La Repubblica di Weimar: democrazia e modernità
DOI: 10.1401/9788815370228/c6
Il provvedimento che più di tutti
evidenzia l’intervento statale a favore dell’agricoltura è senz’altro la già citata
Osthilfe, ema
¶{p. 163}nata il 31 marzo 1931. La
visione di Hindenburg, più volte enunciata in pubblico, faceva da sfondo della nuova
legge. Per lui, le province orientali erano un baluardo nazionale
[48]
.
Il progetto era imperniato su un
poderoso intervento di risanamento dei debiti delle aziende orientali, accompagnato da
una moratoria sui pignoramenti. Fu sostenuto da un esponente della grande industria:
Paul Silverberg. Questi intendeva destinare al settore primario una parte dei fondi
raccolti fin dall’agosto 1924 per la cosiddetta Industrieumlage,
per il pagamento delle riparazioni. Ormai questa era stata superata dai piani Dawes e
Young, che ne avevano allentato la morsa; Silverberg propose perciò di devolvere i fondi
accantonati per risanare l’agricoltura orientale. La proposta suscitò non poche
critiche. Alla fine furono stanziati 500 milioni. Includendo anche fondi per favorire la
modernizzazione dei trasporti e delle attività produttive, lo stanziamento complessivo
per 5 anni era di ben 1990 milioni, di cui quasi la metà per lo sdebitamento. Alla
colonizzazione spettava un ruolo marginale: lo status quo nelle campagne non doveva
essere toccato
[49]
.
Cruciale per l’attuazione della
Osthilfe era il coinvolgimento del governo prussiano, sotto la
cui competenza ricadevano molti dei territori coinvolti. Brüning teneva a coinvolgere il
maggiore stato del Reich, governato dalla SPD in alleanza con il Zentrum. La soluzione
concordata fu di istituire una Oststelle a doppia guida: per il
Reich Gottfried Treviranus e per la Prussia Heinrich Hirtsiefer. Le due istituzioni
avrebbero costituito insieme una Siedlungsbank con un capitale
iniziale di 200 milioni di RM, messi a metà
[50]
. Si vede come la Prussia mettesse l’accento sulla colonizzazione, cavallo di
battaglia di Otto Braun. ¶{p. 164}
Era un compromesso instabile, che
fra l’altro dovette fare i conti con le inadeguate risorse prussiane. Secondo
Treviranus, il suo lavoro, volto a salvare quante più aziende possibili, era ostacolato
dalla burocrazia prussiana. Fino a quel momento la colonizzazione era stato un tema
strumentalizzato dalla propaganda, ma i risultati erano stati modesti. A tutto il 1929
erano state istituite appena 31.888 nuove aziende per una superficie complessiva di
320.727 ettari, meno dell’1% della superficie complessiva. A ulteriore dimostrazione del
fallimento del progetto è che la dimensione media dei poderi era attorno ai dieci
ettari. «L’attuazione pratica della colonizzazione come strumento di politica
congiunturale deluse tutte le aspettative che vi erano riposte»
[51]
.
La convivenza fra Reich e Prussia
fu segnata da tensioni. Tensioni interne alla Oststelle, che
rendevano farraginoso il lavoro amministrativo, e tensioni fra Reich e Prussia a livello
di governo. I Verbände attaccavano Otto Braun, definito «il
ministro contro l’agricoltura»
[52]
. Nell’autunno, adducendo l’impossibilità di contribuire sul piano
finanziario, la Prussia si ritirò. Di conseguenza, in data 5 novembre 1931, veniva
istituito un commissario per la Osthilfe nella persona di Hans
Schlange-Schöningen, grande proprietario terriero di idee riformiste. Agli occhi del
nuovo commissario la colonizzazione avrebbe potuto contribuire a un efficace risanamento
dell’agricoltura orientale, ponendo fine alle sovvenzioni.
Schlange congelò i diritti dei
creditori sulle aziende più indebitate e deliberò un abbassamento ulteriore dei tassi.
Una successiva ordinanza, datata 6 febbraio 1932, cancellò tutti i debiti con un
intervento straordinario del costo complessivo di 500 milioni di RM. I suoi piani
andavano oltre: avrebbe voluto che la Reichsbank intervenisse con mezzi più ingenti e
propose che la protezione dai pignoramenti venisse estesa alla Baviera orientale. Ma si
scontrò con le obiezioni dei colleghi ¶{p. 165}di governo
[53]
. Garantite alla rete protettiva statale, le grandi aziende indebitate non
avevano interesse a cedere porzioni dei propri possedimenti per la colonizzazione.
La stampa dedicò ampio spazio al
cosiddetto «scandalo della Osthilfe», che suscitò inchieste della magistratura. Vennero
a galla favoritismi e pratiche illecite da parte della burocrazia per favorire i grandi
proprietari. Arrivato al potere, il governo Hitler affossò definitivamente le inchieste.
Dal febbraio 1932 i ministri
Stegerwald e Dietrich (adesso alle Finanze) premettero su Schlange-Schöningen, affinché
spostasse il fuoco sulla colonizzazione. Egli concordava che questa potesse contribuire
a ridurre la disoccupazione. In maggio fu redatta una bozza di ordinanza, che fissava il
principio dell’esproprio di porzioni delle aziende come condizione per concedere aiuti
statali. Queste avrebbero dovuto essere destinate alla colonizzazione. Alla notizia che
la bozza era stata approvata dal governo si scatenò una durissima campagna di stampa
guidata dal Reichslandbund (RLB).
La protesta trovava un ideale
destinatario nel presidente: esponenti del mondo agrario sostennero che l’esproprio di
aziende agricole non più risanabili rappresentava uno slittamento verso il socialismo.
In verità, la creazione di colonie si era sì intensificata negli anni della
Osthilfe (1930-1933), in cui furono istituite più colonie
(35.142) che nel decennio precedente, ma la loro dimensione media restava attorno ai
dieci ettari.
Il 25 maggio Hindenburg fece
comunicare a Brüning che il progetto nella sua versione attuale non era accettabile. In
particolare, non condivideva il principio che lo Stato di propria iniziativa potesse
avviare un esproprio, senza attendere formali istanze dei creditori. Chiedeva altresì
che venissero coinvolte le organizzazioni di categoria. Contemporaneamente, il
presidente pretese che Brüning spostasse l’asse del governo verso destra, ma senza i
nazionalsocialisti.¶{p. 166}
Il 27 maggio la DNVP attaccò la
bozza di ordinanza, che veniva bollata come «bolscevismo bello e buono». Schlange si
difese con una lettera al presidente:
«Non si può assolutamente parlare di esproprio della grande proprietà terriera … Nel progetto di legge l’unica novità è l’accorciamento dei tempi previsti per realizzare l’esproprio …Nella forte volontà verso la colonizzazione interna si esprime la tensione nazionale verso il mutuo aiuto e il risanamento» [54] .
In pochi giorni la rottura fra
Brüning e Hindenburg si consumò. Il 30 maggio il cancelliere si dimise. La vicenda della
Osthilfe ha rappresentato un’occasione, che Hindenburg
attendeva da tempo, per porre fine alla fase «moderata» del presidenzialismo. La
Osthilfe stessa non era la causa principale della rottura.
Ciononostante, l’evento dimostra la centralità assunta dalla politica agraria nella fase
finale della repubblica.
Benché l’interesse della
storiografia si sia concentrato sulla vicenda appena illustrata, i governi presidenziali
si mossero anche su altri terreni, in particolare cercando di introdurre modalità di
regolazione del mercato per favorire i produttori – la cosiddetta
«Marktordnung» – che rimandavano alla vituperata
Zwangswirtschaft. Non si arriverà a tanto, ma molti segnali
spingevano gli osservatori a notare il progressivo espandersi del controllo statale.
Anche in questo campo, che anticipava soluzioni che diverranno strutturali dopo la presa
del potere hitleriana, si nota l’erosione dell’autonomia del ministero a favore dei
Verbände, come era già accaduto per la
Osthilfe.
IV. La politica agraria e la fine della Repubblica
Le criticità del settore alla fine
del 1931 erano evidenti: la crisi non riguardava più solo le grandi aziende d’Oltrelba,
ma indeboliva la già ridotta capacità di resistenza dell’economia contadina, soprattutto
nel comparto zootecnico. La fase termi¶{p. 167}nale dei governi
presidenziali fu breve: dall’insediamento del governo guidato dall’aristocratico
cattolico Franz von Papen, tessitore di trame nella fase terminale della repubblica, il
2 giugno 1932, passando per la fugace apparizione del governo Schleicher, alla
costituzione del governo Hitler il 30 gennaio dell’anno seguente.
Le azioni del gabinetto Papen erano
attese con grandi speranze dagli Agrarverbände. Era infatti il
«governo dei baroni» (sette ministri su nove portavano il «von») e sembrava rispecchiare
una rivincita della Germania del passato. Ma il governo doveva anche fare i conti con il
suo isolamento rispetto al Parlamento, sciolto il 4 luglio da Hindenburg per indire
nuove elezioni. Il risultato del voto, svoltosi il 31 luglio, fece della NSDAP – come
abbiamo visto – il primo partito.
Il nuovo governo fu segnato dallo
scontro fra il ministro dell’Agricoltura, Magnus Freiherr von Braun, vicino agli
interessi del settore, e il collega dell’economia, Hermann Warmbold, fautore degli
interessi industriali. A poco valse il tentativo di Braun di impostare una campagna di
informazione, in cui sfoggiava ottimismo.
Nel successivo governo
presidenziale guidato dal generale Kurt von Schleicher, insediatosi il 2 dicembre 1932,
alla guida del RMEL fu mantenuto von Braun. I Verbände gli
presentarono subito i loro desiderata. Le promesse non mantenute avevano determinato una
«radicalizzazione della popolazione rurale». Il tempo disponibile per invertire la rotta
si stava esaurendo
[55]
. Ottennero sì qualche risultato, ma non ne erano soddisfatti. In
particolare, l’ordinanza emanata il 23 dicembre favorì gli interessi dell’agricoltura,
imponendo un obbligo di mescolare burro e margarina per bloccare la caduta del prezzo
del burro
[56]
. Ne seguirono proteste da parte dei sindacati e dei gruppi di pressione
industriali e del commercio. Pochi giorni dopo il RLB chiese addirittura il blocco
totale
¶{p. 168}delle importazioni da Olanda e Danimarca per proteggere
la zootecnia nazionale.
Note
[50] Intense discussioni in seno al governo, anche con la partecipazione di esponenti del governo prussiano, il 7 e 8 agosto 1930, ARK, Brüning, I, pp. 360-370.
[51] H. Becker, Handlungsspielräume der Agrarpolitik in der Weimarer Republik zwischen 1923 und 1929, p. 286.
[52] H. Schulze, Otto Braun oder Preussens demokratische Sendung. Eine Biographie, Frankfurt a.M. - Berlin - Wien, Propyläen, 1977, p. 676.
[53] Riunioni del gabinetto del 5 febbraio, in AKR, Brüning, II, pp. 2267 ss. e del 6 maggio, pp. 2495 s.
[55] BArchB, R 43-I/1275, p. 411, Brandes al cancelliere Schleicher, 10 dicembre 1932.
[56] «Reichsgesetzblatt Teil I», 1932, I, p. 575.