L'educazione socio-emotiva
DOI: 10.1401/9788815370327/c2
È proprio tenendo in conto queste
caratteristiche sociali e culturali che sono state individuate 11 scuole primarie per la
partecipazione al nostro studio, variamente dislocate nella città di Torino
[5]
. In dettaglio, tre scuole, che chiameremo Gelsomino,
Dalia e Corniolo, sono collocate nella
Circoscrizione 1 (due nel quartiere Centro e una nel quartiere Crocetta); una scuola,
Camelia, nella Circoscrizione 3 (nel quartiere San Paolo); una
scuola, Azalea, nella Circoscrizione 4 (quartiere Parella); due
scuole, Lavanda e Mimosa, nella Circoscrizione
6 (quartieri Regio Parco e Barriera di Milano); una scuola,
Ginestra, nella Circoscrizione 5 (quartiere Madonna di
Campagna); una scuola, Magnolia, nella Circoscrizione 7 (quartiere
Vanchiglia); una scuola, Primula,
¶{p. 64}nella
Circoscrizione 2 (all’intersezione tra i quartieri Mirafiori e Santa Rita); una scuola,
Ortensia, nella Circoscrizione 8 (quartiere
Millefonti-Filadelfia). Nelle scuole selezionate, sono state coinvolte nella ricerca
alcune delle classi quinte e i relativi insegnanti.
2. Il profilo degli alunni intervistati
Prima di volgere lo sguardo alle
caratteristiche degli studenti che hanno partecipato allo studio, presentiamo i tassi di
risposta tra le scuole nella prima e nella seconda rilevazione (si veda tab. 2.1). Come
già anticipato, 651 sono stati gli alunni intervistati nella prima somministrazione, che
ha visto un minor numero di partecipanti nelle scuole Lavanda, Corniolo, Magnolia e
Mimosa (tra gli 11 e i 53 alunni), a differenza delle altre scuole, in cui la presenza
di rispondenti era maggiore (tra i 62 e i 94 alunni). Per quanto riguarda i tassi di
risposta nella seconda rilevazione, sono più elevati nelle scuole Primula, Gelsomino e
Azalea, invece sono particolarmente bassi negli istituti Ginestra e Mimosa, per effetto
delle disuguaglianze dell’utenza nell’accesso alla tecnologia, così come nelle scuole
Corniolo, Dalia e Lavanda, qui però come conseguenza di un supporto soltanto marginale,
da parte delle insegnanti, nel promuovere e facilitare la partecipazione all’indagine in
questa seconda fase della ricerca.
Venendo ora alla descrizione del
campione totale (si veda tab. 2.2), 340 alunni sono maschi e 311 femmine.
Complessivamente, 611 sono i nati in Italia; ciò suggerisce che anche i bambini di
origine straniera siano di seconda generazione. La maggior parte degli intervistati vive
con la famiglia d’origine, con la presenza della madre nel 99,2% dei casi e del padre
nel 91,2%, mentre il 21,8% di loro convive anche con altri parenti in casa e soltanto il
4,5% in comunità.
Volgendo l’attenzione alle
caratteristiche dei genitori (tab. 2.3), nel 44,4% dei casi la madre ha un’età superiore
ai 40 anni, mentre la percentuale è più alta quando si fa riferimento al padre (58,2%),
mostrando ciò una classe di età più elevata della figura paterna. Nel 67% del campione
¶{p. 65}la madre risulta essere nata in Italia; il numero sale al 71,1%
nel caso del padre. Per quanto concerne il titolo di studio, la percentuale delle madri
che possiedono una laurea o un titolo d’istruzione di grado superiore è più alta (37,5%)
rispetto ai padri (34,9%), mentre questi ultimi nella maggior parte dei casi svolgono
un’occupazione a tempo pieno (73,3%), rispetto al dato inferiore (53,3%) che si registra
per le madri. Questa osservazione conferma l’idea che nel nostro contesto sociale, ancor
oggi, la cura della famiglia vede come figura di riferimento privilegiata quella
materna, che continua a giocare un ruolo espressivo, prevalendo pertanto il modello del
male breadwinner. Inoltre, dato il tasso di risposte mancanti
per la variabile dell’istruzione, ¶{p. 66}appare evidente la scarsa
conoscenza del titolo di studio degli adulti da parte dei bambini. Alcune difficoltà
nelle risposte sono imputabili alla partecipazione dei genitori a sistemi di istruzione
differenti da quello italiano, per cui i bambini faticavano a tradurre il loro livello
di istruzione, e/o ne avevano scarsa conoscenza, essendo nati in Italia e non avendo mai
avuto esperienza del sistema scolastico nei paesi di origine delle loro figure di
riferimento. Infine, la classe sociale
[6]
della madre sembra lievemente più elevata di quella paterna, data la minore
percentuale di soggetti appartenenti alla classe operaia (madri 11,1%, padri 16,2%) e la
maggiore percentuale di appartenenti a quella intermedia (madri 36,7%, padri
35,8%).¶{p. 67}
Scuola
|
I
rilevazione N = 651
|
II
rilevazione N = 400
|
Primula
|
94
|
79
|
Gelsomino
|
93
|
92
|
Azalea
|
74
|
72
|
Ginestra
|
73
|
36
|
Dalia
|
66
|
34
|
Camelia
|
61
|
41
|
Ortensia
|
62
|
0
|
Lavanda
|
53
|
15
|
Corniolo
|
40
|
15
|
Magnolia
|
24
|
10
|
Mimosa
|
11
|
6
|
Campione totale (%) N = 651
|
|
Sesso
|
|
Maschio (340)
|
52,2
|
Femmina
(311)
|
47,8
|
Situazione
abitativa
|
|
Presenza
madre
|
99,2
|
Presenza
padre
|
91,2
|
Presenza
altri parenti
|
21,8
|
Comunità
|
4,5
|
Madre (%)
|
Padre (%)
|
|
Età
|
||
Sino a 40
|
37,3
|
41,8
|
> 40
|
44,4
|
58,2
|
Paese di
nascita
|
||
Italia
|
67,0
|
71,1
|
Estero
|
33,0
|
28,9
|
Titolo di
studio
|
||
Sino al
diploma
|
20,7
|
19,8
|
Laurea/dottorato
|
37,5
|
34,9
|
Condizione
lavorativa
|
||
Nessuna
occupazione
|
13,8
|
3,2
|
Part time
|
27,5
|
15,5
|
A tempo pieno
|
53,3
|
73,3
|
Classe
sociale
|
||
Classe
operaia
|
11,1
|
16,2
|
Classe
intermedia
|
36,7
|
35,8
|
Classe di
servizio
|
28,1
|
29,5
|
3. La vita a scuola
In tutti i plessi osservati, la
maggior parte degli alunni intervistati ha frequentato la stessa scuola e classe sin
dall’inizio del percorso di scuola primaria. La scuola costituisce l’ambiente in cui, in
condizioni di normale frequenza, i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo.
In essa fruiscono sia delle lezioni e delle attività curricolari, sia di altre proposte
formative. I percorsi extracurricolari possono spaziare dall’apprendimento delle lingue
straniere all’esercizio di attività sportive, artistiche e legate all’impegno civico, e
i bambini possono goderne sia all’interno della scuola che al di fuori di essa,
attingendo a offerte del territorio. Il complesso di tali attività concorre al percorso
di crescita complessivo dei bambini, allo sviluppo delle loro competenze cognitive e
socio-relazionali. Nel nostro studio abbiamo indagato le attività laboratoriali,
sportive, di volontariato e associate all’impegno civico, in quanto quelle più comuni e
rilevanti nel percorso di crescita dei bambini, distinguendo tra quelle erogate dalla
scuola e quelle in contesti esterni (tab. 2.4). Le attività extracurricolari sono
proposte da tutte le scuole in modo abbastanza omogeneo, seppure laddove le risorse
economiche della scuola e delle famiglie sono maggiori, queste possono essere più
variegate nel numero e migliori nella qualità dell’offerta. Inoltre, si sottolinea che
nelle scuole a utenza socialmente medio-bassa, le attività extrascolastiche
costituiscono l’esito di alleanze tra attori del territorio (spesso tutti pubblici:
biblioteche, piscine, ASL, Centri di cultura ludica, ecc.), offrendo ai bambini
esperienze che diversamente non sarebbero in grado di fare. Per quanto riguarda le
proposte che promanano dalla scuola, lo sport è l’attività maggiormente fruita dai
bambini (oltre alle ore curricolari di educazione fisica), nel 50,2% dei casi, seguita
dalle attività artistiche, 37,3%, e dalle lingue straniere, 22,6%. Le attività appaiono
meno intense, invece, sul fronte dell’impegno civico e sociale: solo il 20% degli alunni
dichiara di svolgere attività sociali, il 13,2% attività finalizzate alla protezione
ambientale, il 10,9% servizi alla comunità, il che contrasta con le informazioni
raccolte nei ¶{p. 68}colloqui con insegnanti e dirigenti, i quali
riferiscono di una serie di progetti attivati nelle scuole su temi di rilevanza sociale
e comunitaria, quali la difesa dell’ambiente, la sensibilizzazione al riciclo e riuso,
la conoscenza e il rispetto tra culture. Con riferimento al contesto extrascolastico, la
fruizione di queste attività da parte dei bambini segue un andamento simile rispetto a
quello scolastico, con una maggiore partecipazione alle attività sportive e a quelle
dedicate alla protezione ambientale, che riguardano rispettivamente il 68,8% e il 15,4%
dei rispondenti.
Attività
|
A
scuola (%)
|
Extra scuola (%)
|
Sport
|
50,2
|
68,8
|
Attività
artistiche
|
37,3
|
26,4
|
Lingua
straniera
|
22,6
|
18,9
|
Attività
sociali
|
20,0
|
13,4
|
Protezione
ambientale
|
13,2
|
15,4
|
Servizi alla
comunità
|
10,9
|
10,1
|
L’idea che il processo educativo
sia multiforme conduce a indagare i diversi aspetti che lo compongono: innanzitutto il
«che cosa» si fa (il che implica una ricognizione delle attività), ma anche il «con chi»
(e in tal modo si rimanda alle figure degli insegnanti). I docenti costituiscono per i
bambini un riferimento non solo didattico, ma altresì educativo. Indagare le relazioni
con gli insegnanti e gli educatori diventa quindi essenziale per comprendere chi siano
questi bambini e quale sia il loro livello di benessere complessivo. Nel nostro studio,
pertanto, abbiamo investigato le relazioni docenti-alunni sondando tre aspetti
principali: la percezione, da parte dei bambini, di essere trattati in modo equo
dalle/dagli insegnanti, l’andare d’accordo con loro e l’interessamento delle/degli
insegnanti per il loro benessere (tab. 2.5). Le risposte vanno in direzione di un
complessivo apprezzamento per quanto riguarda l’equità del trattamento: il 77,6% degli
alunni si sente trattato in modo giusto dagli insegnanti «con una certa frequenza» (una
o più volte a settimana). Un dato analogamente positivo si ha rispetto all’andare
d’accordo con gli insegnanti: il 72%. Quanto
¶{p. 69}all’interessamento
percepito per il proprio benessere, solo il 49,8% degli alunni riporta che gli
insegnanti se ne occupino con una certa frequenza. Questo aspetto relazionale è stato
indagato anche nella seconda rilevazione, con esiti molto diversi. Infatti, dalle
risposte ricevute risulta che la percezione dell’interessamento dell’insegnante per il
proprio benessere è aumentata sensibilmente: ben il 72,8% del campione dichiara di avere
questa sensazione con la frequenza di una o più volte a settimana. Sembrerebbe che la
mancanza d’interazione in presenza abbia condotto le insegnanti a una maggiore
attenzione alla condizione di benessere dei loro alunni e alla qualità delle loro
relazioni con gli stessi, il che è stato confermato dalle interviste condotte con le insegnanti
[7]
.
Note
[5] In ottemperanza alle norme sulla tutela della privacy, i nomi reali dei plessi scolastici aderenti alla ricerca sono stati sostituiti da nickname. Poiché la serietà metodologica non deve essere per forza noiosa, il gruppo di ricerca ha dato spazio all’immaginazione (sociologica), individuando nomi che fossero evocativi delle caratteristiche tipiche delle scuole studiate o almeno di quella più evidente in ciascuna di esse. Si è così pensato di abbinare plessi scolastici a nomi di fiori/piante. Per quanto riguarda gli studi di caso (capp. 3, 4 e 5): la scuola Ginestra è stata così nominata per le caratteristiche di resistenza, adattabilità e al contempo di bellezza, che rispecchiano la realtà di quella scuola all’interno di un territorio difficile; il nome Gelsomino rimanda a un’origine «aristocratica» del rampicante (fu la famiglia dei Medici a coltivarla gelosamente per prima); la scuola Camelia evoca la pluralità di specie che vanno sotto questo nome, proprio in quanto l’ambiente scolastico in questione presenta un elevato livello di eterogeneità intra-classe e inter-classi. La stessa logica è stata applicata all’attribuzione dei nickname a tutte le altre scuole. Corniolo è simbolo di raffinatezza; Dalia implica uno spumeggiante splendore; Lavanda è simbolo di adattamento; Azalea si qualifica per le caratteristiche di delicatezza e fragilità; Mimosa per le caratteristiche di resistenza; Magnolia per la bellezza esplosiva; Ortensia come simbolo di adattamento estremo e facilità a fronteggiare le avversità; Primula per il suo essere un fiore semplice che annuncia la rinascita. Nel periodo duro e severo che stiamo vivendo, questo esercizio estetico non è un mero vezzo, ma vorrebbe essere un modesto invito a una visione vitale del nostro futuro – e di quello della scuola.
[6] La classe sociale è stata ricostruita attraverso la classificazione delle professioni dei genitori, così come riportate dai bambini, secondo il modello proposto da Goldthorpe [2000].
[7] Per un approfondimento sul tema si rimanda al capitolo 8 del presente volume.