Stefano Daniele
Il chierico, il medico, il santo
DOI: 10.1401/9788815412072/c2
Nella deposizione, il medico citava il testo col nome de miraculis naturae, privilegiando la seconda parte del titolo originale, invero di poco differente (sive de miraculis rerum
naturalium
) [126]
. Un’imprecisione forse derivata ritraducendo in lingua latina il titolo dell’edizione volgare De i miracoli et meravigliosi effetti dalla natura prodotti (1560) [127]
; o dovuta a uno scherzo della memoria. Difatti, sul frontespizio della prima edizione, le parole Magiae naturalis sono stampate con caratteri tipografici talmente piccoli da risultare poco visibili all’occhio, se messe a confronto con il prosieguo dell’intestazione, De Miraculis rerum naturalium, che campeggia in grande, nel primo quarto di pagina. La memoria del lettore potrebbe aver rimosso il particolare sfuggente e fissato l’informazione più evidente. D’altro canto, la svista potrebbe essere stata volontaria. È possibile, infatti, che da professore di medicina quale si fregiava, de Iorio trovasse stucchevole il sapore di quella parola, esotica e stantia: «magia» – sebbene, in ultimo, non si possa escludere che a riformulare il titolo come lo si legge nelle carte processuali fosse stata, più banalmente, la mano del notaio. Per quanto si possa sospettare che quest’ultimo avesse una non minore cognizione dell’opera dell’«autorevolissimo napoletano», i cui titoli, da quel che si è potuto verificare, circolavano tra i caracciolini della Pietrasanta. Nel posseduto della biblioteca della basilica di Santa Maria Maggiore era presente un volume del De humana physiognomia dello stesso autore. Lo si apprende dal manoscritto Vat. Lat. 11318 della Biblioteca Apostolica Vaticana, consegnato al cardinale di Venosa «adì 8. di maggio 1600» dall’al tempo padre generale dell’ordine Andrea Albertini, possibile firmatario del documento [128]
.{p. 111}
Nonostante tutto, non peccava di precisione il medico allorquando affermava che l’autore «da[va] a conoscere questi prodigiosi eventi ma niente superiori alle leggi naturali» [129]
; «arcani della Natura» che, Della Porta, per una parte, investigò in prima persona, quando non «inventò di proprio ingegno»; e in parte spigolò «trascrivendo gli altrui ritrovati»; quelli di Plinio e di Serapione, di Aristotele e di Paracelso, per citarne solo alcuni. Così, di lì a un secolo, lo elogerà il concittadino Lorenzo Crasso [130]
. Basterebbe ripercorrere l’indice dell’opera sulla magia per rendersi conto di una simile varietà. Se quello stampato nell’editio princeps potrebbe già risultare sufficiente allo scopo, l’indice dell’edizione del 1589, ampliata fino a venti libri, lascia sbalorditi [131]
. Si riportano, a titolo di esempio, alcune voci tratte dal più ordinato sommario che apre l’edizione in volgare tradotta da Giovanni de Rosa (1611) – pseudonimo dello stesso autore: «di produrre varij animali» (II); «di generar nove piante» (III); «della trasmutatione de’ metalli» (V); «delle maraviglie della calamita» (VII); «delle stupende medicine» {p. 112}(VIIII) «de’ fochi artificiali» (XII) [132]
. Una raccolta di nozioni, notizie e ricette tra le più disparate che, per forma e contenuto, permetterebbe a buon titolo di collocare l’opera tra i cosiddetti «libri de’ secreti», che nel Cinquecento godettero di ampia circolazione non solo tra i lettori più dotti [133]
. È quanto propose un contemporaneo del napoletano, lo scrittore ravennate Tommaso Garzoni (1549-1589). In un’edizione ampliata della sua Piazza universale di tutte le professioni del mondo (1585), pubblicata l’anno della sua morte, alla fine del discorso XXII, annotava che «intorno alla professione de’ secreti si sono affaticati Plinio, Alberto Magno, Rogerio Bachone, Hieronimo Cardano, Giovan Battista Porta». La lista continuava includendo autori «che hanno più del superstitioso, che altro» [134]
.
Nonostante ciò, la Magia naturalis di Della Porta non {p. 113}voleva essere un semplice how to book; era più di un ricettario di medicine contro il mal di denti, di occhi e di orecchi; di profumi e belletti per signore e di preparati gastronomici luculliani; né, tantopiù, un centone di riferimenti colti e popolari. Non solo perché – come nota Armando Maggi in riferimento alla Phytognomonica (1588) dello stesso napoletano – le citazioni subivano «processi di rivitalizzazione testuale», già solo per la «scelta mirata» con cui l’autore le riesumava e selezionava [135]
; piuttosto perché, si è tentati di dire, tutte ubbidiscono a una visione teorica unitaria, perlopiù assente nelle opere dei maestri dei segreti come Timoteo Rosello, Giovanni Battista Zapata, Pietro Bairo e di chi, con molta probabilità, si mascherava sotto il falso nome di Gabriele Falloppio [136]
. Insomma, era un filo unico e unitario, quello teso dall’autore, che, a distanza di oltre un secolo, de Iorio dipanava sotto gli occhi indagatori dei giudici.
A ragione, l’ordinario sosteneva che Della Porta spiegava sì «prodigiosi eventi, ma niente superiori alle leggi naturali» [137]
. A dire che le credenze, i fenomeni, le invenzioni – perle rare che il naturalista del Cinquecento inanellava una dopo l’altra – per quanto occulte o straordinarie fossero, non sconfinavano mai l’ordine naturale del reale. E il filo di questa collana era niente più che la stessa «magia naturalis». Lo scrittore lo specificava fin dalle ultime battute della praefatio all’edizione latina del 1589, dove, con tono accorto, metteva in guardia il lettore: «né qui, né altrove de’ miei libri, si tratta cosa che non sia contenuta dentro i limiti naturali» [138]
. Per questo motivo, scherniva a sua volta {p. 114}i «molti altri ignoranti di simil fattione, et ignoranza, che mi stimano Mago» – magum veneficum nell’edizione latina [139]
. Con molta probabilità, un riferimento a Jean Bodin che nella Démonomanie des sorciers (1580) lo attaccava per aver divulgato la composizione del lamiarum unguentum: il cosiddetto unguento delle streghe [140]
.
Ma anche a chi lo denunciò alla «Santa Inquisitione» con l’accusa che «quanto operava non poteva essere senza assistenza di demonij» [141]
. Un’accusa rivoltagli da quanti, tra gli «ingannati et ignoranti», stimarono i suoi ritrovati «maraviglie fuori della natura», scriverà con tono, certo encomiastico, Pompeo Sarnelli [142]
. Ma, al tempo in cui il vescovo di Polignano firmava la dedica alla sua edizione della Magia naturale libri XX e del Trattato della Chirofisonomia non ancora stampato (1677), l’opera del napoletano viveva ormai un periodo di revival [143]
.
{p. 115}
Note
[126] G.B. Della Porta, Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri IV. Jo. Baptista Porta Neapolitano auctore, cit.
[127] G.B. Della Porta, De i miracoli et meravigliosi effetti dalla natura prodotti, Libri IIII, Venetia, Appresso Lodovico Avanzi, 1560.
[128] P. Zito, Le biblioteche dei Caracciolini nel 1600 (Napoli e Roma) secondo il Ms. Vat. Lat. 11318, in I. Fosi e G. Pizzorusso (a cura di), L’Ordine dei Chierici Regolari Minori (Caracciolini), cit., pp. 317-330, in particolare pp. 318 e 324. Alla luce dei documenti archivistici rinvenuti da M. Valente, Della Porta e l’Inquisizione. Nuovi documenti dell’archivio del Sant’Uffizio, cit., la notizia suscita un certo stupore. Si consideri che, nello stesso periodo della redazione dell’inventario della biblioteca dei caracciolini napoletani, Della Porta e le sue opere erano nel mirino dell’Inquisizione. Limitatamente all’opera in esame, «Il 6 marzo 1593 [Della Porta] subiva un’ulteriore intimazione da parte dell’arcivescovo di Napoli di non tentare di far stampare la Fisionomia» (ivi, p. 426); mentre il 28 settembre 1596, la Congregazione dell’Indice si riuniva e «chiede[va] che la Phisonomia di Della Porta [fosse] inclusa tra le opere da espurgare» (ivi, p. 428).
[129] AAV, Cause dei Santi, Processus 1895, f. 69v.
[130] L. Crasso, Elogii d’huomini letterati, 2 voll., vol. I, In Venetia, per Combi & La Noù, 1666, p. 170.
[131] W. Eamon, Science and Popular Culture in Sixteenth Century Italy. The «Professors of Secrets» and Their Books, in «The Sixteenth Century Journal», 16, 4 (1985), pp. 471-485, in particolare p. 478: «Della Porta, infatti, organizzò un’accademia simile nella sua casa a Napoli, nel 1560. I propositi di questo gruppo (chiamato Academia Secretorum Naturae) sembrano essere stati identici a quelli della società di Ruscelli, vale a dire, collezionare, testare, e disseminare segreti: la loro ricerca sperimentale fu più tardi pubblicata nell’edizione espansa del 1589 della Magia naturalis di Della Porta, del 1589». Cfr. a tal proposito M. Gliozzi, Sulla natura dell’Accademia de’ Secreti di Giovan Battista Porta, in «Archives Internationales d’Histoire des Sciences», 12 (1950), pp. 536-541. Più tardi, assieme a Galileo Galilei, fu uno dei primi membri dell’Accademia dei Lincei, che fu fondata a Roma da Federico Cesi nel 1603. Cfr. A. Paolella, La presenza di Giovan Battista Della Porta nel Carteggio Linceo, in «Bruniana & Campanelliana», 8, 2 (2002), pp. 509-521.
[132] G.B. Della Porta, Della magia naturale del Sig. Gio. Battista Della Porta Linceo Napolitano, libri XX tradotti di latino in volgare, con l’aggiunta d’infiniti altri secreti, e con la dichiaratione di molti, che prima non s’intendevano, In Napoli, Appresso Gio. Iacomo Carlino, e Costantino Vitale, 1611 (indice sul frontespizio e firma del traduttore a p. 1). Che Giovanni de Rosa sia uno pseudonimo del napoletano lo si dichiara sul frontespizio dell’edizione in volgare: G.B. Della Porta, Della magia naturale del signor Gio. Battista Della Porta Napolitano, libri XX. Tradotti dal latino in volgare e dall’istesso autore accresciuti, sotto nome di Gio. De Rosa con l’aggiunta d’infiniti altri secreti, e con la dichiaratione di molti, che prima non s’intendevano. In questa nuova editione... accresciuta d’un indice copiosissimo, e del Trattato della Chirofisonomia non ancora stampato, tradotto da un manoscritto latino dal Sig. Pompeo Sarnelli Dottor dell’una, e l’altra Legge, In Napoli, Appresso Antonio Bulifon, 1677. Nei primi decenni del Settecento la copertura sarà fatta cadere definitivamente da G. Gimma, Idea della storia dell’Italia letterata..., 2 voll., vol. II, In Napoli, Nella Stamperia di Felice Mosca, 1723, p. 548.
[133] W. Eamon, Science and the Secrets of Nature. Books of Secrets in Medieval and Early Modern Culture, cit.
[134] T. Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, nuovamente ristampata, et posta in luce da Thomaso Garzoni da Bagnacavallo con l’aggionta d’alcune bellissime annotationi a discorso per discorso, In Venetia, Appresso Gio. Battista Somasco, 1589, p. 184. Ne seguirà il criterio W. Eamon, Science and Popular Culture in Sixteenth Century Italy. The «Professors of Secrets» and Their Books, cit., p. 475. Poi ripreso in Id., Science and the Secrets of Nature. Books of Secrets in Medieval and Early Modern Culture, cit.
[135] A. Maggi, Magia e demonologia nelle opere di Della Porta, in M. Santoro (a cura di), La «mirabile» natura. Magia e scienza in Giovanni Battista Della Porta (1615-2015). Atti del Convegno Internazionale, Napoli-Vico Equense, 13-17 ottobre 2015, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2016, pp. 201-208, in particolare p. 201.
[136] Sostiene la falsa attribuzione del testo a Gabriele Falloppio M.K. Ray, Impotence and Corruption. Sexual Function and Dysfunction in Early Modern Italian Books of Secrets, in S.F. Matthews-Grieco (a cura di), Cuckoldry, Impotence and Adultery in Europe (15th-17th Century), Farnham, Ashgate, 2014, p. 132.
[137] AAV, Cause dei Santi, Processus 1895, f. 69v.
[138] G.B. Della Porta, Magiae naturalis libri XX, cit. (in conclusione della praefatio ad lectores). Traduzione in G.B. Della Porta, Della magia naturale del Sig. Gio. Battista Della Porta Linceo Napolitano, libri XX tradotti di latino in volgare..., cit. (in conclusione della prefatione a’ lettori).
[139] Cfr. G.B. Della Porta, Magiae naturalis libri XX, cit.: «qui me etiam magum veneficum existimant».
[140] J. Bodin, Demonomania de gli stregoni cioè furori, et malie de’ demoni col mezo de gli huomini: divisa in libri IIII di Gio. Bodino Francese. Tradotta dal K.r Hercole Cato..., In Venetia, Presso Aldo, 1589, pp. 382-383. L’ipotesi è esposta in A. Maggi, Magia e demonologia nelle opere di Della Porta, cit., p. 203. D. Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, Firenze, Firenze University Press, 2018, pp. 126-131. Su Bodin e il suo rapporto con la cultura italiana cfr. M. Valente, Bodin in Italia. La Démonomanie des sorciers e le vicende della sua traduzione, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1999.
[141] G.B. Della Porta, Della magia naturale del Sig. Gio. Battista Della Porta Linceo Napolitano, libri XX tradotti di latino in volgare..., cit. (prefatione a’ lettori).
[142] Nella dedica «All’Illustrissimo, et Eccellentissimo Sig. Il Signor D. Fabio Capece Galeota Duca della Regina», in G.B. Della Porta, Della magia naturale del signor Gio. Battista Della Porta Napolitano, libri XX... In questa nuova editione... accresciuta d’un indice copiosissimo, e del Trattato della Chirofisonomia non ancora stampato, tradotto da un manoscritto latino dal Sig. Pompeo Sarnelli Dottor dell’una, e l’altra Legge, cit.
[143] Già a partire dai primi anni del Seicento, il nome di Della Porta spunta all’interno di importanti dibattiti scientifici. Risale al 19 aprile 1610 la lettera di Keplero a Galilei, in cui il primo riconosceva al napoletano la paternità del cannocchiale. In A. Favaro (a cura di), Le opere di Galileo Galilei, Carteggio (1574-1610), 20 voll. in 21 tomi, vol. X, Firenze, Barbera, 1900, pp. 319-340. A tal proposito, cfr. l’opera G.B. Della Porta, De telescopio, introduzione di V. Ronchi e M.A. Naldoni, Firenze, Olschki, 1962 e lo studio dello stesso V. Ronchi, Du «De refractione» au «De telescopio» de G.B. Della Porta, in «Revue d’histoire des sciences et de leurs applications», 7 (1954), pp. 34-59. Si è poi già accennato all’elogio composto da L. Crasso, Elogii d’huomini letterati, cit., pp. 170-172.