Matelda Reho, Filippo Magni (a cura di)
Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c9

Alberto Miotto Il paesaggio nella pianificazione regionale veneta

Notizie Autori
Alberto Miotto è architetto, lavora presso la Direzione Pianificazione territoriale della Regione del Veneto, con l’incarico EQ "Pianificazione strategica paesaggistica". Dopo esperienze di libera professione e di docenza, dal 1991 presta servizio presso la Regione del Veneto, ricoprendo diversi incarichi nei settori della tutela dell’ambiente, della pianificazione urbanistica, territoriale e paesaggistica e partecipando a numerosi progetti europei.
Abstract
Fin dal 1939, l’esigenza di salvaguardare particolari beni ed aree di interesse paesaggistico aveva indotto il legislatore italiano ad introdurre un’adeguata normativa, costituita dalla l. 1497/1939, che, sulla scia di precedenti interventi legislativi, mirava a individuare nel territorio dello Stato le zone meritevoli di maggior tutela mediante un apposito provvedimento che ne riconoscesse il particolare carattere paesaggistico. Di fronte alla rapidità delle trasformazioni urbane e alle sempre nuove e molteplici modalità di organizzazione del territorio, il PTRC, aggiornato nel 2020, si è posto fin da principio il problema di orientare la complessità dei rapporti sul territorio, confrontandosi con gli altri strumenti di pianificazione territoriale, urbana e di settore. Nel documento per la valorizzazione del paesaggio veneto, il territorio regionale è stato articolato in quattordici ambiti di paesaggio. La loro definizione è avvenuta in considerazione degli aspetti geomorfologici, dei caratteri paesaggistici, dei valori naturalistico-ambientali e storico-culturali e delle dinamiche di trasformazione che interessano ciascun ambito, oltre che delle loro specificità peculiari.
Fin dal 1939, l’esigenza di salvaguardare particolari beni ed aree di interesse paesaggistico aveva indotto il legislatore italiano ad introdurre un’adeguata normativa, costituita dalla l. 1497/1939, che, sulla scia di precedenti interventi legislativi, mirava a individuare nel territorio dello Stato le zone meritevoli di maggior tutela mediante un apposito provvedimento che ne riconoscesse il particolare carattere paesaggistico. Nel nuovo clima culturale degli anni ’80, maggiormente attento alle tematiche ambientali, la l. 431/1985, c.d. legge Galasso, estendeva la tutela prevista dalla normativa del 1939 ad aree di particolare interesse naturalistico che la stessa legge individuava per ampie categorie, ma soprattutto incentivava le regioni a dettare una normativa d’uso improntata alla salvaguardia e alla valorizzazione di questi territori mediante piani paesaggistici o piani urbanistici territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici. La redazione di tali strumenti era incentivata dalla conferma del regime di inedificabilità assoluta previsto per quei territori che erano stati oggetto di una specifica individuazione mediante il DM 21 settembre 1984, provvedimento questo che aveva anticipato sul piano meramente amministrativo la tutela paesaggistica poi introdotta proprio dalla legge Galasso; il regime di immodificabilità dei luoghi previsto da quel decreto (e poi confermato dalla Galasso) valeva infatti fino all’adozione da parte della regione di uno dei due suddetti piani.
L’allora ministro competente in materia aveva provveduto a dichiarare di notevole interesse pubblico e ad assoggettare a temporanea immodificabilità assoluta alcune vaste aree del territorio regionale veneto, in particolare quelle del Delta del Po, della Laguna Veneziana e del {p. 194}Massiccio del Grappa; da ciò nacque l’esigenza della regione di dotarsi tempestivamente di un piano di carattere paesistico ai sensi della legge Galasso per superare il vincolo assoluto previsto per quelle zone. La legge lasciava aperta alle regioni la scelta di dotarsi di un piano paesistico vero e proprio o di un piano urbanistico territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali: la scelta del Veneto, orientata per la seconda opzione, mirava a cercare di coniugare le esigenze di tutela di aree di delicato equilibrio e di pregio con l’uso dinamico del territorio, secondo una visione complessiva ed equilibrata delle due diverse istanze. La l.r. 9/1986 rendeva esplicita questa scelta: essa, infatti, modificando l’allora recente normativa regionale sull’assetto e l’uso del territorio (l.r. 61/1985), per adeguarla proprio alla Galasso, attribuiva la valenza paesistica al piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC) e ai piani di area, che ne costituivano parte integrante, in quanto strumenti che nel disegno di governo del territorio regionale presentavano carattere sovraordinato rispetto a tutti gli altri piani.
All’interno di questo quadro normativo, e indotta a superare la situazione creatasi sulle menzionate aree assoggettate a immodificabilità assoluta, la Regione del Veneto si accingeva pertanto in termini celeri a redigere da un lato il PTRC, esteso sull’intero territorio regionale, e dall’altro i piani di area del Delta del Po, della Laguna e dell’Area Veneziana (PALAV) e del Massiccio del Grappa: tutti questi, contestualmente adottati nel dicembre del 1986 (proprio alla scadenza del termine ultimo fissato dalla legge Galasso), segnavano pertanto l’avvio non solo della pianificazione territoriale della regione, ma altresì della attribuzione della specifica considerazione dei valori paesaggistici all’interno della stessa. Le successive tappe del percorso che dall’adozione di questi piani doveva portare alla loro approvazione sono state piuttosto lunghe ed articolate: se, infatti, si è dovuto attendere il 1992 per la definitiva entrata in vigore del PTRC, i piani di area invece hanno dovuto aspettare fino al biennio 1994 (per quelli del Delta del Po e del Massiccio del Grappa) – 1995 (per {p. 195}il PALAV). Tuttavia, questo ha consentito di raggiungere una maggiore condivisione delle scelte operate dai piani sia con le popolazioni dei territori coinvolti, che con le varie amministrazioni statali interessate, mediante il sistema delle intese raggiunte grazie al lavoro di accordo esperito presso il Commissariato di governo.
Fig. 1. I Piani di area specificazione del PTRC 1992.
L’esperienza acquisita in questa fase storica ha quindi consentito, all’interno del quadro normativo delineato, di dare avvio alla formazione di ulteriori piani di area, caratterizzati da un maggiore affinamento della metodologia di redazione e da una sempre maggiore incisiva compenetrazione degli aspetti legati alla tutela ambientale nelle sue varie forme e sfaccettature con quelli connessi allo sviluppo equilibrato dei territori.
Tab. 1. Piani di area contestuali al PTRC 1992
LAGUNA
ED AREA
VENEZIANA
PCR 70
del 9 novembre 1995, BUR 8
del 26 gennaio 1996
La delimitazione del PALAV, estesa a 16 comuni, in seguito divenuti 17 con l’istituzione del comune di Cavallino-Treporti (l.r. 11 del 29 marzo 1999), comprende i comuni di Campagna Lupia, Camponogara, Cavallino Treporti, Chioggia, Codevigo, Dolo, Jesolo, Marcon, Martellago, Mira, Mirano, Mogliano Veneto, Musile di Piave, Quarto d’Altino, Salzano, Spinea, Venezia.
La definizione di quest’area segue di fatto l’applicazione di due criteri che, a suo tempo, hanno consentito di delimitarla e che ben rappresentano gli obiettivi che si intendono perseguire con il piano di area: la rete di relazioni interne quotidiane che lega una vasta area e che fa capo, in termini di poli principali per servizi e occasioni di lavoro a Venezia, Mestre e Marghera, e la stretta relazione con quel sistema ambientale unificante che è la Laguna di Venezia. Pur non essendo questa delimitazione l’unica possibile, è apparsa fin da subito rappresentativa e coerente. Il PALAV*, fin dalla sua prima formulazione del 1986, è il primo documento che definisce e identifica, in tutte le sue componenti, il «sistema ambientale» della laguna, dei litorali, dell’entroterra per poterlo tutelare in modo efficace, e per poter indicare politiche di valorizzazione coerenti con la sua coesistenza e con le sue caratteristiche peculiari.
MASSICCIO
DEL GRAPPA
PCR 930
del 15 giugno 1994,
BUR 63
del 2 agosto 1994
Il piano di area con valenza paesistica ai sensi e per gli effetti della l. 1497 del 29 giugno 1939 e della l. 431 del 8 agosto 1985 è esteso a 18 comuni, comprende parte dei territori dei comuni di Bassano del Grappa, Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Borso del Grappa, Crespano e Paderno del Grappa (dal 30 gennaio 2019 uniti nel comune di Pieve del Grappa), Possagno, Cavaso del Tomba, Pederobba, Alano di Piave, Quero, Feltre, Seren del Grappa, Arsiè, Fonzaso, Cismon del Grappa, S. Nazario, Solagna.
Tutto il territorio in esame porta i segni di stratificazioni storiche complesse ed antichissime; città, paesi e borghi, sorti a ridosso delle grandi vie storiche di comunicazione che collegano la pianura con l’area alpina ed il centro europeo, costellano con i loro preziosi centri storici il Massiccio del Grappa.
DELTA DEL PO
PCR 1000
del 5 ottobre 1994,
BUR 101 del 29 novembre 1994
Il piano di area è relativo all’intero territorio dei comuni di Rosolina, Contarina e Donada (dal 1° gennaio 1995 uniti nel comune di Porto Viro), Taglio di Po, Porto Tolle, Corbola, Ariano del Polesine e ridotta parte dei comuni di Loreo e Papozze.
 
 
* con valenza paesistica ai sensi della l.r. 431/1985 e della l.r. 9/1986
Tab. 2. Piani di area previsti successivamente
ALTOPIANO
TONEZZA -
FIORENTINI
Approvazione DCR
192 del 29 novembre 1996, BUR 6
del 21 gennaio 1997
Il piano di area è relativo a parte del territorio dei comuni di Arsiero, Laghi, Lastebasse, Valdastico, Tonezza del Cimone.
QUADRANTE EUROPA
Approvazione DCR 69 del 20 ottobre 1999, BUR 103
del 30 novembre 1999
Il piano di area è relativo ai territori dei comuni di Verona, Bovolone, Bussolengo, Buttapietra, Caldiero, Castel d’Azzano, Erbè, Isola della Scala, Mozzecane, Nogarole Rocca, Oppeano, Pastrengo, Pescantina, Povegliano Veronese, S. Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, Sommacampagna, Sona, Ronco all’Adige, Trevenzuolo, Vigasio, Villafranca di Verona e Zevio.
AURONZO
MISURINA
Approvazione DCR 61 del 30 luglio 99,
BUR 77 del 7 settembre 1999
Il piano di area è relativo a parte del territorio del comune di Auronzo di Cadore e comprende le zone del Lago di Misurina-Dolomiti di Auronzo (Sorapis, Cristallo, Tre Cime di Lavaredo, Cima Dodici) e dell’alta valle del fiume Ansiei.
Geograficamente i confini nord, ovest, sud coincidono con il limite amministrativo del comune di Auronzo, mentre ad est sono definiti dalla congiungente passante per i seguenti punti: Croda dei Toni, Punta dell’Agnel, Gravasecca, monte Rusiana, monte Froppa.
FONTANE
BIANCHE
Approvazione DCR 61 del 30 luglio 1999, BUR 77
del 7 settembre 1999
Il piano di area è relativo a parte del territorio dei comuni di Villorba e Carbonera e comprende le zone di Fontane Bianche di Lancenigo e le aree limitrofe.
Geograficamente confina a nord con la SP 102 Postioma, a est con l’autostrada A27 Venezia-Pian di Vedoia, a sud con il confine comunale di Treviso, include la zona delle risorgive del Rio Piovenzan, e con il fiume Melma, e a ovest con la ferrovia Venezia-Udine
PALUDE
DEL BRUSA
Approvazione DCR 9 del 15 marzo 2002, BUR 42
del 23 aprile 2002
Il piano di area è relativo a parte del territorio dei comuni di Cerea e Casaleone e comprende la zona della Palude del Brusà e le aree limitrofe.
Geograficamente confina a nord con lo scolo Canossa, a est con il fiume Menago, a sud con la dismessa linea ferroviaria Treviso-Ostiglia, ad ovest con lo scolo Canossa, ed infine con la SP 47 del Menago.
COMELICO-
OST TIROL
Approvazione DCR 80 del 17 settembre 2002, BUR 105
del 29 ottobre 2002
Il piano transfrontaliero è relativo ai territori delle Regioni del Veneto, dell’OstTirol e della Carinzia e comprende il crinale alpino del monte Chiadenis, monte Peralba, monte Pietra Bianca-Torkarspitz, monte Vancomun Hochspitz, Croda Negra-Barenbadegg, monte Cavallino-Gr. Kinigat, cima Vanscuro Pfannspitz, nonché la Val Visdende nella parte sud, la Val Digon, il bacino superiore della Val Sesis e la valle del Gail nella parte nord.
{p. 198}
MONTELLO
Approvazione DCR 36 del 31 luglio 2003, BUR 82
del 2 settembre 2003
Il piano di area del Montello, successivamente denominato piano di area, comprende il territorio dei comuni di Crocetta del Montello, Montebelluna, Giavera del Montello, Volpago del Montello e Nervesa della Battaglia.
L’ambito geografico del piano è delimitato a nord-est dal fiume Piave, a sud dall’alta pianura trevigiana, ad ovest dalle «Rive» del «Montelletto». Il confine del piano di area coincide con i limiti amministrativi dei cinque comuni, ed interessa parte dell’area individuata dal PTRC [vigente, ndr] come «Area di tutela paesaggistica di interesse regionale e competenza provinciale, denominata Medio Corso del Piave».
Il piano di area individua in particolare al proprio interno l’Ambito collinare del Montello, caratterizzato da unitarietà geologica, storica, ambientale e paesaggistica, il cui limite è definito, nelle tavole di progetto, dallo Stradone del Bosco, dalla strada panoramica e dall’argine del fiume Piave.
MONTI BERICI
Approvazione DCR 31 del 9 luglio 2008, BUR 66
del 12 agosto 2008
Il piano di area dei Monti Berici è relativo a parte del territorio dei comuni di Agugliaro, Albettone, Alonte, Altavilla Vicentina, Arcugnano, Barbarano Vicentino, Brendola, Castegnero, Grancona, Longare, Lonigo, Montecchio Maggiore, Mossano, Nanto, Orgiano, San Germano dei Berici, Sarego, Sossano, Vicenza, Villaga, Zovencedo.
Geograficamente confina a nord con la linea ferroviaria Verona-Vicenza-Venezia, ad est costeggia la statale Berica e il canale Bisatto, a sud segue per un tratto lo scolo Liona e l’ex ferrovia Ostiglia, a sud-ovest coincide con la strada comunale Spessa-Bagnolo; ad ovest fiancheggia il corso del fiume Guà e la statale 11 Padana Superiore.
PIANURE
E VALLI GRANDI VERONESI
Approvazione DCR 108 del 2 agosto 2012, BUR 68 del 21 agosto 2012
L’ambito del piano si estende su un territorio di 1050,92 km2, corrispondente alla media e bassa pianura veronese, compreso tra il fiume Adige a nord est, il fiume Tione ad ovest e delimitato a sud dall’alveo storico del fiume Tartaro. Interessa 33 comuni.