Tutela e valorizzazione del paesaggio nella transizione
DOI: 10.1401/9788815413352/c17
Per ogni elemento individuato
è stato determinato l’elenco delle fonti irrigue di alimentazione e l’origine della
¶{p. 311}risorsa, distinguendo tra acque provenienti direttamente o
meno dal reticolo consortile.
2.2. Fitodepurazione
Sono stati individuati i
bacini di fitodepurazione la cui alimentazione è connessa
all’uso irriguo delle acque superficiali. Si tratta di interventi realizzati al fine
anche di garantire un controllo delle sostanze inquinanti e quindi della qualità
dell’acqua che scorre all’interno della rete irrigua.
2.3. Ricarica delle falde
I servizi ecosistemici di
regolazione e mantenimento comprendono anche il fondamentale ruolo svolto dalle reti
irrigue dei consorzi di bonifica nella ricarica della falda. Il SE
infiltrazione mira a fornire un quadro dei canali
disper
¶
denti connessi all’uso irriguo delle
acque superficiali, le cui «perdite» vanno a infiltrarsi nel sottosuolo e ad
alimentare quindi di nuovi volumi irrigui gli acquiferi sottostanti. L’effetto della infiltrazione
potenziale in canali alimentati da acqua irrigua è stato valutato quantitativamente
(in m³/g m²,) differenziando tra:
- situazioni di alimentazioni da alta pianura (falda profonda), che riceve costantemente acqua;
- una falda di media pianura (falda poco profonda) nella quale l’irrigazione e l’innalzamento dei canali consente una gestione stagionale della falda. È probabilmente la situazione dei canali che disperdono in maniera significativa solo ad inizio stagione irrigua, mentre poi con l’innalzarsi della falda si raggiunge un equilibrio con i canali irrigui;
- una infiltrazione costiera che serve per governare la risalita di acqua salata sia alla foce dei fiumi sia nelle falde che tendono a essere salinizzate nel caso di scarso carico di acqua dolce.
Il servizio ecosistemico di
ricarica della falda per infiltrazione superficiale può essere ottenuto non
solamente attraverso dispersioni nei canali che compongono la rete irrigua ma anche
in corrispondenza di elementi puntuali come ad esempio Aree forestali di
infiltrazione (AFI), boschi di ricarica, pozzi bevitori,
ecc.¶{p. 313}
3. Le relazioni tra i servizi ecosistemici associati all’uso irriguo e gli obiettivi di qualità paesaggistica
Il tentativo di inquadrare più
precisamente il contributo associabile all’irrigazione nei confronti della tutela del
paesaggio trova un primo importante fattore di criticità nella difficoltà di inquadrare
in maniera univoca ed oggettiva il concetto stesso di «paesaggio». Tra le molteplici
definizioni reperibili in letteratura, la Convenzione europea del paesaggio, firmata a
Firenze nel 2000, descrive il paesaggio come «una determinata parte di territorio, così
come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori
naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni».
È quindi implicito il grado di
interrelazione con l’agricoltura. Infatti, fin dall’invenzione dell’agricoltura e in
particolare dallo sviluppo dei primi insediamenti umani stabili, la produzione di cibo è
stata uno dei principali fattori di trasformazione fisica del territorio. È chiaro, del
resto, come all’evolvere delle tecniche produttive, dei tipi di colture e delle
caratteristiche del settore agricolo in generale siano corrisposte importanti
trasformazioni del paesaggio stesso, sia in termini di forme materiali, che di rapporti
con l’ambiente, legami con la società e fattori identitari.
Il concetto di paesaggio si
intreccia, quindi, con quello più specifico di «paesaggio agrario» inteso, secondo
l’accezione proposta da Emilio Sereni nel 1961, come ¶{p. 314}«quella
forma che l’uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole,
coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale». Appare, forse, più
evidente, l’intima relazione intercorrente tra la pratica irrigua e la gestione del
paesaggio, nella misura in cui tale pratica colturale garantisce idonei presupposti
agronomici per la coltivazione di specifici prodotti, alcuni dei quali, tra l’altro, di
grande importanza (ad es. viticoltura), e capaci di fungere da vero e proprio volano
economico per le molteplici ricadute generate (di tipo turistico, culturale, ecc.).
Non si può dimenticare che
storicamente è stata proprio l’introduzione dell’irrigazione a permettere la
diversificazione colturale e la modificazione degli ordinamenti produttivi; inoltre,
all’irrigazione sono legate importanti opere di trasformazione del territorio, quali le
sistemazioni ed il livellamento dei terreni, nonché l’assetto della rete di canali e
scoline. Anche andando oltre la sfera strettamente produttiva, è indiscutibile il valore
paesaggistico dei numerosi manufatti ed opifici idraulici (ad es. i mulini) presenti nel
territorio veneto, talvolta anche all’interno di importanti centri storici, oppure degli
specchi d’acqua che impreziosiscono i contesti figurativi di molte ville venete o i
numerosi parchi storici, per non dire della importante azione svolta dalla risorsa
irrigua nella creazione e/o nel mantenimento di aree umide di grande valore ambientale.
Potendo far leva sul patrimonio
informativo implementato grazie al contributo e al supporto dei consorzi di bonifica e
prodromico al processo di definizione dei servizi ecosistemici correlati all’irrigazione
a livello regionale, si è cercato di definire, e di quantificare per quanto possibile,
le connessioni esistenti tra la pratica irrigua ed i valori peculiari del
paesaggio veneto; ci si è posti anche l’intento di definire il grado di
coerenza rispetto agli obiettivi ed indirizzi di qualità
paesaggistica individuati dalla Regione del Veneto e riportati
nell’Atlante ricognitivo degli ambiti di paesaggio, parte integrante del nuovo
PTRC.¶{p. 315}
3.1. Metodologia adottata
Come caso studio è stato
considerato l’Ambito di paesaggio n. 27 – Pianura Agropolitana centrale. All’interno
di tale ambito, l’analisi è stata strutturata secondo il seguente schema logico:
- selezione degli obiettivi ed indirizzi di qualità paesaggistica correlati con la pratica agricola, sulla base dei contenuti dell’Atlante ricognitivo degli ambiti di paesaggio del PTRC;
- identificazione dei valori paesaggistici (di tipo naturalistico-ambientale, storico-culturale ed agricolo) caratterizzanti l’ambito, nonché dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità;
- analisi delle interrelazioni tra gli obiettivi/indirizzi di qualità paesaggistica e i valori paesaggistici presenti;
- definizione di idonei indicatori (previa estrapolazione di specifiche features di tipo puntuale, lineare o areale) utili a quantificare i valori paesaggistici precedentemente individuati (ad es. totale di superficie a siepe e boschetti all’interno dell’area considerata);
- ricalcolo dei medesimi indicatori considerando solo gli elementi per i quali è stata accertata una correlazione con la pratica irrigua (ad es. totale di superficie a siepi e boschetti correlati all’irrigazione all’interno dell’ambito di paesaggio);
- raffronto tra i due indicatori precedenti (ad es. percentuale di siepi e boschetti correlati all’irrigazione rispetto al totale di siepi e boschetti presenti) e restituzione di un primo semplice fattore di stima del grado di influenza che il servizio irriguo esercita nel mantenimento dello specifico valore paesaggistico.
Lo schema in fig. 7 riporta
gli elementi che sono stati individuati per rappresentare le tre tipologie di valori
paesaggistici considerate, e dai quali sono stati successivamente ottenuti gli
indicatori.
L’ulteriore sviluppo
metodologico ha consentito di attribuire dei punteggi a
ciascuno degli indicatori, in funzione della valutazione finale del grado di
influenza attribuibile alla pratica irrigua nel mantenere e promuovere i valori
pa
¶{p. 316}esaggistici riconosciuti. Si è, quindi, proceduto col
definire per ciascun indicatore una scala di punteggi, attribuendo un valore
crescente (all’interno di un intervallo da 1 a 5) in funzione della percentuale
dell’indicatore risultante in correlazione con l’irrigazione rispetto al totale.