
dalla scuola al contesto. In altri casi la definizione deriva dai portatori di
interessi: così per i docenti in mobilità sono cattedre vuote; per gli uffici
tecnici sono edifici non in regola; per i servizi sociali sono un incremento di
spesa e di bisogni. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza parla di
«personalizzazione dei percorsi per quelle scuole che hanno riportato livelli
prestazionali critici»
[3]
.
¶
In realtà queste scuole
vorrebbero essere chiamate per nome, così come fanno fra di loro le persone, così
come fanno gli studenti o i genitori quando accompagnano i figli alla De Amicis,
alla Pascoli, alla Leopardi..., o più semplicemente a Scuola con la S maiuscola, in
quanto bene collettivo che garantisce a tutti un servizio di istruzione e
formazione. Avremmo voluto scrivere «un servizio di qualità», con risultati adeguati
ai traguardi per le competenze attese ma, come abbiamo documentato, contesti diversi
determinano risultati diversi. Queste scuole sono immerse in contesti sociali pieni
di intralci ed è compito della Repubblica riconoscere e garantire i diritti
inviolabili, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
[4]
. Proprio per questi motivi lo Stato non le considera un problema bensì
una priorità e, da qui, nel progetto per la riduzione dei divari in istruzione da
cui prende l’avvio questo testo, abbiamo la definizione: «scuole in area di
priorità».
In questo modo le parole ci
aiutano a passare dallo stigma sociale, ingiustamente attribuito a queste scuole,
all’impegno collettivo per il miglioramento giustamente assunto dallo Stato.
L’accezione «scuole in area di priorità» è una definizione che coinvolge tutti in
quanto colloca la scuola dentro «un’area» che presenta «ostacoli» e impegna lo Stato
a garanzia dell’equità e della giustizia sociale.
1.2. Le finalità
La finalità ultima della scuola
è la promozione della persona attraverso un percorso formativo ed educativo armonico
e integrale. Nello sviluppo della persona rivestono un ruolo fondamentale e
ineludibile gli esiti formativi ed educativi degli studenti. È questa
un’affermazione che trova il consenso di tutti, anche se in realtà sulla definizione
degli esiti non vi è sempre un accordo. Infatti la scelta degli esiti
¶{p. 111}e degli indicatori di riferimento è determinata da
paradigmi, valori, priorità strategiche, a volte anche interessi (legittimi), ma
comunque è una scelta di politica scolastica. Non sarà sfuggito che la Direttiva 18
settembre 2014, n. 11, che di fatto ha disciplinato il Sistema nazionale di
valutazione, titola Priorità strategiche. La scelta delle priorità
[5]
è ricaduta su uno zoccolo di riferimento e gli stessi indicatori interni
al Rapporto di autovalutazione sono stati riferiti a dati facilmente rilevabili e
comparabili. In questo modo le scuole per la prima volta hanno avuto la possibilità
di avere un quadro comune a livello nazionale. Ora abbiamo bisogno di riconoscere la
specificità delle scuole, specificità che fino ad ora non è emersa. Con un progetto
per la scuola mediterranea intendiamo così sostenere due finalità:
– il miglioramento
formativo ed educativo degli studenti dentro il quadro nazionale;
– il miglioramento
formativo ed educativo degli studenti dentro il proprio contesto che
determina aspetti di specificità e unicità che il quadro nazionale non riesce a
considerare.
La prima finalità è a garanzia
dello Stato, la seconda è a garanzia dell’istituzione scolastica; la prima è
ipertrofica e la seconda è ipotrofica. Soprattutto per le scuole in situazioni
particolari, invece, è necessario invertire i pesi, favorendo la seconda attraverso
l’autonoma intraprendenza delle stesse scuole, al fine di non appiattirsi sul
sistema nazionale e portare in superficie il proprio carattere.
In realtà queste sono finalità
generali e di sistema, ma cosa significa assumere un carattere da scuola
mediterranea? Proviamo a dirlo con la lettera che il preside di un liceo americano
aveva l’abitudine di inviare ai suoi insegnanti
¶{p. 112}all’inizio
di ogni anno scolastico. Questa lettera ha fatto il giro del mondo diventando parte
della nostra conoscenza, in quanto ben rappresenta una questione fondamentale,
oramai smarrita: la finalità educativa della scuola.
Note
[1] F. Cassano, Il pensiero meridiano, Roma-Bari, Laterza, 2005.
[2] I. Calvino, Lezioni americane, Milano, Mondadori, 1993, p. 66.
[3] Piano nazionale di ripresa e resilienza, p. 183.
[4] Costituzione, artt. 2 e 3.
[5] Direttiva 18 settembre 2014, n. 11, recante Le priorità strategiche della valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione: «La valutazione è finalizzata al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti e sarà particolarmente indirizzata: alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico; alla riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli studenti; al rafforzamento delle competenze di base degli studenti rispetto alla situazione di partenza; alla valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro».