Giorgio Manganelli o l’inutile necessità della letteratura

Protagonista della vita intellettuale del secondo Novecento, impegnato su più fronti come traduttore, recensore, corsivista, consulente editoriale, ma per alcuni anni anche professore di una disciplina che però non riteneva insegnabile, la Letteratura, Giorgio Manganelli si rivela sin dal suo testo d’esordio (Hilarotragoedia, 1964) uno scrittore unico per l’originalità con cui rivisita i generi letterari, per la sorvegliata intensità espressiva delle sue pagine e per la forza della riflessione che accompagna costantemente la pratica della scrittura. Prendendo le mosse da alcuni nodi della biografia, il volume ripercorre i diversi capitoli della sua produzione: i momenti teorici dedicati al gesto sacro e menzognero dello scrivere (e del leggere); la sperimentazione e le provocazioni delle pagine creative; lo sguardo sul reale dei corsivi e dei racconti di viaggio. Ne emerge il ritratto di un autore che, nutrito dell’«amara sapienza dell’ombra», ha saputo trasformare la fatica dell’esistere nel gesto rituale da offrire al dio ridicolo e sconcio della Letteratura, e con lui ridere di sé e del mondo.

Anna Longoni affianca percorsi di ricerca nell’ambito della cultura medievale a studi sul Novecento letterario. Tra i suoi lavori, l’edizione critica del Liber scale Machometi (bur, 2012) e la pubblicazione degli scritti di Ennio Flaiano, a partire dai due volumi delle opere curati con Maria Corti (Bompiani, 1988-90), seguiti dall’epistolario (Soltanto le parole, Bompiani, 1995), dal volume Opere scelte (Adelphi, 2010), oltre che dalla curatela di singoli testi per diversi editori.

Editore: Carocci

Pubblicazione online: 2016
Isbn edizione digitale: 9788843087334
DOI: 10.978.8843/087334

Pubblicazione a stampa: 2016
Isbn edizione a stampa: 9788843084616
Collana: Sfere
Pagine: 264

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