La politica cinematografica del regime fascista

Attraverso un’originale ricerca presso archivi pubblici e privati, il volume ricostruisce l’intervento del regime fascista in campo cinematografico, a partire dagli inizi degli anni Trenta, con l’avvento del cinema sonoro, fino alla sua caduta, delineandone le strategie e le evoluzioni nel corso degli anni, così come emergono dall'analisi della legislazione e delle direttive prese dal ministero della Cultura popolare. La seconda metà degli anni Trenta, in particolare, è caratterizzata da un proliferare di iniziative in campo cinematografico, alcune delle quali, come la costruzione di Cinecittà, di rilevante portata anche per i decenni successivi, testimoniano le intenzioni del regime di dare vita a una cinematografia fascista; intenzioni che però cambiarono nel tempo anche per le diverse visioni che dell’industria e del mezzo cinematografico avevano gli uomini del regime che si alternarono ai vertici ministeriali. Lo studio è incentrato esclusivamente sul cinema di finzione, preso in esame sia dal punto di vista economico e produttivo, sia come mezzo espressivo usato dal regime a scopo propagandistico in maniera incostante e con alterni risultati.
Il libro è stato pubblicato con il contributo dell’Università degli Studi di Firenze

Dottore di ricerca in Storia del XX secolo presso la facoltà "Cesare Alfieri" di Firenze, collabora attualmente al corso di Storia contemporanea della stessa facoltà. Ha scritto articoli e saggi inerenti il rapporto fra cinema e storia, con particolare attenzione al periodo della Seconda guerra mondiale.

Editore: Carocci

Pubblicazione online: 2021
Isbn edizione digitale: 9788829007905
DOI: 10.978.8829/007905

Pubblicazione a stampa: 2015
Isbn edizione a stampa: 9788843067367
Collana: Studi storici Carocci
Pagine: 224

  • Trova nel catalogo di Worldcat