Avanzare insieme nella società anziana
DOI: 10.1401/9788815413086/c10
Il dodecalogo. 12 punti di discussione per il futuro
1. Se non lo so fare... chi mi aiuta?
Sarebbe utile che le indagini ufficiali, in cui viene rilevata l’assistenza, leghino le limitazioni (ADL e IADL) alla fonte di aiuto ricevuto (familiari conviventi e non, vicini, assistenti privati, personale del Comune, della ASL o del Terzo settore). Questa informazione è fondamentale per misurare la rete di assistenza e per valutare l’impatto dei programmi di intervento.
2. L’aiuto dentro e fuori le mura domestiche
Oltre all’aiuto ricevuto esternamente alla famiglia, sarebbe utile sapere ciò che avviene all’interno della famiglia, ricordando che l’Italia è uno dei paesi in cui la coresidenza intergenerazionale è fra le più alte in Europa. Avere informazioni sugli scambi di aiuto fra le mura domestiche farebbe emergere un aspetto importante dell’assistenza data in modalità gratuita e senza interruzioni.
3. L’aiuto che mi piacerebbe
Al di là di chi dà effettivamente aiuto, qual è la soluzione preferita dagli anziani non-autosufficienti? Investigare le preferenze potrebbe dare una misura della soddisfazione degli anziani sulla fonte di supporto che ricevono e allo stesso tempo un’indicazione utile per le istituzioni che si occupano di assistenza.
4. Mille statistiche per mille campanili
L’Italia è caratterizzata da realtà demografiche locali diversificate e peculiari. La stima della domanda di assistenza degli an¶{p. 206}ziani a livello comunale può provenire solo da un’integrazione tra dati censuari e fonti amministrative sulla salute e sull’offerta dei servizi dedicati ai non-autosufficienti. Con il Censimento permanente, l’ISTAT ha cominciato un percorso innovativo di integrazione tra fonti diverse, offrendo dati aggiornati su istruzione e occupazione a livello comunale. È necessario proseguire lungo questa strada, fornendo alla ricerca scientifica pubblica e privata un flusso continuo di informazioni a livello comunale sulla salute e sulla non-autosufficienza della popolazione anziana.
5. Una cura umanamente tecnologica
Contatto fisico, empatia e vicinanza emotiva sono aspetti determinanti del prendersi cura. Oggi le famiglie sono divise tra l’interesse verso nuove soluzioni tecnologiche per alleviare il peso dell’assistenza e il timore di perdere il contatto umano. La sfida sta nel trovare un equilibrio tra l’adozione di queste tecnologie e il mantenimento della dimensione umana dell’assistenza.
6. Vecchi istituti normativi, nuove proposte
A vent’anni dalla legge n. 6/2004 è necessario chiedersi se gli obiettivi della legge (e in particolare quello di offrire adeguata tutela alla persona fragile con la minore limitazione possibile della sua capacità di agire) siano stati in concreto realizzati o se l’istituto, in sede di applicazione, abbia mostrato criticità. Si potrebbe pensare di introdurre anche nel nostro sistema, sul modello di altri paesi, un «mandato di protezione» in previsione della futura incapacità.
7. Matrimonio, testamento, donazione dell’anziano fragile e vulnerabile: sono atti validi?
Sempre più spesso accade che la persona anziana compia atti perché a ciò indotta da persone interessate al loro patrimonio. Bisogna però chiedersi quando questi atti siano esercizio di autonomia dell’anziano e quando dovrebbero essere invece considerati invalidi.¶{p. 207}
8. Contrastare le discriminazioni basate sull’età e tutela differenziata e personalizzata
La discriminazione basata sull’età va contrastata. È necessario promuovere una cultura giuridica che garantisca uguaglianza e parità di trattamento per le persone anziane, respingendo ogni forma di emarginazione legata all’età. Il sistema giuridico deve riconoscere e rispettare l’unicità e la complessità della condizione umana. È fondamentale proporre soluzioni normative che garantiscano una protezione personalizzata alle persone anziane, rifuggendo da un dogmatismo giuridico che ignori le loro esigenze individuali. L’obiettivo è di promuovere un ambiente normativo che valorizzi la piena partecipazione giuridica e sociale delle persone anziane salvaguardando la loro autodeterminazione e dignità.
9. Disuguali anche nell’accesso alle cure?
Le persone anziane con un maggior livello di istruzione hanno più probabilità di ricevere cure di lungo termine a pagamento; gli anziani che possiedono l’abitazione dove vivono hanno meno possibilità di accedere ai servizi pubblici e, allo stesso tempo, non hanno un vantaggio nell’accesso alle cure a pagamento. Il capitale umano e sociale delle persone anziane rappresenta un vantaggio nell’accesso alle cure di lungo termine, mentre non è altrettanto scontato che lo siano il reddito o la ricchezza. Infine, l’assunzione che chi ha meno risorse economiche compensa con l’aiuto informale non trova piena conferma nei risultati di ricerca.
10. La riforma dell’assistenza agli anziani è (solo) al nastro di partenza
La legge delega 33/2023 disegna una promettente riforma dell’assistenza agli anziani. D’altra parte, si tratta solo di un punto di partenza dato che sono decisivi i passaggi successivi: la stesura del decreto di attuazione, le decisioni sui fondi e l’attuazione nei territori. Per capire l’impatto della riforma sarà necessario monitorarli con attenzione.¶{p. 208}
11. Si scrive risorse e si legge politica
Reperire i fondi necessari alla riforma non sarà semplice. Risulterà possibile solo se l’assistenza agli anziani diventerà una priorità della politica nazionale: non è mai stato così sinora. La politica dell’assistenza agli anziani (politics of long-term care) rappresenta una variabile decisiva, che in Italia è stata sinora poco considerata. Dovrebbe ricevere maggiore attenzione.
12. Studiare il welfare locale: dall’offerta agli utenti
La nuova Valutazione multidimensionale unificata (VAMU), di carattere nazionale, permetterà di disporre di dati comparabili sul profilo degli utenti nelle diverse regioni. È un’assoluta novità. I confronti tra i diversi sistemi regionali di welfare potranno, dunque, affiancare alla disamina dell’offerta – oggi prevalente – quella dei percettori. Sarà cruciale che la comunità scientifica abbia accesso a questi dati e sappia valorizzarli.